Adoro.

Adoro la rossa ciliegia  bella e lucida che sembra sciogliersi teneramente intorno alla mia lingua.  Adoro la rossa ciliegia che nella bocca esplora e  gira per il palato, mentre nelle mia dita che delicatamente la sfiorano sembra che gioca 

Ricordi impressi nel mio animo: 8 Festa dei Petilini del Piemonte

Oggi ho avuto la gioia di poter partecipare da canavesano,   da innumerevoli generazioni, per la seconda volta al magnifico raduno dei Petilini piemontesi, che ormai da otto anni si trovano con compaesani che arrivano da tutto il Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria e Lombardia. Io da freddo piemontese  sono stato accolto come un petilino e al termine della giornata mi sembrava di essere stato a Petilia Policastro dai racconti ed aneddoti che sentivo. Questo mi fatto riflettere questa sera che prima, forse,  avevo paura di ricordare, i ricordi mi  sembravano delle cose ex-vive.  Cose cioè che, dopo aver vissuto nella presunta vera-vita, quella dell'indicativo presente, una volta morte, una volta senza più fiato, risorgevano nella memoria soggettiva, deboli per luce e per colore, tentando di reggere il confronto con la vera-vita, ma ritrovandosi ogni volta sconfitte da qualche dettaglio “che non si riuscivo proprio a ricordare”. Un semplice volto, per esempio, nella vera-vita si mostra nitidamente, in tutto visibile e verificabile. Ma quando passa dall'oggi allo ieri, quando per qualche motivo non è più accessibile agli occhi, ecco che diventa un'icona di vuoti possibili. Molti sono i buchini che i ricordi non riescono a riempire: dal colore degli occhi, alla forma di un naso, all'esatto cromatismo di una pelle, fino anche alla parola, al vocabolo. Nel ricordo l'oggettività mi sfugge e con essa l'afferrabilità. Sì perché poter -vedere è in un certo senso poter-avere, poter-possedere. Mentre il ricordo impedisce il rilassamento del possesso, obbligando a desiderare, a tendere, a mettere in azione il proprio pensiero, a farlo correre in direzione di quella cosa di ieri. Ricordare è mettere in moto il mio piccolo e limitato cervello e, in un certo senso, anche affermarne l'esistenza. Il cervello si sente molto più vivo quando deve portare agli occhi il non-più visibile, rispetto a quando pensa in tempo reale il visibile. Penso che ricordare sia molto vicino ad immaginazione. Nella mia testa, oggi mentre sentivo parlare di luoghi e persone che sono confinate ormai nel limbo dei ricordi, il loro confine non era più molto rintracciabile. Chi mi parlava ricordava  e cercava di farmi immaginare il luogo, ma il mio cervello registrava in modo confuso. Ma con questo ho ottenuto una terza forma di vita, la più nobile forse. Quella che supera la vera-vita e la vita-immaginaria, in una sintesi verosimile che serve ad affermare quella grande cosa dalla piccola parola che è l'«io». L'io si manifesta soprattutto nel pensiero che si mette a correre, nel ricordare. Ecco perché ora il ricordo non mi fa più paura. Tutto questo discorso vorrebbe mettere in condivisione le sensazioni che oggi ho provato nel sentire discorsi un luogo che non ho mai visitato ma che sembra familiare nel mio animo. Molte volte mi sembra di essere una spugna e beatamente attingo con  sincera passione i discorsi e pensieri delle persone che mi stanno vicino e ho rovistato nell’animo dei semplici commensali di cui conosco a malapena il nome, ricordi di gioventù e modi di vivere, quando in Italia non c’era tutto l’attuale benessere nonostante l’attuale crisi, che mi hanno fatto ritornare indietro alla mia fanciullezza. Grazie mille carissimi petilini per avermi arricchito l’animo ed avermi donato una sintesi dei vostri bellissimi ricordi che in questa società dove da anni tutto mi appare omologato. Penso che la globalizzazione non è un puro fatto economico di mercato ma cancellazione delle differenze. Vedere l’anno scorso la bellissima mostra fotografica di come era Petilia Policastro e quest’anno attraverso il bellissimo video significa raccontare sempre storie diverse, storie che oggi non ci sono più come mi raccontava oggi il Vostro decano il bottaio dalla venerata età di novantadue anni. Oggi  certe foto non si possono più fare. Ma il ricordo da tramandare nessuno c’è lo può rubare. Certo come scriveva Antoine Rivarol, brillante e ironico scrittore francese del Settecento: “Si passa la prima metà della vita a ricordare senza capire, e l'altra metà a capire senza ricordare. Ho ancora buona memoria, nonostante l'avanzare degli anni. Tuttavia, devo confessare che in giovinezza la mia mente riusciva a conservare un bagaglio enorme di informazioni, anche non necessarie. Forse non le capivo con la profondità che lo scorrere del tempo mi ha dato” Mi sembra che questa  rilevazione dello scrittore francese sia la mission dell’Associazione dei Petilini Piemontesi  i quali  abbinano la memoria con la conoscenza dei fatti vivendo nel Piemonte ma con il ricordo del natio paese d’origine. Per loro è importante la  vera conoscenza che unisce al dato appreso lo scavo per comprenderlo, per mantenere vivi il loro passato pur vivendo nel presente in un'altra regione in controtendenza di quanto oggi accade: “Un'infarinatura di tutto, una conoscenza di niente”, per dirla con il celebre scrittore inglese Charles Dickens. Un grazie di cuore della bellissima giornata a tutti i petilini presenti e con il pensiero di poter visitare di persona i luoghi da  Voi oggi raccontati, perché “duve c’è gustu ‘un c’è pendenza”!

Favria  3 giugno 2012            Giorgio Corteseu

 

Nella vita è meglio andare certe volte contro corrente ed essere consideratore  pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui!