La battaglia di Marengo 14 giugno  1800

A  Marengo quel giorno avvenne una battaglia tra le truppe napoleoniche e l’esercito austriaco.  E’ stata un’importante   vittoria napoleonica .  Il successo, tanto più eclatante in quanto inaspettato, consolidò il suo potere e arricchì l’aura di guerriero indomito e fortunato che lo circondava.  Per celebrare la battaglia Marengo, la Repubblica Subalpina conia il “Marengo”, conosciuto anche come il “Napoleone”, una moneta d’oro del valore di 20 franchi, recava l’effige di Napoleone su un lato, prima raffigurato come console e successivamente come imperatore dei francesi. Il “Marengo” fu prodotto dal 1803 al 1815. Dopo la caduta di Napoleone la produzione di monete dello stesso tipo continuò. Il “Marengo” divenne così popolare e d’uso comune che, a seguito dell’istituzione dell’Unione Monetaria Latina, il suo nome fu esteso anche alle altre monete dell’unione con lo stesso valore, tra le quali le 20 lire italiane.  La colonna commemorativa, innalzata il 14 giugno 1801, sorge ancora oggi a poca distanza dalla Villa di Marengo, villa Delavo, dal nome del suo ideatore e costruttore. La colonna, molto simile a quella che sorge davanti al duomo, arriva probabilmente da un deposito comunale di resti di antiche chiese e conventi. Tra la figure leggendarie legate al periodo storico, Mayno della Spinetta è l’eroe leggendario di queste terre, il Robin Hood che osò affrontare il sopruso delle truppe francesi che occuparono quest’area di pianura, dove nel 1800 si combatté la storica battaglia. Ma la memoria popolare ricorda anche la figura di  Giuditta della Fraschetta, una bella ragazza di Bosco che umiliava, con la sua audacia, i soldati di Napoleone e proteggeva i deboli. Un piatto che è nato con la battaglia è il Pollo alla Marengo, un composto di carne bianca, uova, gamberi di fiume e verdure, che pare fu il pasto di Napoleone durante la campagna italiana. Per finire tra i 102 esemplari monumentali censiti nel nostro Piemonte spicca il Platano di Napoleone, piantato dal piccolo Corso subito dopo la battaglia.. 

Favria  14 giugno 2012            Giorgio Cortese

Scriveva Orazio che per avere successo quando si scrive, la cosa migliore è unire l'utile al dilettevole

Elogio ai donatori e alla sanità pubblica

Quello che sto per raccontarvi, non è la solita lettera di reclamo contro la sanità, ma del piccolo e sconosciuto miracolo quotidiano che avviene nella nostra Patria da parte di veri eroi che lavorano non per finire sui giornali o in televisione con sparate pazzesche ma che lavorano in stretto accordo per la nostra salute. Si oggi voglio elogiare la sanità pubblica e i donatori di sangue. Voglio pubblicamente ringraziare donatori e medici che giorno dopo giorno ci permettono di stare bene e danno coloro alla vita di persone che senza di loro perderebbero il coloro della speranza.

Perché questo? Questa mattina sono stato al consueto congresso della ADSP, Associazione Donatori di Sangue Piemonte a Torino. E’ stata una mattinata molto interessante e formativa come donatore. E durante io congresso sentendo parlare in un linguaggio chiaro e lineare i dottori della Banca del Sangue, i dottori Fidas ed i nostri Dirigenti del Direttivo che spiegavano che una  operazione appena avvenuta, un sarcoma mi pare erano state necessarie più di  125 sacche di sangue intero, 30 sacche di plasma e 5 piastrine mi è venuto da pensare a quell’esercito silenzioso ma costante di donatori che giorno dopo giorno donano il sangue, in umile silenzio, in modo gratuito e disinteressato e che riempiono i ranghi di questo luminoso esercito di volontari con nuove leve di giovani, motivati a migliorare la propaganda di chiamata e la salute di chi dona e di chi riceve. Si perché donare il sangue non è solo un atto di volontariato ma un servizio a favore della società o se credete alla Comunità che vive nel territorio dove abitate e che potrebbe avere bisogno per un emergenza . Il sangue umano è una risorsa fondamentale sia per la sopravvivenza dei pazienti sia per l’applicazione di innovative tecniche terapeutiche. Si tratta di un “bene” non inesauribile, costoso e deperibile: è quindi necessario che ci responsabilizziamo  sempre di più sull’importanza dell’atto di donare il sangue.  Dai discorsi sentiti oggi, il sangue e i suoi componenti sono in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e di cure sempre più numerose e nuove. Il sangue è indispensabile per moltissime terapie e non solo nelle situazioni di emergenza.  Certo non posso e non voglio sapere a chi dono il mio sangue, ma  oggi  ho avuto ancora una volta la conferma che il mio sangue è  destinata a molti tipi di malati, a quelli oncologici e alle persone che hanno emorragie importanti per traumi, interventi chirurgici, tra cui i trapianti, o durante il parto. Ecco il parto, finito il congresso nel momento successivo conviviale mi raccontava un donatore che da giovane aveva donato il suo sangue direttamente  all’ospedale al ricevente, allora si usava così, per salvare un bambino appena nato. Oggi  quel bambino è un uomo e vive per quel gesto anonimo di un donatore e potrà sempre dire che la “la generosità di tanti donatori ha salvato anche me”. Donare il sangue come donatore attivo è bello ma immagino chi lo riceve, il suo pensiero  dietro ad  sacca ricevuta, sa che dietro ci sono il donatore ed equipe di medici efficienti che curano la salute di chi dona e di chi riceve. Dare il sangue vuole dire offrire una sacca che insieme a molte altre può salvare una vita che non conosco e che mai conoscerò mai, una  libera scelta di aiutare il prossimo.

In conclusione un sincero grazie alla sanità pubblica che nonostante  tagli, scandali e dirigenti inetti funziona davvero per la dedizione al lavoro da parte dei dottori e di tutto il personale sanitario  e dei donatori un silente esercito che ogni giorno compio un gesto umile ma prezioso  e  con l’augurio che il vero volontariato  venga messo nelle condizioni di poter continuare la sua preziosa opera di cui tutti, indistintamente, possiamo aver bisogno. Un grazie al Presidente ADSP Piemonte dott Re Rebaudengo perché sabato mattina in un suo intervento mi ha dato l’ennesima conferma della sua statura morale che deve essere di esempio per tutti noi presidenti e donatori Fidas ADSP.

Favria   16.06.2012                  Giorgio Cortese

 Il momento

Se noi nella vita siamo  ciò che continuamente facciamo. Quindi  nelle nostre azioni quotidiane  il migliorasi ogni giorno non è un semplice gesto,  ma un abitudine. Sono personalmente convinto che ogni momento della vita è un momento speciale, quel momento appena passato dopo aver scritto questa misera riflessione è stato un momento unico per cui ne è valsa la pena di essere nato e di averlo vissuto. Se riesco a cogliere ogni attimo come speciale occasione, se riesco a gustarla pienamente, sono sicuro che riusciro meglio a vivere la giornata ed a recitare con sincera passione il ruolo che mi è stato dato dalla nascita, in modo esclusivo. In quel momento, quando riuscirò a realizzare del tutto quanto scrivo, scoprirò la mia grandezza e la mia vera origine. Molte volte penso che negli animi delle persone ci sia un   profondo oceano di attimi smarriti e di tesori umani da scoprire. Ognuno di noi ha un personale bagaglio  di sofferenze, gioie, emozioni, che gli permettono di vivere adesso, con la consapevolezza di quello che hanno vissuto. La mestizia di un momento ha   un peso, che segna minuscoli ma indelebili solchi sull’animo che solo io posso vedere, la mia pur effimera gioia del momento assume le vesti di qualcosa di importante che io soltanto posso cogliere. Gli anticichi greci chiamavano Kairos, il "momento giusto o opportuno".

Personalmente cerco ogni giorno di migliorarmi per  gestire al meglio il momento attuale, in base alle circostanze che incontro giorno per giorno, sforzandomi di avere sempre un giudizio accurato nelle occasioni d'incontro e per le quali molto raramente ho già pensato alla linea di condotta opportuna.

Favria  16.06.2012              Giorgio Cortese

 Secondo G. Chesterton, si proprio quello dei racconti di Padre Brown: non occorre intelletto per essere intellettuali.” Ma allora non occorre acume per essere un buon politico

 La panchina

Quando passo nel parco verso sera o al sabato, trovo dei pensionati seduti sempre sulla solita  panchina.  Sono delle persone a me note e a forza di vederci  abbiamo stretto quella che si potrebbe chiamare amicizia di conoscenza quotidiana e di reciproco rispetto.

Se penso alla panchina mi viene in mente l’origine del termine “banch”,  che deriva dall’ antico sassone e  che la trovo nei parchi e nelle vie di ogni comunità, insomma un semplice elemento di arredo urbano. Premetto in quella panchina mi sono seduto diverse volte, ed  anche poco tempo fa’. Certo è una panchina  come tante altre, scorticata un po’ di più, scolorita un po’ di più, forse.   Ha sorretto e sorregge fatiche e momenti di svago, mi ha aiutato a riprendere fiato d’estate con l’opprimente calura, insomma quando era il  momento giusto.

Chissà quante persone si sono sedute su quella panchina,  in quel luogo di meravigliosa tranquillità  si sono accomodati dei fanciulli a gioire delle loro felicità. Quanti ricordi porta dentro di se quella panchina:  dolori freddi come la brina e di felicità scandite dalle calde risate ormai dimenticate.

Muta e deserta era questa mattina presto  quella panchina   ai bordi del parco, il tempo passa e tutto graffia e ghermisce nel suo incedere   e dentro di me la nostalgia mai finisce.  Così se mi avessero chiesto fino a due giorni fa una parola da associare a panchina avrei detto probabilmente “riposo” oppure “relax”, no da adesso penso che quella panchina porta con se tante storie e sensazioni  che la tenera rugiada del mattino, che accarezzava l’erba profumandola, si è portata via nell’oblio

Favria 17.06.2012              Giorgio Cortese

 Domenica mattina presto

Ho appreso che si è rotto il pozzo 4 dell’acquedotto!Ma si sa qual’è la reale entità del danno? Ma l’acqua è potabile ? avete pensato a  mettere in campo un’autocisterna?

Spero di avere delle risposte Grazie e buon lavoro.