Come stai? Come va! – Marckalada – Possiamo essere punti metallici o scotch. – Le piche ridono del gatto Toki. – La torta! – Prometeo. – Venere e Adone…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Come stai? Come va!
In mezzo alle polemiche tra virus e vaccinazione, potrà sembrare futile ma fra le vittime del Covid19 ci

sono anche le chiacchiere di cortesia. Mi spiego meglio, mi riferisco a quel parlare del più e del meno che si improvvisava quando si incontravano le persone dopo una stretta di mano, i discorsi che si intrecciavano al bar nella pausa caffè,  per strada, negli incontri fortuiti nei negozi, alle cene ed eventi. In questi incontri si esordiva sempre per la maggior parte delle volte con un “Come stai?” a cui seguiva dell’interlocutore: “Benissimo, alla grandissima, tu?” e poi il discorso proseguiva incanalato su una sequenza di domande leggere del tipo: “Cosa fai di bello? Hai fatto qualcosa di divertente? Da quale parte del mondo torni?”.

Oggi, il pericolo è che a un “Come stai?”, l’occasionale interlocutore mi risponda ringhiando “Come vuoi che stia?” o che mi apra una sfilza di lamentele, di rimostranze o peggio che mi parli della sua posizione sui vaccini e sul virus!

Fare quattro chiacchiere è piacevole e anche una forma di educazione e anche il naturale bisogno di stabilire connessioni e sentirsi parte di una comunità. Si spendeva il tempo iniziando a parlare del tempo per poi parlare di tutto con leggerezza, senza astio e polemiche ma confrontandoci sulle idee.

Oggi quando incontro qualcuno, che da tempo non vedo, con il viso nascosto dalla mascherina sicuramente non posso chiedergli se fa qualcosa di divertente, magari ha perso il lavoro o ha appena avuto il Covid 19 o ha dei famigliari infettati a casa o in ospedale. A volte in apertura parto con l’ovvietà del tempo, affermando che fa freddo, dopo il saluto.

Certo manca all’apertura la stretta di mano, mi manca da due anni il contatto fisico del dare la mano alle persone, ma non rinuncio a parlare, anche solo per ascoltare quello che ha da dire.

Molte volte l’interlocutore afferma idee sulla pandemia e vaccini che sono in contrasto con le mie idee, a volte idee bizzare, ma oggi più che mai la gente che si incontra ha bisogno di parlare e socializzare con i limiti imposti dalle misure anti contagio.

Ho letto in un libro che  Leonardo Da Vinci affermava che il : “Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri”.

Nella mia ignoranza ritengo che oggi complice i social e la pandemia siamo contaminati dall’autismo di massa.

Abbiamo smesso di ascoltare gli altri, e ognuno porta avanti solo la sua idea senza curarsi di chi ha intorno o di quanto afferma.

Certo ascoltare non è mai stato facile e oggi con la pandemia e con le regole del distanziamento sociale è difficile.

L’ascolto ha bisogno di mettere insieme l’orecchio, l’occhio, il cuore, e dunque è una sorta di esercizio che mette in moto l’intera persona.

Ascoltare vuole dire liberarsi dai pregiudizi e faziosità che invece stanno crescendo a dismisura, anche per effetto della viralità del web, che concede a tutti la possibilità di coltivarli e di esprimerli.

Oggi molti affermano le loro idee con intolleranza, cinismo sterile, convinzioni che si propagano  come false verità. Sono tutti virus che inquinano l’ascolto evitando di parlarci addosso.

Oggi abbiamo bisogno di ascoltare, con un pizzico di umiltà, ma senza mai rinunciare passivamente  alle motivazioni degli altri, perché per  andare avanti, le nostre sole azioni sembrano non bastare e dobbiamo aggrapparci con tutte le nostre forze alla speranza, agendo come se quello che facciamo,  facesse la differenza, anche in questa piccola azione dell’ascoltare.

Credetemi la  storia umana ci insegna che la  maggior parte delle cose importanti nel mondo sono state compiute da persone che hanno continuato a provare quando sembrava che non ci fosse alcuna speranza.

Favria, 19.01.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata.

Trovo che sono le persone più tristi quelle che fanno i sorrisi più belli, perché sono i sorrisi che cercano una speranza e la donano al mio animo.

Felice mercoledì

Marckalada

Intorno all’anno Mille, impavidi esploratori vichinghi in cerca di nuove terre provenienti dall’Islanda e dalla Groenlandia, approdarono sulle coste atlantiche dell’America del Nord. La colonizzazione fu fugace,  ha solo modeste tracce archeologiche ma una traccia in alcune saghe nordiche: “la Saga di Erik il Rosso  e la Saga dei Groenlandesi”. Secondo questi racconti, le terre che i coloni raggiunsero vennero chiamate quelle più a Nord prima Helluland, la terra delle pietre piatte, Markland, la terra dei boschi, ed infine Vinland, la terra del vino. Questo è quanto stato di recente individuato all’interno di un’opera scritta a Milano intorno al 1340. Si tratta della cosiddetta Cronica universalis del frate domenicano Galvano Fiamma, una vasta e piuttosto confusa storia del mondo che doveva estendersi dalla creazione fino ai tempi dell’autore, ma che rimase interrotta molto prima di Cristo. All’interno della Cronica Galvano inserisce una lunga digressione geografica, volta a dimostrare che è possibile per la specie umana vivere anche al di fuori dell’area temperata. Le pezze d’appoggio di cui si serve l’autore per questa dimostrazione sono in genere informazioni della geografia tardoantica e medievale. Poi quando passa a parlare delle terre dell’estremo nord ricorre invece a delle fonti orali che arrivano dai marinai che percorrono i mari di Danimarca e Norvegia i quali affermano che oltre la Norvegia, verso settentrione, si trova l’Islanda. Più oltre c’è un’isola detta Groenlandia e poi altre terre chiamate Helluland, Marckalada abitata da esseri grandissimi, dei giganti, ma con informazioni molto vaghe. Quello che ci si domanda Colombo aveva per caso sentore di queste leggende di marinai del nord Europa? Il frate autore dello scritto abitava a Milano e non navigava e le sue fonti erano probabilmente racconti di marinai genovesi i quali si recavano a nord, e avranno raccolto sul posto le voci che circolavano sulle terre oltreatlantiche e le avranno detto al loro ritorno a Genova e magari queste dicerie si saranno tramandate nelle taverne del porto! Beh se così fosse come italiani abbiamo sempre noi riscoperto l’America perché la notizia su Marckalada è stata trovata nel corso di una ricerca condotta nell’ambito dell’insegnamento di Filologia Mediolatina dell’Università Statale di Milano. Quello che è certo è stata una scoperta casuale dell’America da parte dei Vichinghi, che non ebbe seguito e Cristoforo Colombo ha veramente scoperto l’America che ha poi portato il cambiamento culturale ed economico, e forse quando Colombo progettò il suo viaggio non aveva sentore delle precedenti esperienze vichinghe rimaste confinate nelle saghe del nord Europa su Marckalada!

Favria,  20.01.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata

Ogni giorno sono consapevole che non posso fermare il tempo ma posso sempre cercare la luce nel buio più profondo.

Felice giovedì

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Possiamo essere punti metallici o scotch.

Per spiegare la frase del titolo, inizio con il parlare della spillatrice, derivato di spillare, arnese per la cucitura a punti metallici di fogli di carta, buste e involucri, molte volte si usa anche il termine cucitrice.  La spillatrice nasce in Inghilterra il 5 marzo 1868 da parte di C. H. Gould che brevetta una macchinetta che unisce i fogli con una graffetta. Anche se esisteva prima di questa spillatrice, o graffettatrice moderna un arnese realizzato nel ‘700, in Francia, per re Luigi XV, che spillava i fogli con punti metallici riportanti, ognuno, il marchio della corte reale. La paternità dello strumento-principe degli uffici è comunque controversa. Nello stesso anno dell’invenzione di Gould arriva infatti un brevetto analogo, a nome di Albert Kletzker a St Louis, in Montana, Usa. Ma già da due anni prima George McGill aveva brevettato, sempre negli Stati Uniti, una piccola chiusura pieghevole di ottone, antenato del moderno punto metallico e l’anno dopo una pressa che inseriva il punto nella carta. Nel 1877 Henry R. Heyl brevetterà la prima macchina in grado di inserire e fissare un punto metallico in un unico passaggio. La prima macchina che impagina una rivista con pagine fissate da punti metallici verrà realizzata nel 1878. Il 18 febbraio 1879, ancora George McGill, registrerà il brevetto denominato “pinzatrice a colpo singolo McGill”, la prima graffettatrice che avrà successo commerciale, pesante ben kg 1,5, molto maneggevole come si vede. In seguito il lemma graffettatrice apparve per la prima volta in una pubblicità sulla rivista americana Munsey’s magazine nel 1901. Il piccolo oggetto metallico che serve a tenere uniti due fogli, la graffetta è attribuita all’americano Samuel B. Fay. Tuttavia, l’inventore norvegese Johan Vaaler, ignorando l’esistenza della graffetta di Fay, chiese ed ottenne il brevetto per un suo modello. Questo episodio fece conoscere erroneamente Vaaler come l’inventore della graffetta.  Poi abbiamo per unire due fogli o ad una parete il nastro adesivo, comunemente chiamato anche scotch, un nastro di plastica o carta a cui è applicata una sostanza adesiva. La parola nastro deriva dal gotico nastilo, cinghia, di solito un tessuto  liscio o operato, di piccola altezza, comunemente di seta o di cotone, fabbricato con particolari telai e usato per guarnizioni, orlature, legature. Il nastro adesivo o più comunemente detto scotch è stato inventato nel 1930 dallo statunitense Richard Drew,  che lo mise in commercio nel 1930. In Europa giunse solo nel 1937! L’invenzione è nata quando l’ingegnere Richard Drew dipendente della 3M, Minnesota Mining and Manufactoring Company ed ebbe questa idea geniale. La 3M era un’azienda mineraria che, in seguito a difficoltà economiche, si era convertita alla produzione della prima carta vetrata che poteva essere utilizzata anche su superfici bagnate, il cui utilizzo comportava una produzione di polvere molto minore e quindi meno rischi per gli operai. Dew ebbe l’intuizione osservando le operazioni di alcuni verniciatori che lavoravano in una carrozzeria, notò come ci fosse la necessità di coprire e proteggere le parti di carrozzeria che non dovevano essere riverniciate. Dew inventò un nastro di carta in cui una faccia era ricoperta da una sostanza adesiva. L’invenzione godette subito un grande successo in particolar modo per la sigillatura dei cibi e, durante la grande depressione, anche per le piccole riparazioni domestiche. Infine per quanto  riguarda la parola scotch, che vuole dire scozzese è nata da ciò che accadde in una carrozzeria. I primi nastri utilizzati dai verniciatori per la protezione delle zone che non necessitavano di verniciatura avevano l’adesivo solamente sulle parti esterne, per risparmiare sul collante, e questo poteva portare ad un risultato non eccellente.  Qualche cliente, lamentandosi, deve aver pronunciato le parole “Dì ai tuoi padrone di essere meno tirchio con la colla” utilizzando però  come sinonimo poco amichevole di tirchio la parola scotch, in quanto gli  scozzesi sono rinomati per la loro parsimonia,  e fu da questo che prese il nome il nastro adesivo più famoso al mondo! Concludo che nella vita possiamo essere graffette o scotch nel tenere unite le persone, dipende da noi. Nella vita non è nei  numeri ma nell’unità sta la nostra grande forza. Oggi più che mai è necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme.

Favria, 21.01.2022  Giorgio Cortese  

Buona giornata

Perché in fondo la vita è questa: vivere per emozionarmi, piangere per soffrire e poi provare l’animo lieto per quanto sono riuscito a fare.

Felice venerdì

Le piche ridono del gatto Toki.

Una di queste mattine, sul fare del giorno, quando le nuvole fanno da corona alle vicine montagne al sorgere del sole, il gatto Toki va a caccia. Lesto e ardimentoso si arrampica con scatto agilissimo su di una siepe che ondeggia lievemente sotto il suo peso per ghermire un passerotto. Il passerotto si sposta su di un esile ramo e Toki rimane a guardalo da lontano. Ma su una vicina quercia due gazze, le piche, le guardano curiose e con il loro verso ciarliero sembrano irridere al suo insuccesso. Il gatto Toki sdegnato, sale su di un muretto e con passo guardingo si allontana dal ciarlare delle gazze che per un poco lo seguono quasi a parlare del suo insuccesso. momentaneo. Ho chiamato le due gazze con il lemma latino pica, nome con cui vengono identificate per parlare del mito greco narrato dal poeta latino Ovido nella Metamorfosi dove narra  delle nove figlie, le Piche,  del re di Tessaglia Pierio, che  ebbero la presunzione di sfidare la Musa Calliope in una gara di canto. Esse perdettero questa gara e furono trasformate in gazze dalla Musa, vedendo allora le mani  delle proprie unghie spuntare delle penne,le braccia coprirsi di piume, e l’una all’altra  e sporgere  dal volto un becco rigido e adunco. Anche Dante le cita nella Divina Commedia nel primo Canto del Purgatorio. Pensate che dalla parola pica deriva il termine picacismo, che è una alterazione del senso del gusto, disturbo alimentare che porta il desiderio di mangiare sostanze non nutritive, non commestibili o di cattivo sapore. Oggi purtroppo esiste un picacismo nell’informazione, nel senso che sui media e nei social  si  ingolfano di riviste scandalistiche,  si gustano i reality show, o delle fandonie pazzesche, delle bufale illeggibili. Qui oltre a perdere il gusto si arriva al disgusto.

Favria,   22.01.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata.

Difficilmente ci sediamo sulla panchina dell’umiltà.

Personalmente conosco delle persone che riescono

perché comprendono la fatica nello stare sempre in piedi.

Felice sabato

La torta!

Dal forno caldo irrompe soave il profumo della torta. Dal forno l’invitante profumo fa crescere nel mio animo timidamente la nostalgia di quando da bambino aspettavo per mangiarla, poi la nostalgia evapora con la torta che esce del forno.  Già il profumo della torta è una promessa di felicità mantenuta e il suo invitante profumo dona gioia all’animo. Mangiarne una fetta mette subito di buon umore ma sono anche un bel simbolo di convivialità, perché non c’è nulla di più rilassante del sedersi in compagnia davanti una fetta di dolce insieme. Le torte sono speciali perché ogni compleanno o celebrazione finisce con il dessert, una torta,  e la gente ricorda quale torta. A volte mi soffermo ad ammirare con quale poesia la torta di mele risucchia il caffè in cui la intingo e poi che gioia, quando raggiunge le mie papille gustative. Ritengo che le buone torte di mele sono un valore aggiunto alla quotidiana felicità e potrei aggiungere che un motivo di divertimento in ogni torta  è di per sé una sorpresa in virtù della crosta che l’avvolge. La vita è come la ricetta per una torta, se si seguono i soliti ingredienti sapremo già che gusto avrà, gli altri la assaggeranno, apprezzeranno ma dimenticheranno presto. Ci vuole sempre un pizzico di genialità in ogni ricetta per far si che essa non muoia con l’ultimo assaggio.

Favria, 23.01.2022

Buona giornata.

Chi vive di soli ricordi,

non vive da nessuna parte.

Felice domenica

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Prometeo.

Il mito di Prometeo in greco antico voleva dire colui che riflette prima, era un Titano, cugino di  Zeus, Giove, per i romani, e grande amico del genere umano. Prometeo aveva 5 copie di fratelli gemelli,  i Titani. Un giorno essi si ribellarono a Zeus e Prometeo e suo fratello Epimeteo, colui che riflette dopo,  si schierarono dalla parte di Zeus anziché dei Titani. Questo permise a Prometeo di diventare amico degli dei dell’Olimpo. Atena, figlia di Zeus, che gli insegnò le arti dell’architettura, dell’astronomia, della matematica, della medicina, della metallurgia e anche della navigazione che poi il Titano trasmise agli esseri umani.  Epimeteo, che non usava molto la testa: per questo fu chiamato così! Cominciò a distribuire queste buone qualità agli animali, a caso, e dimenticandosi degli uomini. Così, per rimediare, Prometeo decise di rubare dalla casa di Atena uno scrigno in cui erano riposte l’intelligenza e la memoria, e le donò agli uomini. Dovete sapere, infatti, che la mitologia classica racconta che ci fu un periodo, antichissimo, in cui gli uomini e gli sei vivevano assieme, divertendosi allegramente. A peggiorare i rapporti tra Zeus e gli uomini fu un fatto accaduto durante un banchetto.  Gli esseri umani avevano deciso di spartirsi un bue e Prometeo venne incaricato di fare le parti. Poiché il titano voleva di nuovo favorire gli umani escogitò un trucco,  nascose i pezzi di carne migliori sotto un rivoltante amaso di pelle del bue. Il resto, ossia le ossa e poche frattaglie, le nascose sotto un invitante strato di grasso. Poi invitò Zeus a scegliere per primo la sua parte. L’altra sarebbe toccata agli uomini. Il padre degli dei, ovviamente, scelse la parte  che gli sembrava più succulenta.  Ma quando si accorse dell’inganno andò su tutte le furie e lanciò una condanna,  da quel giorno gli uomini avrebbero sì sacrificato agli dei solo le parti di scarto degli animali ma, da quello stesso momento, gli esseri umani sarebbero diventati mortali. In più, come ulteriore punizione, il vendicativo Zeus tolse agli uomini il fuoco, e da quel momento furono costretti a vivere nell’oscurità della notte. Prometeo si recò allora dalla sua amica, la dea Atena , dea della saggezza e dell’artigianato, affinché lo facesse entrare di notte nell’Olimpo. Qui Prometeo rubò il fuoco per gli uomini,  accese una torcia col fuoco del carro Elio, il dio del Sole, e fuggì. Quando Zeus venne a sapere che Prometeo aveva riportato il fuoco agli uomini andò su tutte le furie e ordinò a Efesto, dio della scultura, della metallurgia, dell’ingegneria e del fuoco, Vulcano, per i romani, di creare una donna bellissima a cui venne dato il nome di Pandora, era la prima donna del genere umano, ricca dei meravigliosi doni che le fecero le altre dee dell’Olimpo. Zeus mandò Pandora come regalo a Epimeteo (il fratello sciocco di Prometeo), affinché la sposasse e lei potesse, poi, punire il genere umano.  Epimeteo, però, avvertito dal fratello la rifiutò. Allora Zeus, furioso, decise di farla pagare una volta per tutte al titano e agli uomini che difendeva. Così fece incatenare Prometeo ad una roccia sulla vetta di un monte. Lì, ogni giorno, un’aquila gli avrebbe squarciato il ventre e dilaniato il fegato per l’eternità, il titano era immortale e durante la notte le ferite guarivano. Dopo tremila anni Ercole, figlio di Zeus, passò sul monte in cui l’eroe soffriva incatenato. Con una freccia trafisse l’aquila che tormentava Prometeo e ne spezzò le catene, e così il titano che aveva donato il fuoco agli uomini era di nuovo libero.

Favria, 24.01.2022    Giorgio Cortese

Buona giornata.

I veri amici sono come l’oro e l’acciaio:

sfidano il tempo,

mentre gli altri metalli

si logorano rapidamente

Felice lunedì

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Venere e Adone.

La storia del mito di Afrodite, Venere e Adone è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi. Adone è un’antica figura mitologica di origine siriaca che inizialmente incarnava il ciclo stagionale della natura.Nella formulazione più nota del suo mito, intessuta di motivi letterari di età alessandrina, Adone nacque dall’amore incestuoso di Mirra con suo padre Cinira, re di Cipro. Innamoratasi del padre, la fanciulla si finse una delle mogli mediante un sotterfugio. Quando Cinira venne a conoscenza dell’atto incestuoso, Mirra fu costretta a fuggire e gli dei, per salvarla, la tramutarono in una pianta resinosa dall’amaro profumo, dalla cui corteccia nacque Adone, il quale crescendo divenne un giovane bellissimo. Come abbiamo detto Adone divenne un giovane ragazzo, bello e affascinante. Nel suo tempo libero amava cacciare nei boschi. Un giorno Venere, la dea della bellezza, guardando Adone passeggiare nei boschi, fu graffiata per sbaglio da una delle frecce di Cupido. Venere si innamorò così perdutamente del giovane ragazzo. Purtroppo però questo giovane amore suscitò la rabbia e la gelosia di Ares, Marte, il dio della guerra. Come avrebbe potuto fare il geloso Marte per riprendersi la sua bellissima Venere? Il piano era semplice: avrebbe solo dovuto trasformarsi in cinghiale e durante una battuta di caccia avrebbe inferto ad Adone un colpo mortale e così, il ragazzo, sarebbe morto. Questo successe un giorno, durante una battuta di caccia, il giovane Adone incontrò un cinghiale, Ares, Marte in realtà, che lo ferì mortalmente. Venere, appena sentiti i lamenti dell’amato accorse subito in suo aiuto, ma purtroppo, non ci fu nulla da fare. Adone era ormai morto e fu costretto a scendere nel mondo degli inferi, nell’aldilà. Venere era disperata, non avrebbe più potuto vedere il suo amato. La coppia però impietosì Zeus, Giove il dio più potente dell’Olimpo e permise al ragazzo di ritornare da Venere. Per sempre? Purtroppo no, i due erano costretti a vivere lontani per sei mesi all’anno, mentre ogni primavera Adone poteva ritornare nel mondo dei vivi e riabbracciare la sua tanto amata Venere e trascorrere così con lei una parte dell’anno. Ogni autunno invece, con i primi freddi, Adone avrebbe dovuto ritornare da Proserpina, la regina dell’oltretomba. Una curiosità: dalle lacrime versate da Venere che caddero sul sangue versato da Adone nacquero dei bellissimi fiori che noi oggi chiamiamo anemoni! Altra versione del mito narra che Adone fu quindi trasformato in un anemone, e dalle lacrime di Venere sbocciarono delle rose. Questo mito per gli antichi Greci spiegava come l’alternarsi delle stagioni ci parli d’amore. Quando Adone ritorna sulla terra portando con sé l’amore per Venere, porta il calore dei sentimenti e quindi la primavera e l’estate, mentre, i mesi in cui i due sono costretti a rimanere lontani, senza amore, sulla terra, cadono le foglie dagli alberi e si accorciano le giornate, arriva l’autunno e poi l’inverno. Dal mito, però, Shakespeare si discosta con originalità, sviluppando il tema dell’amore non corrisposto, anticipato anni prima da Tiziano Vecellio in un dipinto per Filippo II di Spagna e Maria Tudor la Sanguinaria. Alcuni ipotizzano che Shakespeare abbia tratto ispirazione anche da lì e la sua poesia è la testimonianza di un mondo perduto e dimenticato, un mondo sospeso sul filo dell’orizzonte ma ci è utile oggi  per  la  quotidiana resistenza alle difficoltà quotidiane e  all’umana indifferenza, che la frenesia individualista del nostro tempo ci porta a vivere.

Favria,  25.01.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata.

Un pasto senza un bicchiere di buon vino

è come un giorno senza sole.

Felice martedì

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio