La leggenda di
Pratorotondo
Pratorotondo sorgeva a monte dell'attuale borgata di Piamprato,
a circa un quarto d'ora di cammino. Di esso non è rimasto che qualche cumulo di pietre,
perché il 17 maggio del 1711 avvenne una gravissima sciagura: un'enorme valanga,
staccatasi dal vallone della Vandilliana, distrusse l'intero paese uccidendo 23 persone e
tutto il bestiame.
I pochi scampati (di cognome facevano tutti Ughetti) si trasferirono a Piamprato e nel
1721 fecero erigere una cappelletta votiva in ringraziamento, cappelletta che fu poi
restaurata dai loro discendenti nel 1861. E come spesso accade, su questo fatto storico la
fantasia popolare ricamò una leggenda tramandata fino ai giorni nostri. Gli abitanti di Prariond
erano molto cattivi e duri di cuore. Invano il buon piovano li aveva più volte
ammoniti, ricordando loro i castighi divini per i peccatori impenitenti. Non rinsavirono
neppure quando videro strani personaggi - pare un gallo, un gatto e un cane - che
ammucchiavano neve sulle tre cime che dominano il paesino: Orletto, Becco e Marmotta. Ed
era ormai passata la metà di maggio quando improvvisamente il tempo cambiò e iniziò a
nevicare copiosamente. Il mattino del 16 maggio il parroco di Valprato si stava preparando
per celebrare la messa quando udì lo scalpitio di un cavallo. Stupito, usci dalla chiesa
e guardò verso la strada. Un misterioso cavaliere, avvolto in un ampio mantello, gli
disse: <<Sono l'inviato di Dio e vado a punire quelli di Pratorotondo». E partì al
galoppo. Lungo la strada che unisce Pianetto a Piamprato anche tre donne videro passare
quell'uomo a cavallo, e lo seguirono con lo sguardo mentre si allontanava in gran fretta.
Durante la notte, da Piamprato si udì uno schianto spaventoso: un'enorme valanga era
caduta su Pratorotondo seppellendo animali e persone e distruggendo ogni cosa. Solo pochi
"buoni" si salvarono, e si trasferirono a Piamprato.