La mandria cammina e spande antichi suoni! di Giorgio Cortese

La Transumanza è la forma più antica utilizzata nell’allevamento per spostare il bestiame da un pascolo esaurito ad uno migliore.  Avanzano i pastori verso sera prima del calare del sole per le vie di Favria, dopo ore di lento ma costante cammino con gli armenti. Ma nei loro pensieri hanno ancora vivido il ricordo dei verdi prati di montagna, appena lasciati.  Di sorgenti cristalline, dopo si specchia un cielo limpido di blu. La transumanza è la migrazione stagionale delle mucche. Tale usanza, che fa parte del nostro bagalio culturale, sta lentamente scomparendo  al giorno d’oggi, prevede durante la stagione invernale e, al contrario, alla fine della stagione estiva  lo spostamento delle mandrie dalla  montagna verso la pianura, ed in primavera viceversa,  con il nome di alpeggio e di monticanza. Oggi questa pratica è limitata, in scala ridotta in alcune  zone italiane, in particolare alcune località alpine e prealpine della Valle d’Aosta, del Piemonte, dell’Altopiano di Asiago e dell’Alto Adige, nonché in altre appenniniche dell’Abruzzo e del Lazio. Nei secoli scorsi, tale usanza condizionava pesantemente la vita del pastore, che non poteva contare sulla presenza delle strutture tipiche dell’agricoltura moderna, quali la stalla, gli impianti di foraggiatura e mungitura, per la refrigerazione del latte.  A Favria, verso sera all’improvviso sento suono lontano dei festosi campanacci. Ecco che il suono cresce sempre di più, arrivano!  Prima di vederli passare, la mandria si preannuncia con il suono dei campanacci, un suono del passato pian piano si avvicina. Un frastuono lontano e familiare dal tempo ritorna. E la memoria si risveglia nel mio animo lo stupore. Lo stupore  e le bocche aperte e gli occhi spalancati dei bambini, nel mio animo i ricordi di passaggi della transumanza di quando ero bambino. Il vedere passare  le mucche per Favria con l’allegro suono dei campanacci mi viene in mente uno dei versi più belli della letteratura italiana: “Settembre, andiamo. È tempo di migrare”: comincia così, la celebre poesia di Gabriele D’Annunzio “I Pastori” dedicata alla transumanza. Quanta filosofia popolare, quanta poesia in questa vita pa¬storale. Ma al loro passaggio ero lì ad osservare con privilegio il  ripercorrere di vecchie tradizioni ormai in disuso ma con l’animo colmo di emozioni mai perse ma anzi grondante di storie passate. Ed eccole sfilare accompagnate dai pastori e dagli unici fedeli compagni di viaggio, con cui i pastori nell’alpeggio hanno scambiato qualche parola, i fedeli cani da guardia, talmente bravi e capaci da saperlo tenere compatto, da recuperare le mucche che si fermano o che cercano di uscire dal gruppo. Vedo dei bambini che osservano il lento incedere del bestiame e delle persone stanche che li accompagnano. In questi momenti il i passato e futuro si incontrano e si confondono e si intrecciano le radici con i verdi germogli. Sul bordo della strada tra gli spettatori del vostri passaggio ci sono, forse, uomini anziani, che un tempo vi guidavano. Oggi seguono una nuova transumanza lungo il sentiero della vita, un viaggio di speranza. L’attesa è stata lunga e ci siete mancate, mai dimenticate  amate mucche, a Favria bentornate.
Favria    Giorgio Cortese
Clicca anche qui  per vedere un documentario  anno 2008 di transumanza di rientro dalla valle Soana