Elogio all’umana fragilità! – Da grignal o grugnal a ingrugnire. – Smeina a Mars – Donare sangue in Canavese – El Rè Cit! – Grazie vita!… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Elogio all’umana fragilità!
Personalmente ritengo la fragilità una parola alta e luminosa anche se il suo etimo ci racconta

che deriva da lemma latino. fragilis, derivato a sua volta da frangere, rompere. Un proverbio turco ci dice che gli esseri umani sono più duri del ferro, più solidi di una roccia, ma più fragili di una rosa. In questi giorni leggendo un libro che parlava di Blaise Pascal, che è stato bambino prodigio poi matematico, fisico, filosofo e teologo francese, ecco che la nostra umana fragilità diventa una nostra forza. Diceva il filosofo che noi esseri umani siamo simili a delle canne, le più fragili di tutta la natura, ma siamo una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarci con tutta la sua forza o con un piccolo virus, come adesso. Ma noi quando veniamo schiacciati e sopraffatti, ecco allora che esce la nostra forza. Noi abbiamo il vantaggio che siamo consapevoli di essere fragili e che soccomberemo se non prendiamo le adeguate contromisure, mentre il virus non lo sa. Il sapere di morire a causa della nostra fragilità è la nostra forza. Parlare di fragilità in questi tempi può fare sorridere amaramente. La fragilità veniva vista prima della pandemia, dalla cultura dell’effimero che oggi domina il pensiero come inutile antiquata, immatura, e adesso viene solo vista come causa di ansia e fomentatrice di paura. Invece nella fragilità possiamo trovare i valori della sensibilità, delicatezza, gentilezza, dignità, di comunione con il destino di sofferenza di chi sta male. Ma oggi come possiamo definire la fragilità? Fragile è una cosa, una situazione, che si può rompere, fragile è un equilibrio emozionale che si può frantumare, ma fragile è anche una cosa che non può essere fragile: questo è il suo destino. Sono fragili, e si possono rompere, non solo quelle che sono le nostre emozioni e le nostre ragioni di vita, le nostre speranze e le nostre inquietudini, le nostre tristezze e i nostri slanci del cuore, ma anche le nostre parole che non sempre sanno consolare, e ridare speranza al dolore. Ma quali umane emozioni si possono definire fragili? Sono fragili la tristezza e la timidezza, la mitezza e la speranza, la gioia e la tenerezza, la nostalgia e le lacrime, che, se non fossero fragili, perderebbero i la loro umanità che ci consola. Certo le emozioni fragili si scheggiano facilmente, non resistono all’avanzata dei freddi ghiacciai della noncuranza e della indifferenza, delle tecnologie trionfanti e degli idoli consumistici; ma cosa sarebbe la speranza se non fosse nutrita e intessuta di fragilità? Non sarebbe se non una delle tante problematiche certezze che, nella loro impenetrabilità al dubbio, svuotano di senso la vita. Anche la gioia è una emozione fragile come è fragile la tristezza del nostro animo, che non è mai estraneo alla fragilità. Questa pandemia ci ha fatto riscoprire la fragilità, la nostra umana vulnerabilità e accorgerci della sensibilità ferita negli animi delle persone che incontriamo. Le persone fragili hanno conosciuto la tristezza dell’animo dovuto molte volte a lutti e a paure anche per il virus e sicuramente non sono l’immagine gelida dell’effimero apparire. Se abbiamo provato la fragilità nel nostro animo saremo per natura più inclini ad ascoltare le persone che hanno bisogno di aiuto, le più sole e le più povere in particolare, sentendole vicine alla loro sensibilità. La fragilità ci rende capaci di dischiudere il nostro animo. Di essere gentili e teneri portando calore umano con la solidarietà e comunione dei quotidiani affanni. Una grande opportunità di questa pandemia è quello farci recuperare il significato genuino della fragilità per riconoscere nei nostri simili nascosti dietro le mascherine, attraverso i loro occhi le tracce di tristezza per infondere speranza e gioia per il futuro pur consapevoli della nostra umana fragilità. Molti di noi vivono la loro umana fragilità dallo sbruffone al timido in modi diversi e sta a noi capire dove si nascondo le fragilità dei nostri simili, s volte nascoste nelle pieghe dell’animo che gridano nel silenzio e che poi molte volte sfociano in angoscia della morte o al folle gesto del suicidio. Sono molto le umane fragilità che ci passano accanto nella vita di ogni giorno, e sicuramente non sono facili da riconoscere. Non è facile riconoscere tutte queste fragilità, oggi dove il contatto umano si è rarefatto e rende molti animi ancora più fragili. Io sono consapevole di essere fragile e debole e penso che questa sia la mia forza, perché mi irrobustisco alle avversità proprio nei punti spezzati. Ogni giorno costruisco la fortezza dell’animo con i mattoni che mi tirano addosso.
Favria,  23.02.2021 Giorgio Cortese

In spagnolo aspettare si dice esperar, perché in fondo nella vita aspettare è anche sperare.

Da grignal o grugnal a ingrugnire.

Nella mia passeggiata della domenica mattina ho incontrato l’amico Melampo. Nome di fantasia, che ha fatto ironia sulla  maschera che tutti indossiamo dicendo che una volta la mettevano solo ai vitelli nella stalla, una mascherina di vimini detta grugnal o grignal! La parola grignal, oggetto costruito con vimini intrecciati veniva  messo sul muso del vitello, una sorta di museruola messa agli animali per regolare la crescita evitando una eccessiva alimentazione nella giovane età. La parola deriva dal francese grigner, fare una smorfia, cioè atteggiamento del viso al riso e deriva a sua volta da una parola di origine tedesca grìnan, storcere la bocca, da li le parole piemontesi grignè, ridere sguaiatamente o sorridere con gusto, angrignura, ringhio,  angrignesse, farsi delle beffe. Anche in italiano la parola grugno si usa per  chi assume una espressione immusonita, diciamo ingrugnito e poi il muso lo porta per lungo tempo diciamo che è  un grugnone e non per questo ci permettiamo di sgrugnare, rompere il grugno mettendo le mani addosso al certe persone che camminano per strada guardando sempre il cellulare possono prendersi una  sgrugnata se inciampano e battono il viso per terra forse perché nel frattempo stavo grifando avidamente dei messaggi  mentre camminavo, un  poco come  si dice dei maiali che trangugiano avidamente il cibo ficcando il gruno nel trogolo del cibo. Interessante la parola trogolo di derivazione longobarda troc o trog  che corrisponde alto tedesco medievale: trogel, trugel. Una curiosità il lemma grifo dal tardo latino grypus, nasone, indica il muso del maiale, cinghiale, ma anche di certe persone che brontalono sempre, che sarebbe meglio chiamarle grognard che deriva dal francese grogner, brontolare, i veterani delle guerre napoleoniche venivano chiamati in maniera scherzosa “vieux grognards, vecchi brontoloni”. Dopo aver letto il tutto penso che forse vi prende l’argrigna, corrugate la fronte, l’importante è che non iniziate ad argrignè, digrignate i denti, o iniziate ad argrinì, ringhiate ed iniziate ad emettere con modi argrignì, ringhiosi, un sordo argrignura, ringhio, semmai un grign, una risata aperta, con gusto o meglio una grignada, una grossa risata. Mi auguro di non sortire un grignet, sogghigno che si trasforma a volte  in una sgrignassà o sgrignassè, sghignazzate. Vi saluto con l’auspicio che accettate il tutto con grignor,  con simpatia ed affetto. Una curiosità, esiste in Toscana il grugnale che è il corniolo, albero da frutta che deriva dal latino, cornus, corno perché il legno duro e lucido ricorda il corno del bue,  questo albero nei vari dialetti  viene detto in Liguria,  cuna,  cornagh, cornal in Lombardia, cornoler, corgnal, Veneto, corniole, cornajia da noi in Piemonte, crogiolo, cornel in Emilia, corniello, grugnale come detto in Toscana, crognale nelle Marche, corsaro nel Lazio, crugnale in Umbria, prugnale in Abruzzo, cornale in Basilicata, curgnolo in Campania, crugnaro in Calabria, arvulu di corna in Sicilia.

Favria, 24.02.201  Giorgio Cortese

Vivere una vita senza amore per il prossimo  è come un parco giochi senza bambini.

Smeina a Mars

Smeina a Mars, smeina a Avrì, fina a Mag tij veghi nen a vni. Semina a Marzo, semina ad Aprile , fino a Maggio non li vedrai venire. (Anche se si anticipano le semine a Marzo, invece che ad Aprile, fino a Maggio non compariranno i germogli. Ho iniziato sulle semine nell’orto di Marzo con il proverbio, infatti a marzoinizia la primavera e presto nell’orto ci sarà da rimboccarsi le maniche con semine e trapianti, si tratta di uno dei mesi più importanti per i lavori dell’orto perché la temperatura diventa sempre più mite  anche se qui da noi le gelate sono ancora in agguato. Innanzitutto è importante effettuare una pulizia del terreno, eliminando le erbe infestanti cresciute durante l’inverno, estirpare le vecchie piantine degli ortaggi invernali e preparare il terreno alle nuove coltivazioni utilizzando del buon letame. . Negli orti coltivati dove il clima è più favorevole si seminano gli ortaggi negli appezzamenti, direttamente sul terreno preparato tra autunno e inverno, mentre dove fa più freddo si iniziano le semine in semenzaio. A marzo possiamo continuare a seminare i bulbilli di aglio e le cipolle, se non sono stati piantati nei mesi precedenti è il momento giusto per farlo. Si inizia anche a seminare direttamente in pieno campo diverse verdure a foglia come bietole, coste, valeriana, spinaci, rucola, lattuga, cicoria da taglio e prezzemolo. Dove il clima è più rigido si può seminare sotto tunnel o coprire la notte con tessuto non tessuto.  La tradizione contadina consiglia di seminare quando la luna è crescente ravanelli, carote, piselli, prezzemolo, lattuga, lattughino da taglio, basilico, angurie, cetrioli, asparagi, cavoli, compreso il cavolo cappuccio, e zucchine. Con la luna crescente si possono inoltre trapiantare fragole, patate, cipolle e lattuga.  Fasi Lunari di Marzo 2021: La luna Calante o luna Vecchia buona per seminare è fino al 12 e dal 28 marzo. Nel giardino, semine in letti caldi o sotto vetro: Calendula, Agerato, Asparago, Cosmea, Gaillardia, Amaranto, Fior di vetro, Salvia, Zinnia, Petunia, Bocca di leone, Statice, Verbena, Garofano,Celosia, Tagete, Clarkzia, Mesembriantemo, Portulacca, Dahlia, Nasturzio, Digitale, Kochia, Coleus, Prirnula. Semine in piena terra:  Campanella, Cosrnea, Calendula, Godezia, Zinnia, Fiordaliso, Astro, Zucchetta ornamentale, Cipresso annuale, Gipsofila, Pisello odoroso, Crisantemo, Nasturzio, Elecrisium, Phlox, Garofano, Fior di vetro, Petunia. Piantagioni e trapianti – bulbi: Ranuncolo, Agapantus, Anemone, Gladiolo, Lilium, Acidanthera, Ciclanino, Mughetto, Amaryllis, Montbretia, Calla, Incarvillea, Begonia, Peonia, Gloxinia, Iris, Dahlia, Liatris, Dicentra, Gloriosa. Mi dicono che per le  verdure da taglio è consigliabile la semina in luna crescente, luna nuova per il maggior sviluppo vegetativo della stesse, fatta eccezione delle leguminose, fagioli, cornetti, piselli,  che possono essere seminate in entrambe le lune. Le altre varietà vanno seminato in luna calante, luna vecchia.

Favria,  25.02.2021  Giorgio Cortese

Questa pandemia maligna, ci sta insegnando quanto sia pregevole la salute. Manteniamo le distanze, rispettando quello che di più caro abbiamo al mondo, le nostre vite.

Donare  sangue in Canavese

Ecco dove si dona a marzo in Canavese Zona 2 Fidas

Locana, giovedì 4 marzo

Rivarolo. Lunedì 8 marzo 

Pont, sabato 13 marzo

Valperga, domenica 14 marzo

Pont, lunedì  15 marzo

Varisella, mercoledì 17 marzo

Rivarolo, giovedì 18 marzo

Bosconero, domenica 21 marzo

Ozegna, lunedì 22 marzo

Favria, venerdì 26 marzo

Rivarolo, venerdì 26 marzo

Qui di seguito cellulari dei referenti gruppi dove potete prenotarvi

Aglie’  331-3539783

Barbania / Front _ 347-9033486

Bosconero 011-9889011 e 338-7666088

Cirie’   340-7037457

Corio   348-7987945

Favria   333-1714827

Feletto  339-1417632

Forno Canavese _ 338-8946068

Levone  340-0675250

Locana  349-6623516

Lombardore / Rivarossa   333-3310893

Montanaro  377-7080944

Ozegna  339-3921510

Pont  333-8937412

Rivara  339-6339884

Rivarolo Canavese  348-9308675 e 347-4127317

San Giusto Canavese   377-1213021

Valperga / Salassa / Pertusio  347-5821598

Varisella / Vallo  333-9584743 

Favria,   26.02.2021   Giorgio Cortese

Ogni giorno mi sforzo  sempre di vedere ciò che splende dietro le nuvole più nere.

El Rè Cit!

El Ré Cit, letteralmente il re piccolo, in italiano viene detto scricciolo, un minuto uccellino il cui verso è quasi un sibilo sottile come un leggero tocco su un campanello d’argento, si narra che questo suono preannunci la pioggia o la  neve, infatti secondo un vecchio proverbio piemontese, quand’ che a canta ’l rè cit, a l’é përchè a stà per pieuve, quando canta lo scricciolo, è perché si annuncia la pioggia. In francese questo piccolo pennuto viene chiamato roitelet, ed appunto da questo nome abbiamo si chiama in piemontese ré cit e qui in canavese il re castegna! Per essere precisini in piemontese viene anche detto reatel dal latino regem, r, simile all’italiano reattino, altro nome dello scricciolo, tale parola trova contonuità nelle altri indiomi del Nord Italia, in emiliano réatin, in ligure réatin ed in veneto réatol. In tedesco viene chiamato tedesco Zaunkoenig che in italiano si traduce in “il re delle siepi” mentre il nome olandese lo indica come “il re dell’inverno.  Parlo dello scricciolo incontrato una gelida domenica mattina. Il freddo era cosi pungente simile ad una una gelida mano che mi accarezza il viso. Nella silente campagna aleggiava una solenne quiete. Tra i muti fossi e gli spogli alberi ho sentito tra i cespugli al limitare della roggia un lieve zirlare simile ad un debole campanellino che mi mette gioia e speranza nell’animo. Se un piccolo scricciolo tra i rovi ed i nudi rami zirla anche nel freddo inverno perché allora io non devo serbare la speranza nell’animo ed esultare. Piccolo pennuto che mi insegni che la vera bellezza sta nelle piccole cose e perfette come uno scricciolo con soli 10 centimetri di lunghezza e 10 grammi di peso. Un proverbio piemontese recita: “Mentre ch’ér grand os chin-a, col cit a l’à già fàt na fassin-a”, mentre un grande di statura si china, un piccolo avrà già fatto una fascina, che rende bene l’idea su una concreta virtù dei piccoli di statura. Un’antica leggenda, che mi era stata raccontata da bambino, e che si tramanda da innumerevoli generazioni spiega perché di questo appellativo di re piccolo. Nella leggenda, pare di origine celtica,  racconta che, in un famoso consesso tenutosi molto tempo fa nel regno dei volatili,  nacque una vivace disputa su chi, tra gli uccelli del bosco riuscisse a volare più alto di tutti,  sarebbe diventato Re. La favorita era l’aquila, ignara però che il piccolo scricciolo, furbescamente, si fosse nascosto sul suo dorso, facendosi trasportare quindi ancora più in alto e alla fine vincere la gara. Da quel giorno lo scricciolo, il più piccolo tra tutti, fu nominato Re! Ecco perché ora lo chiamiamo Re Cit!  la coda del Ré Cit è alzata e ben dritta poiché, secondo un canto cristiano, sembra sia stata toccata da Gesù bambino, quando tentò di ringraziarlo per avergli fatto con tanta pazienza un cuscino di piume.  In canavese questo simpatico volatile viene detto re castegna, re castagna. Torno verso casa e rifletto che nella vita  dobbiamo smetterla di lamentarci perché dietro le nuvole il sole sta ancora splendendo e se il cielo è grigio pazienza. Alcuni giorni possono essere scuri e cupi ma con la speranza nell’animo passeranno. Coraggio, amici, serbiamo la luce della speranza con costanza, anche se adesso siamo nel freddo inverno,  la primavera è  vicina!

Favria, 27.02.2021     Giorgio Cortese

Domani compio gli anni, il mio compleanno! Che un suono diverso aveva questa parola nel mio orecchio giovanile, ritengo che ogni anno sia come un libro di 365 pagine e cerco nel possibile  di  fare ogni giorno un capolavoro, perché la gioventù è il dono della natura, ma l’età adulta l’opera d’arte!

Grazie vita!

Oggi è il mio compleanno. Il flusso di pensieri naviga nella mia mente, scrivo queste breve messaggio perché credo che ognuno di noi sia in grado di lasciare un messaggio, di regalare speranza e un poco di forza a  chi magari in questo momento non ne ha abbastanza e si sente un po’ giù. Mi piacerebbe farvi arrivare un pensiero positivo, un pezzetto di me che riesca a strapparvi un sorriso. Vi scrivo perché è il modo di comunicare che preferisco, perché se è vero che con un amico puoi stare ore in silenzio a guardare il nulla è anche vero che stare in silenzio su di una pagina bianca non avrebbe molto senso. Gli anni passano, scorrono via, scandiscono il mio umano tempo. Ed ecco che arriva il 28 febbraio una data per me speciale, sempre la stessa, che ogni anno si ripete, non posso scordarmi di lei e lei non si scorda mai di me, il giorno del mio compleanno. Il termine compleanno indica l’anniversario della nascita. La sua origine risale da antiche usanze pagane, ma intesa come la festeggiamo noi, la ritroviamo nel lontano 1802 quando Johann Wolfgang von Goethe volle festeggiare il suo cinquantesimo compleanno con una grande festa. Oggi il mio compleanno marca inevitabilmente il mio rapporto con il tempo. Momento di riflessione per tirare le somme mantenendo il conto di quanti anni ho già vissuto. Durante l’anno non mi accorgo di come i giorni, mesi volano via e costruiscono i miei  anni. Nel  giorno del compleanno tutto è molto più chiaro! La gioia nel festeggiare la mia nascita è più presente nell’infanzia e dura al massimo fino all’adolescenza, poi tutto cambia. personalmente non sorvolo mai sull’anniversario della mia nascita, mi sembra un modo puerile di beffeggiare il tempo. Ci sono persone che proprio non riescono a festeggiare, non lo trovano utile, importante, essenziale. Peccato. Perché il giorno del compleanno, oggi è il mio, è l’anniversario della mia nascita e anche di tanti amici che conosco, un dono meraviglioso che la vita mi sta facendo, e ogni giorno in più è un dono prezioso. Oggi accoglierò con gratitudine e con gioia sincera tutti gli auguri, tutti i pensieri che mi scaldano il cuore, pensando al tempo che scorre, ma io custodisco nel mio animo i ricordi migliori e tutte le mie esperienze che mi hanno permesso di evolvermi e di maturare. Oggi festeggio una meta che ho raggiunto, pensando alla fortuna di esistere e di festeggiare in salute il mio compleanno. Se penso al tempo trascorso, apprezzo con tutto il cuore, tutte le volte che sono caduto e mi sono rialzato, tutte le volte che ho asciugato in silenzio le mie lacrime e tutte le volte  che  ho gioito quando sono riuscito a scovare il buono in ogni cosa. Penso che non sono gli anni a determinare il valore della mia vita,  ma l’intensità e l’amore per ciò che faccio e per quello che riesco a donare agli altri. Questo è poi la gioia che provo per festeggiare ogni giorno anche il più piccolo traguardo. Nella vita più che gli anni contano le piccole felicità che mi illuminano nel mio quotidiano cammino. Sempre con la gioia nel cuore per ogni mio presente, apprezzando il passato e costruendo il mio futuro. Grazie a chi mi sta intorno, a quelle persone vicine e lontane che rendono ogni giorno la mia vita un po’ più speciale. E come sempre grazie ad ognuno di Voi, per tutto. Grazie vita!

Cuorgnè- Favria  28.02.1958/2021   Giorgio Cortese 

La Terra mi ha fatto fare un altro giro intorno al Sole. E la linfa vitale ha creato un nuovo anello alla pianta della mia vita. Osservo con piacere che sono sempre più uguale a me stesso. E sempre più diverso. Grazie a tutti di tutto. Ricambio di cuore i vostri cari auguri di compleanno. Buona vita.