DSEMBER -La Giornata della Grande Unione-El matarassè! di Giorgio Cortese

DSEMBER
Benvenuto Dicembre, un tempo non eri l’ultimo mese dell’anno, furono i romani a darti quel nome, che vuol dire, appunto, decimo. L’anno, allora iniziava a marzo e dicembre Ti potevi fregiare della X romana ad indicare la Tua posizione. Ma anche per i mesi nulla è sicuro nella vita come per noi mortali e Tu dicembre, in seguito alla riforma del calendario romano, sei stato retrocesso a dodicesimo e ultimo mese dell’anno. Ultimo, come a dire, dopo di Te niente, certo sono consapevole che non è così, tuttavia l’idea che Tu dicembre mi suggerisci è quella del vecchio destinato a farsi da parte. Ricordo una illustrazione del mio vecchio libro delle elementari, erano gli anni sessanta in pieno boom ecobomico, dove il mese di dicembre era rappresentato come un vecchio barbuto che a malapena si reggeva in piedi, con gli abiti stracciati al pari di un mendicante, che si muoveva a disagio in una natura ostile fredda e cattiva. Si dava l’impressione che non si vedesse l’ora di sbarazzarsi di Te, come se la Tua esistenza fosse solo la premessa necessaria per l’avvento del nuovo anno. Eppure dicembre, tu nen sei vecchio, non sei cos’ come vieni raffigurato, Tu sei il mese del completamento, la meta raggiunta, l’obiettivo centrato, quindi l’appagamento del tempo misurato, la meta di un anno dove posso riflettere, fare dei bilanci e trarre delle conclusioni. Certo spero e mi auguro che sia un traguardo intermedio, un traguardo volante, un nuovo stadio raggiunto da cui prendere forza per saltare altri 12 gradini. Ecco questo mese mi fa riprogrammare il prossimo anno pere ripartire con più passione ed energia di quella che mi ha accompagnato fino adesso. Dicembre poi ogni anno mi da sempre una lezione, quella di non aspettare il nuovo anno per rinnovarmi e ripartire, in questo mese nasce Cristo che cambia la mia vita per sempre ogni giorno.
Favria, 1.12.2014 Giorgio Cortese

Nella vita per farsi capire dalle persone bisogna parlarte col cuore e la gente mi capirà

La Giornata della Grande Unione
Il 24 gennaio 1859 i principati di Moldavia e di Valacchia si unirono in un solo principato, dando così origine a quello stato che in seguito verrà chiamato “Romania”. L’unione dei due principati venne ufficialmente proclamata il 4 gennaio 1862, e la capitale del nuovo stato unitario venne stabilita a Bucarest. Tuttavia altre regioni abitate da rumeni erano ancora sotto il dominio dell’Impero austroungarico: la Transilvania, il Banato, la Crișana e il Maramureș. A seguito dell’esito favorevole della prima guerra mondiale, il 18 novembre 1918 i rappresentanti di queste quattro regioni si riunirono ad Alba Iulia (un municipio della Romania), e dopo due settimane di discussioni venne redatta la dichiarazione, emessa il 1° dicembre 1918, con la quale si sanciva l’unione dei territori di Transilvania, Banato, Crişana e Maramureş ai principati uniti di Valacchia e Moldavia a formare il Regno di Romania. Tuttora in Romania il 1° dicembre è una Festa nazionale, chiamata Giornata della Grande Unione.
Favria 1.12.2014 Giorgio Cortese

Per esperianza posso affernare che ogni dolore viene scritto su delle lastre di una sostanza ognota al confronto della quale il duro granito è simile al burro…

El matarassè!
Chiacchierando un sabato mattina con gli amici Pietro e Mauro siamo arrivati a parlare tra i fili dei ricordi che si intrecciano nei nostri animi dell’antico mestiere del materassaio, in dialetto el matarassè! Questo mestiere una volta veniva svolto nel domicilio dei clienti, anzi, per essere più precisi, nel cortile, sotto una travata. I materassi di lana o di crine vegetale venivano rifatti ogni due o tre anni. Le donne li disfacevano, lavavano le fodere, e poi il materassaio li rifaceva morbido e gonfio, sembrava la prima sera che si andava a dormire sul materasso appena cardato di dormire su di una nuvola. Se non è scomparso, oggigiorno, il mestiere del materassai, oggi penso che esiste solo più a livello a livello industriale dove la lana deve essere per forza cardata per essere filata. Una volta il materassaio rifaceva i materassi che erano imbottiti completamente di lana ricardandola per darle volume e liberarla dalle impurità che sono costituite dalla polverizzazione delle fibre minute. Alcune volte veniva rifatta anche la federa che era costituita dal contenitore o sacco dove veniva riposta la lana cardata. Quando ero piccolo la lavorazione della cardatura del materasso avveniva a casa sotto la tettoia. Mi ricordo che l’abile artigiano dopo aver liberato il materasso dai legacci che lo obbligavano ad assumere una forma regolare nel tempo ed aver aperto la cucitura che ne chiudeva la bocca di accesso, veniva svuotato della lana che era al suo interno che veniva raccolta su un lenzuolo col quale veniva trasportata all’aria aperta e messa al sole per una prima pulizia dalla fibre minute che il vento portava via mentre si agitava la massa più compatta e dargli quel calore che serve a purificarla dagli odori del corpo. Devo dire che il rifacimento del materasso era una gran festa e procurava tanti ricordi che un materasso di oggi non porta con se. La lana era sempre e comunque riutilizzabile. Quella mancante veniva integrata con quella che si acquistava e si continuava a vivere dormendo su un prodotto naturale. I materassi a molla, una volta finita la loro vita, diventano un ingombro difficile da eliminare. Non li puoi abbandonare nei cassonetti e neppure per la strada. Ricordo che mia nonna mi raccontava che prima della guerra c’erano delle persone che riempivano i propri materassi di fieno o di foglie di granturco sul quale il sonno acquistava odori diversi da quella della lana anche se erano più facili da rifare. Bastava svuotarli e utilizzare le foglie del granturco per bruciare nelle stufa Anche per questo tipo di materassi era prevista la trapuntura ma quelli dcon foglie di mais o di fieno col tempo diventavano più duri perchè il prodotto si compattava facilmente. Ma pensate che il termine materasso deriva dall’arabo e significa “gettare” e “posarsi su”. Durante le Crociate gli europei adottarono il metodo arabo di dormire su di un cuscino poggiato direttamente sul terreno. Storicamente il materasso è stato imbottito con paglia, da cui il termine alternativo pagliericcio, con crine, lana di pecora o altri materiali morbidi. I materassi moderni sono di vari tipi e possono essere costituiti da molle ricoperte di strati più o meno spessi di lana o altri materiali morbidi, oppure composti interamente di lattice di gomma che vengono abbinati con delle doghe Esistono poi materassi pieni di aria o di acqua, che servono per usi speciali, adottati particolarmente per i malati lungodegenti, per evitare le piaghe da decubito. Ma nei ricordi il materasso di lana appena cardato da quell’abile artigiano di nome Giorgio, mio omonimo era una soffice nuvola di riposo pronto a garantire dolci sogni
Favria, 2.12.2014 Giorgio Cortese

Certi sogni sono per il mio animo quello che la luce del sole è per le piante che, senza luce ingialliscono e perdono colore, cosi la mia vita quotidiana.

El matarassè!
Chiacchierando un sabato mattina con gli amici Pietro e Mauro siamo arrivati a parlare tra i fili dei ricordi che si intrecciano nei nostri animi dell’antico mestiere del materassaio, in dialetto el matarassè! Questo mestiere una volta veniva svolto nel domicilio dei clienti, anzi, per essere più precisi, nel cortile, sotto una travata. I materassi di lana o di crine vegetale venivano rifatti ogni due o tre anni. Le donne li disfacevano, lavavano le fodere, e poi il materassaio li rifaceva morbido e gonfio, sembrava la prima sera che si andava a dormire sul materasso appena cardato di dormire su di una nuvola. Se non è scomparso, oggigiorno, il mestiere del materassai, oggi penso che esiste solo più a livello a livello industriale dove la lana deve essere per forza cardata per essere filata. Una volta il materassaio rifaceva i materassi che erano imbottiti completamente di lana ricardandola per darle volume e liberarla dalle impurità che sono costituite dalla polverizzazione delle fibre minute. Alcune volte veniva rifatta anche la federa che era costituita dal contenitore o sacco dove veniva riposta la lana cardata. Quando ero piccolo la lavorazione della cardatura del materasso avveniva a casa sotto la tettoia. Mi ricordo che l’abile artigiano dopo aver liberato il materasso dai legacci che lo obbligavano ad assumere una forma regolare nel tempo ed aver aperto la cucitura che ne chiudeva la bocca di accesso, veniva svuotato della lana che era al suo interno che veniva raccolta su un lenzuolo col quale veniva trasportata all’aria aperta e messa al sole per una prima pulizia dalla fibre minute che il vento portava via mentre si agitava la massa più compatta e dargli quel calore che serve a purificarla dagli odori del corpo. Devo dire che il rifacimento del materasso era una gran festa e procurava tanti ricordi che un materasso di oggi non porta con se. La lana era sempre e comunque riutilizzabile. Quella mancante veniva integrata con quella che si acquistava e si continuava a vivere dormendo su un prodotto naturale. I materassi a molla, una volta finita la loro vita, diventano un ingombro difficile da eliminare. Non li puoi abbandonare nei cassonetti e neppure per la strada. Ricordo che mia nonna mi raccontava che prima della guerra c’erano delle persone che riempivano i propri materassi di fieno o di foglie di granturco sul quale il sonno acquistava odori diversi da quella della lana anche se erano più facili da rifare. Bastava svuotarli e utilizzare le foglie del granturco per bruciare nelle stufa Anche per questo tipo di materassi era prevista la trapuntura ma quelli dcon foglie di mais o di fieno col tempo diventavano più duri perchè il prodotto si compattava facilmente. Ma pensate che il termine materasso deriva dall’arabo e significa “gettare” e “posarsi su”. Durante le Crociate gli europei adottarono il metodo arabo di dormire su di un cuscino poggiato direttamente sul terreno. Storicamente il materasso è stato imbottito con paglia, da cui il termine alternativo pagliericcio, con crine, lana di pecora o altri materiali morbidi. I materassi moderni sono di vari tipi e possono essere costituiti da molle ricoperte di strati più o meno spessi di lana o altri materiali morbidi, oppure composti interamente di lattice di gomma che vengono abbinati con delle doghe Esistono poi materassi pieni di aria o di acqua, che servono per usi speciali, adottati particolarmente per i malati lungodegenti, per evitare le piaghe da decubito. Ma nei ricordi il materasso di lana appena cardato da quell’abile artigiano di nome Giorgio, mio omonimo era una soffice nuvola di riposo pronto a garantire dolci sogni
Favria, 3.12.2014 Giorgio Cortese