Che forza il prezzemolo. – Come una volta. – Le radici – Tut ven a taj, anche j ungj a plè l’aj. – Olio o burro. – Umile ma graziosa pratolina – L’ura d’andè…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Che forza il prezzemolo. Oggi il significato del prezzemolo è abbastanza noto. Dire a

una persona sei come il prezzemolo vuol dire essere invadente, riferito questo al fatto che il prezzemolo fin dall’antichità era la spezia più usata in cucina ed era utilizzata in sostanza in tutte le pietanze.

Il nome scientifico del prezzemolo  è Petroselinum Hortense. Si tratta di un’erba aromatica che appartiene alla famiglia delle Ombrellifere. Il suo nome ha origine da due parole greche: petra, che significa “pietra” e selinonche, che significa “sedano”, petrasèlinon sativum, ovvero “il sedano che cresce tra le pietre”, si racconta che la pianta crescesse spontanea tra le rupi della Macedonia. Il prezemolo è l’erba aromatica più popolare e antica al mondo.

La scuola medica salernitana, la madre di tutte le università, le cui prime notizie risalgono al IX secolo d.c., anche se il massimo splendore lo ebbero nel corso del XII e XIII secolo,  affermava: “salvia, sal, vinum, piper, allia, petroselinum, ex is fit salsa, nisi sit commixtio falsa” “salvia, sale, pepe, aglio e prezzemolo fanno un ottimo condimento se non ci si mette altro”. Un altro detto nei confronti del prezzemolo è legato al fatto che cresce in sostanza dappertutto anche nelle condizioni più dure. Da qui il detto «ti crescerà il prezzemolo nelle orecchie» riferito soprattutto ai bambini che non amavano tanto lavarsi le orecchie. l prezzemolo (Petroselinum Hortense) era ben conosciuto dai popoli antichi che lo utilizzavano con particolari finalità.  I Greci ci si adornavano la testa quando partecipavano ai banchetti, perchè convinti che il suo profumo desse una nota d’allegria e stimolasse l’appetito.  Nella mitologia greca è stato ritrovato in alcune tombe, perché associato all’eroe Archemoro che  significa il conduttore della morte. Archemoro era il nome del figlio di Euridice e Licurgo chiamato anche Olfete. Era nato a Nemea. Archemoro fu allevato da Ipsile, regina di Lemno,  la quale cercava di crescerlo da solo. La donna consultò un oracolo sul destino del bambino e le fu suggerito di non poggiarlo mai per terra prima che sapesse camminare.  Durante la guerra dei sette contro Tebe, i greci dell’Armata di Adrasto re di Argo attraversarono un giorno la foresta di Nemea in cerca di qualche ruscello, perché erano assetati, quando incontrarono Ipsipile che allattava il giovane principe. Chiesero quindi indicazioni a Ipsipile e lei li condusse ad una fontana vicina e per giungervi con più celerità lasciò solo nell’erba il fanciullo Archemoro, vicino ad una pianta di prezzemolo. Vicino alla pianta si nascondeva un serpente che uccise Archemoro.  I Greci afflitti dalla funesta sventura, uccisero il serpente, fecero al fanciullo dei superbi funerali, ed istituirono in suo onore i giochi Nemei. Per questo i Greci utilizzavano  questa pianta erbacea per decorare il capo durante i banchetti,  in ricordo del principe  Archemoro convinti che il suo profumo conferisse una nota d’allegria e stimolasse l’appetito. Omero narra nell’Iliade che gli Achei lo davano in pasto ai cavalli da corsa per dar loro la giusta energia per vincere.

Per gli Etruschi  era una pianta sacra e lo  utilizzavano nelle preparazioni farmaceutiche e nei riti propiziatori.

I Romani, invece, lo usavano oltre che  per decorare le tombe dei congiunti e per scopi medici, anche in cucina.

Discoride (I sec.d.C.) attribuiva al prezzemolo virtù medicinali, in quanto stimolava la diuresi e provocava la comparsa di mestruazioni, alleviandone pure i dolori.

Fu nel Medioevo che, persa l’associazione simbolica romana con il mondo dei morti, il prezzemolo ottenne grandi riconoscimenti popolari.  La sua presenza divenne abituale in cucina, da qui il motto “essere come il prezzemolo” per indicare come detto all’inizio, qualcosa o qualcuno onnipresente.

Anticamente con le foglie del prezzemolo triturate o pestate venivano fatti impacchi da applicare sulle punture d’insetti o per medicare i denti cariati.  Il succo serviva per bloccare l’emorragia del naso, lo stelo era utilizzato per i filtri d’amore, le radici costituivano elementi base d’unguenti, il decotto lo si assumeva come afrodisiaco. Dopo un periodo d’oblio, l’utilizzo farmacologico del prezzemolo trovò nuovo credito a metà Ottocento, quando alcuni ricercatori ne confermarono le proprietà medicinali.

Il  consumo divenne così diffuso che, oltre ad utilizzare la pianta ufficialmente per provocare il flusso mestruale, era prescritta clandestinamente in dosi massicce per favorire l’aborto.  Il prezzemolo coltivato sia in vaso che nell’orto, pur soffrendo il clima caldo, ha crescita veloce. Se le foglie sono avvizzite, una volta innaffiate è possibile vederle “risorgere” in pochi minuti, e se recise queste rigettano. Nella cucina contemporanea il prezzemolo è largamente usato per ornare numerose pietanze sia cotte che crude, e per insaporire salse e ripiene. Il prezzemolo è anche un efficace rimedio naturale contro le punture di zanzara. Risulta essere velenoso per alcuni animali di piccole dimensioni, persino per i gatti!

Concludo con un modo di dire: “essere come il prezzemolo nelle polpette”, per significare che forse tutta questa storia  è scarsamente significativa, così come il sapore piuttosto forte dell’impasto delle polpette non viene alterato da un’eventuale aggiunta di prezzemolo.

Favria, 23.08.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il mare  e i monti in estate hanno la capacità di restituire tutto. Dopo un po’ di tempo  fa riaffiorare i ricordi. Felice martedì

Come una volta.

Quando entri nella Lavanderia Come una Volta percepisci  subito una fragranza buona che riporta ai panni stesi della nonna  appesi ad un filo, su un balcone o su di un prato.

e particolare è un’esperienza che conquista immediatamente il cliente registrandosi nella sua memoria in modo intenso e indelebile.

Questo mi riporta all’infanzia, forse le vacanze trascorse in campagna, forse ci ricorda mattinate stanche e giochi all’aperto. Soprattutto, di quell’immagine  riconosco benissimo  il profumo. Quell’odore di bucato appena fatto, di panni puliti, di raggi solari, di benessere, serenità e famiglia. Questo risveglia in me il profumo di pulito quando entro nella lavanderia. Mi viene da pensare solo per un istante se si potesse portare la mente in una lavanderia a secco, vuotare le tasche, ripulire a vapore, rimetterla in sesto e tornare a prenderla la mattina dopo. Beh questo non si può, ma nella lavanderia mi osserva la mascotte l’oca Bertilla, tutta lilla e quando esci il pulito brilla.

Favria, 24.08.2022   Giorgio Cortese

Buona giornata. Per ognuno di noi arriva la sua estate, è solo questione di tempo o di persone. Felice mercoledì

Vivi con quelli che possono renderti migliore e che tu puoi rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo oggi a FAVRIA  VENERDI’ 2 SETTEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Le radici

In estate quando contempliamo la chioma fiorita degli alberi, ed in autunno, i grappoli pesanti di una vite o la tavolozza di colori delle arance o dei cachi, non devo mai dimenticare che questo splendore è reso possibile solo dalle radici invisibili e nascoste nel terreno.

Questo mi porta a riflettere quanto, noi dobbiamo nella nostra vita quotidiana agli ignoti operatori che reggono l’erogazione dell’elettricità o dell’acqua o coltivano campi lontani o preparano nel chiuso di officine i più svariati utensili. Nella vita di ogni giorno per recuperare ciò che ho ripreso, ho dovuto prima perdere quel che ho perso.

Oggi per essere felice, ho dovuto essere prima ferito nell’animo su ciò che ritenevo giusto e prezioso.

Nella vita si scopre sempre tardi che non si gode bene del goduto, se non dopo averlo patito.

Nella vita la luce della speranza brilla ancor più quando sboccia dalla tenebra della disperazione.

Favria, 25.08.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Vieni a donare il sangue tutto per amore e niente per ricompensa. Felice  giovedì

Vivi con quelli che possono renderti migliore e che tu puoi rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo oggi a FAVRIA  VENERDI’ 2 SETTEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Tut ven a taj, anche j ungj a plè l’aj.

Certi giorni le persone che incontro e gli oggetti che uso nel quotidiano hanno un aspetto diverso. Le persone che incontro, sembrano chiuse e musone ma se gli sorrido e saluto, molte di loro poi iniziano a salutarmi e contraccambiano il mio sorriso. La matita che ho posto sul tavolino, una volta temperata diviene veramente il prolungamento della mano, un sismografo delle mie emozione che poi trascrivo a computer. Certi giorni sono felice e non sono consapevole di esserlo e per raggiungere la felicità a volte mi basta poco, come fare la punta alla matita. La felicità , non è mai sgargiante, non è mai troppa, non sono mai troppe le tinte con cui riesce a colorare la mia vita. Felicità, insomma, è sentirmi in armonia con la vita stessa. Quando sono felice,  mi rendo conto di esserlo per poco, la felicità dura solo un istante, non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario e, non devo mai dimenticare che la felicità è fragile, è  simile ad un barlume di luce che vacilla nella buia notte o un ghiaccio teso che s’incrina. Per qualcuno la Felicità è questione di chimica, un fatto di neuroni, di sinapsi. Per altri è l’appagamento immediato di un bisogno, fisico, biologico. Per altri, ancora, è un desiderio più mirato e duraturo. Cioè può avere certo una partenza dalla chimica, ma si completa attraverso il mio animo. Personalmente non conosco la formula della felicità e perché spesso, anzi molto spesso, mi domando se esiste,  per ognuno di noi, una formula della felicità. Ma sono convinto che nella vita tutto torna utile, anche le unghie per pelare l’aglio come mi ha detto questa mattina il caro amico Ippodamo, nome di fantasia in dialetto.

Favria 26.08.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita non troveremo mai la verità se non siamo disposti a accettare anche ciò che non ci aspettavamo. Felice venerdì

Olio o burro.

Nella vita possiamo decidere se essere olio o burro. La pentola dell’acqua è la vita quotidiana, e se mettiamo dell’olio in una pentola d’acqua questo rimane in superfice e certe persone sono simili all’olio che galleggia sull’acqua, superficiali, edoniste che vogliono solo apparire con selfie sui social, frivoli che affrontano ogni problema con lo scopo di fare solo loro una bella figura e non gli interessa nulla delle scelte che fanno e che possono coinvolgere altre persone. Riportrei al riguardo la filosofia di Kierkgaard dove la vita veniva suddivisa in stadi tra i quali appunto lo stadio estetico. Questo stadio è la forma di vita in cui l’uomo “è immediatamente ciò che è”, in altre parole l’uomo rifiutando ogni impegno continuato, cerca l’attimo fuggente della propria realizzazione all’insegna della novità e dell’avventura.  Questi esteti simili all’olio della pentola di propongono di fare della propria vita un’opera d’arte esteriore dalla quale sia bandita la monotonia e trionfino le emozioni forti. Sono persone misere che vivendo attimo per attimo ed evitando il peso di scelte impegnative, ovvero scegliendo di non scegliere, e oggi nel Patrio Stivale ne abbiamo tantissimi,  finiscono  per rinunciare ad una propria identità per finire per avvertire un senso di vuoto della propria esistenza e faranno la fine dell’olio della pentola, verranno buttati in un contenitore per poi essere smaliti come olii esausti. Poi  ci sono le persone simili al burro che cadono nel fondo della pentola dell’acqua, sembrano in minoranza ma tranquilla sono la maggioranza ma  stanno sotto e diffondono giorno dopo giorno la passione di fare con buon senso e moralità. Sono persone che scelgono di scegliere, ossia prendendo una responsabilità della propria libertà, si impegna in un determinato compito. Agiscono ogni giorno con una normale semplicità, non sono egoisti e si sentono responsabili di chi sta peggio o lavorano per l’unità di esseri umani. Quelli che sono come l’olio, il loro  desiderio di apparire avendo non li porterà al centro di gravità permanente. Vi esorto a lasciare stare l’apparenza perché come scriveva Francisco Goya il sonno della ragione produce mostri… e in passato abbiamo visto che fine abbiamo fatto con i mostri!

Favria,  27.08.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia se non perdoniamo. Felice sabato

Vivi con quelli che possono renderti migliore e che tu puoi rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo oggi a FAVRIA  VENERDI’ 2 SETTEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Umile ma graziosa pratolina

Nome scientifico “bellis perennis” della famiglia delle Compositae. Secondo la mitologia romana, la ninfa Belide fu trasformata nel piccolo fiore Bellis, per soddisfare la sua richiesta agli dei di aiutarla a sfuggire alle attenzioni non desiderate di Vertumno, dio dei boschi e delle stagioni, che l’aveva adocchiata ballare con le compagne sul ciglio della foresta. Più facilmente, secondo i filologi moderni, il suo nome deriva dall’aggettivo “bellus” (bello, grazioso) con riferimento alla delicata freschezza di questo fiorellino. Mentre il nome specifico “perennis” fa riferimento al ciclo biologico di questa specie (perenne).
Gli inglesi le chiamano “english daisies”, o “margherite inglesi”.
Le pratoline (o margheritine o primavere), fanno parte di quel bel mondo che fu, che per anni avevamo infilato nel dimenticatoio e del quale invece siamo oggi sempre più assetati. In fondo l’impiego di alcuni fiorellini di campo, magari sotto forma di varietà coltivate, è qualche volta sufficiente per soddisfare anche i palati più raffinati.  Nasce spontanea in tutti i prati e pascoli del Continente, fatta eccezione per le isole Baleari e le Svalbard. Diffusissima in tutte le regioni italiane, questa erbacea perenne, solitamente non più alta di 15 centimetri, possiede un solo capolino, con bottone centrale giallo e petali (in realtà sono fiori ligulati) bianchi, ma spesso soffusi di rosa-rosso.  La fioritura dura da marzo all’autunno ma si può far fiorire la pratolina anche in inverno. Alcune varietà presentano capolini grandi semplici. Vengono coltivate oggi varietà a fiore doppio di colore bianco, rosa, cremisi, rosso, carminio e altre tonalità di rosso.  Anche in natura, gli ibridi e le varietà non si contano, tanto da facilitare enormemente il lavoro di chi invece si dedica alla costituzione di cultivar ornamentali. Con le umili ma graziosissime pratoline, è possibile decorare senza tanti fronzoli alcune aree del nostro giardino, utilizzando piante assolutamente rustiche e senza troppe esigenze.

Favria, 28.08.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno cerchiamo di sognare l’impossibile per cercare di renderlo possibile. Felice domenica

L’ura d’andè

Oggi si scrive e si parla molto della terza età o meglio della vecchiaia.

A dire il vero, fin dall’antichità il tema della vecchiaia ha sempre richiamato l’attenzione, più che altre tappe della vita.

Facendo una breve ricerva tra i vari libri ho notato come sono veramente pochi i trattati sulla giovinezza o sulla maturà rispetto ai trattati sulla terza età. Pensate che già nel  XVIII secolo a.C., nell’Antico Egitto avevano scritto sulla vecchiaia.  Poi il grande  Cicerone ha ripreso l’argomento. Cato Maior de Senectute, Catone il Vecchio, sulla vecchiaia,  è un’opera filosofica scritta da Cicerone nel 44 a.C. ovvero poco prima della morte, dedicata all’amico Attico. Composta di 23 capitoli, ha la forma di un dialogo che s’immagina sia accaduto nell’anno 151, quando il personaggio che dà il titolo all’opera, famoso anche come Catone il Censore, aveva già 83 anni. Il dialogo è introdotto dalle parole di Scipione che esprimono la meraviglia sua e di Lelio per la serenità con la quale Catone vive la vecchiaia. Catone inizia così la sua pacata argomentazione: prende in esame le critiche comunemente rivolte alla vecchiaia e le confuta, con esempi tratti dalla storia greca e romana. Le accuse esaminate sono: la debolezza e decadenza fisica, l’attenuarsi delle capacità intellettive, l’impossibilità di godere dei piaceri dei sensi, la bizzarria del carattere e l’avarizia.

La conversazione approda con naturalezza al tema della morte e della paura che essa suscita. Infine, passa al tema dell’immortalità dell’anima, e richiama per sommi capi le dottrine pitagoriche e platoniche sull’anima. Conclude che è proprio degli spiriti nobili e saggi attendere la morte con animo sereno, costituendo così un esempio per la maggioranza degli uomini; augura infine agli amici di poter raggiungere l’età avanzata e quindi di provare per esperienza ciò che hanno appena appreso dalle sue parole.

Il testo è un elogio della vecchiaia nella quale si godono i privilegi conquistati con una vita gloriosa e corretta. Ma non tutti hanno avuto la possibilità di conquistare questo status ed allora viene enfatizzata anche una situazione nella quale si vive una vecchiaia tranquilla e dolce da trascorrere nella calma, nell’onestà specialmente se ci si dedica alle attività di campagna.

vengono poi illustrate quelle che tuttora sono ritenute le migliori medicine per la vecchiaia: praticare con moderazione attività fisica, mangiare e bere quanto basta per ricostituire le energie senza appesantirsi, curare ancora di più la mente in quanto queste facoltà, non oculatamente gestite, si affievoliscono come una lucerna se non ci versi olio.

Oggi purtroppo nell’attuale società gli anziani si trovano ora a vivere non vuole avere memoria del passato e non accetta avere dei vecchi trasmettitori di valori assoluti con la condanna a vivere di un eterno presente. Oggi ci rendiamo conto di essere anziani quando qualcuno sui mezzi pubblici  ci cede il posto. Certo tutti noi conosciamo la nostra età e possiamo dichiararla, ma  per evidenziare la differenza tra il tempo e l’età dobbiamo aspettare che gli altri ci dicano che siamo vecchi secondo luoghi comuni.

Allora, la vecchiaia non esiste, anche se i visi incrementano le rughe e i corpi sono sempre più rigidi,  i corpi si logorano ma la soggettività resta, in qualche modo, fuori dal tempo ed è così che tutti muoiono giovani.

Il contatto  con gli anziani non è disdicevole e tenere i bambini lontano da loro quando non sono più autosufficienti significa non trasmettere il senso e l’esperienza della vita a chi dovrà affrontarla. Ci renderemo conto, prima o poi, cosa può significare la rimozione dei vecchi e della loro condizione dal tessuto quotidiano?

Tempo addietro ho parlato  ad una conferenza Unitre di Cuorgnè delle età dell’uomo attraverso  la metafora delle stagioni, adesso rifletto sull’importanza della prossimità alla vecchiaia.

Ma la vecchiaia bisogna viverla come un compito non come un sfida,  un tempo propizio per curare la vita interiore e, per chi è credente, per imparare a sperare nell’eternità.

La vecchiaia non si vive da soli, ma si costruisce insieme e  coincide con “l’ura d’andè”, come si dice nel vecchio piemontese.

È l’ora di andare dicevano i vecchi una volta nelle veglie delle stalle, a fine serata congedandosi stanchi e in anticipo dal resto del gruppo. Perché questo è,  l’ura d’andé, l’ultimo annuncio della vita. Il suo ultimo passaggio. Abbiamo, in questa vita un solo biglietto di andata e non  ci sarà alcun ritorno. Abbiamo una  sola vita, solo questa vita e da credente affermo che la morte non può essere l’ultima parola della vita. La  vita è ancora vita al di là del muro della morte. La vecchiaia non è, dunque, l’ultima stazione del nostro viaggio. Essa ci conduce ancora altrove. Eppure non è questo il punto il  problema non è tanto quello di prepararsi alla morte, ma di aggiungere vita ai giorni e non giorni alla vita.

Favria, 29.08.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Certe persone vivono in un mare di contraddizioni e non  sanno  nuotare. Felice lunedì

Vivi con quelli che possono renderti migliore e che tu puoi rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo oggi a FAVRIA  VENERDI’ 2 SETTEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio