Traforo in Val Soana

DALLA: SENTINELLA DEL CANAVESE - di Ornella De Paoli -
Una strada di grande interesse nel parco del Gran Paradiso
Traforo in Valsoana

Don Babando rilancia il progetto di unire Campiglia a Cogne passando dal Pian dell'Azzaria
VALPRATO - Si torna a parlare del Traforo del Gran Paradiso, un progetto sepolto in un cassetto da decenni, ma nel quale, negli anni '60 l'intera Valle Soana aveva sperato, insieme a tanti comuni altocanavesani per rilanciare l'economia locale in crisi.
A riportarlo alla ribalta è stato nelle scorse settimane il parroco della Valle,
don Lorenzo Babando il quale, nell'intervento fatto durante l'assemblea conclusiva dell'Università Rurale Europea svoltasi a Campiglia, aveva dichiarato: " Il tunnel permetterebbe l'apertura di una strada turistica di grande interesse, nel parco del Gran Paradiso, che non deturperebbe l'ambiente e che sarebbe fonte di vita per il commercio, l'artigianato, il turismo e l'agricoltura della VaIsoana e del Canavese". L'idea di raggiungere Aosta da Torino, via Valle Soana, oggi può sembrare stravagante, ma non lo è affatto se si conoscono la storia e le condizioni preesistenti all'attuale situazione della viabilità.
Negli anni '30, epoca in cui fu presentato il primo progetto, non esisteva l'autostrada Torino-Aosta e il percorso da Campiglia avrebbe abbreviato il collegamento tra Torino e l'Europa del Nord; inoltre, l'alto Canavese era compreso nella provincia di Aosta e aveva la necessità di comunicare con il capoluogo. Anche negli anni '60, quando il progetto fu ripreso, la situazione era diversa dall'attuale: era in forse il proseguimento dell'autostrada dopo Verrès, a causa delle difficoltà presentate dal terreno e dall'opinione contraria dei valdostani; Torino era una città in piena espansione dopo la chiusura della miniera di Cogne e la crisi della manifattura di Pont, le località dei due versanti cercavano un nuovo sviluppo nel turismo.
Dunque, non era per niente azzardato progettare "l'autostrada di Cogne di 9 metri di larghezza tra Villeneuve e Pont Canavese, con sviluppo di 50 chilometri" come fece l'ingegner L. RamaIlini nel 1934, per mettere in collegamento il Traforo del Monte Bianco, di cui si discuteva la costruzione, con Torino evitando il giro da Ivrea-Chivasso.
E non lo era neppure negli anni '60, quando un nuovo progetto per la costruzione del traforo del Gran Paradiso, commissionato dal valsoanese Joseph Clerico e redatto dall'architetto francese Guerrin, andò quasi in porto.
Nel 1965 praticamente tutti i comuni del Canavese occidentale avevano deliberato l'adesione al comitato promotore insieme alla città di Torino e la Regione Valle d'Aosta aveva inserito nel suo piano quinquennale uno spesa di due miliardi per la galleria Cogne Campiglia. Inoltre, non mancavano gli appoggi a Roma con l'interessamento del ministro Giulio Pastore, la cui morte improvvisa bloccò poi l'iter di una apposita legge. I vantaggi derivati dalla realizzazione del traforo del Gran Paradiso, con imbocco al Pian dell'Azzaria, uscita a Lillaz sull'altro versante e lungo in totale 16 Km., venivano ancora evidenziati nel 1970 nella tesi di laurea dell'ingegner Vittorio Recrosio: guadagni di percorso (tra Cogne e Torino 54 Km. in meno), alleggerimento del traffico in uscita dal Monte Bianco lungo la direttrice Aosta-Ivrea, aumento della produttività delle attività economiche locali, creazione di nuove attività, sviluppo del turismo. Risultati di non poco conto anche per i giorni nostri. Ne è convinto il parroco che afferma: "Senza il traforo la valle è destinata a morire, perché è una valle senza sbocchi verso l'Europa, si tratta di aprire una porta più agevole
per congiungere non due comuni, come è avvenuto in Valle Orco tra Noasca e Ceresole, ma due regioni, Piemonte e Valle d'Aosta e il sud delle Alpi con il Nord Europa".

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