Asivola dij babi e la borsa del Pastore
L’asivola dij babi viene anche detta anche asiola o azidola è il nome del romicie, o lingua di
vacca in italiano. Il nome piemontese deriva dal latino herbam acidula. Questa erba notata in una recente passeggiata cresce lungo strade e fossi, ma anche nei coltivi, prati da sfalcio concimati. La pianta ha diverse proprietà medicinali, le grandi foglie venivano anticamente utilizzate per avvolgere e conservare il burro. Il nome generico deriva dal latino rumex’ (asta, lancia, freccia), per la forma delle foglie di alcune specie; quello specifico si riferisce alle foglie ad apice ottuso. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre. Questa pianta presenta nelle varie lingue dell’Italico stivale una diversità di nomi, in Piemontese: Acetusa sarvaja, Arumes, Asiasse, Asivola dij babi, Azidola dij babi, Lavasso, Rume,. Liseuron, a Mombaruzzo, Mamiole. In Liguria, a Noli, Lappassa, in Valle Arroscia, Lingua de crava, Voltri, Rumixia. In Lombardia, Brescia, Maine o Roemes e Stalaas in Valle Camonica. Roebas a Piacenza in Emilia-Romagna, Rombice dei prati in Toscana e Lavazzutt, Friuli. Infine Lapazzu in Sicilia. Una seconda pianta è la borsa del Pastore detta anche erba storna, borsacchina, cimino, grataróle. Viene detta Borsa del Pastore dal nome latino capsa, che era un contenitore atto alla custodia dei rotoli di papiro che per estensione assunse in seguito significato di contenitore di oggetti preziosi, cofanetto, piccola borsa; l’epiteto specifico fa riferimento è alla forma dei frutti, triangolari con base a forma di cuneo, che ricordano la bisaccia usata dei pastori. Riassumendo un piccolo cofanetto, simile alla bisaccia usata dai pastori. Una cuoriosità sul nome, secondo alcuni studiosi che sostengono che il frutto non assomigli affatto ad un “piccolo cofanetto” e meno che mai alla “bisaccia del pastore”, ma bensì ha la forma di una zeppa, facendo risalire l’etimologia all’accadico burussu, tappo, turacciolo e pastu, ascia, scure, col significato complessivo di tappo o zeppa a forma di scure,esiste anche una storia al riguardo, si racconta come un pastore, che curava con questa pianta le sue pecore, riuscisse ad arrestare una emorragia uterina di una giovane donna somministrandole ogni ora, un cucchiaio di succo fresco della pianta. Per quanto si sa per migliaia di anni la Borsa del pastore è stata impiegata come alimento ed i semi di questa pianta sono stati ritrovati negli negli insediamenti neolitici di Çatal Hüyük, importante centro abitato dell’epoca neolitica sito nella regione di Konya in Turchia, che risalgo no al 6.000 a.C. penmsate anche questa semplice pianta diffusa in quasi tutto il mondo, spesso è considerata infestante. In Italia è presente su tutto il territorio, ma scarseggia nella fascia alpina. Si adatta a qualsiasi tipo di clima e di terreno; vegeta negli orti, sui prati incolti ma anche coltivati, ai margini delle strade, sui muri, nelle radure e boschi ha una sua storia e dignità come la lingua di vacca. Tutto quello che ci circonda ogni giorno è meraviglioso, senza che noi ce ne rendiamo conto. Personalmente io continuo a stupirmi. È la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta.
Favria, 27.04.2021 Giorgio Cortese
Dona il sangue e sii un eroe nella vita di qualcuno. Il sangue è destinato a circolare. Condividilo! Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 7 MAGGIO 2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio
Quando ci alziamo alla mattina ricordiamoci sempre quale prezioso privilegio è essere vivi, respirare, pensare, provare gioia e amare.
Maia.
Maggio è l’ultimo mese della primavera, il cui nome potrebbe derivare dalla dea romana Maia, dea della fecondità e del risveglio naturale in primavera. Ogni 1º maggio, Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa gravida, in modo che anche la terra fosse gravida di frutti. Non si conosce il motivo per il quale vi sia un’affinità col dio del fuoco. Nella cultura cristiana maggio è il mese dedicato alla Madonna. Maggio è un mese ricco per il nostro orto: le temperature ormai sono stabili e nella gran parte degli orti non c’è più rischio di gelate tardive. Prendono consistenza le coltivazioni piantate in primavera e l’orto si fa verdeggiante e rigoglioso. il mese di Maggio è particolarmente dedicato ai trapianti di tutte le piantine, per cui bisogna rimboccarsi le maniche prima che arrivi il caldo dell’estate per impostare un orto che possa produrre nei mesi successivi. Infatti si mettono a dimora Bietole a coste, Cavoli, Cardi. Lattughe, Peperoni, Pomodori, Porri. Sedani, Melanzane. In questo mese La luna Calante o luna Vecchia buona per seminare è fino al 10 al 26 maggio. Nel giardino semina in in semenzaio: Astro, Garofani, Digitale, Alisso, Zinnia, Celosia, Asparago, Verbena, Salvia, Dahlie, Campanule, Phlox, Elecrisium, Tagete. Semine in semenzaio: Astro, Garofani, Digitale, Alisso, Zinnia, Celosia, Asparago, Verbena, Salvia, Dahlie, Campanule, Phlox, Elecrisium, Tagete. Semine in piena terra: Aquilegia, Convolvus, Gipsofila, Ipomea, Pisello odoroso, Elecrisium, Ageratum, Zucchetta ornamentale, Cosmea, Iberis, Clarkia, Amaranto, Crisantemi, Portulacca, Papavero, Primula, Godetia, Phlox, Petunia, Fiordaliso. Piantagioni e trapianti – bulbi : Begonia, Acidentera, Mughetti, Amaryllis, Ranuncolo, Gladiolo, Agapantus, Anemone, Lilium, Calla, Montbretia, Ciclamini, Dahlia, Incarvillea, Gloxinia, Peonia, Liatris.
Favria, 28.04.2021 Giorgio Cortese
Dona il sangue e sii un eroe nella vita di qualcuno. Il sangue è destinato a circolare. Condividilo! Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 7 MAGGIO 2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio
La vita è davvero semplice, ma ogni giorno insisto nel renderla complicata.
Ecco dove si dona a maggio in Canavese Zona 2 Fidas
Barbania, domenica 2 maggio
Montanaro, lunedì 3 maggio
Rivarolo, lunedì 3 maggio
Montanaro, sabato 3 maggio
Favria, venerdì 7 maggio
Ciriè, sabato 8 maggio
Montanaro, sabato 8 maggio
Valperga, lunedì 10 maggio
Rivarolo, venerdì 21 maggio
Ciriè, sabato 22 maggio
Ciriè, domenica 23 maggio
Rivara, mercoledì 26 maggio
Qui di seguito cellulari dei referenti gruppi dove potete prenotarvi
Aglie’ 331-3539783
Barbania / Front 347-9033496
Bosconero 011-9889011 e 338-7666088
Cirie’ 340-7037457
Corio 348-7987945
Favria 333-1714827
Feletto 339-1417632
Forno Canavese _ 338-8946068
Levone 340-0675250
Locana 349-6623516
Lombardore / Rivarossa 333-3310893
Montanaro 377-7080944
Ozegna 334 7717626
Pont 333-8937412
Rivara 339-6339884
Rivarolo Canavese 348-9308675 e 347-4127317
San Giusto Canavese 377-1213021
Valperga / Salassa / Pertusio 347-5821598
Varisella / Vallo 333-9584743
Favria, 29.04.201 Giorgio Cortese
Dona il sangue e sii un eroe nella vita di qualcuno. Il sangue è destinato a circolare. Condividilo! Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 7 MAGGIO 2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio
Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente sia un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa sia un miracolo.
Dopo l’honesta missio inizio a battere la Diana anche per na spana!
Con honesta missio si intende il congedo dei soldati dell’esercito romano al termine del regolare servizio militare: era loro rilasciato un diploma inciso su un dittico di bronzo, in cui si attestava che il soldato aveva “servito con fedeltà e onore”, veniva pagata una somma di denaro, concesso il diritto di cittadinanza e di contrarre matrimonio legittimo. Insomma la pensione attuale e mi direte cosa centra battere la diana? Battere la Diana era anticamente un’espressione usata nel linguaggio militare fino agli inizi del XX secolo, con il significato si suonare la sveglia. Durante le e operazioni militari, generalmente, le colonne di fanteria si mettevano in marcia all’alba, non appena vi fosse luce sufficiente per muoversi con sicurezza, in modo da raggiungere il prima possibile gli obiettivi assegnati, evitando di marciare nelle ore di grande calura. A tale scopo era necessario svegliare i soldati mezz’ora prima, per consentire loro il consumo della colazione e la preparazione alla marcia. In tempo di pace il segnale della sveglia veniva dato con squilli di tromba, ma durante le operazioni belliche si preferiva sostituirlo con il battere dei tamburi, in quanto il suono prodotto era meno avvertibile a lunghe distanze ed avrebbe evitato di fornire informazioni al nemico. Il rullo dei tamburi per la sveglia aveva inizio poco prima dell’aurora, all’apparire della luce solare riflessa dal pianeta Venere, detto stella Diana, da cui l’espressione: battere la Diana. Tranquilli non parto per nessuna guerra nè battuta di caccia ma intendo l’honesta missio la pensione che inizia a maggio e battere la Diana che non starò fermo come un ramo rinsecchito ma cercherò sempre di adoperarmi per aiutare tutte le persone che conosco e forse anche qualcosa in più! Oggi ritengo che metterci insieme è un inizio, rimanere insieme e un progresso, lavorare insieme e un successo. Ogni giorno siamo tutti insieme chiamati a collaborare come una squadra, chi lavora e chi è in pensione dove si combatte anche solo per un na spana, magari ci spossiamo tutti di fatica per avanzare di una spana e quella spana, che sono solo 200 mm ca, nel sistema piemontese ante decimale, sembrano pochi ma utili a tutti e noi li difendiamo con le unghie e con i denti perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quelle spane saremo avanzati di magari di svariati trabucchi, il trabucco era una unità di lunghezza piemontese che corrisponde a m 3,086. Ecco che giorno dopo giorno avanzando avremo la vittoria per chi verrà per chi ci sarà dopo di noi, perché solo così anche se non lavoro più potrò avere una esistenza appagante perché sono ancora disposto ancora a battermi con tutti quelli che vorranno anche solo per n’ideja, 01 mm, perché nella vita non si è mai troppo attempati per fissare un nuovo obiettivo o per sognare un nuovo sogno, ritengo che il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
Favria, 30.04.2021 Giorgio Cortese
Il senso della vita è quello di trovare il mio dono, lo scopo della vita è quello di regalarlo.
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Il mughetto.
Il mughetto, convallaria majalis o lillium convallium, appartiene alla famiglia delle liliaceae, è una pianta originaria del continente Europeo e del nord America. Il primo nome convallaria majalis deriva dal latino e significa giglio di maggio mentre il secondo nome lillium convallium è sempre di origine latina ma significa giglio delle valli. Si tratta di una pianta erbacea sottile che può raggiungere un’altezza di 20 cm, ha solo due foglie abbastanza grandi di forma ovale molto allungate di colore verde brillante. I fiori, bianchi e profumati, simili a dei campanellini che sbocciano dai primi giorni di marzo. Dopo la fioritura la pianta produce anche dei frutti di colore rosso e dalla forma rotonda. In molti paesi del mondo è usanza regalare almeno un mazzo di questi fiorellini, simbolo di felicità che torna e portafortuna. Associato anche all’arrivo della primavera. Nessun augurio migliore insomma in un giorno come questo. Nella mitologia latina il mughetto, era dedicato al dio Mercurio. Nella tradizione del tempo simboleggiava la nuova luce primaverile e durante i vari rituali venivano offerti tre rami di mughetto come segno d’ amicizia e speranza. Per i Celti, il 1° maggio era poi l’inizio della prima metà del loro anno. Nel Medio Evo col 1° maggio iniziava il mese dei fidanzamenti e si piantava il magio ele Badie piantavano un magio davanti alla porta della promessa sposa detta Valentina ed il fidanzato, detto Valentino le regalava il mughetto. Nel Rinascimento, il mughetto era un amuleto portafortuna associato alla celebrazione del Primo Maggio. Per i cristiani, il mughetto divenne il fiore di San Leonardo. Secondo il mito infatti il fiore si generò in segno di vittoria dalle gocce di sangue del santo, ferito durante la sua lotta contro il demonio. A introdurre la tradizione per cui il mughetto si associa proprio al primo maggio è stato Carlo IX nel 1561. Il monarca francese, ricevette un ramo di mughetto il Primo maggio, e decise di offrirne uno ogni anno alle dame della corte, dando inizio alla tradizione. In Francia la tradizione del mughetto il 1° maggio si rinnovò e divenne stabile nel 1895 quando il chansonnier Félix Mayol, giunto a Parigi alla stazione ferroviaria di Saint-Lazare, fu omaggiato con un mughetto dalla sua amica Jenny Cook. Fino ad allora la tradizione voleva che l’omaggio consistesse in una camelia che gli uomini indossavano sulla loro redingote. Il redingote è l’adattamento dell’inglese riding coat, coat, veste, riding, per cavalcare, dalla destinazione originaria di questa foggia di abito, poi abito maschile da passeggio legato sul davanti, aderente alla vita e lasciato libero inferiormente, molto in voga all’inizio degli anni 1840 e poi progressivamente sostituito dalla giacca. Insomma era un abito intermedio fra “roba” e mantello, robe- manteau, in francese. Roba deriva dal basso francone rouba ed era un soprabito pesante maschile diffusp in tutta l’Europa latina durante il Medioevo e si differenziava dalla cappa e dal mantello per la presenza costante delle maniche. Tornando alla storia del mughetto, Félix Mayol si presentò sulla scena col mughetto sulla lunga giacca, redingote, e fu un successo. Pare che la tradizione, inoltre, della libera vendita sulle strade dei mughetti è fatta risalire a Claude-François de Payan, amico di Robespierre. Dal 1889 infine il 1° maggio è stato universalmente conosciuto come il Giorno della Festa del Lavoro. Il primo maggio del 1895, al cantante Mayol fu presentato un mughetto dalla sua amica Jenny Cook, e quella sera lo mise all’occhiello al posto della tradizionale camelia. Nel 1900, il primo maggio, il capo delle sartine offrì ai suoi clienti e lavoratori dei mughetti. Da allora la tradizione di associare mughetto, 1° maggio e Festa del Lavoro si è estesa in diversi paesi occidentali, molto diffusa in Francia e nei paesi francofoni. Il mughetto divenne popolarissimo negli anni ’50 del Novecento, quando Christian Dior, 1905 -1957, lo usò per adornare una sua linea di abiti da sera, muguet. Nel linguaggio dei fiori il mughetto simboleggia la verginità, la purezza e l’innocenza, per via del colore bianco candido dei delicati fiori. In Francia invece simboleggia l’uomo che ostenta troppo la sua raffinatezza.
Favria 1.05.2021 Giorgio Cortese
Invecchiando ho scoperto di avere due mani, una per aiutare me stesso e l’altra per aiutare gli altri
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A come Afrodite!
Afrodite era, nella religione e nella mitologia greca, la dea della bellezza, ma anche della fertilità, dell’amore e della procreazione. Secondo alcuni, si tratta di un culto di derivazione orientale, per altri invece di derivazione fenicia. In ogni caso, fu ellenizzata da Omero nell’Odissea, poema nel quale è scritto che è originaria di Pafo, nell’isola di Cipro. La dea Afrodite era una delle dee più importanti e venerate nel pantheon greco, a lei furono dedicati moltissimi templi, culti e celebrazioni religiose. Nei poemi e nelle diverse versioni dei miti, si presenta spesso come dea gelosa, passionale, consapevole della propria bellezza, sensuale e facile all’ira ed alla vendetta, soprattutto nei confronti di coloro che pretendono di strapparle i suoi amanti, o anche solo di volerli condividere. Fu senza dubbio per la sua luminosità che il pianeta Venere venne chiamato dai Babilonesi la stella di Ishtar, una dea dell’amore e della guerra stretta parente della greca Afrodite, il cui nome latino è appunto Venere, dal sostantivo neutro venus che significa desiderio sessuale. Invece Afrodite divinità ellenica dell’amore e della bellezza, derivava il suo nome dalla parola greca aphros, schiuma. Esiodo tramanda che la dea fosse nata dalla schiuma prodotta dai genitali evirati di Urano, il Cielo, dopo che il figlio Crono, il Tempo, li aveva gettati nel mare. Afrodite era venerata anche come dea del mare e dei marinai, della guerra, specie a Sparta, ma soprattutto dell’amore e della fertilità. Omero la chiama Cipride, cioè di Cipro, ma oggi la colleghiamo alla grande divinità dell’amore e della guerra del Vicino Oriente, l’accadica Ishtar, di cui si è detto, l’Inanna mesopotamica, l’Astarte dei Fenici e dei Cananei, citata nella Bibbia come Astaroth. Famosa per le relazioni amorose e adulterine con uomini e dèi, in Omero è la sposa insoddisfatta dello zoppo Efesto, che tradisce con Ares, dio della guerra. La dea aveva avuto diversi amanti mortali, come il troiano Anchise, con cui genera Enea, o il bellissimo Adone che era figlio di Cinira, re di Cipro e sacerdote di Afrodite. Afrodite si uni anche con il mortale Bute, che era fratello di Eretteo, il suo gemello, Procne e Filomena, ed era era considerato il più grande apicoltore dell’antichità. Bute partecipò alla spedizione degli Argonauti di Giasone per recuperare il vello d’oro, sulla via del ritorno passarono vicino all’isola delle sirene e il canto magico stava per ammaliare l’equipaggio quando Orfeo, il mitico cantore, intonò una melodia ancora più affascinante. Fra tutti, il solo Bute si gettò in mare, ma venne tratto in salvo da Afrodite che, per ingelosire il bell’Adone, passò molte notti con lui sul Lilibeo, facendo di lui il suo amante. Da lui Afrodite ebbe Erix, futuro ottimo pugile e re di Erice in Sicilia e una fimma femmina Didamia. Con il dio Marte, Ares, Afrodite generò Eros, Cupido, dio dell’amore, fratello di Anteros, dio dell’amore ricambiato, Armonia, Deimos e Fobo. Ecco che l’associazione di Afrodite con Eros, le Grazie e le Ore ne enfatizza il ruolo di dea della fertilità. Il poeta romano Lucrezio la onora come Venere Genitrice, Venus Genetrix, principio creativo alla base del mondo. Afrodite veniva anche chiamata Urania, Celeste e Pandemos, di tutto il popolo. Venere era associata alla bellezza e per questo è una figura dell’arte, raffigurata nelle immagini più antiche dipinta vestita, mentre nella scultura del V secolo a.C. è nuda dove l’Afrodite Cnidia di Prassitele diventa il modello per tante sculture successive, come la Venere di Milo. L’identificazione di Venere con Afrodite avviene in tempi antichi, famoso è in Sicilia il culto di Venus Erycina, cioè di Erice, che deriva dal culto fenicio di Astarte fenicia che viene poi assimilato con Afrodite, dopo la Seconda guerra punica. A Roma, un tempio a Venere Ericina fu innalzato sul Campidoglio nel 215 a.C. Un altro, sorto fuori dalla Porta Collina nel 181 a.C., diventò il centro di culto delle prostitute, mentre Venus Verticordia, che cambia i cuori era, in, la protettrice della castità femminile. L’importanza della dea aumentò quando Giulio Cesare rivendicò che la sua famiglia discendesse da Venere tramite Iulo, il figlio di Enea, ed edificò nel Foro Giulio il tempio a Venere Genitrice, mentre Cleopatra altrove si faceva ritrarre come Afrodite con al collo Eros, allusione al figlio avuto dal dittatore. In Egitto la dea venne accostata a Iside, moglie di Osiride, ma anche ad Hathor, dea dalle corna di mucca, simbolo gioioso di amore sessuale e al tempo stesso inquietante intermediaria tra vita e morte veniva identificata con lei.
Favria, 2.05.2021 Giorgio Cortese
A volte non posso vedere me stesso chiaramente finché non mi vedo attraverso gli occhi degli altri.
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