Arrampicare a Forzo : storia dell'arrampicata nel vallone laterale della valle Soana

Esistono luoghi e vallate alpine che dopo aver vissuto periodi di fiorente attività economica e culturale, ed aver goduto di una certa notorietà alpinistica, con l'avvento dell'era moderna, rinnovatrice di tutti quei valori un tempo alla base della vita in montagna sono oggi finite nel dimenticatoio.

La valle Soana, a torto considerata la Cenerentola delle valli del Gran Paradiso, è senz'altro un esempio lampante di questa tendenza, dove, data la sua scarsa propensione verso un turismo di massa e la sua natura molto avara, non si è riusciti a trovare, una valida alternativa alla vita comoda ed agiata delle città, con il conseguente aumento dell'esodo giovanile verso l'industrializzata pianura. Ma la vera ricchezza della valle è proprio questa sua integrità naturale, che il tempo e le speculazioni non sono riuscite ad intaccare più di tanto mantenendo tutt'ora tradizioni, cultura e linguaggio proprio, perfettamente in sintonia con il paesaggio alpino. Mantenutasi tale per aver vissuto in un naturale isolamento verso il mondo esterno, grazie alla conformazione morfologica all'apparenza incassata ed impervia, all'orografia tormentata ed all'innata diffidenza dei valligiani verso tutto ciò che proviene dall'esterno. Al contrario di quello che è avvenuto altrove, dove alcuno sforzo è stato fatto per cercare il giusto equilibrio tra le esigenze di una vita moderna, senz'altro più comoda e la salvaguardia di un patrimonio culturale, umano e naturale dal valore inestimabile. Ed è proprio in questo particolare contesto che si trova il vallone di Forzo. Situato sulla destra idrografica della valle Soana è dominato da montagne come la Torre Lavina ed il Monveso di Forzo, tanto imponenti ed isolate, da essere ben identificabili dalla fumosa ed inquinata pianura torinese. Queste montagne furono un tempo molto note e frequentate dagli alpinisti, al punto di sentire la necessità di erigere un rifugio al pian delle Muande: il 'rifugio di Forzo', distrutto poi durante la seconda guerra mondiale, successivamente sostituito con i due bivacchi uno alla Lavinetta, il Davito e l'altro sotto il colle di Ciardoney al pian delle Mule, il Revelli. Oggi con l'evoluzione dell'alpinismo sono state dimenticate per dare spazio a nuovi terreni d'azione, senz'altro più alla moda e più consoni alle tendenze dell'alpinismo moderno, dove prevale la componente sportiva ed atletica, anche a scapito di esplorazione e ricerca, magari a costo di lunghi spostamenti in auto, con la prospettiva anche di dover 'far coda' per attaccare le vie come sempre più spesso succede nelle località più 'in', quali il Piantonetto.

Tralasciando ora le più alte montagne della valle, dove cordate intraprendenti, come quella degli accademici Manera e Santunione, sempre alla ricerca di nuovi terreni, con la loro bella via sullo sperone Nord del Gialin, hanno pur sempre dimostrato che in valle c'è ancora spazio per un alpinismo moderno; o le numerose cascate ghiacciate mete d'inverno per gli amanti della 'piolet traction'; spostiamo il nostro interesse verso quelle strutture e cime quali l'Anciesieu e tutto il suo avancorpo, che con pareti alte tino a trecentocinquanta metri, caratterizzate da una roccia molto compatta, avara di fessure e ricca di strapiombi dalla chiodatura paziente e delicata, richiedono un impegno completo e spesso totale, facendone luogo ideale per l'arrampicata degli anni novanta. Senz'altro un qualcosa in più delle già complesse vie della valle dell'Orco.

palestra di Forzo Palestra di Forzo

Il primo fatto alpinistico importante avvenuto sui contrafforti dell' Anciesieu risale al 1962, quando Enrico Frachey e Ferdinando Vallesa tracciarono una spettacolare via sullo sperone meridionale della guglia del Frate: il caratteristico monolito dalla cuspide strapiombante che ben si distingue dal fondo valle. Successivamente altre cordate di forti alpinisti torinesi esplorano queste pareti, ma probabilmente, dati gli insuccessi, ne tacquero i loro tentativi. Le prime vere meticolose perlustrazioni di cui si ha notizia, nel tentativo di salire questa montagna che incombe su Pescetto con due pareti, la sud-ovest di circa trecento metri e la più imponente sud- sud-ovest dell'anticima di circa trecentocinquanta metri, divise dal pilastro d'angolo, vennero fatte da Cotta e Saviane alla fine degli anni settanta. Tracciarono la variante del 'preambolo' sulla parete S-O. Successivamente, sempre sulla stessa parete, dopo averla discesa dall'alto per scoprirne i punti deboli, Bosio, Cotta e Meneghin in più riprese il 31 maggio 1980 terminarono la via 'strategia del ragno'. Salita prevalentemente in artificiale con difficoltà di A2, VIV+. Sempre Manera e Meneghin il 1° maggio dell'anno, successivo completarono la variante finale del 'diedro della sveglia' senz'altro più logica ed interessante della parte bassa. Mentre sulla parete S-S-O dell'anticima Meneghin, personaggio che su queste pareti ha fatto la parte del leone, assieme a Manera con molta determinazione e coraggio aprì in più riprese la 'via della preparazione', portata a termine nel 1982 con difficoltà di V+ e A3. Via molto laboriosa che sfrutta i punti deboli della parete chiodata in modo tradizionale. Sulla stessa parete nel 1988 Meneghin e compagni fecero un altro tentativo, rimasto interrotto a causa della prematura scomparsa dello stesso. Il resto è storia recente, e qui il merito spetta certamente a Manlio Motto Garino, Gianni Predan e compagni che con l'ausilio dei tasselli a espansione, comunemente chiamati spit, hanno tracciato una serie di itinerari interessanti, superabili completamente in libera con un'arrampicata estremamente difficile e delicata, per la continuità e sostenutezza dei passaggi valutati fino al 7a+. Le nuove vie si trovano tutte sulla parete S-S-O. Sono state aperte dal basso senza previa ricognizione e richiedono buona preparazione anche da parte dei ripetitori e sono: 'panorama su Forzo ' terminata il 5-5-90 di Motto e Predan (difficoltà obbligatorie 6bc), 'variante diretta alla Manera-Meneghin' del 29-6-91 di Motto e Predan (difficoltà obbligatorie 6c) e 'chiamami aquila' di Motto e R. Sartore (con difficoltà obbligatorie 6bc) terminata il 30-8-91.
Questa parete è raggiungibile dalla carrozzabile per Forzo attraverso il combetto degli
Embornei in circa 50 minuti di cammino, le vie sono tutte attrezzate con ancoraggi per le doppie. Su un torrione laterale a sinistra guardando la parete dell'Anciensieu il 21 aprile 1985 Grivellaro, Lenti e Zuccon hanno aperto una via di circa duecentotrenta metri valutata TD-.
Altro settore molto interessante, situato proprio sopra l'abitato di Tressi è la
parete del Cunì. Anche qui i vecchi chiodi trovati testimoniano che in precedenza furono fatti molti tentativi, ma tranne uno, che si spinge sino all'enorme diedro che caratterizza questa parete, probabilmente ad opera dello stesso Meneghin, si sono sempre arenati nella parte bassa. Qui sempre ad opera di Motto, Predan e compagni sono stati tracciati cinque itinerari impegnativi sempre aperti dal basso e superabili quasi completamente in arrampicata libera: 'magia' di Motto Predan del novembre 1989 (difficoltà obbligatoria 6b+, sviluppo 160 metri), 'mania' Motto - Predan del gennaio 1990 (difficoltà 6c sviluppo 240 metri), 'incompiuta' di Ariu-Motto-Predan del febbraio 1990 (difficoltà 6b+ sviluppo 170 metri), 'incubo di una notte di fine inverno' di Gallo B.Giovanni-Motto-Predan del marzo 1990 (difficoltà 6b sviluppo 90 metri) e 'just for fun' di Motto-Predan sempre nel marzo 1990 (difficoltà 5b sviluppo 100 metri). Le vie sono attrezzate per la discesa in corda doppia.

 

Ma veniamo ora all'Ahperian salita all'Ahperian (foto) palestra Ahperian ed alla Placca nel sole Palestra placca del sole

Queste due strutture che hanno particolarmente attratto gli arrampicatori chivassesi sono attualmente le più frequentate sia per le difficoltà un pò più contenute, sia per la chiodatura meno parsimoniosa.

L'Ahperian, bellissima placconata di circa 250 metri situata sotto l'Anciesieu, fu scoperta e perlustrata agli inizi del 1982 da Giacometti e Sossi (soci del CAI chivassese) che, in più riprese, il 14 marzo di quell'anno dopo aver pulito alcune bellissime fessure, arrampicando sempre dal basso con la collaborazione di Mozzetti e Ricaldone portarono a termine la via 'allegro con brio', che finisce nei pressi di un grosso pino secco, richiodata successivamente con spit ed erroneamente ribattezzata 'i nuovi chivassesi' dalla guida Nazareno Valerio nel 1988.

Sempre a cura di Valerio con chiodatura dall'alto sono stati tracciati altri due itinerari: la via 'del fratello' a sinistra di 'allegro con brio' difficoltà 6a e la 'Eno Valerio' sulla destra difficoltà 6b del 19-12-88.

Mentre per la Placca nel sole (o schiappa delle grise neire) bellissimo scudo di roccia alto più di 200 metri e situato poco sotto e a destra della parete del Cunì, la nostra è stata solamente una riscoperta. Infatti fin da quella domenica del dicembre 1988, che spinti dall'intraprendenza di Sabino, decidemmo di tentare la salita dello scudo e dopo aver superato il primo salto roccioso, su una pianta trovammo una fettuccia di calata. In un primo tempo questo 'reperto' smorzò le nostre velleità di scoperta, ma poi attaccata la parete a destra e non avendo trovato altri segni di passaggio, pensammo si fosse trattato di un tentativo infruttuoso. Quel giorno l'arrampicata, proiettata verso l'ignoto si fece subito interessante ed impegnativa con lunghi tratti di arrampicata libera, senza la possibilità di un'adeguata protezione.

Tornammo poi altre volte Sabino, io e altri amici per continuare quella via che ancora oggi aspetta di essere terminata. Nel frattempo il 15 ottobre 1989 Ariu, Motto, Predan e Valerio terminavano la via 'Beppe' nel settore sinistro della parete. Itinerario molto bello, aperto dal basso, prevalentemente su placca, con qualche spit un po' lungo...

Intanto Luciano Bizzotto (detto Cicci) cercando una via di salita al centro della parete, trovò dei vecchi chiodi anche nella parte alta, a testimonianza che lo scudo era già stato salito. La vecchia via probabilmente opera del solito Meneghin, sfruttando le poche fessure della parete termina sopra gli strapiombi finali; questa salita evidenzia l'ardimento e la preparazione dei primi salitori costretti a superare lunghi tratti in arrampicata libera senza la possibilità di proteggersi con mezzi tradizionali. Accompagnammo poi il Cicci altre volte, con 'mirabili evoluzioni' il primo maggio 1990 terminò la via. Rimasta a tutt'oggi senza nome, subito voleva dedicarla a Silvia (allora fidanzata, oggi moglie n.d.r) ma avendo le altre vie della parete nomi di persone scomparse o dedicate a strane situazioni preferì soprassedere. E' così rimasta la 'via senza nome'; essa viene considerata dai numerosi ripetitori la salita più bella e meglio protetta del settore.

Ad opera di Valerio sono state aperte, a detta di molti, con chiodatura dall'alto due vie: la via dei "fratelli Novella" del 26/10/89 proprio al centro dello scudo (difficoltà 6a) e la 'via della paura' del 28/12/89 che ha per direttrice l'enorme spaccatura a sinistra della Placca nel sole (difficoltà V+/VI).

 

Ultimo settore, forse il meno imponente è quello della placca rosa palestra placca rosa

Situato tra l'Ahperian e la Placca nel sole é raggiungibile in circa 15 minuti dal ponte in cemento sotto Pessetto. Su questa placca ad opera di Motto, Predan e C. sono stati chiodati sette itinerari quasi tutti ben protetti sempre aperti dal basso tranne 'angeli del paradiso' e sono:

Topolinik del 15-8-89 (Ariu-Bus Motto 75 metri 6a+), Angeli del Paradiso del 27-8-89 (Bus-Motto-Predan 75 m. 6b+) Piedi neri del 25-4- 90 (Motto-Predan 45 m. 5c), Ssslik del 25-4-91 (Motto-Predan 75 m. 5c),Girotondo del bel mondo (Bertolino Motto 110 m. 6b+), Maret del 25-8-91 (Giovanetto-Motto 85 m. 6a+),Motivi intrecciati del 7-9-91 (Ariu Motto 85 m. 6b).

Un particolare ringraziamento va rivolto a Manlio Motto Garino e compagni per la mole di lavoro svolto sulle pareti e per la gentile collaborazione, per i disegni e le notizie fornite.

Ci scusiamo per eventuali errori od omissioni per la storia alpinistica deIl'Anciesieu e di tutto il suo avan corpo.

Testo di Emiliano Olivero
per gentile concessione della sezione del CAI di Chivasso
tratto dall'Annuario 1992: per amore , per Forzo -
annuario 1992 del CAI sezione di Chivasso
Il libro 1922-1992 e` in vendita presso la sezione del CAI sito in via del castello n. 8-Chivasso (To)

Notizie utili:

Accesso: da Torino per Rivarolo, proseguire per Pont Canavese ed imboccare la strada per la val Soana; poco prima dell'abitato di Ronco prendere a sinistra la deviazione per Forzo (1178 m.)

Periodo: le pareti in linea di massima sono esposte a Sud, nella parte bassa, se non nevica abbondantemente, si può arrampicare anche in inverno, il periodo consigliato è comunque da marzo a novembre.

Roccia: è uno gneiss granitoide molto compatto, con scarse possibilità di chiodare con mezzi tradizionali.

Chiodatura: molte delle salite citate hanno una chiodatura un po' sportiva (traduzione: richiedono buona tecnica e sicurezza di arrampicata),sono stati utilizzati sicuri tasselli a espansione.

Punti di appoggio: a Molino di Forzo c'è una trattoria.

Ahperian

Accesso: lasciare l'auto nei pressi del ponte in cemento, prima di Pessetto, tornare lungo la strada verso il fondo valle per circa 150 metri. Dopo un muro in pietra, sulla sinistra orografica si imbocca un sentiero che addentrandosi nel bosco porta all'attacco delle vie (20 minuti).

Placca nel sole

Accesso: arrivati a Forzo, prendere per Tressi, giunti all'ultimo tornante della strada, prima di raggiungere la borgata, lasciare l'auto e prendere una traccia di sentiero, che attraversando quasi orizzontalmente porta in circa 15 minuti alla base della parete.

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