Frassinetto… negli anni ‘50 a cura di Marino Pasqualone

piccole e grandi storie di un paese tratte dal suo bollettino parrocchiale 

( dal Bollettino Parrocchiale di FRASSINETTO di Dicembre 2020 )
Nel 2016, quando ha lasciato la vita terrena, erano ormai passati ben 65 anni da quando Don Fiorenzo Rastello, allora giovane prete di soli 26 anni, nel lontano 1951 era diventato parroco del paese ai piedi della Punta Quinzeina.
E, a parte chi è ormai molto avanti negli anni, per tutti gli altri diventa obiettivamente difficile comprendere com’è cambiato il mondo e, più vicino a noi, la montagna frassinettese e valligiana, negli ultimi settanta anni: stravolgimenti a dir poco epocali, che hanno lasciato segni indelebili in chi li ha vissuti in prima persona ed oggi, dopo un così lungo cammino, si volta indietro a guardarli con la mente affollata di ricordi, di episodi vissuti, di volti e persone che non ci sono più.
Quando Don Fiorenzo salì per la prima volta a Frassinetto dalla sottostante e natia Pont, il “balcone del Canavese” era ancora un popoloso centro agricolo montano di oltre mille abitanti, con ampie distese prative e coltivi e con decine di alpeggi attivi che ospitavano un notevole patrimonio di bestiame, mentre la Manifattura pontese Mazzonis, nel relativamente vicino paese fondovalle, dava ancora lavoro ad una fetta consistente della popolazione locale, soprattutto femminile.
Ma a Frassinetto, come in tanti altri Comuni delle valli Orco e Soana e della montagna povera piemontese, già si manifestavano le prime avvisaglie del drammatico e massiccio fenomeno dell’esodo alpino, che in pochi decenni porterà a svuotare i paesi, all’abbandono di intere borgate ed alla fine di una civiltà alpina durata secoli.
Per cercare di ricostruire almeno in parte le piccole e grandi storie degli ultimi sessanta anni di questo paese di montagna, abbiamo deciso di sfogliare i vecchi numeri del Bollettino Parrocchiale di Frassinetto, (che solo dal 1965 assunse il più noto ed attuale nome di “Eco della Quinzeina”), per aprire squarci di luce su un mondo alpino di cui le nuove generazioni “digitali” hanno ormai perso anche la memoria.
Fin da subito Don Fiorenzo decise infatti di dare alle stampe un Bollettino Parrocchiale dove, oltre ai consueti elenchi dei nascite, morti, matrimoni e resoconti delle offerte per le chiese e delle feste patronali di capoluogo e borgate, cominciò a riportare anche notizie delle attività amministrative e delle opere pubbliche progettate ed in corso d’opera, nonché personali riflessioni sull’evoluzione in corso che, il sacerdote di origini pontesi già aveva intuito, avrebbe cambiato per sempre il volto e l’economia della montagna, dopo secoli di sostanziale equilibrio ed immobilismo.
E, ovviamente non solo per la stampa del Bollettino, nei decenni tra gli anni cinquanta del novecento e l’inizio degli anni duemila Don Fiorenzo sarebbe diventato presto un importante e imprescindibile punto di riferimento per tutta la popolazione frassinettese, con cui in questo lungo lasso di tempo avrebbe condiviso le sacrosante battaglie per avere finalmente anche in montagna quei servizi essenziali (la luce elettrica, l’acqua potabile, le strade, la corriera) che nella pur vicina pianura erano già da tempo acquisiti.
Insomma, davvero una inesauribile e preziosissima miniera di informazioni più svariate sono racchiuse tra le pagine di 65 anni di Bollettino Parrocchiale di Frassinetto, vero fiore all’occhiello di questo sacerdote capace per decenni di farlo uscire puntuale ogni tre mesi per raccontare a tutti, residenti, emigrati e villeggianti, le vicende liete e tristi di Frassinetto.
Ma, come abbiamo detto, in quel seguitissimo bollettino c’è soprattutto tra le righe oltre mezzo secolo di “storia” di Frassinetto, la sua trasformazione epocale, la sua decadenza e, per fortuna, anche la sua più recente, e ci auguriamo solida, rinascita.
E, partendo proprio dagli anni cinquanta, iniziamo da questo numero un “viaggio” nel passato tra i piccoli e grandi eventi di Frassinetto.
Con la tremenda seconda guerra mondiale da poco lasciata alle spalle, ecco che ai piedi della Quizeina comincia a prendere piede anche una prima forma di turismo, dove i villeggianti trovano posto nelle abitazioni che stanno iniziando sempre più a svuotarsi per l’emigrazione: “ L’afflusso dei villeggianti è stato assai notevole – scrive infatti Don Fiorenzo sul Bollettino Parrocchiale del settembre 1953 – Soltanto poche camere non ebbero ospiti. Tramite la vendita dei polli, uova e latte, quasi tutta la popolazione gode qualche vantaggio dalla permanenza dei forestieri. I villeggianti non pagano la tassa di soggiorno, poiché il nostro paese non si annovera ancora tra i luoghi turistici non essendo sufficientemente attrezzato”.
Nel numero del gennaio 1954 si parla delle scuole: “ Si sono aperte il 12 ottobre. Era giorno di pioggia e molti bambini non sono intervenuti. Alcuni ritardarono ancora a venire a motivo dei genitori superstiziosi, paurosi del 13, del mercoledì, del venerdì e via dicendo. Cosi le maestre hanno dovuto pazientare ed il danno è stato di tutti gli scolari”, e si apprende che quell’anno nel capoluogo vi erano ben tre insegnanti, tra cui Anita Emiren “ che da 23 anni fa scuola nel nostro Comune”.
Sempre nel 1954, nel bollettino di ottobre, si apprende che “Tra l’undici maggio e l’undici settembre corrente anno, venne costruito il primo tratto della strada rotabile Frassinetto-Berchiotto. L’opera in parola viene eseguita con i benefici della legge n. 647 del 1950 ed in seguito a particolare interessamento dei nostri rappresentanti al Governo Onorevoli Bovetti e Rapelli.”. In quell’anno vengono aperti i primi 600 metri di strada (la quale arriverà al Berchiotto solo nel 1970, ndr) ed il Vicario di Frassinetto annota a margine che “durante il periodo suindicato vennero occupati diciassette operai locali”.
Tra le altre opere pubbliche di quell’anno si elencano i lavori di ricostruzione della strada mulattiera in regione “Rio Tornetto” oltre il Fraschietto, la prevista riparazione del ponticello in regione Molini e, grazie ai benefici della legge n. 991 del 1952, “ i frazionisti di Truffa costruirono un acquedotto potabile che fornisce abbondante acqua a detto centro abitato ed al vicino casale Canaveisa”.
Niente di fatto invece per i lavori di ricostruzione del ponte di accesso alle borgate Monteu e Querio (allora ancora parti integranti del Comune di Frassinetto): “L’appalto vene sospeso – si legge sul bollettino – perché l’alluvione dell’agosto u.s. modificò in parte l’alveo del torrente Verdassa, per cui si rendono indispensabili varianti al progetto primitivo”.
Nel bollettino del Gennaio 1955 si parla invece dell’intenzione di far decorare l’altare maggiore della chiesa del Berchiotto (allora ancora Parrocchia, indicata come “Vicaria della Consolata”) : “Il preventivo di tale lavoro fatto dal pittore signor Nino Pirlato è di lire 130 mila. L’impegno nostro sia dunque quello di racimolare, tra parrocchiani, conoscenti e amici, più offerte possibili affinché per il prossimo San Rocco possiamo davvero rivedere la nostra chiesina più bella. (…) All’insigne benefattore che a lavori finiti, ha promesso di mettere due bei lampadari, abbia sin d’ora il mio ed il ringraziamento di tutta la popolazione”.
Nel numero di Aprile 1955 Don Fiorenzo annota con una punta di amarezza che “la montagna va spopolandosi. Ogni anno si chiudono delle abitazioni. Antifona vecchia e sempre nuova. Chi sta bene non si muove… E’ dunque certo che in montagna non si và troppo bene, poche risorse, pochissime comodità e per tanti nessuna”.
Ma, nonostante il paese cominci a svuotarsi, nell’anno scolastico 1954/55 le scuole del capoluogo di Frassinetto sono ancora frequentate da ben 60 alunni con tre maestre (Anita Emiren, Corinna Aulard e Marilisa Genetti), mentre a quella del Berchiotto sono iscritti 30 alunni (con due insegnanti) ed a quella di Monteu altri 17 (con una maestra): in totale quindi ben un centinaio di scolari !
Sempre in quel numero una nota di sport: il Club Alpino Pontese ha organizzato nell’inverno la Coppa “Giovanni Bausano”, con discesa di un dislivello di circa 500 metri da Pian Cavanon a Pian Ciuleri: vincitore della gara sciistica è risultato il pontese Giovanni Verna, seguito da Carlo Perono e da Ugo Buonagrazia.
Nel bollettino datato luglio 1957 il Vicario di Frassinetto commenta il “passaggio” delle frazioni Monteu e Querio da Frassinetto ad Ingria: “La via per Ingria è in pendenza marcata, ma è più sicura che non la via al nostro Capoluogo – scrive Don Fiorenzo – Ci auguriamo che Ingria possa dare a quelle borgate, tagliate sensibilmente fuori da Frassinetto, maggiore assistenza spirituale e materiale, che tornavano troppo ardue e impossibili per noi”. A tale proposito annotiamo a margine che questo “cambio” di Comune non mutò di una virgola il destino di quelle due, un tempo popolose, borgate, le quali poco più di dieci anni dopo sarebbero state del tutto abbandonate dai loro abitanti.
Nel luglio 1958 sul bollettino parrocchiale si parla invece dell’ardito progetto della funivia che avrebbe dovuto collegare Frassinetto a Pont: “Il Commendatore Lunardini s’impegna senza soste per dare a Frassinetto questa attrezzatura turistica moderna che riveste importanza vitale per il nostro paese – scrive il Vicario – La popolazione è naturalmente entusiasta ed attende impaziente l’inizio dei lavori. Anche i meno abbienti con la funivia potranno muoversi di più per i tanti casi che li legano alla vita nazionale, con maggior comodità e maggior rendimento del tempo. I Frassinettesi debbono convincersi che Frassinetto gode di una posizione invidiabilissima che va sfruttata per il vantaggio dei suoi figli. E’ necessario uscire dall’immobilismo e dalla mentalità troppo conservatrice”.
Poi, come sappiamo, la funivia non verrà mai costruita: la sua realizzazione avrebbe però potuto cambiare in quel momento la sorte del paese ai piedi della Quinzeina e più avanti diventare anche un’attrazione turistica di notevole richiamo, come lo è ad esempio ancora oggi quella che collega il paese di Chamois nella vicina Valle d’Aosta.
Nel numero di Ottobre 1958 si torna a parlare di opere pubbliche, tra cui la strada di Chiapinetto, delle fognature ed asfaltatura della piazza del capoluogo, mentre altre sono in progetto come la strada per il Coletto, il proseguimento di quella del Berchiotto, l’acquedotto del Sert.
Si parla poi della partenza nell’autunno “ di un bel numero di ragazzi per ragioni di studio o di lavoro”, e del fatto che, per sgomberare il poligono di tiro utilizzato quell’anno dall’undicesimo Reggimento – Divisione Legnano nella prima quindicina di luglio, “anche quest’anno i nostri montanari ha dovuto sudare non poco per portarsi dall’alto in basso e dal basso in alto. Il bestiame ha diminuita la produzione del latte ed il rimborso ai poveri montanari è stato meschino”.
E così siamo arrivati alla fine degli anni cinquanta: dal bollettino del Luglio 1959 si apprende che in frazione Tetti è stata aperta una nuova osteria da Giuseppe Giolitto Deina, mentre “la cantina di Roncaglion G. Pietro per decisione del medesimo ha chiuso i battenti. Ai Tetti continua ad esserci un luogo di ritrovo”.
Nel numero di Ottobre 1959 si parla della raccolta di fondi per il restauro del quadro della Deposizione del pittore frassinettese Carlo Bonatto Minella: “Il giudizio per le necessarie riparazioni occorrenti al pregiatissimo ed inviolabile capolavoro del nostro artista è stato richiesto ad una esperta, esattamente alla sig.na Gabrielli dell’Intendenza di Belle Arti di Torino, la quale si assume la responsabilità del medesimo per la quale esprimiamo un grato pensiero – scrive Don Fiorenzo Rastello – I frassinettesi sanno quanto questo quadro onori il loro paese e sia un’attrazione per molti forestieri, per molte personalità degli alti ranghi sociali. Non possiamo tacere grandi nomi che sono stati promotori di questa iniziativa, quali il Canonico Dottor Don Alessandro Bongera, l’avv. Oberto di Ivrea, il dottor Appia Remo, appassionatissimo del Canavese ed autore del libro “Il mio bel Canavese”, nel quale confessa il suo debole, che onestamente ci insuperbisce, pel nostro Carlo Bonatto Minella”.
E chiudiamo questa nostra prima puntata delle ”cronache” dal Bollettino Parrocchiale di Frassinetto, dedicata agli anni cinquanta dello scorso secolo, con una nota di speranza: “Frassinetto ringiovanisce nelle strade nuove, nell’asfalto, nella nuova illuminazione, nel nuovo acquedotto del capoluogo, nelle case nuove e nella case abbellite – annota il Vicario – Speriamo che col tempo non invecchi, ma ritorni tutto giovane”.
Speranza che si è poi avverata ? Lo sapremo nelle prossime puntate.

(1 – continua)

                Marino  Pasqualone