14 agosto!

Il sangue è un elemento indispensabile alla vita normale. Inoltre è fondamentale. Il sangue  non è riproducibile in laboratorio. In caso di bisogno può essere solo donato. “Donare il sangue è un gesto di solidarietà… Significa dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi preoccupa. Donare il sangue è un atto volontario e gratuito, è un dovere civico, è una manifestazione concreta di solidarietà verso gli altri, esalta il valore della vita, abbatte le barriere di razza, religione o ideologia e rappresenta uno dei pochi momenti di vera medicina preventiva. E’ un atto di estrema generosità che permette di salvare la vita di altre persone. Proprio il fatto che il sangue sia raro implica la necessità di metterlo a disposizione di altri individui che potrebbero trovarsi in situazione di bisogno. Pensa di essere tu al loro posto. Tutti domani potremmo avere bisogno di sangue per qualche motivo. Anche tu. La disponibilità di sangue è un patrimonio collettivo di solidarietà da cui ognuno può attingere nei momenti di necessità. Le donazioni di donatori periodici, volontari, anonimi, non retribuiti e consapevoli… rappresentano una garanzia per la salute di chi riceve e di chi dona. In Italia servono 8000 unità di sangue al giorno. Ti aspettiamo giovedì, 14.08.2014, a Favria, To, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,00. Grazie del Tuo dono

Favria, 9.08.2014   Giorgio Cortese

 

Enduvinej:

Un s’èn brich, l’aut ès aut, s’arriso ij dent un cun l’aut, cò l’è?

Uno su di un cucuzzolo, l’altro sull’altro, si digrignano i denti l’uno con l’altro, cos’è?

Ij castagnè e j’arisson, la castagna ed i ricci

 

Pare ten, mare sciapa, fija scapa, cò l’è?

Padre tiene, madre spacca, figlia scappa, cos’è?

El castagnè, l’arrison e la castagna, il castagno, il riccio e la castagna

 

Nella vita di ogni giorno  non ho paura della perfidia delle persone, ma dell’assordante silenzio delle persone oneste e di buona volontà. Ritengo che quando questo concetto non  comunicherà più nulla, allora non saremo più degli esseri umani

 

Meteo storico

Ci lamentiamo della pioggia di questa strana ed inesistente estate e ha memoria d’uomo non si ricorda un periodo estivo cosi piovoso e freddo, ma andando indietro nel tempo ci fu un anno, il 1816, in cui l’estate non venne. Il Nord America e gran parte dell’Europa non videro maturare il grano, le campagne furono ridotte a un pantano e ne seguì una spaventosa carestia. Ancora oggi gli studiosi cercano di capire quali furono le cause di tale anomalo comportamento climatico, allora non c’era sicuramente l’inquinamento di oggi e ne l’effetto serra. Il 2014, nel suo piccolo, sarà ricordato come altro anno anomalo. Per tutto luglio è mancata l’estate. Non ci si può non stupire di questa stagione anche se, per chi studia le statistiche meteorologiche, lo stupore è assai più contenuto. Chi studia il clima sa che nella storia della Terra oscillazioni tra il caldo ed il freddo, tra alluvioni e siccità sono piuttosto comuni. Il fatto è che la Terra per circa 80 anni, dalla fine dell’800 e fino agli anni 70- 80 del Novecento, ha goduto di un periodo eccezionalmente favorevole, senza eccessi meteorologici e di estrema stabilità. Ciò ha fatto credere che il clima non cambi molto e che l’inverno deve essere l’inverno così come l’estate deve essere l’estate.

Favria, 10.8.2014   Giorgio Cortese

 

La notte

Al calare del manto della notte sorge la luna  sul   buio che cala sul mondo. La flebile luce lunare illumina i tetti delle case della Comunità e ne oscura le finestre

 

Il fagiano

Abituato a vederlo nelle nostre campagne, nei parchi naturali e, ammettiamolo, su tutti i menù dei ristoranti che servono selvaggina, spesso non mi rendo conto delle reali origini del fagiano. Il fagiano infatti, non è originario delle nostre zone, bensì ha radici molto più lontane ed antiche e la sua storia è davvero curiosa per essere un animale che siamo abituati a dare quasi per 'scontato'. Fagiano lemma che deriva dal latino phasianus che deriva dal greco phasianos che deriva dal toponimo Phasi, Fasi, fiume della Colchide, dove pare fu  avvistato dagli Argonauti greci sulle rive di quel fiume. Con fagiano si indica non è il nome dato ad una singola specie di uccello bensì include un gruppo abbastanza folto di Gallinacei della famiglia dei Phasianidae molti dei quali hanno perso i loro “tratti” originari in seguito a numerosi incroci effettuati dall’uomo. Caratteristiche del gruppo sono il corpo particolarmente slanciato, effetto enfatizzato dalla lunga coda presente soprattutto nei maschi,  in contrasto con il collo e le ali piuttosto brevi. Il colore del piumaggio varia molto a seconda del sesso: le femmine si presentano in prevalenza marroni con striature più o meno evidenti, mentre i maschi hanno colori decisamente più forti e particolari dagli inconfondibili riflessi metallici, tuttavia i numerosi incroci naturali prodotti negli ultimi anni hanno determinato un “indebolimento” dei tratti cromatici originari. Il luogo d’origine dei Fagiani è il continente asiatico. Essi preferiscono sostare presso ampie pianure fertili ma non raramente li si può incontrare anche in regioni montuose particolarmente fresche. L’inabilità dimostrata nel volo è ben ovviata dalla grande velocità manifestata in terra: i Fagiani sono senza dubbio i più abili camminatori tra i Gallinacei in quanto a velocità. Essi vivono in gruppi più o meno numerosi in modo piuttosto pacifico ed occupano buona parte della loro giornata nella ricerca di bacche, foglie, insetti e piccoli rettili che costituiscono la base della loro dieta alimentare.

Favria  11.08.2014          Giorgio Cortese

 

Chi amministra il Bene Comune deve essere simile a chi  vuole dirigere un’orchestra  che deve sapere girare le spalle alla folla.

 

I giocatori di bocce.

Ho sempre la sensazione che la vita, l’esistenza vera si svolge altrove rispetto a dove mi trovo io. In altri luoghi, in altre persone, in differenti età. Ecco che allora quando mi sembra di scorgerla, mi fermo e la fotografo, con l'illusione di poterne conservare qualche frammento. Ed appunto una delle foto dell’animo che voglio condividere adesso, e quella nell’osservare dei diversamente giovani a giocare in un assolato pomeriggio estivo l’ennesima partita a bocce. Il gioco delle bocce è senza dubbio una delle pratiche di passatempo che ha accompagnato il genere umano fin dagli albori della civiltà, trasformando materiali e metodi di gioco in funzione delle esigenze e possibilità delle comunità.  Tutte le varianti del gioco utilizzano solitamente delle sfere di vari materiali che, lanciate su una pista, devono arrivare il più vicino possibile ad una determinata sfera chiamata “boccino”.Nel vederli giocare con genuina gioia, mi rendo conto di come le età più distanti nell’uomo la giovinezza e la senilità sono in realtà così vicine e simili.  Lo sport non è solo il ponte tra il gioco e il divertimento, ma è una cosa utile per la salute, un fatto sociale, talvolta carico di significati simbolici  e serve qualche volta per sfidare, qualche volta per unire. Gli anziani vivono l’eterno presente giocando e rivivendo i ricordi della loro ormai lontana giovinezza che sono per loro sempre belli perché erano giovani. La cosa mi ha colpito di più in quell’assolato pomeriggio, quando li osservavo sono stati i dialoghi visivi tra i giocatori e le bocce, dialoghi non di parole ma di gesti e di smorfie e poi la tenera carezza della boccia con il boccino, l’incontro di esso con una boccia maggiore, insomma il gioco delle bocce mi sembra tanto una metafora della vita. Ritornando al partita di bocce nel pallaio, questo è il nome del campo da bocce, non ho potuto fare a meno di  osservare le mani forti dei giocatori che avvolgevano la boccia con una rude ma anche delicata  carezza. Poi quando avviene il lancio per andare a punto, questo lancio viene preso con cura e con calma olimpica nonostante i commenti degli amici vicino. Al momento del lancio le dita si aprono ma   non per abbandonare lo sferico metallo ma per imprimere un ordine, morbido e silenzioso. Ecco il magico momento la   boccia docilmente compie il breve percorso prima per via area e poi con un tonfo caratteristico sul pallaio di terra battuta e il giocatore la segue trepidante senza mai distogliere lo   sguardo, anzi   il tiro e la segue con passo  pensieroso trepidante sotto lo sguardo attento degli altri giocatori. La boccia rotola leggera sul pallaio e disegna una tenue traccia e si  avvicina con leggerezza al boccino quasi a volerlo accarezzare dolcemente. Mi hanno spiegato questi valenti diversamente giovani che questo tipo di lancio si chiama accosto o puntata, ed è un lancio di precisione che ha come obiettivo far arrivare la propria boccia il più vicino possibile al boccino. I giocatori che si specializzano in questo tipo di lancio vengono detti puntisti, o accostatori. Successivamente il giocatore della squadra avversaria, amico da una vita del precedente giocatore, soppesa la boccia come un marinaio che vuole sentire come soffia il vento, prende la mira come un consumato cecchino e poi con movenze feline fa alcuni passi e muove velocemente  la mano e usa le dita a come una frusta per lo sferico metallo. Eccolo avanzare con movimenti ritmati e poi il lancio nell’aria e l’arrivo a terra con un colpo secco sulla precedente boccia. Ferro contro ferro e lui il giocatore che ha fatto il tiro preciso come un lancio spaziale, che senza  formule matematica ha tracciato la linea di tiri perfetta come un novello artigliere, osserva impassibile il suo capolavoro di forza e precisione nell’andare a scalzare la precedente boccia e di mettere la sua nello stesso posto sempre vicino all’agognato boccino. Del capolavoro durato pochi istanti, ma vivo nella mia memoria ed in quella dei presenti rimane  una leggera traccia sul pallaio dove è avvenuta la caduta della boccia e l’espulsione della precedente che li c’era prima. Questa seconda giocata si chiama volo o anche raffa. I giocatori che si specializzano in questo tipo di lanci vengono detti bocciatori. Il massimo della prestazione del bocciatore si ha con il "fermo" viene chiamato in Piemonte "trucco" o mezzo trucco nella zona piemontese. Osservare queste persone dai capelli bianchi, anagraficamente avanti negli anni ma giovani nell’animo mi fa riflettere che le bocce hanno una molto speciale riserva umana, intesa come riserva di umanità e sani valori morali Ed io bipide non praticante ne traggo un grande giovamento dell’animo. Nel Centro Incontro Pensionati   a Favria quando giocano a bocce convivono e sopravvivono nella loro identità ricreativa, la pazienza e l’amicizia, tra una bocciata, una raffa ed un punto i gesti sono sempre gli stessi, dove l’ambiente intorno conta più del campo, la frase ironica più di ogni grido sportivo di guerra. E alla fine di ogni gioco ritornano dei semplici gesti che nella frenetica vita di ogni giorno abbiamo forse dimenticato, come la sincera stretta di mano il rimboccarsi le maniche, il brindisi col vino buono e la spartizione del panino, gesti semplici ma di grande umanità. La vostra sana e cincera allegria, giocatori di bocce è simile ad un lampo,  che penetra la tristezza delle nubi e brilla per un attimo, ma il Vostro buon umore mantiene nel mio animo una specie di luce nella mente e la riempie di uguale e perpetua serenita’

Favria, 12 .08.2014    Giorgio Cortese

 

Mi rendo sempre di piu' conto che la vita quptiodiana è come andare in bicicletta, se voglio rimanere in equilibrio devo continuamente muovermi.

 

Nuovo sito  Valle Soana.

Oggigiorno sentiamo sempre di più questo lemma, sito che deriva dal latino situs, con il significato di luogo, posizione. In informatica, insieme di dati, informazioni e servizî, che compongono pagine legate tra loro per mezzo di collegamenti ipertestuali e collocate su un server connesso ad Internet; a tali contenuti si accede tramite un apposito indirizzo telematico detto URL.  Secondo gli eruditi la meraviglia è  una situazione dell’animo raro e prezioso, è la sola espressione della vera libertà. Ecco il sito della  Valle Soana, un  nuovo portale che mi fa riflettere che se il pensiero è meraviglioso, ancora di più emozionante è visitare questa splendida valle dopo aver percorso il portale, che non è altro che una finestra interattiva di una laboriosa Valle. Dopo una Vostra visita potrete affermare che se il meraviglioso è sempre bello, questa Valle meravigliosa e bella!

Favria,  13.08.2014  Giorgio Cortese

 

Nella vita di ogni giorno se si fanno le cose con sana passione, il bene che si fa ritorna. Se abbiamo un atteggiamento positivo verso la vita, la vita sarà più piacevole

 

Res geste favriesi da camparo a Campaniolo

Questo cognome diffuso in tutta Italia con vari ceppi da Campari in Lombardia ed in Emilia, e c’è anche la variante di Campandolo e Campagnola. In Italia ci sono circa 209 persone hanno il  cognome Campandolo ed è il   16 930° più diffuso in Italia. Pare che  più del 5 % degli italiani che porta questo cognome vive in  provincia di Trapani. Per alcuni l’origine di questo cognome è legata al luogo di origine sia geografico la Campania che dal territorio agricolo oppure  potrebbe essere legata all’antico mestiere del “camparo”, il custode e guardiano dei fondi rustici nel periodo medioevale. Oggi esiste ancora il mestiere di camparo, certo non è poù una guardia armata come in epoca medioevale ma è la  persona addetta al controllo e alla manutenzione ordinaria dei  canali irrigui, in Lombardia si usa anche il termine dialettale di "campèer".

Favria, 14.08.2014    Giorgio Cortese

 

La paura dentro di noi.

La paura, anzi meglio le paure e detto in linguaggio scientifico le fobie, dal greco phobos paura, è uno stato d’animo che limita quando si scatena l’evento limita la persionale capacità di azione. Tutte le più comuni paure che si vivono nel quotidiano possono peggiorare, in estate, perché, in questo perido possono emergere prepotentemente. Se uno vuole andare in vacanza per una meta lontana è frequente preferire come mezzo di trasporto l'aereo, ma moltissime sono le persone che hanno paura di volare. Per certe persone fobiche,  prendere l'aereo è una vera e propria tortura, a volte rinuncia alla vacanza a priori, in altri casi parte ma per tutto il volo ma è angosciato e non vede l'ora di toccare terra.   Ci sono tantissime fobie, più di quante ne immaginiamo dalla paura del mare o dei laghi, talassofobia e limnofobia, alla paura di lavarsi o fare il bagno, ablutofobia. La paura di avere  prurito o degli insetti che causano prurito, l’acarofobia. La paura del del buio l’achluofobia, la paura dei rumori l’acousticofobia. La paura dei microbi e dei batteri,  la bacillofobia e la bacteriofobia.. Conosco delle persone che hanno paura degli spazi aperti, l’agorafobia, altri di spazi chiusi, la claustrofobia. Ma la cosa che veramente mi lascia amareggiato è come certe persone siano affette da cenoofobia, la paura delle nuove idee e soffrano anche della allodoxafobia, hanno paura delle opinioni diverse dalle loro, si potrebbe quasi pensare che hanno anche l’anablefobia, la paura di guardare in alto, non in senso fisico, ma come visione del futuro. Sono delle persone che cercano di vivere sulle spalle degli altri e forse la loro reale paura e l’ergofobia, la paura di lavorare. Personalmente  ritengo che la paura è la cosa di cui ho più paura. Mi consolo su quanto scriveva lo scrittore cattolico francese Georges Bernanos: “Anche la paura, malgrado tutto, è figlia di Dio, riscattata il Venerdì santo. Non è bella a vedersi, no; e c’è chi se ne fa beffe, chi la maledice e tutti la ripudiano… Però non lasciatevi ingannare da questo: essa è al capezzale di ogni agonia e intercede per l’uomo.” Insomma ho una grande paura per le persone che dicono di non avere paura.

Favria, 14.08.2014    Giorgio Cortese

 

Certe persone che si credono dei novelli napoleoni trovano prima o poi la loro Waterloo

 

Castelli di sabbia!

Da bambino mi ricordo che al mare passavano giornate intere a costruire dei castelli di sabbia, e quelli erano dei veri castelli non come i sogni che ci propinano i politici di turno.  Ripensando ai castelli di sabbia di allora mi viene da pensare che per costruire i castelli di sabbia non  ci voleva soltanto solo   tanta sabbia ma tanta passione per realizzare il sogno del castello di sabbia. Oltre  alla sabbia ci voleva una grande visione un grande sogno da realizzare. Il castello si formava già dal mattino appena arrivati in spiaggia granello su granello e conchiglia, utilizzando i legnetti dei ghiaccioli per porta bandiere il tutto  sullo schermo bianco dell'immaginazione.  Nella mia fantasia ecco che allora mi appariva il castello delle mie letture preferite: di e Artù, di Ivanohe.  Costruendo il castello, pensavo ai castelli osservati sui libri con le sale con un soffitto altissimo, che sembrava toccare il cielo. Mi ricordo che ero andato a visitare un castello, prima di andare al mare e le armature allineate alle pareti mi avevano dato la fantastica sensazione che dietro le fredde armature c’erano dei guerrieri impavidi che di notte prendevano vita  per scambiarsi colpi, perché il nemico era sempre alle porte e sempre c’era una da difendere dei poveri contadini tassati  dallo sceriffo di Nottingham, e purtroppo adesso che sono cresciuto ho scoperto che questo sceriffo non veste armature, prende altri nomi, ma è sempre avido di tasse. Tornando ai castelli di sabbia, edificarti in quelle giornate dominate dal solleone, allora,  ci mettevano già d’accordo la sera prima dopo la cena e prima della passeggiata serale tra noi bambini, al mattino in spiaggia si costruiva, con tanta, ma tanta sabbia una collina, perché i castelli mitici stanno sempre sopra una rupe.  Poi con altra sabbia, ma tanta sabbia,  crescevano le torri  gagliarde, le poderose mura di cinta alte e spesse, un fossato e una seconda cinta di difesa, una robusta cittadella, su in cima alla collina, che dominava la vista sul mare dove arrivavano le ondate fameliche dei pirati predoni. Dentro il castello si sviluppava una pista di biglie con una stradina che arrivava fino il cima dove c’era arrivo della gara con le biglie. Il castello aveva anche i suoi arbusti, dei fini, almeno nella nostra fantasia erano dei superbi pini, fatti con sabbia bagnata, fatta colare con ineguagliabile arte dalle bambine, che in questa attivià nel costruire il mitico castello di sabbia erano veramente brave. Il castello veniva sempre costruito vicino all’arrivo delle onde, in quel luogo denominato bagnasciuga, ed era li gagliardo ed intrepido, il castello di sabbia a sfidare le   onde  che erano il nemico, i pirati, i predoni del mare a cui ci opponevamo con ingegno ed arguzia, anche se bambini. Ma le onde, ops le schiere dei pirati predoni che  pensavano di depredare impuniti e sbarcavano ad ondate, insomma onda su onda, trovavano tenaci difese, sempre restaurate dopo ogni attacco. Costruire il castello di sabbia era un gioco che nel pomeriggio coinvolgeva tutti i bambini della spiaggia,   un lavoro di squadra che farebbe adesso invidia a molti team aziendali, ma li non c’erano capi cantiere o capi ufficio o manager rampanti, li ognuno sapeva bene cosa fare, anche se era appena arrivato, è l’empatia che si instaura da bambini che poi perdiamo   nell’adolescenza. Ed il castello cresceva, non finiva mai di crescere perché un vero castello è come la vita un cantiere infinito, dove smettiamo di crescere solo quando scendiamo dal treno della vita terrena. In quei pomeriggi dove non c’era internet, si sviluppavan un film di avventura nella mia fantasia dove la  marea dei pirati predoni avanzava onda dopo onda ma il castello era possente ed invincibile. Davanti, mura possenti, sempre ben mantenute,  respingevano gli assalti. Dietro, cresceva la cittadina che andava sempre di più verso l’entroterra della spiaggia, con delle magnifiche piste per giocare con le biglie, e si mi ricordo che si iniziavano dei veri tornei  di biglie con il vari ciclisti, raffigurati nelle biglie di allora, il mie preferiti allora erano Gimondi ed Merckx.. Ma la giornata finiva e i genitori mi richiamavano per andare a mangiare e  alla sera, il castello sguarnito dei suoi baldi difensori, quando il tramonto allungava le ombre degli ombrelloni  ormai chiusi, la spiaggia si spopolava, il mare   iniziava a mangiare le difese che diventavano sempre più deboli ed abbandonate a se stesse. E poi quello che rimaneva ci pensava qualche ragazzotto ottuso, categoria che non rischia mai l’estinzione a distruggere il lavoro di una giornata. Ma noi bambini il giorno dopo testardamente costruivano un nuovo castello, diverso da quello del giorno precedente per iniziare una nuova avventura, conservando nell’animo il ricordo dell’avventura del giorno precedente, iniziava allora una nuova mirabolante avventura che mi faceva sognare e volare sullo schermo infinito della fantasia dove nessuna ando maligna poteva distruggermelo. Oggi ripensando ai castelli di sabbia che costruivo da bambino, che in fondo tutte le cose materiali che realizzo con passione sono dei castelli di sabbia e sempre, prima o poi, arriverà l'onda implacabile o il distruttore miserabile, siamo fatti di polvere, piccolissimi granelli di sabbia e nella vita basta un niente per essere frantumati dall’onda maligna.  Ma, nel mio animo ed in quelle persone che mi hanno conosciuto rimarrà sempre la ricchezza di aver provato a realizzare un sogno per aver provato a costruirlo provandone genuina gioia, infondo se non realizziamo i nostri sogni che vita insignificante vivremmo.  Dicono che il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di fare vivere i propri sogni. Personalmente ritengo che molte volte sono i sogni che ci scelgono, sono momenti rubati della vita, che devo coltivare e  fare crescere per realizzarli.

Favria,    15.08.2014                  Giorgio Cortese

 

Sono personalmente convinto che molte volte i sogni, le speranze si avverano. Se non esistesse questa possibilità la nostra natura umana  non ci spingerebbe a sognare!

 

La matematica

La matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto verità ma anche suprema bellezza,  una bellezza fredda e austera, come quella della scultura. Se la conoscenza matematica aggiunge vigore alla mente, e la libera da pregiudizi, credulità e superstizione, si deve sfatare il mito che gli uomini siano più bravi delle donne in matematica. Ipazia d’Alessandria, nata nel 370 d.C. .uccisa nel 415 d.C. è la più celebre matematica e filosofa dell'antichità. É la prima scienziata la cui vita sia ben documentata ed è una delle poche ad essere citata in quasi tutte le opere storiografiche delle scienze naturali. I suoi scritti sono andati perduti o incorporati in pubblicazioni di altri autori, ma esistono comunque buone fonti contemporanee del suo lavoro e indicazioni delle sue opere in varie raccolte. Secondo Platone, Repubblica V. 455d “molte donne sono migliori di molti uomini in molti campi”, e questo non dovremmo mai dimenticarlo altrimenti la somme di zeri dei nostri ragionamenti genera solo delle cifre minacciose.

Favria, 14.08.2014             Giorgio Cortese

 

 

La nostra felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.

 

Caro amico!

Caro amico, oggi  sono tornato a ritrovarti  amico mio scomparso e non perduto,  oggi sono venuto a ricordarti ed a portare una preghiera  ed un saluto.  Caro amico sono venuto a rievocare le lunghe chiacchierate del sabato mattina, il caffè preso di corsa di fronte al tuo negozio, laboratorio, con i nostri comuni amici Piero a Mauro. Caro amico eri sempre chino, preso dal lavoro e a seguire i nostri ragionamenti e dove Tu, da insuperabile artista con mano sicura creavi dei vestiti unici ed irripetibili. Caro amico ricordo sempre con affetto la frase che avevi posto inquadrata su di una parete, davanti al Tuo banco da lavoro, la famosa frase d Massimo D'Azeglio: “ Tutti siamo d'una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più.”. La Tua piega caro amico era costituita da onestà, lavoro e rispetto. Caro Amico sono venuto a chiacchierare davanti alla Tua dimora terrena, nell’animo provo una grande pena. Mi ricordo le Tue chiacchierate venate da  un'ironia bonaria anche nelle arrabbiature. Mi è giunta al mattino di ferragosto la  tristissima notizia che fu per me un colpo inaspettato   perché fra noi fu grande stima, rospetto ed amicizia.  Il giorno dopo tutto le persone che in questi giorni di vacanza non erano in giro vennero a  porgerti l'ultimo saluto ad esprimer l'affetto più profondo a dimostrar quant'eri benvoluto.   Caro amico, da credente non Ti ho per sempre perduto, perché rimane  nel mio animo impresso lo spirituale arricchimento ricordando le Tue doti umane e i tuoi sensati ragionamenti. Caro amico, passati clamori del funerale, oggi sono ritornato a ritrovarti   dove adesso dormi il sonno eterno, fraterno amico mio  scomparso ma non   perduto, oggi sono venuto a ricordarti ed a portarti un saluto, ora con fatica trattengo la commozione e ritorno a casa, ciao Lorenzo!

Favria, 17.08.2014        Giorgio Cortese