Nella vita chi  riflette troppo potrà esserne compiacente per poco.

 Tessere una tela infinita e circolare sospeso e senza parole. Tutto quel che occorre l'ho imparato dall’esperienza. Tessere non significa soltanto  riunire insieme realtà diverse ma anche creare, far uscire dal proprio animo, la sostanza di idee come fa il ragno costruendo da sé la propria tela e aspettare con calma olimpica che il solito moscone moschino cada nella rete.

 La quotidiana  pazienza.

La parola pazienza deriva dal  greco kâuma, calore ardente del sole, tramite il latino tardo cauma. In senso figurato  atmosfera di quiete e di raccoglimento; pace, tranquillità: “cielo e mare si confondono in una calma eguale” (Gozzano); amava la calma dei tramonti campestri. In senso più concreto, momento di pausa che interrompe la tensione di un'attività continua. Ma personalmente mi preme parlare in riferimento al  carattere, serenità d'animo, lucidità spirituale, distacco e padronanza dei nervi. Mi viene in mente la famosa “calma olimpica;   “la calma è il carattere principale della fortezza” Pascoli. Con la crisi economica e politica che mi morde ogni giorno sento ripetere sempre uno slogan bipartsan, la parola d’ordine “innovazione”. A furia di ripeterla da ogni pulpito, in ogni contrada, a ogni incrocio, la politica italiana da qualche tempo cerca cosi di non pagare dazio per i propri ritardi, e per i ritardi della Patria.. Di più, si convince che il suo dovere sia tutto nel cambiamento, e che se solo fossi capace di adempiervi velocemente vivrei davvero nel migliore dei mondi possibili. Prima il domus minor ed il padano, poi i loro oppositori, e tutti gli altri intorno, hanno intonato in coro l’inno alla novità e il requiem per la tradizione, o per quel ce ne resta. Può darsi che abbiano ragione. In effetti c’è tanta polvere che ricopre le nostre istituzioni e i nostri costumi ad ogni livello . E però ogni volta che il coro si mette a salmodiare, ho l’impressione che quello strato di polvere si faccia ancora più spesso, e questo vorrà pur dire qualcosa. Il credo politico collettivo che va per la maggiore afferma, o almeno sottoindende, due cose. La prima è che il nuovo vale più del vecchio. La seconda è che il passaggio dal vecchio al nuovo dev’essere il più rapido possibile. La politica è chiamata ad essere soprattutto veloce, dinamica, all’occorrenza frenetica. Di questi tempi la sua cifra è la fretta, il suo stato d’animo è l’ansia. E invece no. La politica ha bisogno di tempo è lenta. La  democrazia,  che è fatta di tante voci, tanti interessi, tanti conflitti, è particolarmente lenta. Cammina piano, non procede a passo di carica. Riflette, non improvvisa. Elabora. Cerca di convincere, non di incalzare, tanto meno di travolgere. Il suo ritmo è quello di milioni di persone e dei miei concittadini che nel nostro piccolo ogni giorno ci muoviamo assieme per andare a lavorare, più che quello di corridori solitari dei vari palazzi che inseguono il primato e vivono come fuchi ignavi sulle nostre spalle. In una parola, la politica è un ballo lento ma che deve rispettare sempre l’essere umano e tutti gli esseri viventi.

Favria 4.06.2012   Giorgio Cortese