Gran Buiì! – Lussi, Lucina e Lucia . – La scelta di Choice. – Le mani vuote. – La storia di una calza vuota – Da carola a carol. – The Cherry Tree Carol! – Continuo a rispettarvi sempre! – Donazioni mese di gennaio 2022, Canavese zona 2 Fidas… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Gran Buiì!

Il bollito misto piemontese è una portata unica quanto infinita: in un vassoio al caldo sono

servite tutte le carni da affettare e condire con le salse.  Prima di continuare raccomando di presentarvi a tavola ben vuoti, riposati e ben disposti senza fare calcoli di tempo e neanche di calorie, la dieta quel giorno la buttate via! Nel gran buiì, bollito misto, Per cominciare, che sia bue grasso di razza fassona piemontese, poi il numero sette ricorre spesso nel bollito. Sono sette i tagli di carne, sette le aggiunte, sette le salse ed infine sette le verdure. La carne che andiamo a mangiare è stata cotta direttamente nel brodo bollente, mantenendo così i sapori intatti. È un piatto magico dove si ripete il sette, numero perfetto  del Gran Buiì, il bollito misto. Sette devono essere i tagli canonici tirati su col forchettone dal brodo bollente: tenerone, muscolo, scaramella, biancostato, cappello da prete, stinco, punta di petto.  Sette i cosiddetti accessori: rollata, coda, zampino, lingua, testina, gallina, cotechino. Infine sette sono le  salse, due tipi di bagnetto verde, rustico e ricco, bagnetto rosso, salsa d’àvie, miele e nocciole tritate, cugnà, mostarda d’uva, cren il rafano, senape gialla. Con il termine scaramella di carne si intende un taglio particolare e forse poco conosciuto ricavato dal torace del bue, nello specifico si tratta di quella parte intercostale che, trovandosi tra il dorso e il petto della pancia, include i muscoli intercostali. Sento che continuando a riempirmi, presto raggiungerò i miei avi lassù nei Campi Elisi, ma insisto ad assaggiare tutto, ne vale la pena. Detto in questo modo parrebbe una sciocchezza, ma è uno dei piatti più ricchi e complessi da realizzare della cucina italiana. Infine seguo il consiglio di un caro amico buongustaio di mordere  piccolo nel pane e grosso nella carne, perché così è un mangiare da signori. A questo punto buon appetito.
Favria, 12.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni Vostro sorriso accende in cielo una nuova stella. Continua a brillare per sempre, i tuoi sogni sono a portata di mano, realizzali! Tanti auguri di Buon Natale! Felice domenica

Lussi, Lucina e Lucia

Il nome  Lucia deriva dal latino Lux, “luce”, nome comunemente dato ai bambini che nascevano all’alba, era una giovane donna proveniente da una famiglia nobile, promessa sposa ad un giovane pagano. Orfana da padre dall’età di 5 anni, viveva con sua madre Eutychia che era gravemente malata. Dopo un pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata per implorare la Santa di curare sua madre, Lucia la sognò proprio il giorno del suo dies natalis, che, circondata da angeli, le disse: “Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”. Eutychia era miracolosamente guarita dal suo male e Lucia decise di consacrarsi a Cristo e di devolvere la sua dote ai poveri e durante le persecuzioni ordinate da Diocleziano, Santa Lucia aiutò i cristiani a nascondersi nelle catacombe. Fu in questo momento che nacque la rappresentazione della Santa con la corona di candele sul capo che tutti conosciamo: pare che fu per la necessità di avere le mani libere che Santa Lucia s’ingegnò di portare delle candele legate ad una ghirlanda che portava sul capo, mentre aiutava gli altri cristiani a farsi strada nei sotterranei della città. Dal canto suo, il giovane pretendente ignorato da Lucia volle vendicarsi della sua promessa e la denunciò come cristiana. La giovane fu così portata in tribunale, minacciata e martirizzata fino al giungere della sua morte, avvenuta il 13 dicembre 304 d. c. Un’altra leggenda, apparsa intorno al XV secolo, vuole che la Santa, promessa ad un giovane uomo, incantato dalla bellezza dei suoi occhi, rifiutò di sposarlo e preferì sacrificargli i suoi occhi, che lei gli offrì su un piatto. Fu in quel momento che il miracolo si produsse: la Santa riebbe degli occhi, ancora più belli. Il fidanzato chiese che lei gli sacrificasse pure quelli, ma lei si rifiutò. Colmo di rabbia lui la uccise con un colpo al cuore. Da quel momento, Santa Lucia divenne protettrice degli occhi. Certo è difficile comprendere come la storia della Santa di Siracusa possa essersi evoluta nella gentile dispensatrice di doni che i bambini festeggiano ancora oggi ma ciò potrebbe essere ricondotto ad una sovrapposizione del culto di Santa Lucia ad antichi culti precristiani. Nel I secolo a. c. i Longobardi, stanziati nell’area dell’attuale Scandinavia, scesero verso l’Italia portando con loro Lussi, Luce, uno spirito femminile considerata come madre e regina degli spiriti dell’aldilà, dei gnomi, delle fate e dei folletti, venerata nei tempi come Yule il solstizio d’inverno. Secondo la tradizione nordica, se i bambini si mostravano monelli e capricciosi Lussi li trascinava su per il cammino. Questa credenza sembra connessa con la funzione dispensatrice di doni della Befana, la Vecchia d’inverno, , legata ad un antico culto dianico) che portava regali e dolciumi ai bambini buoni e del carbone ai bambini cattivi. Un’altra figura importante che nutrì il culto di Santa Lucia è la dea Lucina, antica divinità romana, protettrice del parto, conosciuta come Colei che porta i bambini verso la luce”. La dea Lucina era chiamata anche Candelìfera, portatrice di Candele, perché i parti avvenivano alla luce di una candela e le partorienti offrivano un lume votivo alla dea per chiedere la sua protezione. Non sarebbe quindi un caso che questa festività venga celebrata durante il mese della Natività, ricorrenza onorata anche in antichità durante la quale si celebrava la nascita del “Sole bambino”, che rinasceva ogni anno durante il Sol Invictus, il 25 dicembre. Col passare dei secoli, le rappresentazioni di Lussi, Lucina e Lucia si sarebbero fuse fino a formare la Santa Lucia che allieta i bambini in tutta Italia con i suoi regali. “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia è un detto popolare che potrebbe farci storcere il naso in quanto il giorno più corto si verifica il giorno del solstizio d’inverno, ovvero il 21 dicembre; ma come sappiamo, dietro ai detti popolari e alle storie di una volta c’è sempre un filo di verità. L’origine di questo quiproquò risale a più di 400 anni fa, al 1582 per l’esattezza. Prima del 1582 vigeva il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.c, che aveva la particolarità di avere una durata lievemente più breve dell’anno solare; ciò creò con l’andare dei secoli uno scarto di ben 10 giorni che sfasava le principali festività: l’equinozio di primavera cadeva intorno al 11 marzo, la Pasqua, festività legata ai cicli lunari, era totalmente sfasata, e allo stesso modo, il solstizio d’inverno cadeva 10 giorni in anticipo”. Fu per questo sfasamento dovuto al calendario giuliano che il giorno di Santa Lucia era collegato al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno. Per ristabilire l’equilibrio tra il calendario e l’anno solare, Papa Gregorio XIII decise di riformare il tempo, togliendo di fatto 10 giorni alla vita dei suoi fedeli che passarono direttamente dal 5 al 15 ottobre: i 10 giorni mancanti furono decretati come “inesistenti”. Dopodiché il calendario tornò a rispecchiare l’anno solare e la festa di Santa Lucia non coincise più col solstizio d’inverno, ovvero il giorno più corto che ci sia.

Favria, 13.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Vi auguro un Natale con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati. Felice lunedì.

La scelta di Choice

Il puledro Choice, nome  che  vuole dire scelta, se ne stava sempre chiuso  nella protetta stalla o al massimo nel cortile della fattoria dove si sentiva difeso e sicuro. Un giorno sua madre la cavalla Athena gli disse che ormai era cresciuto e che doveva  anche lui sbrigare le faccende quotidiane e per questo doveva portare un sacco di avena per farlo macinare al mulino che si trovava oltre al bosco.  Choice non si fece ripete due volte l’invito di sua madre Athena e, usci contento dalla fattoria, trotterellando felice di rendersi utile. Al limitare del bosco trovò un corso d’acqua ingrossato dalle recenti piogge e  di questo sua madre non gli aveva detto nulla! Allora Choice si fermò incerto su cosa fare. Li vicino brucava l’erba nel vicino prato un grosso bue di nome Immanis.  Choice si rivolse a lui per chiedere se riteneva che poteva passare il fiume senza difficoltà! Il grosso bue di nome Immanis,  muggì bonario e gli disse che certamente poteva passare senza paura, perchè l’acqua era bassa e a lui arrivava appena sotto al ginocchio.  Choice stava per attraversare quando dall’altra riva si sentì chiamare dallo scoiattolo Pulce  che con affanno gli urlava, tra uno squittio e l’altro di non attraversare il fiume perchè l’acqua era profondissima e che sicuramente sarebbe annegato. Choice rimase sbigottito e nel dubbio ritornò alla fattoria raccontando il tutto a mamma Athena. La cavalla nitrì profondamente, fece un bel respiro e disse al puledro che nella vita è importante pensare con la propria testa. Poi aggiunse che nella vita non basta ascoltare le opinioni degli altri ma poi si deve agire con la propria testa facendogli notare che per l’enorme Bue chiamato Immanis,  vuole dire enorme  e lo scoiattolo Pulce, piccolissimo, avendo delle dimensioni diverse, percepivano  il corso del fiume differentemente.  Choice tornato vicino al corso d’acqua si rese conto che per lui il livello non era basso come affermato dal bue ma neppure proibitivo come affermava lo scoiattolo. Fu cosi che da quel giorno dopo avere fatto esperienza diretta, si rese conto che la difficoltà della vita era quella di pensare in modo critico, per  formulare un giudizio solo dopo avere analizzato, valutato e raccolto i diversi punti di vista.  Questo racconto insegna che bisogna sempre riflettere sui fatti  reali, osservando,  ragionando  e sperimentando per trasformare in meglio ogni momento della quotidiana esistenza.

Favria,  14.12.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata. Quando il mese sembra più sfinito e buio,ecco il Natale, l’irrompere dell’eterno, un getto divino che rimette in moto le nostre vite. Felice martedì

Le mani vuote.

Si racconta che la Notte Santa,  quando gli angeli cantavano il “Gloria” nel cielo e annunciavano la Buona Notizia sulla terra,  anche un povero pastore ricevette l’invito a recarsi a Betlemme. Era un povero pastore, anzi il più povero di tutti! Ogni pastore aveva trovato qualcosa da portare in dono: chi un agnello, chi una focaccia, chi del pecorino, chi un indumento di lana ben calda… lui, il più povero, non aveva trovato proprio nulla. Tanto che diceva tra sé: “Non ho proprio nulla: non posso andare a Betlemme. Infatti, cosa porterei?” Così pensava e così fece presente a quanti insistevano perché si unisse alla loro comitiva. Ma tanto dissero e tanto fecero che lo trascinarono insieme a loro. Durante il viaggio non riuscì a pensare niente e camminava quasi tranquillo. Ma quando fu nel riparo per le bestie dove appunto era il Bambino con Maria e Giuseppe, fu preso dall’emozione… Ecco avanzavano gli altri e offrono i loro doni… e Maria, la madre del Bambino, si dispone a ricevere i regali… ma ha il Bambino tra le braccia: come fare? Guarda attorno e, come scorge il povero pastore, il più povero di tutti, e le sue mani vuote, lo chiama a sé, china il capo sorridente e gli adagia il Bambino tra le braccia! Solo in quel momento il pastore capì che per poter accogliere quel Bambino bisognava avere le mani vuote!

Favria,  15.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Che il calore del Natale Vi avvolga. Che la sua forza vitale vi Invada nell’animo e resti per sempre! Auguri di Buon Natale! Felice mercoledì.

La storia di una calza vuota

“A mezzanotte di tanti anni fa’, un bambino piangeva; una stella si posò sulla sua umile casa e dei saggi arrivarono con i loro doni. Nonostante i secoli non abbiamo dimenticato, e festeggiamo quella notte con le stelle sugli alberi, col suono delle campane e con i doni, soprattutto con i doni. Tu mi dai un libro e io ti do’ una cravatta …, zia Marta ha sempre desiderato uno spremiagrumi …, a zio Henry serve una pipa nuova; non ci dimentichiamo di nessuno, né adulti né bambini, tutte le calze sono piene. Ho detto tutte, tranne una; e … ci siamo dimenticati di appenderla: la calza del bimbo nato in una mangiatoia; è la sua nascita che festeggiamo, non dimentichiamocelo. Chiediamoci solo cosa desidererebbe di più, e poi non ci resta che fargliene dono; amore, dolcezza, calore umano e una grande comprensione universale: tutti regali meravigliosi per avere la pace in terra.” Tratto dal film: La moglie del vescovo Titolo originale: Bishop’s Wife USA 1947 – Commedia, b/n, 108 minuti. Regia di Henry Koster, con  David Niven, Loretta Young, Cary Grant, Monty Wooley.

Film che consiglio la visione, Buon Natale

Favria, 16.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il Natale è quel momento in cui abbiamo nostalgia di casa, anche mentre siamo a casa. Felice giovedì

Da carola a carol

La carola era una danza medievale che si ballava in circolo tenendosi per mano ed era anche il canto d’accompagnamento alla danza. La parola deriva   dall’antico francese carole, danza corale, che giunge dal latino choraula, flautista che guida il coro, a sua volta presa in prestito dal greco khoraúles, composto di khorós, coro, e auléo, suono il flauto, attraverso la forma latina medievale corolla o carolla. Ormai da diverso tempo questo termine si considera un sinonimo di canto di Natale, sebbene in realtà la carola sia un’antica danza sacra, poi profana, ballata da più persone che danzavano tenendosi per mano e girando in cerchio, di solito con accompagnamento di canto con un capogruppo che conduce la danza e il canto e gli altri che ripetono il ritornello. Pare che tutti i ballerini si tenevano per mano in cerchio, rivolti verso l’interno, e giravano cantando, come  quando da bambini giocavamo cantando facendo il girotondo.  Alcune forme antiche di carole in francese si trovano con Chretien de Troyes nel suo ciclo arturiano: “Puceles carolent et dancent, trestuit de joie feire tancent, Pulzelle carolano e danzano a gara la gioia mostrando”. Nel Medioevo tutti nell’Europa Occidentale  ballavano la carole, dai nobili  all’umile servitù, ma rigorosamente con persone appartenenti al rispettivo ceto sociale, senza mescolarsi. Riguardo alla musica, ci sono diverse opinioni: forse cantava uno solo, oppure al solista rispondevano gli altri in coro. La caroleera famosa in Europa dalla  metà del XII secolo alla metà del XIV, tanto da viaggiare col passaporto francese. In Italia fu detta carola e il termine fu usato da Dante e da Boccaccio per indicare in modo generico  di danze di origine francese. La carola era inoltre apparentata con altre forme strofiche presenti nell’Europa continentale, rondeaux, virelais, o la lauda spirituale italiana per i testi, e chansons o chansonettes per la musica. I versi, in inglese e in latino, erano composti da strofe uniformi e la musica iniziava con un ritornello chiamato burden, che in Inghilterra con questa parola poi si indicò il bordone della cornamusa, oppure della ciaramella. Nel  XV secolo si sviluppò la carola polifonica, i cui contenuti si riferivano prevalentemente alla Vergine, alla Natività nel periodo di Natale e la danza cadde in disuso. La musica sopravvisse tra alti e bassi, superando periodi storici turbolenti, e dal XIX secolo ebbe una rinascita e divenne la tipica musica di Natale inglese con  molti testi di derivazione medievale. Il successo dei carol avviene con il libro di Dickens “Canto di Natale,  A Christmas Carol,  del 1843, con il protagonista Ebenezer Scrooge . la storia  di Scrooge mi insegna che, a qualsiasi età e in qualsiasi momento, una riflessione attenta sulla mia vita può aiutarmi  per  evitare di perdere le persone che amo e che mi amano e, devo pertanto riconoscere e rimediare ai miei errori, dando così un senso più profondo alla mia vita. Tutti possiamo migliorare, modificare i nostri atteggiamenti sbagliati e nutrire il nostro spirito con valori nuovi, capaci di risanare i dolori dell’anima. Cari amici, oggi più che mai, nel nostro tempo abbiamo estremo bisogno di amore, di pace e di giustizia, e di salute, a tutti un sincero augurio di un Santo Natale!

Favria,  17.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. È il Natale nei nostri cuori  che infonde il Natale nell’aria. Felice  venerdì.

The Cherry Tree Carol!

Questa antica canzone di Natale si chiama “The Cherry Tree Carol” e risale alla buona vecchia Inghilterra del 1500. Il testo è un dialogo immaginario tra Maria, improvvisamente in gravidanza, e il povero Giuseppe. Nel Vangelo secondo Matteo leggiamo:  “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”, questa canzone ci mostra un Giuseppe arrabbiato, che risponde ad una richiesta di Maria dicendo invece “Vuoi una ciliegia? Non chiederla a me. Chiedila al padre del tuo bambino!” Ma poi il ciliegio fa qualcosa di straordinario, e Giuseppe si convince della spiegazione di Maria. Le radici di questo antico canto arrivano dalle prime  comunità cristiane ben 2000 anni fa! Nelle comunità cristiane di rito siriaco hanno una caratteristica unica, quella di presentare degli inni sotto  forma di dialogo,  cantata in chiesa da due cori: uno canta le parti di Giuseppe, e un altro quelle di Maria. Potrebbe essere arrivata in Inghilterra con i crociati  che l’avevano ascoltata in Oltremare, come veviva chiamata allora la Terra Santa tra il  XII e XIII sec.. Potrebbero averla ascoltata persino nella Chiesa della Natività a Betlemme. Più o meno nel periodo in cui l’imperatore bizantino Manuele I Comneno stabilì un’alleanza con Amalrico I di Gerusalemme e finanziò le decorazioni di quella chiesa, dove sono presenti iscrizioni in Latino, presumibilmente per i crociati, in greco, la lingua dell’impero bizantino. e in siriaco. Almarico I re di Gerusalemme era figlio cadetto di Folco d’Angiò e della regina Melisenda, successe al fratello Baldovino III. Sposò Agnese di Courtenay, che dovette ripudiare dopo averne avuto il figlio Baldovino V, e quindi Maria Comnena nipote dell’imperatore Manuele I.  leggendo questa notizia storica, mi piace pensare che, a Natale, i crociati Franchi, così venivamo chiamati noi occidentali dai bizantini allora, ascoltavano  il dialogo siriaco tra Giuseppe e Maria nella Chiesa della Natività. Il dramma oggi è che in quelle zone i cristiani rischiano di scomparire con l’indifferenza dei noi occidentali.

Favria, 18.12.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. L’atmosfera del Natale è ancora più magica se ne puoi condividere la profondità con le persone che ami. Tanti auguri! Felice  sabato

Continuo a rispettarvi sempre!

Ho provato a leggere le argomentazioni di chi è contro i vaccini e le argomentazioni a supporto, ma avrò limitata intelligenza e comprendonio ma, non le capisco, come non capisco il loro comportamento. Onestamente non capisco il vedere la manipolazione dei dati in ogni  comunicazione sanitaria ufficiale, il pensare alla dittatura sanitaria e non riesco ad immaginare,  nonostante abbia tanta fantasia,  il grande reset formulato dagli oracoli contro i vaccini.

Penso di essere limitato, una nullità, ma credetemi non capisco come si possono certi soloni negare i morti solo per godersi effimeri attimi di notorietà.

Ripeto sono consapevole di essere limitato, sia di comprendonio che di intelligenza, perché portare avanti certi ragionamenti disumanizzanti mi raggela l’animo.

Una cosa posso concordare, che gli attuali vaccini non garantiscono ancora la totale immunità al virus, poi se negano pure il virus, beh mi femo qui!

Sono consapevole che il green pass pesa sulla mia libertà personale, ma  ci ricordiamo come eravnmo nel 2020 nello stesso periodo, confinati prima in casa e poi  nei nostri Comuni, adesso con il vaccino e Green Pass possiamo muoverci!

Capisco e comprendo la paura del vaccino e dell’ago, ma con questi vaccini e relativi green pass i medici possono tornare a occuparsi di tutte le altre patologie che sono state trascurate durante la pandemia. Con il vaccino posso andare a trovare le persone, ma essere contrari al vaccino nonostante i suoi limiti, vuole dire non avere una vita normale, rispetto al recente passato.

Io mi sono vaccinato non per obbligo ma per scelta, e userei il green pass anche se ritenessi attendibili alcune delle fanfaluche dei negatori. Perché il rischio di perdere i contatti umani lo ritengo maggiore delle momentanee perdite di libertà.

Oggi il nemico dopo il virus è perdere il contatto umano. Perdere l’empatia di mettermi nei panni dei miei simili percependone le emozioni e i pensieri, per dare vicinanza, calore e presenza che senza lo strumento del vaccino e  Green Pass non potrei.

Per favore ve lo dico dalla mia profonda ignoranza smettiamola di pensare che mostrare il Green Pass a chi è deputato a chiederlo sia un affronto ai diritti costituzionali e alla libertà. Mi spiace per queste persone perché vivono male la loro vita.

Come tutti Voi ne conosco anche io delle persone che la pensano così sul vaccino e, con loro sono legato da lunghi affetti e consuetudini, o nutro stima nei loro confronti, li ammiro per il loro lavoro. Penso che per loro non si possono usare gli idranti per disperderli, non posso cambiare canale se li sento affermare un’idiozia, e ogni giorno che passa mi cascano le braccia alla sola idea di discutere con loro. Perché ormai, è inutile usare con loro le armi della persuasione.

Mi sorprende che qualcuno di buona volontà le invochi ancora, quando è evidente che chi si doveva persuadere, si è già persuaso e aspetta la terza dose. Queste persone di cui parlo, questi nostri amici e consanguinei, sono convinto che se anche l’Angelo Custode arrivasse nella loro stanza a scongiurarli di rinunciare all’egoismo  e al narcisismo che li possiede, non lo starebbero nemmeno a sentire.

Premetto che queste persone è sbagliato etichettarle no vax, se intendo con questa formula una specie di attivismo. Al contrario, loro non amano affatto parlarne, anche a causa di un elementare sentimento di vergogna, e sperano sempre che il discorso non cada sull’argomento. Sul loro profilo suoi social non trovate caricature truculenti di personaggi politici, ne video inneggianti contro i vaccini. Quello che trovate sono copertine di bei libri, cuccioli, tramonti e scorci di vita famigliare. Queste persone, inconsapevolmente sono capaci di andare a cena da qualcuno e trasformare quella casa in un focolaio, ma sono angosciati per la sorte delle donne Afgane, caccia alle foche, balene e del riscaldamento globale. Queste persone, sperano nel loro animo che la buriana passi senza costringerli a mettersi in gioco, e alcuni, sono allibito, sperano addirittura di prendersi il Covid in forma lieve, come una riserva privata di anticorpi. Non lo confesseranno mai, ma in alcuni di loro esiste il pensiero che intanto a vaccinarsi bastano gli altri.

Personalmente con queste persone, io non tronco le mie relazioni, sono esseri umani mei simili, con idee diverse che non condivido, ma sempre pronto ad aiutarli. Ma voi chiudereste i rapporti  con chi ha preso una multa in divieto di sosta? Io no, rimangono miei conoscenti e li rispetto sempre! Mi domando quando se ho mai smesso di frequentare delle persone che pensano che la raccolta differenziata sia una inutile perdita di tempo e di chi fa dei piccoli lavoti in nero! Chi sono io per giudicare? Ma le leggi esistono per essere rispettate. Le norme di legge sono fatte per essere rispettate, dura lex, sed lex, dura legge, ma è la legge! La norma impersonale della legge, non distingue tra chi la ritiene giusta e chi la ritiene un supruso ed io continuerò a volere bene a tutti, anche a quelli che non hanno i miei stessi sentimenti. Nel frattempo ho fatto la terza dose, sono vaccinato, non per obbligo ma per scelta, per il rispetto che porto a tutti miei simili, indipendentemente dalle loro idee e ragionamenti, perché non siamo soli in questo universo.

Buona vita a tutti!

Favria,  19.12.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace. Felice domenica

Donazioni mese di gennaio 2022, Canavese zona 2 Fidas

Nella vita di ognuno di noi il sangue è destinato a circolare. Condividiamolo, andiamo a donare, perché se doniamo sangue saremo degli eroi nella vita di qualcuno.

Ciriè, mercoledì 5 gennaio

Front, domenica 6 gennaio

Rivarolo, venerdì 7 gennaio

Forno, sabato 8 gennaio

Corio, domenica 9 gennaio

Pertusio, domenica 9 gennaio

Levone, domenica 15 gennaio

Forno domenica 16 gennaio

Salassa, domenica 16 gennaio

Favria, mercoledì 12 gennaio

Ciriè, martedì 18 gennaio

Rivarolo, venerdì, 21 gennaio

Valperga, venerdì 21 gennaio

Rivara, sabato 22 gennaio

San giusto, sabato 22 gennaio

Agliè, lunedì, 24 gennaio

Lombardore- Rivarossa, martedì 25 gennaio

Montanaro, lunedì 31 gennaio

Aglie’  331-3539783

Barbania / Front  347-9033496

Bosconero 011-9889011 e 338-7666088

Cirie’   340-7037457

Corio   348-7987945

Favria   333-1714827

Feletto  339-1417632

Forno Canavese _ 338-8946068

Levone  340-0675250

Locana  349-6623516

Lombardore / Rivarossa   333-3310893

Montanaro  377-7080944

Ozegna  334 7717626

Pont  333-8937412

Rivara  339-6339884

Rivarolo Canavese  348-9308675 e 347-4127317

San Giusto Canavese   377-1213021

Valperga / Salassa / Pertusio  347-5821598

Varisella / Vallo  333-9584743 

Favria, 20.12.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata. Non importa cosa troviamo sotto l’albero, ma chi troviamo intorno. Felice  lunedì