Cambiamenti climatici e complessità del sistema climatico – Tra poco è Natale… Natale sotto il Castello a Favria; Natale al Villaggio Castello. – Da San Nicola a Babbo Natale. – Sant’Ambrogio. Oh Bej! Oh Bej! – La sorpresa del S.Natale. – I Nibelunghi – La leggenda della rosa di Natale. – Viviamo nell’inespressivo acronimato. – Benvenuto Emerito Arcivescovo Monsignor Cesare Nosiglia…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Cambiamenti climatici e complessità del sistema climaticodocente F. Gallinucci, martedì 6

dicembre ore 15,30 -17,00
Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS.Trinità –Via Milite Ignoto
Oggi il cambiamento climatico è un processo incontestabile ma non ineluttabile, un fenomeno che ha ormai superato qualsiasi possibile scetticismo. Il mondo scientifico da molti anni cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sui mutamenti climatici, mostrando con dati e studi che il clima sta cambiando. D’altronde, le variazioni climatiche sono evidenti e diffuse in tutto il pianeta, come dimostrano i tantissimi esempi di cambiamenti climatici nel mondo. Il cambiamento climatico è iniziato nel 1800, quando a causa di un’industrializzazione basata sull’utilizzo dei combustibili fossili le attività umane hanno cominciato a produrre ingenti emissioni di gas serra nell’atmosfera. Secondo la NASA, il clima della Terra è cambiato più volte nel corso della storia, in genere per l’effetto di minuscole variazioni dell’orbita terrestre, in quanto alterano la quantità di energia solare ricevuta dal pianeta. Negli ultimi 650.000 anni i ghiacci sono avanzati e si sono ritirati 7 volte, attraverso cicli della durata di migliaia di anni. L’attuale cambiamento climatico in corso, però, è diverso rispetto a quelli registrati in passato. La NASA ha rilevato come il diossido di carbonio, uno dei principali gas ad effetto serra responsabile della mutazione del sistema climatico, sia rimasto al di sotto di 300 parti per milione da 800.000 anni fa fino al 1950.  È da questo momento che è stato rilevato un brusco e mai visto prima incremento della concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera, salito in poco più di mezzo secolo ad oltre 400 parti per milione. Per fissare una data in merito a quando sono iniziati i cambiamenti climatici, dunque, è possibile considerare proprio il 1950. Gli effetti del cambiamento climatico sono innumerevoli, alcuni dei quali potrebbero diventare irreversibili. Uno di questi è la forte riduzione dei ghiacciai, con l’Artide e l’Antartide che sono sempre più minacciati dal surriscaldamento globale. Lo scioglimento dei ghiacciai delle regioni polari, inoltre, comporta una serie di gravi problemi per tutto il pianeta, come l’innalzamento del livello del mare e il rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di gas climalteranti racchiusi nei ghiacci perenni. Tra le conseguenze dei cambiamenti climatici c’è anche l’aumento dei fenomeni meteorologici violenti. In molte zone geografiche si stanno verificando con maggiore frequenza eventi catastrofici come inondazioni, precipitazioni estreme, temporali, tifoni, uragani e tempeste. Un chiaro esempio delle conseguenze della crisi climatica sono le precipitazioni che hanno colpito la città di Petropolis in Brasile lo scorso marzo, quando in poche ore è caduta la quantità di pioggia prevista per l’intero mese causando la morte di oltre 200 persone, oppure le inondazioni sempre più frequenti che ogni anno colpiscono il Nord dell’India. I disastri causati dal cambiamento climatico sono anche riconducibili alle siccità prolungate che affliggono alcune aree geografiche della Terra, con lunghi periodi di totale assenza di precipitazioni che mettono a rischio milioni di persone in tutto il mondo e rafforzano processi come la desertificazione e le tempeste di sabbia. Bisogna considerare anche i danni dei cambiamenti climatici di tipo economico, infatti gli eventi meteorologici violenti e le mutazioni del clima costano miliardi di euro di soldi pubblici e privati, risorse che vengono sottratte agli investimenti in educazione, salute e welfare sociale. Non vanno trascurati gli effetti dei cambiamenti climatici sull’uomo, come la scarsità di cibo in alcune regioni o la riduzione dei pesci a causa dell’acidificazione degli oceani, la povertà che costringe milioni di persone a migrare per motivi climatici e i rischi per la salute fisica e mentale legati alla malnutrizione e alle conseguenze dei fenomeni meteorologici estremi. Secondo le Nazioni Unite, ogni anno ci sono oltre 23 milioni i migranti climatici, persone obbligate a lasciare la propria terra a causa della scarsità idrica, del calore eccessivo e delle inondazioni continue, un fenomeno che colpisce soprattutto le comunità più fragili e i paesi più vulnerabili.

Favria,  5.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita capita a volte che quando abbasso lo sguardo per raccogliere qualcosa che ho perso, scorgo qualcosa d’altro che vale la pena di raccogliere. Felice lunedì.

AVVISO

Carissimi volenterosi donatori,  SABATO 17 DICEMBRE, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 CONSEGNA PANETTONI, CALENDARI A CHI HA DONATO NEL CORSO DEL 2022, MEDAGLIE ORO E ONORIFICENZE RE REBAUDENGO presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria.

Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno, evviva i donatori di Sangue. Per info     cell. 333 171 48 27

Tra poco è Natale… Natale sotto il Castello a Favria

Se volete veramente vivere la magia dell’atmosfera dell’attesa del Natale, a Favria in diicembre dovete visitare.  Passeggiare tra le vie del centro del paese che trasudano di storia secolare e sentire l’inebriante profumo di vin brulè sono esperienze che fanno gioire l’animo e che apriamo dallo scrigno del cuore dei gioiosi e dimenticati ricordi. La Pro Loco in collaborazione con il Comune ed i  Commercianti e le Associazioni organizza:

NATALE SOTTO IL CASTELLO, DOMENICA  11 DICEMBRE DALLE ORE 10,30 ALLE ORE 18,00.

Nel centro storico tante attrazioni per grandi e piccini, i bambini posso portare le lettere a Babbo Natale, le entusiasmanti passeggiate sui pony, la musica con i maestri musici della Filarmonica, spettacoli di magia che ci stupiscono sempre e riempiono il cuore di meraviglia, l’affascinante trucca bimbi, e poi cioccolata calda e panettone con l’invitante profumo delle frittelle che evocano ricordi della fanciullezza. Per finire  l’immancabile vin brulè, e il fascino della leggerezza della ginnastica acrobatica aerea.

Certo Favria è una piccola Comunità ma il primo acquisto che farete sarà di sorrisi e tanta cortesia. In conclusione se volete festeggiare un Buon Natale a Favria i regali dovete acquistare.

Natale al Villaggio Castello.

I negozi di via Bonaudo 2, Favria vi aspettano giovedì 8 dicembre dalle 14,30 in compagnia di Babbo Natale, Olaf e Elsa. Consegna letterine, trucca bimbi, sculture di palloncini e per scaldarvi cioccolata calda e vin brulè, pizza e pop corn. Quest’anno 8 DICEMBRE A FAVRIA-VILLAGGIO CASTELLO in via Bonaudo 2 fatevi un dono speciale. Venite giovedì 8  dicembre dalle 14,30per condividere l’allegria con le attività commerciali: Generali Leone assicurazioni,  Puntocopia, impianti Monteleone, Femme Fatale, Come una volta lavanderia stireria, pizzeria da Leo, Silvana Gigi parrucchiera, la Cremeria, la Ranocchietta che Vi augurano  con tutto il cuore, che la gioia dell’avvento porti pace ed amore a te e ai tuoi cari. Venite e non mancate perché lo spirito del S. Natale è nell’aria, una gioia innata nel cuore. Auguri.

Babbo Natale

Da San Nicola a Babbo Natale.  

Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di San Nicola, vissuto nel IV secolo, che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre: secondo la tradizione, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi e,  in un’altra occasione,  salvò tre fanciulli. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo, il 6 dicembre. L’usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige): la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino fa concorrenza a Babbo Natale. I bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli. Una rappresentazione del vescovo San Nicola (Sinter Claes) in una casa 16° secolo, nei pressi della diga di Amsterdam. San Nicola è il santo patrono della capitale olandese. Il mito di babbo Natale nasce dalla leggenda del santo.  Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale. A differenza di Babbo Natale, però, San Nicola è realmente esistito. Nacque a Patara nel 270 e fu vescovo di Myra, in Licia (odierna Turchia). È una figura avvolta nel mistero, ma indizi archeologici dicono che è vissuto realmente: il suo nome compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325), una riunione di tutti i vescovi della Chiesa cristiana per tentare di chiarire le divergenze teologiche sulla natura di Cristo. In mancanza di notizie storiche certe, i biografi ricostruirono comunque la vita di Nicola condendola con dettagli spesso scopiazzati da altre vite di santi. Figlio unico di ricchi genitori, pare che fin da piccolo avesse manifestato i segni della sua santità: il mercoledì e il venerdì, infatti, poppava una sola volta al giorno, per rispettare l’astinenza prescritta dalla Chiesa cristiana. Non gli toccò una morte spettacolare, da martire: pare che si spense in pochi giorni, di vecchiaia, tra il 345 e il 352. E come aveva fatto in vita, anche da morto prese le difese della sua comunità, regalando ai fedeli un olio profumato dai poteri miracolosi che sgorgava dalle sue reliquie, conservate nella cattedrale di Myra fino all’XI secolo, e portate via dai baresi nel 1087. Fin qui, però, la sua fama rimaneva legata solo alla Licia. La svolta si ebbe tra il VII e l’VIII secolo, quando, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario, Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare. Arrivò così il salto di status: Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale. Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania. Parallelamente si sviluppò una sua biografia definitiva, “arricchita” di nuovi episodi. Uno dei più famosi è la storia delle tre fanciulle, particolarmente diffusa nell’XI-XII secolo: commosso dalla sorte di tre ragazze povere che il padre meditava di far prostituire, per tre notti Nicola gettò loro attraverso la finestra aperta altrettanti sacchi d’oro (poi simboleggiati nell’iconografia con palle d’oro) come dote per farle sposare. Questa storia diede a Nicola la fama di generoso portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità. Il suo rapporto speciale con loro nasce da una truce storia medioevale degna delle fiabe dei fratelli Grimm: una notte tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda; l’oste e sua moglie li accolgono volentieri perché hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti. Il racconto circolava prevalentemente nelle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti. In occasione di questa versione cristianizzata dei Saturnali, la scalmanata festa pagana dell’antica Roma, gli studenti eleggevano il “vescovello”, una specie di dio Saturno romano che presiedeva ai festeggiamenti ed elargiva doni. Dalla fine del XIII secolo, il 6 dicembre diventò il giorno in cui i “vescovi Nicola” salivano sui loro scranni: la tradizione raggiunse il culmine nel XVI secolo (ma in alcuni luoghi persistette fino al XIX). E anche quando la Chiesa, scandalizzata, iniziò a vietare queste carnevalate pagane, Nicola sopravvisse nelle scuole e nelle case grazie ai bambini, che continuarono a festeggiarlo e a ricevere i suoi regali. La storia e la devozione per san Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia. Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città. Le reliquie, cioè le ossa, del santo, erano parte del bottino. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell’Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima. E gli dedicarono molte opere, come il duomo nel “Giardino della Serenissima” (la città di Sacile, in Friuli, di cui è patrono). Ma il San Nicola di Bari è lo stesso Nicola di Venezia? Nel 1992, con le analisi del Dna, si è stabilito che i resti appartengono alla stessa persona.

Favria, 6 dicembre 2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. nella vita l’umiltà ci rende forti e poi sapienti. L’orgoglio deboli e stolti. Felice martedì

Viviamo la vita con quelli che possono renderci migliori e che noi possiamo  rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a FAVRIA  GIOVEDI’ 29 DICEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

 Sant’Ambrogio. Oh Bej! Oh Bej!

Ogni città italiana ha un Santo Patrono che la protegge. La città di Milano ha Sant’Ambrogio, teologo, santo, vescovo e patrono di Milano. Il giorno dell’anno in cui si celebra questa santa figura è il 7 dicembre. È una festa tradizionale che prevede non soltanto celebrazioni religiose, ma molti eventi sparsi per la città. Come ogni celebrazione religiosa, anche questa della tradizione milanese mescola elementi sacri e profani. Le religiose celebrazioni sono affiancate da numerosi eventi che si svolgono lo stesso giorno, in diverse zone della città. I festeggiamenti natalizi vengono celebrati in anticipo a Milano grazie alla ricorrenza del patrono della città, che precede di un giorno quella dell’Immacolata. È la fiera nota come Oh Bej! Oh Bej!, la cui origine viene fatta risalire ad una tradizione cattolica. Secondo una leggenda, il 7 dicembre 1510 Giannetto Castiglione, delegato di Papa Pio IV, era in visita a Milano e per ingraziarsi i milanesi entrò in città portando scatole piene di dolci e giocattoli per i bambini del luogo, che lo accolsero con grida allegre: “Oh bej! Oh bej!”. Il vero nome del santo era Aurelio Ambrogio, nato a Treviri nel 339 da un’importante famiglia senatoria romana. La famiglia, cristiana da generazioni, gli aveva originariamente destinato una carriera amministrativa e lo aveva indirizzato verso gli studi classici nelle migliori scuole di Milano. Nominato Governatore della Provincia Romana dell’Aemilia e della Liguria, si distinse per le particolari capacità oratoria e amministrativa che gli permisero di dirimere i forti contrasti tra i seguaci della dottrina cattolica e quella ariana. Nel 374 divenne Vescovo di Milano per acclamazione, adottando, da quel momento, uno stile di vita ascetico e donando ai poveri le proprie ricchezze e quelle della Chiesa. Per i suoi studi e le sue opere in campo teologico è considerato uno dei Dottori della Chiesa Cattolica di età latina insieme a San Girolamo, Sant’Agostino e Papa San Gregorio. È stato anche uno dei protagonisti dei dibattiti contro l’arianesimo. Fu con lui che Agostino d’Ippona (Sant’Agostino) si convertì al cristianesimo. Sant’Ambrogio è noto per aver negato l’ingresso alla chiesa all’imperatore Teodosio I, reo del massacro di circa 7000 persone a Tessalonica nel 390. Indubbiamente si deve a lui l’origine di una specifica celebrazione della Messa cattolica con un proprio rito cosiddetto ambrosiano. Ambrogio da Milano compose inni (8 strofe di 4 brevi versi), introducendo il canto liturgico in Occidente e dandogli una forma “ufficiale”. Gli inni ambrosiani si continuano a cantare nelle ore della liturgia e fanno parte degli inni latini seguendo il modello incluso in quello che viene chiamato il canto ambrosiano. È onorato come santo dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica, che lo celebrano il 7 dicembre, festa della traslazione delle sue reliquie. Una delle principali opere del periodo in cui Ambrogio fu vescovo di Milano è sicuramente la costruzione della basilica di Sant’Ambrogio che si trova nell’omonima piazza. È la seconda chiesa più grande del capoluogo lombardo. Fu edificata per volere del vescovo dal 379 al 386, sul terreno dove erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalla persecuzione romana. Lo stesso Sant’Ambrogio fu qui sepolto nel 397. L’attuale struttura della basilica rispetta l’impianto originario della precedente chiesa paleocristiana.

Favria, 7.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. nella vita dicono che è meglio dare che prendere, ma a volte può esserci più umiltà nel ricevere che nel donare. Felice mercoledì.

La sorpresa del S.Natale.

Ogni anno quando si avvicina il S. Natale penso ad un episodio di quando ero bambino e ricordi si fanno sfumati, si tratta di frammenti di immagini, altre volte di sensazioni. I ricordi di quando era piccolo sono pochi, sfuocati e incompleti, dicono che è l’età della dimenticanza. Ecco di questo  episodio dell’infanzia ho solo questo breve ma nitido ricordo. Era la vigilia del S.Natale e una mattina, sono stato svegliato  da dei rumori, mi desto e ho vicino al letto mia mamma e mio papà e mia sorella, ma al fondo del letto vedo una piuma che si muove…. Mi alzo seduto sul letto incuriosito, ed ecco che dal fondo del letto dove si era nascosto appare mio padrino, che prestava servizio militare nella Julia e si era nascosto al fondo del letto per farmi una sorpresa,  un   momento di gioia che allora, non avevo io afferrato. Penso ancora adesso al lieto stupore di avere tutti i miei famigliari vicino al letto, e adesso provo lieta felicità ancora adesso. Mi ricordo ancora come dei brevi flash, il viso sorridente di mio padrino, di mia nonna e di tutti i miei famigliari per la gioia che era arrivato a casa in licenza per le festività del Santo Natale, vestito in divisa con la penna sul cappello. Dopo tanti anni penso con l’avvicinarsi del S. Natale a quel lontano episodio della mia infanzia, con la domanda, ma oggi cosa  è un Alpino? Mi sono dato questa risposta, che gli Alpini hanno ragione di esistere perché portano con sé i valori della vita, i valori della nostra umanità. Oggi in una società senza più ancore morali che cerca l’azzeramento dei valori come rispetto, riconoscenza, fedeltà, onestà solidarietà, ecco che questa bufera dell’azzerare i valori  si abbatte anche sugli Alpini che cercano sempre di camminare sulla retta via e aiutare gli altri a ritrovare  sempre l’umanità nelle persone. La penna sul cappello, penso che rappresenti la  vita dell’alpino, dalla nascita alla morte, che affronta i quotidiani fortunali che la vita gli prospetta nel quotidiano. Una bufera che gli Alpini da sempre si sono scontrati durante la loro vita. Una bufera che porta con sé dolore: guerre, morte e sofferenza. Ma nonostante tutto la penna è ancora tale. E intatta seppure provata. Nella parte inferiore infatti lascia intravedere dei vuoti. Questi vuoti per me sono di chi ci ha lasciato, ha posato lo zaino e ha fatto un passo avanti. Immagino il cuore Alpino come lacerato da ricordi amari, ma nonostante tutto tenacemente vivo per sostenere chi è stato colpito dalle calamità e dalle avversità della vita e guardare sempre avanti con fiducia di chi potrà avere bisogno. Le sue mani  sono operose perché gli Alpini non devono mai farsi trovare impreparati davanti a chi chiede aiuto per  risollevarsi.  W gli Alpini auguri di S. Natale.

Favria, 8.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il miglior messaggio di Natale è quello che lascia silenziosamente i nostri cuori e riscalda teneramente i cuori di coloro che ci accompagnano nel nostro viaggio attraverso la vita. Buon Natale e felice giovedì.

I Nibelunghi

Oggi vi narro di una  saga che  parla di  draghi, guerrieri valorosi, bellissime principesse, Nani, tesori nascosti, battaglie furiose, vendette e… un eroe senza paura! questi sono gli ingredienti della più importante leggenda epica dei popoli nordici, dalla Germania alla Scandinavia. Il protagonista della storia è Sigfrido, figlio di re Sigmund del Niederland, un paese dell’Europa del Nord. Quando il sovrano muore, la madre di Sigfrido si risposa con il re di Danimarca e il giovane Sigfrido viene affidato al fabbro Reginn, che insegna al ragazzo i trucchi della lavorazione dei metalli. Reginn appartiene al popolo dei Nani e ha un fratello, Fafnir, proprietario del famoso tesoro. ricchezze sono nascoste dentro una profonda e oscura caverna e Fafnir, per proteggerle dai ladri e dagli intrusi,si trasforma in drago! Reginn, però, vuole impossessarsi di tutto l’oro del fratello e spera che Sigfrido possa aiutarlo. Il nano sistema la spada Balmung  che venne conficcata da Odino, il più importante dio dei Germani, in una grande roccia da cui nessuno riesce a estrarla. Dopo tanta fatica, l’unico a riuscirci è Sigmund, il padre di Sigfrido. La spada di Sigfrido, ricorda quella di un’altra arma famosa,  Excalibur, la spada di re Artù. la spada Balmung si rompe e deve essere forgiata di nuovo dal nano Reginn. La sua lama è impareggiabile: può tagliare in due un’incudine d’acciaio ed è praticamente invincibile. Riprendiamo il racconto con la spada invincibile, chiamata Balmung, il nano manda il ragazzo ad affrontare il terribile drago. Il duello è furioso, il drago cerca di colpire Sigfrido con le fiamme che escono dalla sua bocca, ma alla fine l’eroe sale sulla schiena del sauro e gli trafigge la testa con la spada magica. Dalla ferita, come da una fontana, esce il sangue del drago e Sigfrido si mette sotto il getto per bagnarsi completamente. Reginn, infatti, gli ha spiegato che il sangue del mostro può farlo diventare invulnerabile. Ma qualcosa va storto, una fogliolina si stacca da un albero di tiglio e cade al centro della schiena di Sigfrido. Quel punto, così, non viene bagnato dal sangue e per questo rimane l’unica parte del corpo in cui l’eroe possa essere ferito. Sigfrido entra nella grotta e prende il tesoro del drago, favolosi gioielli, pietre preziose, e alcuni oggetti magici, come il cappuccio che ha il potere di rendere invisibile chiunque lo indossi, le spade Ridill e Hrotti, un elmo che spaventa i nemici, un’armatura tutta d’oro e l’anello Andvaranautr, capace di produrre metallo prezioso dal nulla. Quando esce dalla caverna, però, l’eroe si accorge che Reginn vuole ucciderlo per diventare l’unico padrone del tesoro. Anche se gli vuole molto bene, per difendersi Sigfrido è costretto a uccidere il nano: ormai tutto il tesoro è suo e lui diventa uno degli uomini più ricchi del mondo. Il duello con Brunilde L’eroico Sigfrido viene a sapere che Crimilde, la giovane principessa dei Nibelunghi, è in cerca di marito. Così, si reca al suo castello e chiede a re Gunther, fratello della ragazza, di poterla sposare. Hagen, il consigliere di Gunther, conosce Sigfrido e dice al suo re che un’alleanza con lui sarebbe importante, perché si tratta di un guerriero fortissimo. Proprio in quei giorni il regno dei Nibelunghi viene attaccato dai Sassoni. Sigfrido aiuta  Gunther a vincerli in battaglia e ottiene di poter sposare Crimilde, ma prima dovrà fare un ultimo favore al re: dargli una mano a conquistare Brunilde, la regina d’Islanda. Non si tratta di una donna qualsiasi, ma di una valchiria, cioè una mezza dea. È una guerriera formidabile e ha promesso che sposerà soltanto l’uomo che riuscirà a sconfiggerla in duello. Sigfrido accetta di aiutare Gunther e i due partono per l’Islanda. Quando arrivano, trovano Brunilde impegnata in combattimento con un altro pretendente. Ad assistere alla sfida ci sono tutti gli altri guerrieri che aspettano di battersi con lei e anche quelli che la regina ha già sconfitto. Quando arriva il turno di Gunther, Sigfrido indossa il cappuccio che rende invisibili e, senza che nessuno se ne accorga, aiuta l’amico a sconfiggere Brunilde. Durante il combattimento, però, prende dal dito della valchiria un prezioso anello d’oro e lo tiene per sé. Pensando che a sconfiggerla sia stato Gunther, Brunilde accetta di sposarlo. Contemporaneamente, Sigfrido sposa Crimilde, a cui regala, senza che nessuno lo veda, l’anello preso alla regina d’Islanda.  n po’ di tempo dopo, le due cognate Brunilde e Crimilde litigano per decidere chi dei loro mariti sia il più forte. Brunilde afferma che il più forte è Gunther, visto che è riuscito a sconfiggerla: Crimilde, invece, dice che il migliore è Sigfrido, e per convincere la valchiria le mostra l’anello che ha avuto in regalo dal marito. Hagen, il traditore! Brunilde lo riconosce e capisce, così, di essere stata ingannata… Decide di vendicarsi: chiede al marito Gunther di uccidere Sigfrido e il re dei Nibelunghi affida l’incarico ad Hagen, il suo consigliere. Parlando con Crimilde, Hagen scopre che l’invulnerabile Sigfrido ha un punto debole proprio in mezzo alla schiena, così organizza un tranello per farlo fuori. Lo vita a caccia nella foresta e, quando lo vede di spalle. e lo colpisce con una lancia proprio dov’era caduta la foglia di tiglio. Sigfrido è ferito gravemente, ma prima di morire riesce a uccidere il suo assassino tagliandolo in due con un colpo della sua spada. Il favoloso tesoro dell’eroe viene arraffato da Gunther, mentre Crimilde, vedova di Sigfrido, viene spedita in Ungheria, dove si risposa con Attila, il re degli Unni. Ma la principessa non dimentica Sigfrido… Ora è lei che vuole vendetta! Per questo, chiede ad Attila di invitare suo fratello nel loro castello e di ucciderlo: in cambio, il re degli Unni potrà avere il tesoro dei Nibelunghi. Attila accetta. Invita Gunther alla sua corte e, durante un sontuoso banchetto, fa sterminare con l’ingannotutti i guerrieri che accompagnano il cognato. Gunther viene schiaffato in una cella, dove Crimilde gli domanda dove sia nascosto il tesoro. E siccome Gunther si rifiuta di parlare, Crimilde fa fuori anche lui! Poco dopo, però, è la stessa Crimilde a cadere uccisa dall’ultimo amico di Gunther rimasto vivo. I Nibelunghi sono tutti morti, ma il tesoro che Sigfrido ha sottratto al drago non verrà mai più ritrovato come la sua spada.

Favria, 9.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il bello della vita è esserci anche questa mattina e assaporare i primi raggi di luce come fosse un miracolo. Felice venerdì.

AVVISO

Carissimi volenterosi donatori,  SABATO 17 DICEMBRE, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 CONSEGNA PANETTONI, CALENDARI A CHI HA DONATO NEL CORSO DEL 2022, MEDAGLIE ORO E ONORIFICENZE RE REBAUDENGO presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria.

Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno, evviva i donatori di Sangue. Per info     cell. 333 171 48 27

La leggenda della rosa di Natale.

La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano. I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni.

La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

Favria, 10.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Le fiabe dicono più di una verità, e non perché raccontano che i draghi esistono, ma perchè si possono sconfiggere. Felice sabato.

Viviamo nell’inespressivo acronimato.

Oggigiorno siamo sommersi da acronimi come Spid  o Cie per la Pa? Per il Cup serve il Fse o si passa dall’Asl?  Per internet per le mail andiamo sulle Url per gli indirizzi di rete. Siamo passati dalle sigle delle unità metrico decimali come kg alle abbreviazioni come bot. , per botanica sui dizionari per arrivare alle sigle, ops acronimi,  delle società automobilistiche come Alfa e Fiat, poi quelle straniere come  ufo, laser, sonar, radar, per arrivare a  info, demo, promo, che ormai conosciamo tutti. Ma adesso la  plurisecolare arte della concisione, la brevitas tanto cara ai latini, con INRI e SPQR pare ormai essersi affermata capillarmente. Ormai in molte delle nostre modalità espressive, che sostanziano la società della comunicazione nella quale viviamo, parliamo, scriviamo e digitiamo, la brevità e le cosiddette forme brevi rappresentano il primo requisito dell’efficacia comunicativa. Se scrivo SISMI, sappiamo tutti che è il Servizio per l’informazione e la sicurezza militare, per non parlare del  TGV, dal  francese Train à Grande Vitesse;  che pronunciamo alla francese ‘tegevè.

Eravamo  rimasti nel Novecento con WWF e URSS, poi siamo verso la fine del secolo scorso da altri acronimi e acrostici che  hanno ormai da tempo invaso l’economia e la finanza, IMU, CUD, BCE, ICI, così come nel sindacalismo, UIL, CGIL, CISL, EI per le forze armate,  i servizi di sicurezza, SISDE, CIA, FBI, KGB, il mondo accademico ANVUR, CT lo sport,  TV per i media, la politica FDI, PD,FI, la normativa,DPCM, DL o lo spettacolo SIAE, tanto per citarne solo alcuni di quelli più conosciuti. Oggi complice la pandemia nella  PA, pubblica  Amministrazione la CM, circolare ministeriale, o odice meccanografico di ogfni scuola. Nella scuola abbiamo la PEI che non si richiama più il Progetto educativo d’Istituto,  poi nascono gli evquivoci il PDF è Profilo Dinamico Funzionale, da poco sostituito dal Profilo di Funzionamento della persona, ma allude anche al  Portable Document Format.

Con la pandemia è nata la DAD, ovvero  Didattica a distanza simile alla FAD,  la Formazione a distanza usata anche nelle aziende private, ma esisteva  anche la VAD, Valutazione a distanza.

Abbiamo poi  l’AGID, Agenzia per l’Italia Digitale, un importante ruolo di vigilanza lo ha l’ANAC, Autorità Nazionale AntiCorruzione e, nella contrattazione, la PA non può prescindere dall’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, poi  CIG, Codice Identificativo di Gara e  la CONSIP, Concessionaria Servizi Informativi Pubblici e occorre richiedere un DURC, Documento Unico di Regolarità Contributiva.

Per i dipendenti esiste il CCNL, Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e poi CCNI, Contratto Collettivo Nazionale Integrativo o CCNQ, Contratto Collettivo Nazionale Quadro e nei luoghi di lavoro le RSU, Rappresentanze Sindacali Unitarie e possono domandare l’APE, Anticipo Pensionistico. oggigiorno viviamo come acrobati in bilico sugli acronimi, alcuni conosciuti altri oscuri. questo mi ricorda quanto scriveva nel 1948 portava lo spagnolo Pedro Salinas a definire il Novecento come siglo de siglas, secolo delle sigle. oggi, il proliferare delle sigle non porta affatto a un risparmio di tempo, spazio, carta, inchiostro, perchè non s’esprimono, non parlano, ma hanno bisogno di essere interpretate. Sarà per quello che  non capisco più la sigla Bit, dove io ero rimasto all’acronimo inglese   binary, binaria e digit, cifra, insomma  l’unità minima di informazione cifra del sistema binario sui computer. Ma oggi scopro che Bit è anche il Biglietto Integrato a tempo o il Bureau International du Travail, ufficio internazionale del  lavoro. Oggi con tutte queste oscure sigle viviamo la paura di essere tagliati fuori per divenire dei Fomo, che l’acronimo di “Fear Of Missing Out” .

Ecco questa è la grande paura del nostro secolo: rimanere esclusi da un mondo che si diverte ed è impegnato in attività entusiasmanti, mentre noi dobbiamo siamo tagliati fuori.

Favria,11.12.2022   Giorgio Cortese

Buona  giornata. Festeggiare il Natale è credere nella forza dell’amore, questo è ciò che trasforma l’uomo e il mondo. Buon Natale e felice domenica

Benvenuto Emerito Arcivescovo Monsignor Cesare Nosiglia

Le Comunità di Busano e Favria hanno salutato domenica 27 novembre, la visita di Monsignor Cesare Nosiglia Arcivescovo Emerito della arcidiocesi di Torino dal 2010 e della diocesi di Susa dal 2019. le due Comunità si sono strette calorosamente intorno a Monsignor Nosiglia. La sua vista coincide con l’inizio del nuovo Anno Liturgico che accompagnerà i fedeli dalla lettura del Vangelo di Matteo. durante la visita ha anche benedetto la statua del Bambino Gesù di Praga che nella scuola d’Infanzia, di proprietà del Comune e ceduto in comodato alla Parrocchia, dove generazioni di bambini e genitori lo hanno pregato. La statua del Bambino Gesù di Praga è stato posto nella cappella invernale del Giubileo, dove è stato benedetto il nuovo altare e ambone, con la presenza dei bambini del catechismo che lega i bambini al culto della Incarnazione di Cristo e di conseguenza il culto per la sua infanzia. L’Arcivescovo Nosiglia persona squisita che si è spesa tanto nella diocesi di Torino sia sul sociale che per i giovani, ha idealmente aperto l’anno Liturgico a Busano e Favria, con la prima domenica d’Avvento. L’Arcivescovo per i giovani, nel 2012 ha aperto solennemente il Sinodo dei giovani che è durato due anni. Nel 2015, nell’anno dell’ostensione della Sindone, invita tutti i giovani di Torino, d’Italia e del mondo a partecipare al pellegrinaggio alla Sindone, come cammino alla riscoperta di sé stessi, delle motivazioni profonde del vivere. Nel 2017 consegna la sua lettera pastorale “Maestro dove abiti?”, interamente dedicata alla pastorale giovanile, agli educatori e direttamente a tutti i giovani dell’arcidiocesi di Torino. Nel 2019 lancia il Servizio per l’Apostolato Digitale, prima esperienza del genere in Italia. Le due Comunità di Busano e Favria possono solo dire grazie della visita e del tempo che gli è stato dedicato da questo indimenticabile amato Arcivescovo.

Favria, 12.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. il S.Natale è il periodo dell’anno che ci permette di ravvivare nell’animo  il fuoco dell’ospitalità e la  fiamma di carità nel nostro animo. Felice lunedì.

Cambiamenti climatici e complessità del sistema climatico, docente F. Gallinucci, martedì 6 dicembre ore 15,30 -17,00 Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS.Trinità –Via Milite Ignoto

Oggi il cambiamento climatico è un processo incontestabile ma non ineluttabile, un fenomeno che ha ormai superato qualsiasi possibile scetticismo. Il mondo scientifico da molti anni cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sui mutamenti climatici, mostrando con dati e studi che il clima sta cambiando. D’altronde, le variazioni climatiche sono evidenti e diffuse in tutto il pianeta, come dimostrano i tantissimi esempi di cambiamenti climatici nel mondo. Il cambiamento climatico è iniziato nel 1800, quando a causa di un’industrializzazione basata sull’utilizzo dei combustibili fossili le attività umane hanno cominciato a produrre ingenti emissioni di gas serra nell’atmosfera. Secondo la NASA, il clima della Terra è cambiato più volte nel corso della storia, in genere per l’effetto di minuscole variazioni dell’orbita terrestre, in quanto alterano la quantità di energia solare ricevuta dal pianeta. Negli ultimi 650.000 anni i ghiacci sono avanzati e si sono ritirati 7 volte, attraverso cicli della durata di migliaia di anni. L’attuale cambiamento climatico in corso, però, è diverso rispetto a quelli registrati in passato. La NASA ha rilevato come il diossido di carbonio, uno dei principali gas ad effetto serra responsabile della mutazione del sistema climatico, sia rimasto al di sotto di 300 parti per milione da 800.000 anni fa fino al 1950.  È da questo momento che è stato rilevato un brusco e mai visto prima incremento della concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera, salito in poco più di mezzo secolo ad oltre 400 parti per milione. Per fissare una data in merito a quando sono iniziati i cambiamenti climatici, dunque, è possibile considerare proprio il 1950. Gli effetti del cambiamento climatico sono innumerevoli, alcuni dei quali potrebbero diventare irreversibili. Uno di questi è la forte riduzione dei ghiacciai, con l’Artide e l’Antartide che sono sempre più minacciati dal surriscaldamento globale. Lo scioglimento dei ghiacciai delle regioni polari, inoltre, comporta una serie di gravi problemi per tutto il pianeta, come l’innalzamento del livello del mare e il rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di gas climalteranti racchiusi nei ghiacci perenni. Tra le conseguenze dei cambiamenti climatici c’è anche l’aumento dei fenomeni meteorologici violenti. In molte zone geografiche si stanno verificando con maggiore frequenza eventi catastrofici come inondazioni, precipitazioni estreme, temporali, tifoni, uragani e tempeste. Un chiaro esempio delle conseguenze della crisi climatica sono le precipitazioni che hanno colpito la città di Petropolis in Brasile lo scorso marzo, quando in poche ore è caduta la quantità di pioggia prevista per l’intero mese causando la morte di oltre 200 persone, oppure le inondazioni sempre più frequenti che ogni anno colpiscono il Nord dell’India. I disastri causati dal cambiamento climatico sono anche riconducibili alle siccità prolungate che affliggono alcune aree geografiche della Terra, con lunghi periodi di totale assenza di precipitazioni che mettono a rischio milioni di persone in tutto il mondo e rafforzano processi come la desertificazione e le tempeste di sabbia. Bisogna considerare anche i danni dei cambiamenti climatici di tipo economico, infatti gli eventi meteorologici violenti e le mutazioni del clima costano miliardi di euro di soldi pubblici e privati, risorse che vengono sottratte agli investimenti in educazione, salute e welfare sociale. Non vanno trascurati gli effetti dei cambiamenti climatici sull’uomo, come la scarsità di cibo in alcune regioni o la riduzione dei pesci a causa dell’acidificazione degli oceani, la povertà che costringe milioni di persone a migrare per motivi climatici e i rischi per la salute fisica e mentale legati alla malnutrizione e alle conseguenze dei fenomeni meteorologici estremi. Secondo le Nazioni Unite, ogni anno ci sono oltre 23 milioni i migranti climatici, persone obbligate a lasciare la propria terra a causa della scarsità idrica, del calore eccessivo e delle inondazioni continue, un fenomeno che colpisce soprattutto le comunità più fragili e i paesi più vulnerabili.

Favria,  5.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita capita a volte che quando abbasso lo sguardo per raccogliere qualcosa che ho perso, scorgo qualcosa d’altro che vale la pena di raccogliere. Felice lunedì.

AVVISO

Carissimi volenterosi donatori,  SABATO 17 DICEMBRE, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 CONSEGNA PANETTONI, CALENDARI A CHI HA DONATO NEL CORSO DEL 2022, MEDAGLIE ORO E ONORIFICENZE RE REBAUDENGO presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria.

Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno, evviva i donatori di Sangue. Per info     cell. 333 171 48 27

Tra poco è Natale… Natale sotto il Castello a Favria

Se volete veramente vivere la magia dell’atmosfera dell’attesa del Natale, a Favria in diicembre dovete visitare.  Passeggiare tra le vie del centro del paese che trasudano di storia secolare e sentire l’inebriante profumo di vin brulè sono esperienze che fanno gioire l’animo e che apriamo dallo scrigno del cuore dei gioiosi e dimenticati ricordi. La Pro Loco in collaborazione con il Comune ed i  Commercianti e le Associazioni organizza:

NATALE SOTTO IL CASTELLO, DOMENICA  11 DICEMBRE DALLE ORE 10,30 ALLE ORE 18,00.

Nel centro storico tante attrazioni per grandi e piccini, i bambini posso portare le lettere a Babbo Natale, le entusiasmanti passeggiate sui pony, la musica con i maestri musici della Filarmonica, spettacoli di magia che ci stupiscono sempre e riempiono il cuore di meraviglia, l’affascinante trucca bimbi, e poi cioccolata calda e panettone con l’invitante profumo delle frittelle che evocano ricordi della fanciullezza. Per finire  l’immancabile vin brulè, e il fascino della leggerezza della ginnastica acrobatica aerea.

Certo Favria è una piccola Comunità ma il primo acquisto che farete sarà di sorrisi e tanta cortesia. In conclusione se volete festeggiare un Buon Natale a Favria i regali dovete acquistare.

Natale al Villaggio Castello.

I negozi di via Bonaudo 2, Favria vi aspettano giovedì 8 dicembre dalle 14,30 in compagnia di Babbo Natale, Olaf e Elsa. Consegna letterine, trucca bimbi, sculture di palloncini e per scaldarvi cioccolata calda e vin brulè, pizza e pop corn. Quest’anno 8 DICEMBRE A FAVRIA-VILLAGGIO CASTELLO in via Bonaudo 2 fatevi un dono speciale. Venite giovedì 8  dicembre dalle 14,30per condividere l’allegria con le attività commerciali: Generali Leone assicurazioni,  Puntocopia, impianti Monteleone, Femme Fatale, Come una volta lavanderia stireria, pizzeria da Leo, Silvana Gigi parrucchiera, la Cremeria, la Ranocchietta che Vi augurano  con tutto il cuore, che la gioia dell’avvento porti pace ed amore a te e ai tuoi cari. Venite e non mancate perché lo spirito del S. Natale è nell’aria, una gioia innata nel cuore. Auguri.

Babbo Natale

Da San Nicola a Babbo Natale.  

Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di San Nicola, vissuto nel IV secolo, che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre: secondo la tradizione, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi e,  in un’altra occasione,  salvò tre fanciulli. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo, il 6 dicembre. L’usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige): la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino fa concorrenza a Babbo Natale. I bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli. Una rappresentazione del vescovo San Nicola (Sinter Claes) in una casa 16° secolo, nei pressi della diga di Amsterdam. San Nicola è il santo patrono della capitale olandese. Il mito di babbo Natale nasce dalla leggenda del santo.  Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale. A differenza di Babbo Natale, però, San Nicola è realmente esistito. Nacque a Patara nel 270 e fu vescovo di Myra, in Licia (odierna Turchia). È una figura avvolta nel mistero, ma indizi archeologici dicono che è vissuto realmente: il suo nome compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325), una riunione di tutti i vescovi della Chiesa cristiana per tentare di chiarire le divergenze teologiche sulla natura di Cristo. In mancanza di notizie storiche certe, i biografi ricostruirono comunque la vita di Nicola condendola con dettagli spesso scopiazzati da altre vite di santi. Figlio unico di ricchi genitori, pare che fin da piccolo avesse manifestato i segni della sua santità: il mercoledì e il venerdì, infatti, poppava una sola volta al giorno, per rispettare l’astinenza prescritta dalla Chiesa cristiana. Non gli toccò una morte spettacolare, da martire: pare che si spense in pochi giorni, di vecchiaia, tra il 345 e il 352. E come aveva fatto in vita, anche da morto prese le difese della sua comunità, regalando ai fedeli un olio profumato dai poteri miracolosi che sgorgava dalle sue reliquie, conservate nella cattedrale di Myra fino all’XI secolo, e portate via dai baresi nel 1087. Fin qui, però, la sua fama rimaneva legata solo alla Licia. La svolta si ebbe tra il VII e l’VIII secolo, quando, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario, Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare. Arrivò così il salto di status: Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale. Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania. Parallelamente si sviluppò una sua biografia definitiva, “arricchita” di nuovi episodi. Uno dei più famosi è la storia delle tre fanciulle, particolarmente diffusa nell’XI-XII secolo: commosso dalla sorte di tre ragazze povere che il padre meditava di far prostituire, per tre notti Nicola gettò loro attraverso la finestra aperta altrettanti sacchi d’oro (poi simboleggiati nell’iconografia con palle d’oro) come dote per farle sposare. Questa storia diede a Nicola la fama di generoso portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità. Il suo rapporto speciale con loro nasce da una truce storia medioevale degna delle fiabe dei fratelli Grimm: una notte tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda; l’oste e sua moglie li accolgono volentieri perché hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti. Il racconto circolava prevalentemente nelle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti. In occasione di questa versione cristianizzata dei Saturnali, la scalmanata festa pagana dell’antica Roma, gli studenti eleggevano il “vescovello”, una specie di dio Saturno romano che presiedeva ai festeggiamenti ed elargiva doni. Dalla fine del XIII secolo, il 6 dicembre diventò il giorno in cui i “vescovi Nicola” salivano sui loro scranni: la tradizione raggiunse il culmine nel XVI secolo (ma in alcuni luoghi persistette fino al XIX). E anche quando la Chiesa, scandalizzata, iniziò a vietare queste carnevalate pagane, Nicola sopravvisse nelle scuole e nelle case grazie ai bambini, che continuarono a festeggiarlo e a ricevere i suoi regali. La storia e la devozione per san Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia. Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città. Le reliquie, cioè le ossa, del santo, erano parte del bottino. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell’Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima. E gli dedicarono molte opere, come il duomo nel “Giardino della Serenissima” (la città di Sacile, in Friuli, di cui è patrono). Ma il San Nicola di Bari è lo stesso Nicola di Venezia? Nel 1992, con le analisi del Dna, si è stabilito che i resti appartengono alla stessa persona.

Favria, 6 dicembre 2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. nella vita l’umiltà ci rende forti e poi sapienti. L’orgoglio deboli e stolti. Felice martedì

Viviamo la vita con quelli che possono renderci migliori e che noi possiamo  rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a FAVRIA  GIOVEDI’ 29 DICEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

 Sant’Ambrogio. Oh Bej! Oh Bej!

Ogni città italiana ha un Santo Patrono che la protegge. La città di Milano ha Sant’Ambrogio, teologo, santo, vescovo e patrono di Milano. Il giorno dell’anno in cui si celebra questa santa figura è il 7 dicembre. È una festa tradizionale che prevede non soltanto celebrazioni religiose, ma molti eventi sparsi per la città. Come ogni celebrazione religiosa, anche questa della tradizione milanese mescola elementi sacri e profani. Le religiose celebrazioni sono affiancate da numerosi eventi che si svolgono lo stesso giorno, in diverse zone della città. I festeggiamenti natalizi vengono celebrati in anticipo a Milano grazie alla ricorrenza del patrono della città, che precede di un giorno quella dell’Immacolata. È la fiera nota come Oh Bej! Oh Bej!, la cui origine viene fatta risalire ad una tradizione cattolica. Secondo una leggenda, il 7 dicembre 1510 Giannetto Castiglione, delegato di Papa Pio IV, era in visita a Milano e per ingraziarsi i milanesi entrò in città portando scatole piene di dolci e giocattoli per i bambini del luogo, che lo accolsero con grida allegre: “Oh bej! Oh bej!”. Il vero nome del santo era Aurelio Ambrogio, nato a Treviri nel 339 da un’importante famiglia senatoria romana. La famiglia, cristiana da generazioni, gli aveva originariamente destinato una carriera amministrativa e lo aveva indirizzato verso gli studi classici nelle migliori scuole di Milano. Nominato Governatore della Provincia Romana dell’Aemilia e della Liguria, si distinse per le particolari capacità oratoria e amministrativa che gli permisero di dirimere i forti contrasti tra i seguaci della dottrina cattolica e quella ariana. Nel 374 divenne Vescovo di Milano per acclamazione, adottando, da quel momento, uno stile di vita ascetico e donando ai poveri le proprie ricchezze e quelle della Chiesa. Per i suoi studi e le sue opere in campo teologico è considerato uno dei Dottori della Chiesa Cattolica di età latina insieme a San Girolamo, Sant’Agostino e Papa San Gregorio. È stato anche uno dei protagonisti dei dibattiti contro l’arianesimo. Fu con lui che Agostino d’Ippona (Sant’Agostino) si convertì al cristianesimo. Sant’Ambrogio è noto per aver negato l’ingresso alla chiesa all’imperatore Teodosio I, reo del massacro di circa 7000 persone a Tessalonica nel 390. Indubbiamente si deve a lui l’origine di una specifica celebrazione della Messa cattolica con un proprio rito cosiddetto ambrosiano. Ambrogio da Milano compose inni (8 strofe di 4 brevi versi), introducendo il canto liturgico in Occidente e dandogli una forma “ufficiale”. Gli inni ambrosiani si continuano a cantare nelle ore della liturgia e fanno parte degli inni latini seguendo il modello incluso in quello che viene chiamato il canto ambrosiano. È onorato come santo dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica, che lo celebrano il 7 dicembre, festa della traslazione delle sue reliquie. Una delle principali opere del periodo in cui Ambrogio fu vescovo di Milano è sicuramente la costruzione della basilica di Sant’Ambrogio che si trova nell’omonima piazza. È la seconda chiesa più grande del capoluogo lombardo. Fu edificata per volere del vescovo dal 379 al 386, sul terreno dove erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalla persecuzione romana. Lo stesso Sant’Ambrogio fu qui sepolto nel 397. L’attuale struttura della basilica rispetta l’impianto originario della precedente chiesa paleocristiana.

Favria, 7.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. nella vita dicono che è meglio dare che prendere, ma a volte può esserci più umiltà nel ricevere che nel donare. Felice mercoledì.

La sorpresa del S.Natale.

Ogni anno quando si avvicina il S. Natale penso ad un episodio di quando ero bambino e ricordi si fanno sfumati, si tratta di frammenti di immagini, altre volte di sensazioni. I ricordi di quando era piccolo sono pochi, sfuocati e incompleti, dicono che è l’età della dimenticanza. Ecco di questo  episodio dell’infanzia ho solo questo breve ma nitido ricordo. Era la vigilia del S.Natale e una mattina, sono stato svegliato  da dei rumori, mi desto e ho vicino al letto mia mamma e mio papà e mia sorella, ma al fondo del letto vedo una piuma che si muove…. Mi alzo seduto sul letto incuriosito, ed ecco che dal fondo del letto dove si era nascosto appare mio padrino, che prestava servizio militare nella Julia e si era nascosto al fondo del letto per farmi una sorpresa,  un   momento di gioia che allora, non avevo io afferrato. Penso ancora adesso al lieto stupore di avere tutti i miei famigliari vicino al letto, e adesso provo lieta felicità ancora adesso. Mi ricordo ancora come dei brevi flash, il viso sorridente di mio padrino, di mia nonna e di tutti i miei famigliari per la gioia che era arrivato a casa in licenza per le festività del Santo Natale, vestito in divisa con la penna sul cappello. Dopo tanti anni penso con l’avvicinarsi del S. Natale a quel lontano episodio della mia infanzia, con la domanda, ma oggi cosa  è un Alpino? Mi sono dato questa risposta, che gli Alpini hanno ragione di esistere perché portano con sé i valori della vita, i valori della nostra umanità. Oggi in una società senza più ancore morali che cerca l’azzeramento dei valori come rispetto, riconoscenza, fedeltà, onestà solidarietà, ecco che questa bufera dell’azzerare i valori  si abbatte anche sugli Alpini che cercano sempre di camminare sulla retta via e aiutare gli altri a ritrovare  sempre l’umanità nelle persone. La penna sul cappello, penso che rappresenti la  vita dell’alpino, dalla nascita alla morte, che affronta i quotidiani fortunali che la vita gli prospetta nel quotidiano. Una bufera che gli Alpini da sempre si sono scontrati durante la loro vita. Una bufera che porta con sé dolore: guerre, morte e sofferenza. Ma nonostante tutto la penna è ancora tale. E intatta seppure provata. Nella parte inferiore infatti lascia intravedere dei vuoti. Questi vuoti per me sono di chi ci ha lasciato, ha posato lo zaino e ha fatto un passo avanti. Immagino il cuore Alpino come lacerato da ricordi amari, ma nonostante tutto tenacemente vivo per sostenere chi è stato colpito dalle calamità e dalle avversità della vita e guardare sempre avanti con fiducia di chi potrà avere bisogno. Le sue mani  sono operose perché gli Alpini non devono mai farsi trovare impreparati davanti a chi chiede aiuto per  risollevarsi.  W gli Alpini auguri di S. Natale.

Favria, 8.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il miglior messaggio di Natale è quello che lascia silenziosamente i nostri cuori e riscalda teneramente i cuori di coloro che ci accompagnano nel nostro viaggio attraverso la vita. Buon Natale e felice giovedì.

I Nibelunghi

Oggi vi narro di una  saga che  parla di  draghi, guerrieri valorosi, bellissime principesse, Nani, tesori nascosti, battaglie furiose, vendette e… un eroe senza paura! questi sono gli ingredienti della più importante leggenda epica dei popoli nordici, dalla Germania alla Scandinavia. Il protagonista della storia è Sigfrido, figlio di re Sigmund del Niederland, un paese dell’Europa del Nord. Quando il sovrano muore, la madre di Sigfrido si risposa con il re di Danimarca e il giovane Sigfrido viene affidato al fabbro Reginn, che insegna al ragazzo i trucchi della lavorazione dei metalli. Reginn appartiene al popolo dei Nani e ha un fratello, Fafnir, proprietario del famoso tesoro. ricchezze sono nascoste dentro una profonda e oscura caverna e Fafnir, per proteggerle dai ladri e dagli intrusi,si trasforma in drago! Reginn, però, vuole impossessarsi di tutto l’oro del fratello e spera che Sigfrido possa aiutarlo. Il nano sistema la spada Balmung  che venne conficcata da Odino, il più importante dio dei Germani, in una grande roccia da cui nessuno riesce a estrarla. Dopo tanta fatica, l’unico a riuscirci è Sigmund, il padre di Sigfrido. La spada di Sigfrido, ricorda quella di un’altra arma famosa,  Excalibur, la spada di re Artù. la spada Balmung si rompe e deve essere forgiata di nuovo dal nano Reginn. La sua lama è impareggiabile: può tagliare in due un’incudine d’acciaio ed è praticamente invincibile. Riprendiamo il racconto con la spada invincibile, chiamata Balmung, il nano manda il ragazzo ad affrontare il terribile drago. Il duello è furioso, il drago cerca di colpire Sigfrido con le fiamme che escono dalla sua bocca, ma alla fine l’eroe sale sulla schiena del sauro e gli trafigge la testa con la spada magica. Dalla ferita, come da una fontana, esce il sangue del drago e Sigfrido si mette sotto il getto per bagnarsi completamente. Reginn, infatti, gli ha spiegato che il sangue del mostro può farlo diventare invulnerabile. Ma qualcosa va storto, una fogliolina si stacca da un albero di tiglio e cade al centro della schiena di Sigfrido. Quel punto, così, non viene bagnato dal sangue e per questo rimane l’unica parte del corpo in cui l’eroe possa essere ferito. Sigfrido entra nella grotta e prende il tesoro del drago, favolosi gioielli, pietre preziose, e alcuni oggetti magici, come il cappuccio che ha il potere di rendere invisibile chiunque lo indossi, le spade Ridill e Hrotti, un elmo che spaventa i nemici, un’armatura tutta d’oro e l’anello Andvaranautr, capace di produrre metallo prezioso dal nulla. Quando esce dalla caverna, però, l’eroe si accorge che Reginn vuole ucciderlo per diventare l’unico padrone del tesoro. Anche se gli vuole molto bene, per difendersi Sigfrido è costretto a uccidere il nano: ormai tutto il tesoro è suo e lui diventa uno degli uomini più ricchi del mondo. Il duello con Brunilde L’eroico Sigfrido viene a sapere che Crimilde, la giovane principessa dei Nibelunghi, è in cerca di marito. Così, si reca al suo castello e chiede a re Gunther, fratello della ragazza, di poterla sposare. Hagen, il consigliere di Gunther, conosce Sigfrido e dice al suo re che un’alleanza con lui sarebbe importante, perché si tratta di un guerriero fortissimo. Proprio in quei giorni il regno dei Nibelunghi viene attaccato dai Sassoni. Sigfrido aiuta  Gunther a vincerli in battaglia e ottiene di poter sposare Crimilde, ma prima dovrà fare un ultimo favore al re: dargli una mano a conquistare Brunilde, la regina d’Islanda. Non si tratta di una donna qualsiasi, ma di una valchiria, cioè una mezza dea. È una guerriera formidabile e ha promesso che sposerà soltanto l’uomo che riuscirà a sconfiggerla in duello. Sigfrido accetta di aiutare Gunther e i due partono per l’Islanda. Quando arrivano, trovano Brunilde impegnata in combattimento con un altro pretendente. Ad assistere alla sfida ci sono tutti gli altri guerrieri che aspettano di battersi con lei e anche quelli che la regina ha già sconfitto. Quando arriva il turno di Gunther, Sigfrido indossa il cappuccio che rende invisibili e, senza che nessuno se ne accorga, aiuta l’amico a sconfiggere Brunilde. Durante il combattimento, però, prende dal dito della valchiria un prezioso anello d’oro e lo tiene per sé. Pensando che a sconfiggerla sia stato Gunther, Brunilde accetta di sposarlo. Contemporaneamente, Sigfrido sposa Crimilde, a cui regala, senza che nessuno lo veda, l’anello preso alla regina d’Islanda.  n po’ di tempo dopo, le due cognate Brunilde e Crimilde litigano per decidere chi dei loro mariti sia il più forte. Brunilde afferma che il più forte è Gunther, visto che è riuscito a sconfiggerla: Crimilde, invece, dice che il migliore è Sigfrido, e per convincere la valchiria le mostra l’anello che ha avuto in regalo dal marito. Hagen, il traditore! Brunilde lo riconosce e capisce, così, di essere stata ingannata… Decide di vendicarsi: chiede al marito Gunther di uccidere Sigfrido e il re dei Nibelunghi affida l’incarico ad Hagen, il suo consigliere. Parlando con Crimilde, Hagen scopre che l’invulnerabile Sigfrido ha un punto debole proprio in mezzo alla schiena, così organizza un tranello per farlo fuori. Lo vita a caccia nella foresta e, quando lo vede di spalle. e lo colpisce con una lancia proprio dov’era caduta la foglia di tiglio. Sigfrido è ferito gravemente, ma prima di morire riesce a uccidere il suo assassino tagliandolo in due con un colpo della sua spada. Il favoloso tesoro dell’eroe viene arraffato da Gunther, mentre Crimilde, vedova di Sigfrido, viene spedita in Ungheria, dove si risposa con Attila, il re degli Unni. Ma la principessa non dimentica Sigfrido… Ora è lei che vuole vendetta! Per questo, chiede ad Attila di invitare suo fratello nel loro castello e di ucciderlo: in cambio, il re degli Unni potrà avere il tesoro dei Nibelunghi. Attila accetta. Invita Gunther alla sua corte e, durante un sontuoso banchetto, fa sterminare con l’ingannotutti i guerrieri che accompagnano il cognato. Gunther viene schiaffato in una cella, dove Crimilde gli domanda dove sia nascosto il tesoro. E siccome Gunther si rifiuta di parlare, Crimilde fa fuori anche lui! Poco dopo, però, è la stessa Crimilde a cadere uccisa dall’ultimo amico di Gunther rimasto vivo. I Nibelunghi sono tutti morti, ma il tesoro che Sigfrido ha sottratto al drago non verrà mai più ritrovato come la sua spada.

Favria, 9.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il bello della vita è esserci anche questa mattina e assaporare i primi raggi di luce come fosse un miracolo. Felice venerdì.

AVVISO

Carissimi volenterosi donatori,  SABATO 17 DICEMBRE, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 CONSEGNA PANETTONI, CALENDARI A CHI HA DONATO NEL CORSO DEL 2022, MEDAGLIE ORO E ONORIFICENZE RE REBAUDENGO presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria.

Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno, evviva i donatori di Sangue. Per info     cell. 333 171 48 27

La leggenda della rosa di Natale.

La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano. I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni.

La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

Favria, 10.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Le fiabe dicono più di una verità, e non perché raccontano che i draghi esistono, ma perchè si possono sconfiggere. Felice sabato.

Viviamo nell’inespressivo acronimato.

Oggigiorno siamo sommersi da acronimi come Spid  o Cie per la Pa? Per il Cup serve il Fse o si passa dall’Asl?  Per internet per le mail andiamo sulle Url per gli indirizzi di rete. Siamo passati dalle sigle delle unità metrico decimali come kg alle abbreviazioni come bot. , per botanica sui dizionari per arrivare alle sigle, ops acronimi,  delle società automobilistiche come Alfa e Fiat, poi quelle straniere come  ufo, laser, sonar, radar, per arrivare a  info, demo, promo, che ormai conosciamo tutti. Ma adesso la  plurisecolare arte della concisione, la brevitas tanto cara ai latini, con INRI e SPQR pare ormai essersi affermata capillarmente. Ormai in molte delle nostre modalità espressive, che sostanziano la società della comunicazione nella quale viviamo, parliamo, scriviamo e digitiamo, la brevità e le cosiddette forme brevi rappresentano il primo requisito dell’efficacia comunicativa. Se scrivo SISMI, sappiamo tutti che è il Servizio per l’informazione e la sicurezza militare, per non parlare del  TGV, dal  francese Train à Grande Vitesse;  che pronunciamo alla francese ‘tegevè.

Eravamo  rimasti nel Novecento con WWF e URSS, poi siamo verso la fine del secolo scorso da altri acronimi e acrostici che  hanno ormai da tempo invaso l’economia e la finanza, IMU, CUD, BCE, ICI, così come nel sindacalismo, UIL, CGIL, CISL, EI per le forze armate,  i servizi di sicurezza, SISDE, CIA, FBI, KGB, il mondo accademico ANVUR, CT lo sport,  TV per i media, la politica FDI, PD,FI, la normativa,DPCM, DL o lo spettacolo SIAE, tanto per citarne solo alcuni di quelli più conosciuti. Oggi complice la pandemia nella  PA, pubblica  Amministrazione la CM, circolare ministeriale, o odice meccanografico di ogfni scuola. Nella scuola abbiamo la PEI che non si richiama più il Progetto educativo d’Istituto,  poi nascono gli evquivoci il PDF è Profilo Dinamico Funzionale, da poco sostituito dal Profilo di Funzionamento della persona, ma allude anche al  Portable Document Format.

Con la pandemia è nata la DAD, ovvero  Didattica a distanza simile alla FAD,  la Formazione a distanza usata anche nelle aziende private, ma esisteva  anche la VAD, Valutazione a distanza.

Abbiamo poi  l’AGID, Agenzia per l’Italia Digitale, un importante ruolo di vigilanza lo ha l’ANAC, Autorità Nazionale AntiCorruzione e, nella contrattazione, la PA non può prescindere dall’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, poi  CIG, Codice Identificativo di Gara e  la CONSIP, Concessionaria Servizi Informativi Pubblici e occorre richiedere un DURC, Documento Unico di Regolarità Contributiva.

Per i dipendenti esiste il CCNL, Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e poi CCNI, Contratto Collettivo Nazionale Integrativo o CCNQ, Contratto Collettivo Nazionale Quadro e nei luoghi di lavoro le RSU, Rappresentanze Sindacali Unitarie e possono domandare l’APE, Anticipo Pensionistico. oggigiorno viviamo come acrobati in bilico sugli acronimi, alcuni conosciuti altri oscuri. questo mi ricorda quanto scriveva nel 1948 portava lo spagnolo Pedro Salinas a definire il Novecento come siglo de siglas, secolo delle sigle. oggi, il proliferare delle sigle non porta affatto a un risparmio di tempo, spazio, carta, inchiostro, perchè non s’esprimono, non parlano, ma hanno bisogno di essere interpretate. Sarà per quello che  non capisco più la sigla Bit, dove io ero rimasto all’acronimo inglese   binary, binaria e digit, cifra, insomma  l’unità minima di informazione cifra del sistema binario sui computer. Ma oggi scopro che Bit è anche il Biglietto Integrato a tempo o il Bureau International du Travail, ufficio internazionale del  lavoro. Oggi con tutte queste oscure sigle viviamo la paura di essere tagliati fuori per divenire dei Fomo, che l’acronimo di “Fear Of Missing Out” .

Ecco questa è la grande paura del nostro secolo: rimanere esclusi da un mondo che si diverte ed è impegnato in attività entusiasmanti, mentre noi dobbiamo siamo tagliati fuori.

Favria,11.12.2022   Giorgio Cortese

Buona  giornata. Festeggiare il Natale è credere nella forza dell’amore, questo è ciò che trasforma l’uomo e il mondo. Buon Natale e felice domenica

Benvenuto Emerito Arcivescovo Monsignor Cesare Nosiglia

Le Comunità di Busano e Favria hanno salutato domenica 27 novembre, la visita di Monsignor Cesare Nosiglia Arcivescovo Emerito della arcidiocesi di Torino dal 2010 e della diocesi di Susa dal 2019. le due Comunità si sono strette calorosamente intorno a Monsignor Nosiglia. La sua vista coincide con l’inizio del nuovo Anno Liturgico che accompagnerà i fedeli dalla lettura del Vangelo di Matteo. durante la visita ha anche benedetto la statua del Bambino Gesù di Praga che nella scuola d’Infanzia, di proprietà del Comune e ceduto in comodato alla Parrocchia, dove generazioni di bambini e genitori lo hanno pregato. La statua del Bambino Gesù di Praga è stato posto nella cappella invernale del Giubileo, dove è stato benedetto il nuovo altare e ambone, con la presenza dei bambini del catechismo che lega i bambini al culto della Incarnazione di Cristo e di conseguenza il culto per la sua infanzia. L’Arcivescovo Nosiglia persona squisita che si è spesa tanto nella diocesi di Torino sia sul sociale che per i giovani, ha idealmente aperto l’anno Liturgico a Busano e Favria, con la prima domenica d’Avvento. L’Arcivescovo per i giovani, nel 2012 ha aperto solennemente il Sinodo dei giovani che è durato due anni. Nel 2015, nell’anno dell’ostensione della Sindone, invita tutti i giovani di Torino, d’Italia e del mondo a partecipare al pellegrinaggio alla Sindone, come cammino alla riscoperta di sé stessi, delle motivazioni profonde del vivere. Nel 2017 consegna la sua lettera pastorale “Maestro dove abiti?”, interamente dedicata alla pastorale giovanile, agli educatori e direttamente a tutti i giovani dell’arcidiocesi di Torino. Nel 2019 lancia il Servizio per l’Apostolato Digitale, prima esperienza del genere in Italia. Le due Comunità di Busano e Favria possono solo dire grazie della visita e del tempo che gli è stato dedicato da questo indimenticabile amato Arcivescovo.

Favria, 12.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. il S.Natale è il periodo dell’anno che ci permette di ravvivare nell’animo  il fuoco dell’ospitalità e la  fiamma di carità nel nostro animo. Felice lunedì.