Compiere 65 anni. – Pasticci in famiglia, genitori e figlie Unitre Cuorgnè – Matronalia. – La scoperta della radioattività. – Dallo scorpione allo sgorbio che non è la sgorbia. – Doldrums – La serendipità…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Compiere 65 anni. Ritengo che compiere 65 anni, quando si è in buona

salute, circondato da persone che mi vogliono bene, con la pensione che al primo del mese matura, non è poi così male. Da oggi, mi hanno detto che godo delle agevolazioni per i musei, mezzi pubblici e esenzione ticket sanitario. Certo che sentirmi chiamare anziano come membro della generazione dei babyboomers, mi viene un pochino l’orticaria, ma poi mi dico che io sono diverso, un diversamente giovane in salute e ancora pieno nell’animo di tantissimi interessi. Sicuramente non inseguo i ruoli ricoperti nel passato, il lavoro ed altre esperienze avute prima sono state bellissime, ricche di rapporto umano e di conoscenza che mi hanno permesso di crescere. Sicuramente non mi faccio intrappolare dalla monotonia quotidiana che improduttiva e azzera le cellule celebrali. Sono curioso è ho sempre voglia di conoscere, dopo aver dismesso gli obblighi di lavoro da alcuni anni, ritengo che i talenti miei come di tutti devono sempre essere messi a disposizione e fatti fruttare, come nella parabola evangelica, magari rendono poco, ma la mia vita la paragono ad un albero, che ha continuamente nuove ramificazioni, i problemi che diventano occasioni, le opportunità che mi permettono sempre di imparare e poi altri rami che invece diventano secchi e bisogna lasciar cadere. L’importante è quello di crescere sempre, di essere curioso e di domandarmi sempre il perché, esplorando il mondo che mi circonda e che lascerò quando sarà la mia ora. In questi ultimi anni ho imparato ad essere indulgente con me stesso, sforzandomi di procedere con calma accettandomi come sono evitando il rancore verso il prossimo, per quattro giorni che devo vivere non ne vale la pena e mi dolgo per quelli che lo covano casomai nei miei confronti, ho pena per loro, perché vivono male. Ho scoperto forse per molti l’acqua calda, che è difficile amare gli altri se non amiamo noi stessi. Il vero problema è che giorno dopo giorno, le probabilità di morire aumentano. è nella legge della natura. Certo se uno conoscesse la data giusta del proprio destino sceglierebbe ad esempio nel mio caso, i libri che meritano di essere letti, ma poi l’ansia della fine prenderebbe il sopravvento nella mia limitata mentalità umana, e allora ogni giorno cerco di comportarmi come fosse l’ultimo, ma poi spero nella replica del giorno dopo, facendo programmi a lunga scadenza. D’altra parte la mia vita mi auguro, possa essere ancora molto lunga e mi devo attrezzare per questo, riempendola ogni giorno di cose belle, sempre che la salute tenga. Ma oggi nel giorno del mio compleanno mi domando chi sono io nell’aspetto interiore, mi viene da dire una persona imperfetta e piena di difetti, con un bel passato non ancora remoto, che vive nel presente e sogna un futuro semplice all’infinito. Mi auguro di coltivare ancora per tanto tempo i miei sogni, e se i desideri si dovranno fermare ho sempre i ricordi, una lista nell’animo abbastanza consistente con tanti quadratini con scritto “fatto”. Il mio desiderio oggi nel giorno del compleanno è cercare sempre di coltivare il pensiero positivo, non perdere il sorriso ed essere sempre gentile verso gli altri così come verso di me. Non è facile invecchiare, ma, se mi verrà concesso, cercherò di farlo bene. Allora, auguri amici miei, coscritti, under e over 65, auguri a me. A tutti auguro tanta salute e tempo alla vita e vita al tempo.
Favria, 28.02.2023 Giorgio Cortese

Giorgio Cortese all’età di 6 anni

Buona giornata. Ogni giorno non è il numero di anni a contare nella vita, ma quanta vita metto in quegli anni, auguri a me! Felice martedì.

Pasticci in famiglia. Se pensi che sia difficile essere adolescente, prova ad essere sua madre.”  Si parla di genitori, figli in adolescenza, preadolescenza e nonni. Docente Daniela Graglia, Mercoledì  1 MARZO  2023 ore 15,30 -17,00

Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS. Trinità –Via Milite Ignoto

“Pasticci di famiglia, se pensi che sia difficile essere adolescente prova a essere sua madre”.

Il romanzo offre prospettive diverse per osservare l’adolescenza e sarà il lettore a scegliere il punto di vista più consono al ruolo che ricopre e alla relazione che intercorre o è intercorsa con un adolescente: genitori, nonni, insegnanti, zii, amici. La dott.ssa Daniela Graglia, psicologa psicoterapeuta, parlerà del nuovo linguaggio adolescenziale, fatto di poche parole, ma ricco di significati simbolici. I temi trattati saranno molteplici.

 Matronalia.

Il nome del mese di marzo nasce nel calendario di Romolo, mitico primo re di Roma, e per loro era il primo mese dell’anno. Diventa invece il terzo nel calendario giuliano, pur continuando a contare 31 giorni. Il nome marzo deriva dal latino Martius, per omaggiare Marte il dio romano della guerra. Il mese di marzo segna l’importante passaggio dall’inverno alla primavera, a cui generalmente corrisponde un aumento delle temperature. E’ un mese caratterizzato dall’instabilità atmosferica, come ricorda il proverbio “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”. Durante l’equinozio di primavera, il 20 o 21 del mese, il sole si allinea perpendicolarmente alla linea dell’equatore, in modo che il giorno e la notte abbiano la stessa durata.   Nell’Antica Roma il 1 marzo, Kalendis Martiis veniva celebrata la festa in onore della Dea Iuno, Giunone. Nello stesso giorno del 375 a.c. venne dedicato il tempio sull’Esquilino di Iuno Lucina, Giunone che presiede ai parti. Giunone era la madre di Marte.  Ovidio nel primo libro dei Fasti cosi dice: “Ferte deae flores; gaudet florentibus herbis/ haec dea; de tenero cingite flores caput./ Dicite: “Tu nobis lucem, Lucina dedisti”;/ Dicite: “Tu uoto partorientibus ades”. “”Portate fiori alla dea; questa dea ama le piante in fiore; / fate corone di fiori da mettere intorno alla testa. / Dite: ‘O Lucina, tu ci hai dato la luce’. / Dite ‘Tu sii propizia al desiderio delle partorienti’.  Durante la festa le donne offrivano banchetti e doni ai loro schiavi, attuando un rovesciamento delle parti simile a quello dei Saturnali decembrini. Le matrone erano le donne sposate. La festa delle matrone ricordava il ratto delle Sabine. In particolare si riferiva alla pace che proprio le donne, incitate da Ersilia, moglie di Romolo figlio di Marte, avevano invocato dai mariti e dai padri che stavano per affrontarsi in battaglia.

Favria, 1.03.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno amare e riconciliarsi, vuole dire vivere bene nell’animo. Felice mercoledì.

La scoperta della radioattività.

Animato da un’insaziabile voglia di sapere, il fisico francese Henri Becquerel approda
all’intuizione che gli varrà il premio Nobel quasi per caso, indagando sui cristalli fosforescenti. Nato a Parigi in una famiglia di scienziati, Henry Becquerel dopo la laurea in Ingegneria si divise tra l’insegnamento della Fisica e la ricerca scientifica. Concentrò i suoi sforzi in particolare sull’emissione di raggi infrarossi da parte di cristalli fosforescenti. Venuto a conoscenza nel 1896 della scoperta dei raggi X ad opera di Wilhelm Röntgen, Becquerel cominciò a ipotizzare un legame tra questi e la fluorescenza emersa nei suoi esperimenti. Utilizzando delle lastre fotografiche schermate da un involucro di carta nera si accorse che, una volta sviluppate, riproducevano le sagome dei cristalli di sali di uranio con le quali erano state messe a contatto, segno evidente che i sali assorbivano la luce solare e quindi emettevano delle radiazioni in grado di superare la carta opaca e impressionare la pellicola. Lo stesso accadeva a sagome diverse frapposte tra i sali e la lastra schermata. Durante un periodo di fitte nubi sul cielo parigino Becquerel fu costretto a interrompere gli esperimenti e ripose nel cassetto i sali, la lastra e una croce di metallo che si sarebbe dovuta vedere sulla lastra. Dopo qualche tempo riaprì il cassetto e decise di sviluppare la lastra sebbene non fosse stata esposta alla luce solare, accorgendosi così che la sagoma della croce appariva perfettamente nitida. La radiazione, quindi, non poteva che venire dall’uranio stesso. Espose la sua straordinaria scoperta il 2 marzo del 1896. Fu in seguito una sua allieva, Marie Curie, a dare un nome a queste radiazioni usando per prima il termine radioattività.

Favria, 2.03.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita di ogni giorno non importa ciò che torna indietro. L’importante è quello che si dona. Noi valiamo per quello che doniamo. Felice  giovedì.

Dallo scorpione allo sgorbio che non è la sgorbia.

Da bambino quando macchiavo il quaderno con il pennino la maestra mi diceva  che era uno sgorbio! Ma cosa vuole dire questa buffa parola o da dove deriva. Lo sgorbio si riferisce a una macchia di inchiostro fatta inavvertitamente e, per estensione, sta ad indicare lo scarabocchio o una scrittura di pessima qualità calligrafica. Pensate che la parola sgorbio deriva dal latino scorpius ovvero scorpione’. Il lemma deriverebbe dalla somiglianza tra il profilo di uno scorpione e la proverbiale macchia d’inchiostro. la gorbia! la sgorbia, anticamente detta anche gorbia deriva dal tardo latino gulbia di origine gallica.   La sborbia o gorbia è il cono metallico, solitamente realizzato in ferro, cavo nel quale viene infisso il manico o astile di attrezzi, ad esempio la scure o la zappa e per le armi inastate come la lancia e l’alabarda, per garantire maggior solidità rispetto ad un sistema di bloccaggio basato su di un anello d’arresto. Nel bastone da passeggio, la gorbia è invece il puntale metallico di rinforzo all’estremità inferiore. In meccanica , la gorbia è il puntale metallico cavo in cui s’incastra una parte di un arnese, con valenza simile a quella della ghiera. La gorbia era anche nome proprio di una particolare tipologia di mazza caratterizzata dalla presenza di un corpo metallico cavo in rinforzo all’estremità destinata a colpire l’avversario.  Le lance dei macedoni detta xiston  e anche il kontos dei sarmati utilizzavano la gorbia onde assicurare la lama all’asta. Poi venne usata anche per stabilire  più stabilità alla freccia e con  il termine gorbia si indicava la parte metallica terminale della freccia, Questo viene  citato da Dante nella Divina Commedia  nel canto 1 del Paradiso: “ E trasse del Turcasso due dardi di diverse opere, ed effetti: l’una caccia l’amore, ed è di piombo il suo ferro: l’altro il fa venire, ed è d’oro la sua gorbia” Concludo  con la parola bedano o pedano voce originaria delle lingue lombarde, milanese e genovese bidàn,  piemontese bedàine, entrambe provenienti dal provenzale d’aine, a sua volta dal francese antico  bec d’asne, sgorbia, dove il francese antico ane, anatra, è stato scambiato con asne, asino. Il bedano o pedano è un tipo di scalpello usato in falegnameria per operare tagli trasversali alla direzione delle fibre.

Favria. 3.03.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno la fortuna non esiste, ma esiste l’attimo in cui il talento incontra l’opportunità. Felice venerdì.

Doldrums
In natura ci sono diversi esempi di vento calmo o quasi del tutto assente, come i “Doldrums”, zona delle calme equatoriali. In queste zone il riscaldamento del Sole è molto uniforme, quindi c’è pochissima differenza di pressione, che genera di conseguenza movimenti d’aria molto leggeri”. Questa striscia, nota come “Zona di convergenza intertropicale”, è caratterizzata da una circolazione atmosferica molto debole e l’aria quindi ristagna, con temperature e tassi di umidità molto elevati. Per questo motivo, la navigazione a vela nei Doldrums è particolarmente ardua, dovendo fronteggiare lunghi periodi di calma piatta alternati a improvvisi e violenti temporali. Queste regioni di calma tropicale sono indicate in inglese come Horse Latitudes, o Latitudini dei cavalli: al tempo della navigazione con i velieri, infatti, poteva succedere che le imbarcazioni che si imbattevano in questa calma piatta rimanessero bloccate per settimane. I marinai allora razionavano le scorte di acqua, così, se fra le merci trasportate c’erano anche cavalli, che hanno bisogno di bere molto, questi venivano sacrificati e buttati in mare.

Favria,  4.03.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Purtroppo nella vita alcune persone  imparano a vivere quando ormai è troppo tardi. Felice sabato

La serendipità.

Il lemma deriva dall’inglese serendipity, coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip. Serendippo era l’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Sri Lanka. La parola significa la capacità o la fortuna di fare, per caso, inattese e felici scoperte, specialmente in campo scientifico, mentre si sta cercando altro. Quando Walpole inventò il termine, aveva in mente una fiaba persiana che era giunta per la prima volta in Europa un paio di secoli prima attraverso una traduzione italiana di Cristoforo Armeno. La fiaba parlava di tre principi del paese di Serendippo, dove un grande e potente re, chiamato Giafar, aveva tre figli maschi, coltissimi perché educati dai più grandi saggi del tempo, ma privi di un’esperienza altrettanto importante di vita vissuta. Per provare, oltre alla loro saggezza, anche le loro attitudini pratiche, il saggio re decise di allontanarli dal regno perché diventassero ancora più perfetti, andando a vedere il mondo a conoscere per esperienza diretta i diversi costumi e i modi di fare di molte nazioni che già conoscevano per averli studiati sui libri o appresi dai loro precettori. Durante il loro viaggio i tre fecero diverse scoperte, grazie al caso e alla loro sagacia, di cose che non stavano cercando. Giunti nel Paese del potente imperatore Bahram, i principi si imbatterono in un cammelliere, disperato perché aveva perduto il proprio animale. I tre, pur non avendolo visto, dissero al poveretto di averlo incontrato un bel poco avanti, lungo la strada. Per assicurare il cammelliere gli fornirono, come prova, tre elementi: il cammello era cieco da un occhio, gli mancava un dente in bocca ed era zoppo. Il buon uomo, ripercorse a ritroso la strada ma non riuscì a ritrovare l’animale. Il giorno seguente, ritornato sui suoi passi, incontrò di nuovo i tre giovani e li accusò di averlo ingannato. Per dimostrare che non avevano mentito i tre principi aggiunsero altri tre elementi. Gli dissero che il cammello aveva una soma, carica da un lato di miele e dall’altro di burro; portava una donna, e questa era incinta. Di fronte a questi particolari, il cammelliere diede per certo che i tre avessero incontrato il suo animale; ma, vista la ricerca infruttuosa, li accusò di avergli rubato il cammello. I tre principi vennero imprigionati nelle segrete dell’imperatore Bahram. Per salvarsi, affermarono di aver inventato tutto per burlarsi del cammelliere, ma le apparenze li inchiodavano e così vennero condannati a morte perché ladri.  Fortunatamente un altro cammelliere, trovato il cammello e avendolo riconosciuto, lo ricondusse al legittimo proprietario. Dimostrata in tal modo la propria innocenza, i tre vennero liberati non senza una adeguata spiegazione di come avessero fatto a descrivere l’animale, senza averlo mai visto. I tre rivelarono che ciascun particolare del cammello era stato immaginato, grazie alla capacità di osservazione e alla sagacia. Che fosse cieco da un occhio era dimostrato dal fatto che, pur essendo l’erba migliore da un lato della strada, era stata brucata quella del lato opposto, quello che poteva essere visto dall’unico occhio buono dell’animale. Che fosse privo di un dente lo dimostrava l’erba mal tagliata che si poteva osservare lungo la via. Che fosse zoppo, poi, lo svelavano senza ombra di dubbio le impronte lasciate dall’animale sulla sabbia. Sulla spiegazione del carico i tre dissero di aver dedotto che il cammello portasse da un lato miele e dall’altro burro perché lungo la strada da una parte si accalcavano le formiche, amanti del grasso, e dall’altro le mosche, amanti del miele. Il cammello aveva sul dorso una donna, perché in una sosta il passeggero si era fermato ai lati della strada a urinare, e questa urina era stata odorata da uno dei principi per curiosità, venendo egli preso da un desiderio carnale che può venire solo da urine di una donna, aveva dedotto che il passeggero doveva essere di sesso femminile. Infine la donna doveva essere gravida, perché poco innanzi, alle orme dei piedi c’erano quelle delle mani, usate dalla donna per rialzarsi a fatica visto che doveva avere un corpo pesante. Le spiegazioni dei tre principi stupirono a tal punto Bahram che decise di fare dei tre giovani sconosciuti i propri consiglieri. I tre principi in incognito offrirono così i loro servigi all’imperatore, salvandogli anche la vita, risolvendo situazioni difficili o prevedendo il futuro. L’inglese Walpole aveva creato la parola serendipity per spiegare come questi tre principi facessero sempre scoperte, per caso o per sagacia, di cose che non stavano cercando. Alcune scoperte nascono da complessi ragionamenti, altre per illuminazione improvvisa della mente, come per Archimede che si dice, intuì il principio della spinta idrostatica immergendosi nella vasca da bagno. Altre scoperte, invece, avvengono per errore come quella di Cristoforo Colombo che arrivò nelle Americhe pensando di aver raggiunto le Indie, o che la penicillina da Alexander Fleming è stata scoperta nel 1928 grazie a una piastra di coltura mal pulita. Percy Spencer, mentre studiava i radar, non avrebbe potuto immaginare che le sue osservazioni avrebbero portato all’invenzione del famoso elettrodomestico. Notò infatti che il cioccolato che teneva in tasca si era sciolto, e non era colpa della temperatura esterna, era nato il forno a micro onde. Nel 1805 un certo Chacel notò che un bastoncino con all’apice una pasta a base di clorato di potassio, zolfo e gomma arabica, si accendeva per reazione chimica dopo essere stato immerso in un recipiente contenente una spugna d’amianto imbevuta di acido solforico. Era stata inventata la versione primitiva del fiammifero. Fu però solo nel 1827, che venne inventato il fiammifero a sfregamento, da parte dell’inglese John Walker, con la sostituzione del solfuro di antimonio con una miscela di zolfo e fosforo bianco. I  fuochi artificiali colorano i nostri cieli nelle notti di festa da circa duemila anni, e si dice che siano stati inventati in Cina per puro caso. La leggenda narra che fu un cuoco a unire carbone, zolfo e salnitro, nitrato di potassio, tutti prodotti relativamente comuni in cucina a quel tempo. Si scoprì allora una mistura combustibile capace anche di esplodere, se compressa per esempio in un tubo di bamboo. Nel 1941 l’ingegnere svizzero Georges de Mestral notò dei riccioli di origine vegetale attaccati ai propri abiti e ai peli del suo cane. Lui tuttavia pensò bene di replicare artificialmente la forma di quei gancetti, e così nacque il velcro. Il nome è la combinazione di velvet, velluto, e crochet, uncinetto. Il fisico tedesco Wilhrlm Conrad Rontgen stava studiando le onde elettromagnetiche e i raggi catodici, costruendo a tal proposito un apparato che produceva raggi catodici. Si accorse casualmente che, mettendo una mano fra il generatore dei raggi catodici e il muro, vedeva l’ombra delle sue ossa proiettata sul muro. Dedusse che ci fosse una radiazione, che lui chiamò X, non sapendo come definirla, e chiese alla moglie di mettere la mano per quindici minuti fra il generatore e una lastra fotografica, creando così la prima radiografia della storia, che stranamente  prese poi il nome di mano con anello. Il verderame, noto anche come poltiglia bordolese, è ancora oggi un fungicida piuttosto efficace per proteggere piante di ogni genere, ma non nacque con lo scopo di uccidere i funghi delle piante. Ci incappò per caso nel 1874 il botanico Pierre Millardet che si aggirava sconsolato tra le vigne di Bordeaux, contemplando la propria impotenza di fronte a un fungo che stava uccidendo un intero settore economico. A un certo punto fu sorpreso dal vedere alcune piante che sembravano immuni dal parassita, e andò di corsa dal proprietario a chiedere lumi: saltò fuori che il viticoltore, stanco dei passanti che gli rubavano l’uva, aveva cosparso le piante con un misto sostanze prese dal magazzino, per renderle brutte e poco appetibili. Il viagra, la pastiglia blu era stata ideata contro l’angina pectoris e l’ipertensione. Il Sildenafil, il principio attivo del farmaco, doveva dilatare i vasi sanguigni del cuore bloccando una proteina chiamata PDE-5.  I benefici sull’angina pectoris non si rivelarono soddisfacenti. In compenso molti pazienti trattati iniziarono a mostrare alcuni “inconvenienti”. Ivasi sanguigni dilatati non erano quelli del cuore, era nata una pillola contro l’impotenza. Le patatine fritte sono nate a metà dell’Ottocento per un dispetto da parte dello chef George Crum a un cliente particolarmente sgradevole ed esigente, che non gradiva le sue patatine fritte. Crum decise di servirgli per dispetto delle sfoglie di patate così sottili e croccanti da non poter essere infilzate con la forchetta, e piene di sale. E fu un successo!Al giornalista Laslo Birò venne in mente di ideare la famosa penna che porta il suo nome, osservando bambini che giocavano a biglie, le facevano rotolare in una pozzanghera, e ne uscivano lasciando dietro di sé una scia di fango perfettamente omogenea, così Bíró pensò che, inserendo una piccola sfera nella punta della penna, si potesse impregnare in un inchiostro viscoso, in modo da non seccarsi subito a contatto con l’aria e poter cosi scrivere in modo più scorrevole. La Coca Cola nacque come sciroppo per un nuovo tonico, preparato in una caldaia di ottone dal farmacista John Pemberton, che nulla aveva a che vedere con quella di oggi: era piatta, liscia e non frizzante: quella attuale fu creata accidentalmente la mattina del 15 novembre 1886.  Un gentiluomo, John G. Wilkes, aveva alzato un po’ il gomito la sera prima e, svegliatosi con un terribile mal di testa, aveva cercato sollievo in una farmacia vicina. Dato che la Coca-Cola era stata creata e pubblicizzata da Pemberton come cura per il mal di testa, Wilkes si era seduto al banco e aveva richiesto a voce bassa un bicchiere di Coca-Cola. Il cameriere, per sbaglio, mescolò lo sciroppo con acqua frizzante. La bevanda piacque a Wilkes e diede sollievo alle sue tempie martellanti. Da allora divenne consuetudine mescolare lo sciroppo di Coca- Cola con acqua frizzante. Un dodicenne, Frank Epperson, una sera mise un bicchiere con dentro acqua, soda e un bastoncino per mescolarli abbandonato su un davanzale in una notte gelida, era il ghiacciolo. Nel 1924, ormai cresciuto, brevettò la sua invenzione promuovendola come: “ghiacciolo leccalecca con il bastoncino” e lo chiamò Epsicle, da Epperson-icicle. Poco tempo dopo, Epperson e i suoi partner fecero un accordo con la Popsicle Corporation e nel 1929 vendette il suo brevetto. In Italia, i ghiaccioli arrivarono solo un ventennio più tardi, nel secondo dopoguerra, portati dagli americani insieme al chewing gum e ad altri dolci di produzione industriale. Le padelle e pentole oggi sono rivestite di Teflon che le rende antiaderenti, ideali per cucinare un uovo all’occhio di bue. Il treflon, però, non era nato per la cucina, ma per ricavare negli anni Quaranta del Novecento uranio -235 per creare la bomba atomica. Gli scienziati, nel corso dei loro studi, inaspettatamente e forse solo come conseguenza a quei loro studi, arrivarono a scoprire un materiale così versatile da essere usato sia per cucinare che per camminare, il Teflon. La scoperta si deve alla mente geniale di Roy J. Plunkett, dall’osservazione di una sostanza depositatasi all’interno di una bombola di gas occlusa. Verso la fine degli anni ’60, Wilbert L. Gore, cofondatore della DuPont e inventore dei primi isolanti in Teflon per cavi, creò insieme a suo figlio Robert W. Gore, il tessuto che oggi è noto universalmente comeGore-Tex. Materiale oggi molto famoso, il tessuto ha pori abbastanza piccoli da non permettere il passaggio di gocce d’acqua, ma sufficientemente grandi da far passare semplici molecole d’acqua; questa caratteristica permette al vapore, e quindi al sudore in forma gassosa, di fuoriuscire garantendo la traspirazione mantenendoci asciutti sia dall’acqua proveniente dell’esterno che da quella che generiamo noi stessi! Oggi conosciamo i corn flakes. A inventarli per errore fu John Harvey Kellogg, che lavorava in un sanatorio e cercava di creare alimenti salutari e poveri di grassi. Dimenticò, tra le varie sperimentazioni, di aver lasciato del grano cotto a raffreddare. Ormai duro ma non ancora inservibile, il chicco venne schiacciato e trasformato in sfoglie: i fiocchi, flakes, che con una semplice aggiunta di zucchero sarebbero diventati la base di una delle colazioni più diffuse prima in America e poi qui in Europa occidentale. L’anestesia, oggi usata per le operazioni e per gli interventi odontoiatrici, è nata nel 1844 dalla geniale intuizione di un medico e dentista americano, Horace Wells, il quale si accorse che il protossido di azoto è un gas capace di indurre una specie di ebbrezza alcolica in chi lo aspira. Prima lo provò su se stesso, come analgesico, cavandosi due denti, poi su pazienti volontari: era nata l’anestesia moderna. La nitroglicerina fu inventata nel 1847 dal piemontese Ascanio Sobrero (1812-1888), l’Unità d’Italia non esisteva ancora. Nacque quando questo chimico di Casale provò a sintetizzare la nitrocellulosa, scaldando due gocce  di glicerina in provetta, ci fu subito un boato e parte del suo studio andò in fumo. Il pericoloso esperimento gli permise di sintetizzare, nel giro di due anni, questo esplosivo, chiamato all’inizio glicerina fulminante o piroglicerina. Poi il chimico svedese Alfred Nobel, quello del famoso premio istituito proprio da lui, si accorse che la nitroglicerina era molto sensibile alle scosse e alle variazioni termiche e pertanto molto pericolosa; mescolata con materiale inerte assorbente diventava più stabile e i rischi di esplosioni accidentali si riducevano. La scoperta nacque dalla sua osservazione che la nitroglicerina, per evitare gli urti, era solitamente trasportata in bottiglie poste dentro cassette di legno, piene di farina fossile. Durante uno di questi trasporti lo scienziato svedese notò che una bottiglia aveva perso parte del suo contenuto che era stato assorbito dalla farina fossile. Tornò di corsa nel laboratorio e provò a mischiare la nitroglicerina con la farina fossile e con la segatura. Ottenne così una pasta più stabile della nitroglicerina: la dinamite, che brevettò nel 1867.  Il walkman, lettore di musicassette,  è nato nel 1979, quando  a metà degli Anni ’70 l’azienda giapponese Sony stava sviluppando un mini registratore portatile destinato ai giornalisti per le interviste.  I presidenti Akio Morita e Masaru Ibuka, trasformarono però il registratore in un riproduttore di cassette da ascoltare con le cuffie. Bisogna dire che un inventore tedesco, Andreas Pavel, nel 1980 ha rivendicato di essere il vero inventore, dato che due anni prima avrebbe creato un oggetto molto simile, chiamandolo stereobelt. Dopo svariate vicende legali nel 1999 Sony e Pavel hanno raggiunto un accordo extragiudiziale. La Serendipità, infatti,  come si è visto, non si serve solo del caso, piuttosto è il caso che aiutale menti preparateportando l’individuo a cogliere quel Kairos, quel momento opportuno, e a saperne fare buon uso tramite le proprie abilità intuitive, la capacità abduttiva e un forte spirito di osservazione.

Favria, 5.03.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Le donne sono l’amore è la vita di ognuno di noi. Felice domenica.