Torre di Lavina

3308 m

Lavina – localm. Tor ‘d Lavinà – Torre di…, ai confini con Cogne e Valprato, con due cime (Sud m. 33O8 e Nord m. 3274); Grange… a quota 1796 e 1830;Grangia… Grossa, m.2120; Ghiacciaio di… sul versante valdostano del Bardoney. Sulla cresta occidentale di questa montagna si trova la Punta Lavinetta, quota 3016, con grange… a quota 2020 e 2092.
Etimologicamente verrebbe logico pensare a “lavina” come derivato dal tardo lat. labina valanga di neve, dal quale il nostro “slavina”, collegato con “lava” avente anche il significato di “roccia scivolosa”, tutti derivati dalla stessa radice preindo-europea dalla quale anche (lausa (piemont. (losa) con lo stesso concetto di “pietra che scivola” (D.D.R. p. 165).
Questo toponimo non compare però mai in questa forma nei documenti risalenti al periodo 1679 – 1725, mentre in essi si parla sempre di alpeggi, ritano e montagna “della Vina”; la stessa pronuncia locale parrebbe più un “La vinà” e le grange ai piedi della montagna un “Le vinétte»: ci si potrebbe quindi trovare “di fronte ad una abbreviazione o di alvina (piccola grangia) o di cleivina (= piccolo pascolo soleggiato) o ad altro diminutivo applicato ai primi alpeggi ed ora completamente dimenticato e scomparso” (Bertotti, 1979, p. 251).
Studi più recenti (Krutwig) porterebbero ad un collegamento con la radice preindoeuropea *Vina – *Vinia del significato di “parete di roccia, altezza”, aprendo interessanti considerazioni anche sulle vicine alpi del Chiavino e sul ritano Collevina. Aggiungiamo ancora che il Baretti (p. 345) nota che “la punta di Lavina è così chiamata da Cogne e da Forzo; viene anche detta Punta delle Eive Rousse dal Bardoney, e Torre del Rancio da Campiglia”, toponimi collegati ai nomi dei rispettivi valloni che scendono da questa vetta.

 

Toponomastica: tratto dal libro LE VALLI ORCO E SOANA (per gentile concessione degli autori)
Note sui nomi delle località, torrenti e montagne delle Valli Orco e Soana e sul loro significato di Giovanni Bertotti, Angelo Paviolo, Alda Rossebastiano
edizioni Corsac (Centro Ricerche Studi Alto Canavese).

La torre di Lavina facilmente riconoscibile per la sua forma elegante,
in particolar modo dalla pianura, e` costituita da due vette ben distinte: la Sud 3308 m. e la Nord 3274 m.
Dalla vetta piramidale,scendono tre creste: a Nord verso il colle di Acque Rosse, in direzione sud-est verso il colle della Cadrega e verso Sud Ovest verso il colle di Bardoney.
Sebbene possa essere salita attraverso diversi itinerari con difficolta’ differenti, nessuno degli itinerari per salire questa vetta e` da ritenersi banale.
Qui di seguito verra’ descritto un itinerario dalla valle di Campiglia ed un altro piu impegnativo dal vallone di Forzo.
Ulteriori, innumerevoli itinerari per salire questa stupenda vetta li troverete nella Guida dei monti d’Italia – GRAN PARADISO ed. TCI

Salendo verso le grange del Rancio veduta sulla Torre di Lavina

Dalla valle di Campiglia

Da Campiglia salire attraverso la strada sterrata fino al Pian Azzaria e quindi su mulattiera raggiungere le Grange Barmaion 1651, baite Araman 1722, baite Tenson 1859. Attraversato il Rio del rancio, raggiungere le baite giardino del Rancio a quota 2152 m. (1h45′), quindi le baite del Rancio di Sopra a quota 2240 m . (3h50′)
A quota 2740 circa dove la mulattiera si biforca, piegando a sinistra (Sud) raggiungere in breve il Colle di Acque Rosse 2947 (ore 4 h 35). Proseguire su ampi pendi e giungere alla base del canalone, quindi al colletto quotato 3245 m, da dove per rocce disgregate, pervenire attraverso la cresta sulla punta nord (ore 7).

dalla piatta di Lazin veduta sulla torre di Lavina

Dalla valle di Forzo

L’itinerario qui di seguito segnalato è uno dei piu interessanti che si possano compiere per salire la vetta dalla Valle di Forzo. La salita per la costola centrale è stata vinta da G.A. De Petro nel Settembre del 1917

Raggiunto il Bivacco Davito attraverso l’itinerario descritto negli itinerari escursionistici, proseguire su erba e pietraie in direzione del colle di Bardoney per circa 1/2 ora. Raggiungere attraverso un ampio semicerchio i piedi della parete SSO , quindi attraverso facili cenge erbose, obliquando verso destra, portarsi sopra il salto basale della parete SSE.

Superata la prima costola, per erba e facili roccette raggiungere l’attacco della seconda. L’arrampicata inizia portandosi sul filo di cresta che si segue fedelmente con diversi passaggi su roccia salda e ricca di appigli.
Verso la meta’ della cresta s’incontra una breve placca (III +) . Raggiunto il cengione sotto la vetta, proseguire ancora per una decina di metri, quindi piegare a sinistra e su blocchi irregolari attraversare il canale fra la prima e la seconda costola. Superare una breve bastionata in prossimità della prima costola e raggiungere la vetta (4h30′)

Discesa: Conviene scendere al colle di Acque Rosse (valle di Campiglia) e attraverso la mulattiera raggiungere il colle della Cadrega, collegandosi quindi all’itinerario di salita.