Senza parole
Mi lascia senza parole il pensiero delle famiglie della
studentessa.Colpire una scuola e dei ragazzi è quanto di più incivile ci possa essere.
Gesto vile e infame. Linfamia di aver colpito una scuola, il luogo simbolo in
cui ciascun genitore affida con tranquillità e certezza di sicurezza ogni nostro figlio.
Non è pensabile, non è minimamente pensabile che ci si rechi a scuola per imparare e che
non si faccia più ritorno a casa, non si riabbraccino i propri cari e si resti uccisi
dalla follia di qualche squilibrato o, peggio ancora, di qualche criminale. Mi
sembravano episodi lontani dalle nostre vite quelli in cui, soprattutto in paesi
stranieri, si assiste allazione malvagia di chi entra in una scuola e fa strage di
giovani ragazzi. E invece, nella nostra cara Patria accade questo, è possibile morire a
scuola prima ancora che suoni la campanella, prima ancora che abbia inizio lultimo
giorno di studi della settimana, quello in cui non si vede lora delluscita per
godersi il meritato riposo.
"La mafia è diventata invisibile, si è
inabissata come un fiume carsico, in fondo ha vinto la sua battaglia contro lo Stato, più
che su un piano militare da un punto di vista culturale. La sua cultura impera proprio là
dove talvolta i cosiddetti giudici della nuova antimafia vanno a fare conferenze sulla
legalità. La gente ama il quieto vivere, si è assuefatta, tutto è diventato normale.
Nessuno più si indigna. Si, lo puoi scrivere, la mafia ha veramente vinto perché sa di
poter contare su una classe politica quasi totalmente al suo servizio e per dirla con
Sciascia si è accagliata e si è consolidata intorno alla burocrazia dei vari enti
locali. Il suo potere è enorme, sta dilagando senza ostacoli, esercitando un potere
assoluto attraverso gli uomini che vengono eletti. Se solo si va a leggere la storia
d'Italia si potrà capire che gli uomini politici, anche se non sono dentro la struttura
mafiosa, continuano non solo a proteggerla ma spesso sono compartecipi dei profitti".
Ma non Vi è mai capitato di leggere il libro-testamento del giudice Falcone
"Cose di Cosa nostra"? da questo libro traggo questo breve aneddoto dove si
parla del rispetto che i membri di Cosa nostra esigono e che contraccambiano nei confronti
di chi fa altrettanto:Uno dei miei colleghi romani nel 1980 va a trovare Frank
Coppola appena arrestato e lo provoca: "Signor Coppola, che cosa è la mafia?".
Il vecchio, che non è nato ieri, ci pensa su e poi ribatte: "Signor giudice, tre
magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica: Uno è
intelligentissimo, il secondo gode dell'appoggio dei partiti di governo, il terzo è un
cretino ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia
. Certo non è
facile capire i segni, i messaggi e i messaggeri della mafia. Il giudice Falcone, che
siciliano di Palermo era, amava ricordare che "è un esercizio affascinante, che
esige una attenzione sempre vigile". Falcone non aveva
Favria, 19.05.2012
In queste ultime settimane ho riflettuto che esiste una tendenza molto pericolosa, quella nellaccettare tutto ciò che si dice, tutto ciò che si legge, ad accettare senza mettere in discussione.
Sono fermamente convinto che bisogna mettersi in continua in
discussione con me stesso, pensare autonomamente, per trovare la soluzione migliore.
Diceva un sapiente indiano , Nisargadatta Maharaj, la verità è come
conoscere le correnti del fiume, bisogna entrare nell'acqua.
In questi giorni leggendo attentamente dei quotidiani mi sono rendo sempre più conto di come qualche volta linformazione sia stata fabbricata a uso di finalità non sempre confessabili, con dati offerti dai giornali approssimativi e talora palesemente falsificati.
Questa è una pericolosa deriva dellinformazione che avvolge la mente in una rete di luoghi comuni, di convinzioni, di decisioni che vengono acriticamente assorbite.
Ecco, allora, che bisogna esercitare con vigore la ragione e il giudizio. Ma a me piace soprattutto l'immagine dell'immergersi nella verità, come una ricerca personale, faticosa come quando ci si deve opporre alle correnti nuotando in senso opposto.
Perché la verità non è una pietra preziosa da mettere in
uno scrigno o in tasca, è un mare sconfinato in cui mi devo gettare.
Devo sforzarmi ogni giorno di ritrovare il gusto della ricerca e dell'interrogazione. Ascoltare e comprendere sono due azioni che devono procedere insieme. Forse è un utopia ma penso che dovremmo essere come una porta, chiusi allinvidia e allavidità, aperti al dialogo e allincontro e soprattutto, sorridere.
Favria, 20.05.2012
Leggendo di quanto succede in Grecia e non solo li ma in tutta la
terra dellEurozona mi viene in mente quanto accadde ad Atene dopo letà doro
di Pericle. La democrazia ateniese era entrata in una fase di degenerazione,
caratterizzata da diversi fattori: la decadenza della classe politica, la crescita
smisurata dei costi del sistema, la difficoltà di far funzionare correttamente assemblee
manipolate dai demagoghi, labuso della giustizia nei tribunali, la crescente
disistima verso la capacità di governo del popolo, di cui venivano sottolineate lincompetenza,
larroganza e la tendenza a obbedire più alle ragioni dellemotività che a
quelle della razionalità. Dopo il fallimento dei due colpi di stato del 411 e del 404,
che avevano portato al potere intollerabili oligarchie ristrette, i critici del sistema
optarono per una via riformista, che trova espressione nei pensatori del IV secolo, in
particolare in Isocrate. Celebre maestro di retorica, di idee conservatrici e con lambizione
di orientare lopinione pubblica contemporanea con i suoi discorsi destinati alla
lettura, come i saggi di un commentatore politico contemporaneo, Isocrate cercò di
promuovere lavvento di una democrazia diversa2, che prendeva le distanze dallideologia
radicale che voleva la partecipazione aperta a tutti i cittadini di pieno diritto
indipendentemente da ogni discriminazione di nascita o di censo: una democrazia moderata,
cioè aperta alla sola classe media, cui era riservato il diritto di voto e lesercizio
dellattività giudiziaria, e in cui le funzioni magistratuali fossero rivestite
esclusivamente da «competenti» e la vita dello stato fosse controllata, in merito allosservanza
delle leggi e al comportamento dei cittadini, dal Consiglio dellAreopago, un
collegio vitalizio di ex-arconti che fosse espressione della parte migliore
della popolazione, con esclusione di quei poveri che, essendo tali, erano
anche cattivi, in greco poneros , uno dei termini della propaganda
antidemocratica, significa appunto sia povero che cattivo. Un governo di questo genere
corrispondeva certamente alle esigenze di competenza e allinsofferenza per la
democrazia assembleare e la deriva demagogica affermatesi nel corso del IV secolo.
Ma mi viene il dubbio se questa democrazia, che Isocrate presenta
come espressione della più antica tradizione ateniese, fosse poi effettivamente un governo
di tutti, come vuole il termine demos, che designa tutto il popolo
senza alcuna distinzione. Pericle avrebbe risposto in senso negativo e sicuramente
avrebbero risposto invece positivamente i rivoluzionari oligarchici del 411, che si
presentavano come intenzionati a sospendere le tradizionali forme della democrazia per
salvaguardarne
Favria 21.05.2012
Nella vita quotidiana il pericolo non lo si vince mai senza
pericolo. Insomma non si cresce come essere umano se si nasconde sempre dietro un dito.