La battaglia del lago Peipus. – Carbonara day. – Rara avis – They’re not fit to wear the Garibaldi. – Pasqua. – Da patamola a patatrac…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La battaglia del lago Peipus. Alexandr Nevskij sbaraglia i Teutonici sul lago Peipus Lo

scontro, raccontato nel 1938 in un film del regista Sergej Ejzenštejn, vide il giovane principe russo trionfare sui cavalieri crociati, segnando una decisiva battuta d’arresto nella loro espansione verso oriente. All’inizio del XIII secolo le tribù che abitavano la regione baltica, ancora pagane, furono oggetto delle crescenti attenzioni delle potenze cattoliche dell’Europa settentrionale, chiamate da papa Innocenzo III ad intraprendere una crociata per favorirne la conversione. Gli stati che affacciavano sul Baltico e sul Mare del Nord, e in particolare gli svedesi e i tedeschi, avevano tutto l’interesse ad assicurarsi il controllo delle coste e delle rotte, al centro di lucrosi traffici commerciali. La “crociata” fu affidata agli ordini monastici combattenti, in particolare ai Cavalieri teutonici, che nel 1240 concentrarono le operazioni militari contro il principato di Novgorod, la cui conquista era cruciale per l’espansione verso est. Nel 1242 i Teutonici, condotti dal principe vescovo Hermann di Dorpat, incalzarono l’esercito del giovane principe Alexandr, soprannominato “Nevskij” dopo la vittoria ottenuta contro gli svedesi sulla Neva. Dopo una prima strategica ritirata, Alexandr attirò i Crociati sul lago Peipus, in quel momento ghiacciato, contando di resistere con la fanteria, in superiorità numerica, alla carica nemica, e affidando poi ai temibili arcieri mongoli il compito di entrare in campo. Dopo ore di combattimento corpo a corpo, i cavalieri teutonici, bersagliati dalle frecce, iniziarono a ritirarsi in disordine in mezzo al ghiaccio ma furono attaccati dalle fresche forze della cavalleria di Alexandr. La vittoria del principe di Novgorod, che obbligò i Teutonici ad abbandonare tutti i loro possedimenti nel territorio, fu immortalata nel 1938 da Sergej Ejzenštejn nel celebre film “Aleksandr Nevskij”, che rilegge l’evento in chiave contemporanea: lo scontro tra russi e crociati diventa quello, sentito come ormai imminente, tra i sovietici e tedeschi, due civiltà presentate come fra loro inconciliabili
Favria, 5.04.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Gli auguri di Pasqua generano un privilegiato atto di speranza. La gioia della rinascita fortifica il desiderio nella pace, l’ulivo e promessa di felicità. Felice mercoledì.

Carbonara day.

La carbonara day è una giornata interamente dedicata alla celebrazione di un piatto dalle origini antiche: l’obiettivo è quello di preservare la tradizione e  diffondere una ricetta che si tramanda da generazioni. La pasta alla carbonara, a base di spaghetti o di rigatoni, ha almeno tre peculiarità e accende discussioni senza fine su quali siano le sue origini. Intanto questo piatto, oramai considerato parte della tradizione culinaria laziale e, soprattutto, romana, tanto tradizionale non è. Nella versione attuale, con pecorino, uova e guanciale, non è presente in alcun ricettario fino alla seconda metà del Novecento. . Viene da chiedersi allora se non ci sia un fondo di verità nella storia che vede scaturire il nostro amato piatto dalle razioni in dotazione ai soldati americani durante la Seconda guerra mondiale. Secondo alcuni studiosi di gastronomia la carbonara fece la sua comparsa a Roma dopo la liberazione da parte delle truppe statunitensi nel 1944. La ricetta sarebbe quindi il frutto dell’incontro tra quanto a disposizione nelle razioni di sopravvivenza dei militari a stelle e strisce, cioè uova liofilizzate e bacon, e quanto potevano fornire i mercati della capitale: un po’ di pecorino e pasta. Esiste anche una variante all’origine americana della carbonara, che coinvolge il bolognese Renato Gualandi, nel 1944 giovane cuoco al seguito delle armate alleate. In occasione di una cena tra i comandanti della Quinta Armata americana e della Ottava Armata britannica avrebbe preparato una pasta condita con quello che forniva la dispensa militare: bacon, crema di latte, formaggio e polvere di tuorlo d’uovo. Il debutto sarebbe avvenuto a Riccione, ma poi Gualandi seguì le truppe americane rimanendo a lungo a Roma e diffondendo il nuovo mix di sapori. Comunque, la prima attestazione della carbonara la troviamo in un volume a stelle e strisce, una guida dei ristoranti di Chicago, Vittles and Vice del 1952. La ricetta fa però parte della recensione di un ristorante rigorosamente italiano, Armando’s. E il carbone? C’entra, se hanno ragione i sostenitori delle origini autoctone. In questo caso il piatto sarebbe stato inventato da carbonai, in romanesco “carbonari”. I produttori di carbone di legna dovevano stare per lungo tempo lontani da casa e mangiavano cibi che si conservano a lungo, come il guanciale e il formaggio, o facili da reperire, come le uova. La carbonara sarebbe quindi una evoluzione del “cacio e uova”, un piatto abruzzese a cui qualcuno aggiunse il guanciale, che veniva usato al posto dell’olio come grasso da cottura. Sempre in tema di carbone, secondo un’altra versione la nostra ricetta sarebbe stata inventata in un’osteria di Roma, negli anni Quaranta del Novecento, da un oste che l’avrebbe chiamata così in onore del suo precedente lavoro nelle miniere di carbone. Infine, c’è chi tira in ballo la carboneria, quella antiaustriaca. Una nobildonna del Polesine avrebbe inventato la ricetta e l’avrebbe chiamata così in onore di alcuni patrioti carbonari ospitati nella sua villa.  Nel trattato Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti è presente già nel 1837 la ricetta per un preparato simile a quello usato come condimento nella carbonara: uno sbattuto d’uova, formaggio e pepe. Si tratta però di una preparazione tipica della cucina partenopea e presente anche in ricettari precedenti a quello del Cavalcanti. Insomma, conoscere la carbonara non è semplice, anche perché questa è la più falsificata all’estero tra tutte le ricette del Belpaese.

Favria, 6.04.2023  Giorgio Cortese

Buona  giornata. Non solo a Pasqua, ma ogni giorno dovremmo abbracciare le persone che amiamo, aprire bocca non solo per parlare, ma anche per dare una parola di conforto a chi soffre, avere rispetto e buonsenso nel curare le cose più importanti della nostra vita, e fare una grande differenza. Che sia per voi una Pasqua da ricordare con amore.

Rara avis

L’espressione è del poeta latino Giovenale , che scrisse “rara avis in terris, nigroque simillima cygno”, ovvero “uccello raro sulla terra, molto simile a un cigno nero”. Si riferiva ai rarissimi esempi di fedeltà coniugale, esemplificati da Penelope e dalla leggendaria matrona romana Lucrezia, che si toglie la vita pur di non tradire il marito. Oggi è usata per indicare una persona di rara qualità, come nell’espressione italiana “mosca bianca”

Favria, 7.04.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni desiderio è un sorriso. Indossa il tuo sorriso e vai incontro alla vita. Buona Pasqua! Felice  venerdì.

They’re not fit to wear the Garibaldi.

“Non sono degni di indossare ‘la Garibaldi”.Questo racconto lo potrei intitolare con il colore del coraggio, parlo del Notthingam Forest è una delle squadre più “nobili” del calcio inglese (attualmente milita nella Premier League), ed europeo. Fondata nel 1865, la sua è una storia fatta di grandi vittorie: due Coppe dei Campioni, una Supercoppa Europea, campionati e Coppe d’Inghilterra. Ma anche di tempi bui, con molti anni in Seconda e Terza divisione. In quei frangenti, costellati di sconfitte, i tifosi della squadra, delusi dallo scarso impegno dei giocatori, urlavano: They’re not fit to wear the Garibaldi (“Non sono degni di indossare ‘la Garibaldi’”). Dietro quel nome, c’è una storia: non solo la maglia del club si chiama appunto the Garibaldi, ma anche la sala riunioni nella sede sociale è stata battezzata Garibaldi Room. Perché? Qual è il legame tra un club delle Midland inglesi e l’Eroe dei due Mondi? L’eroe dei Due Mondi conquista Londra Nell’aprile del 1864 Garibaldi si recò a Londra, dove fu accolto da una folla entusiasta. Davanti alla stazione, c’erano mezzo milione di londinesi che lo applaudivano. I giornali parlarono della più grande manifestazione della storia inglese. La sua carrozza impiegò 6 ore per percorrere i cinque chilometri che dividevano la stazione dalla Stafford House del duca di Sutherland. Il Generale, anche se a corte era visto come un uomo pericoloso, fu ricevuto dal primo ministro Temple Palmerston e, nel periodo del suo soggiorno britannico presenziò anche una serie di manifestazioni operaie, dove fu accolto come un combattente della causa proletaria. Così, la camicia rossa garibaldina si diffuse rapidamente in tutta l’Inghilterra come simbolo di coraggio e voglia di libertà. Il colore è nello statuto del club L’anno dopo, fu fondato il Nottingham Forest. Malgrado Garibaldi non si fosse mai recato a Nottingham, i 15 fondatori del club scrissero nello statuto che il colore della divisa ufficiale doveva essere proprio il rosso, come omaggio al Generale e alle sue camicie rosse. Il motivo è sconosciuto, forse, come dice qualcuno, i fondatori erano vicini agli ambienti della Massoneria di cui faceva parte anche Garibaldi. Comunque sia, da allora la maglia del Nottingham Forest mantiene quel rosso originale e continua a chiamarsi “la Garibaldi”. E la tradizione prosegue: l’ultimo omaggio all’Eroe dei due Mondi è del 2016 quando, per celebrare degnamente il centocinquantesimo anniversario della nascita del club, è stata lanciata, dai tifosi una community online chiamata, appunto “Forza Garibaldi”.

Favria, 8.04.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. La gioia viene dalle piccole cose, la tranquillità viene dall’anima, la luce viene dal cuore di ognuno. Buona e serena Pasqua. Felice sabato

Pasqua.

La parola  Pasqua a  deriva dal latino Pascha che deriva dall’ebraico Pesah che significa “rinascita”, “passaggio”. La “Pasqua” assume due significati nella storia a seconda che si stia leggendo la tradizione ebraica o quella cristiana. Nella tradizione ebraica, “Pasqua” indica la liberazione del popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto e si festeggia in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Il passaggio del popolo d’Israele dallo stato di prigionia a quello di libertà. Per la tradizione Cristiana il giorno di Pasqua si celebra la Resurrezione di Cristo. È la festa più solenne della religione Cristiana. Viene festeggiata la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio primaverile. La Pasqua è il culmine del Triduo pasquale, i tre giorni precedenti la domenica di Pasqua, centro e cuore di tutto l’anno liturgico. Il  passaggio di Gesù dalla morte alla vita che ha sacrificato, donato la sua vita per superare le tenebre, del peccato e con la Croce della Morte, con la gloriosa Sua Risurrezione il terzo giorno. E’ appunto la Pasqua del Signore. Prima di giungere a tale avvenimento tuttavia attraversa un lungo deserto, di solitudine, penitenza, digiuno, preghiera, resistenza da ogni male, che noi indichiamo come Quaresima, dal latino “Quadragesima”, ovvero “quarantesimo giorno. Sia una Pasqua di vera pace.  Con l’augurio che sempre più nell’umanità emerga la consapevolezza  che  al di là delle  appartenenze alle diverse culture, distinzioni di tradizioni e lingue,  percepiamo di essere figli e rispettosi fratelli nel e del Creato. Buona Pasqua a tutti. Che sia veramente una resurrezione. Il trionfo del bene sul male, della vita sulla morte, dell’onestà sulla disonestà. Che il suono delle campane, della vittoria, risuoni nella vita di tutti. È Pasqua. È risorto il Salvatore del mondo. Esultiamo tutti, perché la vita ha vinto la morte.

Favria, 9.04.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. La Pasqua è il simbolo del Rinnovamento, della Gioia e della Rinascita in questo giorno per tutti un po’ speciale, Vi auguro di trasformare i  Vostri  sogni in una splendida realtà, per sorridere ai giorni avvenire con quella gioia nel cuore che solo le cose autentiche e genuine sanno donarvi. Buona Pasqua di serenità e gioia. Felice domenica.


Da patamola a patatrac

In Piemontese la parola “patamola” indica una persona fiacca e senza vigoreta. il lemm è formato dalla radice della parola pata  indica uno straccio, deriva dalla parola longobarda paita, veste, da cui la parola inglese pade, tunica. Secondo altri studiosi la parola deriva da un lemma prelatino patta, pezzo di tela,  in milanese abbiamo il patèe, rigattiere o cenciaiolo. Da questa parola abbiamo il lemma  patarino  in origine un seguace della Pataria milanese, movimento pauperista del XI secolo che predicava la lotta contro gli ecclesiastici corrotti e simoniaci. Eroi che guidarono questa rivoluzione furono Arialdo di Carimate e Landolfo Cotta, nobiluomini discendenti dei Longobardi.  la parola patamola scritta all’inizio arriva dal Francoprovenzale con lo stesso significato. Dal lemma pata abbiamo la pariola patanù, nudo o meglio povero pezzente,  poi  pataras o pautarel, fiocco di neve, paitass persona obesa in senso scherzoso e patagnach stramazzare al suolo. Diversa è la parola patatrac che significa il rumore di qualcosa che crolla o si sfascia o un  crollo rovinoso. E’ una parola onomatopeica che la parte finale il  crac evoca il rumore secco di qualcosa che si sfascia crollando:, il rumore di un ramo che si spezza, della gamba di sedia che cede sotto il mio peso della mia mole. Con un’estensione di significato nemmeno troppo figurata, la bancarotta in anticamente era  letteralmente la rottura del banco inflitta a chi falliva.  La parola patatrac ha una sua evoluzione, il  pata non ha il suono del disastro, ma lo prepara ed il trac ha da sé il senso di qualcosa che si spezza.

Favria, 10.04.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Gesù è risorto. Prepariamoci a vivere questa Pasquetta con pensieri più leggeri e facciamo in modo di risorgere, ogni giorno, con amore. Possa Dio riempire il tuo cuore di gioia e serenità. Buona Pasquetta. Felice lunedì dell’Angelo

Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 19 APRILE  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio