Fremere con ogni goccia dell’animo nell’attesa del Messia! – Il dono. – I have a dream, io compro nel mio paese. – I simboli del S. Natale – Jacquet e Ysengrin! – Il bastoncino di zucchero. – FIDASAUGURI!… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Fremere con ogni goccia dell’animo nell’attesa del Messia!
Arriva il Santo Natale e il mio animo freme con passione per la

nascita del Salvatore. Che bella parola “fremere” che significa essere agitato da una emozione o da una passione. Il lemma deriva dal latino fremere che significa rumoreggiare, mormorare. Un verbo che ha una sua bellezza poetica nel descrivere cosa provo nell’animo che trabocca di gioia e vibra di felicità. Ecco che allora all’avvicinarsi del Santo Natale il mio animo stilla, con il significato goccia, per manifestare il mio stupore.  Ritengo che la parola stilla è più della concreta goccia d’acqua ma la goccia di contentezza che penetra nella profondità del mio animo nell’attesa del Salvatore. Ecco una bellissima parola l’attesa, questa parola si riferisce a quell’arco temporale con un respiro molto ampio e con una bella sintesi. Infatti descrive sia l’atto di attendere, sia quel tempo che si passa ad attendere con quanto nutro come sentimenti nel cuore. Già il verbo attendere, nel suo significato originario è quello di “tendere al” Santo Natale e alla venuta del Messia. Messia è una parola di origine semitica che significa figura attesa alla Fine dei Tempi, dall’ebraico mashiaḥ, attraverso il greco messías e il latino ecclesiastico messias. La radice semitica all’origine è m – sh – h, che si è sviluppata anche nell’arabo con lo stesso esito semantico, cioè cospargere d’olio. Nell’antico testamento, veniva somministrata l’unzione divina ad esempio un re, nel nuovo testamento a Gesù Cristo, il Salvatore. Il Messia è una figura comune alle tre fedi monoteiste ebraica, cristiana e musulmana. I mussulmani aspettano il Mahdi, gli ebrei sono in attesa del Re vittorioso della stirpe di Davide che unirà Israele. Noi cristiani aneliamo alla seconda venuta di Gesù Cristo, figlio di Dio. La parola Cristo, dal greco Christós, con l’uso è diventata nome proprio da affiancare a quello di Gesù, ed ha lo stesso significato del mashiiḥ ebraico, cioè unto! Il nome di uno degli olii delle liturgie cattolica e ortodossa, il crisma, ha la stessa radice, e genera il nome del sacramento della confermazione, la cresima. Ma perché unto? Perché l’olio era ed è una sostanza preziosa. In Israele l’unzione sacra era riservata solo ai re e dei sacerdoti. Mosè, ad esempio, cosparge d’unguento il fratello Aronne, che sarà il capostipite della dinastia dei kohanim, i sacerdoti d’Israele. Samuele, profeta e giudice biblico, unge sia il re Saul che il re Davide. Ungere d’olio aromatico era un gesto con u grande valore sacro, legando la persona in modo indissolubile a Dio. Tra gli antichi ebrei era usanza di cospargere d’olio l’invitato in casa propria. L’unzione diventava quindi passaggio, trasformava la persona da straniero ad ospite, così come trasformava un uomo normale in re. Nel Vangelo anche Gesù fu unto fisicamente: numerosi sono i passi del vangelo in cui donne anonime o peccatrici o chiamate per nome come Maria sorella di Lazzaro, per nominarne un), gli si gettano ai piedi ungendoglieli o gli cospargono il capo d’olio profumato riconoscendo in Gesù il Messia sia come anticipazione della Passione a Pasqua, infatti, anche i defunti erano cosparsi d’unguento per preparare il corpo alla sepoltura. La venuta Messia ci deve insegnare a vedere e ad amare gli avvenimenti, il mondo e tutto ciò che ci circonda, con gli occhi stessi di Dio. Il Verbo si è fatto bambino e ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio, affinché siamo capaci di lasciarci sempre più trasformare dalla sua bontà e dalla sua infinita misericordia. Nella notte del Santo Natale ogni anno mi lascio sempre sorprendere e illuminare da questo atto di Dio, che è totalmente inaspettato. Gesù Bambino, giungendo a noi, non mi deve trovare impreparato soltanto a rendere più bella la realtà esteriore. La cura che pongo per rendere più splendente e il mio ingresso con una ghirlanda mi deve spronare ancora di più a predisporre il mio animo ad incontrare Colui che verrà a visitarmi, che è la vera bellezza e la vera luce.

Buona giornata. Che questa festa porti gioia e felicità in abbondanza nella tua vita! Buon Natale! Felice lunedì.

Il dono.

C’era una volta una giovane mamma, che viveva con il suo bambino in una casa sulle colline. Un giorno  stava cullando il suo piccolo e gli stava preparando il latte, quando sentì bussare. Alla porta c’era una splendida dama con un bimbo piccolo in braccio anche lei. La donna disse: “ Sono in viaggio da tanto tempo, disse la donna, prepara qualcosa da mangiare per me e il mio bambino!” La mamma capì che quella dama era una fata, e per questo motivo la trattò con tutti gli onori. Alla fine del pranzo, la dama disse: “Voglio darti una ricompensa: con questo unguento che ti dono, potrai far guarire persone ed animali e diventare ricca.”. Per diverso tempo la mamma umana poté usufruire dei suoi poteri: ma molta gente del villaggio vicino cominciò ad essere gelosa verso di lei, e a tramare contro lei e il suo bambino. La mamma chiese l’aiuto della fata, che le portò via l’unguento: “Purtroppo la tua gente non può apprezzare un simile dono!” La mamma ritornò una donna normale ma lei e suo figlio non dimenticarono mai l’amicizia che li legava al mondo delle fate, e ad ogni luna piena si ricordarono sempre di lasciare fuori dalla casa cibo e latte per i loro amici del Popolo Fatato.

Favria, 7.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Tanti Auguri di felicità, pace e salute per queste Sante Feste. Felice martedì.

I have a dream, io compro nel mio paese.

Carissimi con la speranza di un domani migliore, sentimento che mi accompagna sempre, ma adesso, in prossimità delle feste natalizie, questo pensiero, diventa ancora più forte!

Voglio dire a tutti di comprare nel proprio paese per sostenere le attività commerciali che contribuiscono a mantenere viva le nostre Comunità.

Ogni giorno dobbiamo prendere la nostra vita per mano e Voi cari commerciante ne fate un capolavoro per noi!

Favria,  8.12.2021 Giorgio  Cortese

Buona giornata. Vi  auguro che l’amore di questi giorni riscaldi il Vostro cuore per tutto il resto dell’anno. Buon Natale! Felice mercoledì.

I simboli del S. Natale

Spesso compriamo gli addobbi di Natale come le palline colorate da appendere all’albero,  le campanelle o le ghirlande di agrifoglio, senza conoscerne la storia o le leggende che circondano questi simboli delle Feste. Vorrei iniziare dal presepe, tradizione cattolica per eccellenza, nata in Italia. Quello che conosciamo oggi è frutto dell’ingegno di San Francesco che nel 1223 di ritorno dalla Terra Santa, poco dopo l’approvazione della Regola dei frati Minori, si recò all’eremo di Greccio e volendo celebrare il Natale in quel luogo, che gli appariva molto simile a Betlemme, pose un altare sopra una mangiatoia, presepe significa proprio mangiatoia, fece portare della paglia, un asino ed un bue, di seguito celebrò l’eucarestia. Poi, il grande successo dell’iniziativa, portò a un’evoluzione naturale del presepe, con molte figure che rievocano gli scritti del Vangelo. Ma questa tradizione esisteva già nel quarto secolo, si sono trovate nelle catacombe di Roma immagini della natività. Il primo presepe con le classiche statuine si deve ad Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la natività e i Magi. Questo presepio, venne  esposto per la prima volta nel 1283, è tutt’oggi conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Altri simboli cristiani del Natale sono certamente le campanelle e l’agrifoglio. Le campane ad esempio, sono un segnale, per molti secoli utilizzato per richiamare i fedeli in Chiesa, ma anche nelle campagne, sulle bestie, servivano come indicatore acustico della presenza. In questa duplice veste le campane, più comunemente le campanelle nell’iconografia attuale, ci avvicinano al Natale. Esiste al riguardo una leggenda molto commovente di diversi pastori che nella notte Santa  affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il Salvatore. Nel loro camminare con i loro greggi ed armenti incontrarono sul ciglio della strada maestra un bimbo cieco che sedeva sul lato della strada. Questo bimbo sentendo l’annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Ma nessuno aveva tempo per lui. E quanto la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò che forse quella mucca si trovava proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino e allora segui il suono della campana fino alla stalla dove era nato il Redentore, grazie al suo scampanellare. L’agrifoglio utilizzato per celebrare il Natale nacque in Irlanda. Al di là della bellezza della pianta, vi sono alcuni simbolismi che legano l’agrifoglio al Natale cristiano. La forma delle foglie della pianta rammenta la corona di spine di Gesù Cristo e i frutti rossi il suo sangue, mentre i boccioli bianchi la purezza della Madonna.  Al riguardo ho ntraovato questa leggenda natalizia che ha come co-protagonista proprio l’agrifoglio. Si narra si un piccolo orfanello che viveva presso alcuni pastori quando gli angeli  apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo. Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di rami d’alloro per il neonato Re. Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò le lacrime dell’orfanello in bacche rosse. Infine l’albero di Natale. L’abete come simbolo del Natale compare secondo molte leggende anche nell’Eden, ed è il simbolo della vita. Nella tradizione alcuni  vedono  l’albero di Natale come la  manifestazione divina del Cosmo, dove le luci rappresentano Cristo che illumina l’umanità e i doni e le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso gli uomini. Pensate che la prima apparizione dell’albero di Natale avvenne a  Tallin, in Estonia nel 1441. Attorno a quest’albero giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Poi, troviamo l’albero di Natale, più simile a quello che conosciamo oggi, in Germania nel 1500. Una cronaca di Brema del 1570 racconta di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.  E poi una cronaca di Strasburgo annota nel 1605 che per  Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro. Ed infine il simbolo più recente di Natale il bastoncino di zucchero, Candy Cane, famoso soprattutto nella tradizione anglosassone. Molti oggi lo considerano un’invenzione americana, in realtà viene dalla Germania. Si narra che il Maestro del Coro della Cattedrale di Colonia volesse trovare qualcosa per tranquillizzare dei chiassosi bambini durante la rappresentazione della natività. Si doveva trattare di qualcosa di buono ma anche di simbolico e un dolciario della città creò questo dolcetto che non è un bastoncino. La forma, infatti, è quella della J di Jesus ma ogni elemento serve a ricordare elementi della tradizione cristiana. I colori sono stati scelti per rappresentare l’importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l’assenza di peccato in Gesù, e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo. Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all’issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare e Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo. 

Favria,  9.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Che tutti i cuori possano trasformarsi in piccole campane per accompagnare, con una dolce melodia, la nascita di Gesù Bambino. Tanti auguri di buon Natale! Felice giovedì.

Jacquet e Ysengrin!

Uno scoiattolo di nome Jacquet saltando di ramo in ramo, cadde di peso su un lupo che dormiva. Il lupo era terribile e si chiamava Ysengrin che in fiammingo significa feroce come il ferro, e questo la diceva tutta della sua ferocia e crudeltà! Il lupo si svegliò e, afferratolo con un morso gli mozzò la coda a metà e, voleva mangiarlo, ma lo scoiattolo lo supplicò di lasciarlo andare. Il lupo gli disse che lo osservava da terra che lui sugli alberi  lo vedeva sempre allegro che saltava di ramo in ramo e gli disse che lo lasciava andare  e non lo mangiava se gli svelava il segreto della loro felicità. Lo scoiattolo gli rispose che aveva troppa paura e se lo lasciava andare sull’albero gli avrebbe svelato il segreto. Il lupo lo lasciò libero; lo scoiattolo si arrampicò sull’albero e dall’alto gli disse che lui il Lupo era triste e annoiato, perché cattivo e la cattiveria dell’animo  brucia la felicità del cuore, invece  loro gli scoiattoli sono felici perché sono buoni e non facciamo del male a nessuno. Ma lo scoiattolo Jacquet  aveva la coda mozza per colpa del lupo Ysengrin e le voci del bosco Malpertugio  girano veloci e la storia di coda mozza la conoscevano tutti. Come poteva fare? La cosa più ovvia era parlarne con Babbo Natale che sicuramente avrebbe trovato una soluzione. Era giunta la notte del Santo Natale e tutti gli animali andarono nelle loro tane appena si fece buio, in attesa di vedere il regalo richiesto alle prime luci dell’alba. Il mattino dopo, il giorno di Natale, il bosco si animò velocemente. Tutti gli animali, grandi e piccoli, trovarono i loro doni: castagne, noci, bucce di banane, funghi, semi ma anche cappelli, bastoni, scope, ecc. Le richieste inviate erano varie. Tutti si radunarono per fare festa ma Jacquet dalla coda mozza non uscì dal suo nido nell’albero. Era troppo triste per festeggiare. Fino a quando un pacchettino dal fiocco rosso attirò il suo sguardo. Cosa poteva contenere? Lui non aveva chiesto nulla. La curiosità prevalse per cui scartò il pacco e… sorpresa. Conteneva una coda! Ogni animale aveva donato alcuni dei suoi peli perché Babbo Natale potesse costruirgliene una. Era troppo bello ed eccitante. Inserì l’elastico della nuova coda nel suo moncone e voilà, finalmente si sentiva di nuovo uno scoiattolo, e addirittura super dotato. Saltò da un albero all’altro, saltellando in mezzo a tutti i suoi amici. Cosa poteva desiderare di più? Sentiva il calore della loro amicizia. Era di nuovo, finalmente, felice!

Favria, 10.12.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata. È Natale, bisogna essere più buoni. Ma non solo a Natale ma tutto l’anno! Auguri! Felice  venerdì.

Il bastoncino di zucchero.

Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo del Natale, con il suo gusto di menta. Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero: E’ fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite  come scritto nel Vangelo. Al caramello diede la forma di una “J” per Jesus,  Gesù in inglese,  mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore. I colori sono stati scelti anche per rappresentare l’importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l’assenza di peccato in Gesù,  e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo.  Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano. Infine il  sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all’issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare. Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo.

Favria, 11.12.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata. La migliore decorazione per questo Natale è il Vostro sorriso, non smettete mai. Tantissimi auguri di Buon Natale! Felice sabato.

FIDASAUGURI!

Grazie donatori del generoso gesto di solidarietà umana in questo anno Ti aspettiamo oggi sabato 11 dicembre presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria dalle ore 15,00 alle ore 18,00 per chi ha donato nel 2021 consegna panettone e calendario 2021. Ti comunico inoltre che verranno indette nello stesso pomeriggio elezioni per il nuovo Direttivo per gli anni 2022- 2025. Per info cell.333 171 48 27. Purtroppo causa pandemia Ti chiedo confermare tua presenza è orario di passaggio per evitare assembramenti.

Grazie Ti aspettiamo e auguri di buon Natale e Felice  Anno Nuovo.