La quercia.. – Ringraziamento! – La manfrina! – Tersite. – Le nostre comuni radici. – Le carote sono solo di colore arancione? – Donazioni Fidas a luglio in Canavese… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La quercia….

Se erge solitaria nella campagna favriese una quercia, unica superstite dell’antico querceto

che qui regnava diversi secoli fa. Maestosa pianta ricordi ancora quando le sorelle Ti facevano compagnia. Quanta bellezza e quanta dignità in quel suo dominare la campagna favriese, e questo la vecchia quercia certo sa. Ma quanta gente l’avrà ringraziata perché con la sua secolare ombra avrà protetto risate, pianti e giochi di bambini ed il bel prato sarà stato un letto per quegli amor di morose e contadini. Ed io la penso adesso sull’uscio di casa la solitaria quercia adesso silenziosa con la sua superba chioma ascolta il mondo intero che la circonda e nuovamente si ritrova sola.
Favria, 22.06.2021 Giorgio Cortese 

Buona Giornata. Nella vita nessuno che abbia mai dato il meglio di sé se ne è  poi pentito. Felice martedì.

Ringraziamento!

Concerto di San Pietro: grazie di cuore sanitari Favriesi!

Dopo la pausa per pandemia del  2020 ritorna  quest’anno il consueto appuntamento del concerto di San Pietro, sabato 26 giugno 2021 ore 21, piazzetta Oratorio, che nella locandina viene indicato come ringraziamento.

Come Comunità e Associazioni Favriesi ci stringiamo vicino ai dottori e infermieri di Favria, alcuni già felicemente in pensione che hanno risposto presente alla chiamata alle armi per prestare servizio con i volontari al centro vaccinale  nel salone polivalente in sinergia con l’Amministrazione Comunale che superando difficoltà pratiche e logistiche ha allestito un Valore Aggiunto alla nostra Comunità.

Bravi i musici della Filarmonica Favriese che con questo evento colgono l’occasione per ringraziare con la loro musica, delizia dell’animo e gioia del cuore, tutti gli operatori sanitari e infermieri che si sono spesi nella lotta al Covid-19.

Questa pandemia ha spazzato via molte certezze che avevamo, ci ha fatto capire quanto siamo fragili ma con il Vostro aiuto nel Centro Vaccinale allestito dal Comune ci avete ricordato quale è la nostra forza come Comunità, quella che ci ha fatto progredire nei secoli, che solo insieme possiamo farcela ed insieme possiamo sconfiggere il mostro! Nella nostra amata festa  Patronale è giusto e doveroso ricordavi tutti Voi perché anche adesso dove l’emergenza non è ancora finita serve più che mai il calore di una parola, di una riga, che può scaldare il cuore e ridare coraggio, per dire grazie a medici, infermieri, operatori e volontari e Amministrazione Comunale per quanto hanno fatto per il centro vaccinale, dando la possibilità a tanti favriesi e non di  accelerare i tempi del vaccino contribuendo a limitare la diffusione della malattia di questo  nemico subdolo invisibile e mortale. Questo ringraziamento lo ritengo un gesto doveroso che serve a cementare di più tra di noi lo spirito di collaborazione e coesione tra cittadini, associazioni con tutti Voi.

Uniti ce la faremo, la solidarietà umana di noi favriesi vince sempre.

Grazie di cuore da parte di tutti noi:

dr. Giuseppe Poli, dr. Elvio Comoglio, dr.ssa Emilia Contenti, dr.ssa Danila Gabella, dr.ssa Sandra Grasso, dr.ssa Patrizia Gulinelli, dr. Alessio Polimeni, dr. Giuseppe Chiantaretto, dr.ssa Anna Di Como, dr.ssa Silvia Gambotto, dr.Franco Ghiara, inf. Sig. Daniela Butnaru, inf. Sig. Elena Capozzielli.

Concludo con un   Grazie  di cuore per il lavoro che fanno tutti sanitari e volontari nella vari ospedali ogni giorno e ogni notte, non mollate, siete il nostro orgoglio!

Grazie Filarmonica Favriese con il Vostro concerto  non siete il dipinto del dire grazie ma il colore della passione che unisce tutti noi, grazie al maestro Alberto per tutti i musici ed Presidente Adriano per la bella iniziativa che ci unisce ancora di più

Favria, 23.06.2026  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana ho incontrato due tipi di persone, quelle che mi edificano e quelle che mi abbattono ed io li ringrazio entrambi. Felice mercoledì.

Dona il sangue e sii un eroe nella vita di qualcuno. Il sangue è destinato a circolare. Condividilo! Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 7 MAGGIO  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio

La manfrina!

Se dico la manfrina i più rimangono perplessi ma se dico: “O cià cià Maria Catlina / dummie dummie na siassià. Oh si si ch’ji la daria / L’ai lassà l’siass a cà. Ris e coi e tajarin / Guarda un po’ cum’ a balo bin. Balo mei le paisanote / che le tote de Turin. “O ciao, ciao Maria Caterina / diamole diamole una setacciata o sì sì che gliela darei / ma ho lasciato il setaccio a casa Riso, cavolo e tagliatelle /guarda solo come ballano bene ballano meglio le ragazze di paese / che le signorine di Torino” avete capito che parlo della Monferrina, famoso ballo piemontese e una canzone popolare dell’800. Questa antica danza deve il nome al Monferrato, terra  in cui pare sia nata. Danza caratterizzata da un tempo di 6/8, si balla a coppie e nella versione originale prevede che si formi un cerchio attorno alla coppia più abile o più importante. Fino ad alcuni decenni fa è certamente stato uno dei canti più noti e più ballati in Piemonte, anche se era diffuso anche in altre Regioni dell’Italia settentrionale. In dialetto è chiamata con diversi nomi, tutti simili tra di loro: manfrina, munfrina. La versione originale e più diffusa, nonostante esistano tante piccole varianti in parole o piccoli pezzi di frasi, è quella in cui  si parla di una certa Maria Caterina, ion piemontese Maria Catlina che viene corteggiata da un giovane uomo ed invitata a ballare con n ufficiale di casa Savoia.La canzone è molto allegra, con un ritornello facilissimo da ricordare e da ricantare con allegria. la Monferrina, infatti, esprime gioia, festa, allegria, socialità ed aggregazione! E’ con questo ballo che Gianduja, la maschera di Torino, la sera di San Giovanni, festa di Torino, apre le danze con Giacomettanella piazza centrale della città dove si è appena bruciato il tradizionale “Farò”.  Molte espressioni comuni nel gergo popolare hanno delle profonde origini storiche. Andarle a scoprire è interessante per far riscoprire e non far dimenticare le nostre tradizioni popolari. L’espressione “fare una manfrina” deriva da questa danza. Il perché è semplice, nella danza, come già detto, si forma un cerchio intorno alla coppia più abile, fatto dagli altri partecipanti al ballo che, tenendosi per mano, danzano in cerchio intorno a loro, ripetuta molte volte. Questa danza viene spesso interpretata anche da ballerini che vestono i costumi di Gianduia e Giacometta che sono le maschere ufficiali piemontesi. Ancora una volta la tradizione della Commedia dell’Arte ritorna trionfalmente in scena. In italiano si dice  suonare la manfrina per indicare una musica mal eseguita. Dire che è una manfrina è una messinscena fatta allo scopo di ottenere qualcosa, di convincere o comunque coinvolgere qualcuno, oppure per manfrina si dice anche di un discorso o chieccherata noiosa e troppo lungo come quela che faccio io adesso. E allora Vi saluto con il celebre ritornello: “O bundì, bundì, bundì / ‘ncura na volta, ‘ncura na volta. O bundì, bundì, bundì / ‘ncura na volta e peui papì. ‘ncura na volta sota la porta / ‘ncura na vira sota la riva. O bundì, bundì, bundì / ‘ncura la volta e peui papì – O buondì, buondì, buondì /ancora una volta, ancora una volta o buondì, buondì, buondì /ancora una volta e poi basta ancora una volta sotto la porta /ancora un giro giù al fiume o buondì, buondì, buondì /ancora una volta e poi basta!” In conclusione “La Monferrina” esprime gioia, festa, allegria, socialità ed aggregazione e nella vita quotidiana ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.

Felice Festa di San Giovanni e buon onomastico a tutti i Giovanni e Giovanna

Favria, 24.06.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita è necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme. Felice giovedì

Tersite.

Chi era Tersite? Tersite era un capo dell’Etolia, figlio di Agrio. Tersite con i suoi fratelli Onchesto, Protoo, Celeutore, Licopeo e Melanippo cacciò dal trono di Calidone lo zio Eneo divenuto troppo vecchio per difendersi. Ma è celebre soprattutto dall’Iliade, come il più brutto e il più vile dei Greci a Troia. Zoppo, con le spalle ricurve, quasi calvo e guercio, sobillatore della truppa achea contro i loro comandanti, per questo era detestato da tutti i capi compreso Ulisse che picchia forte Tersite dovo un violento diverbio, Ulisse usa lo cettro di Agamennone, che essendo opera di Efesto, Vulcano, si presta tanto alla funzione simbolica quanto a quella bruta, a quanto pare. Tersite come già detto era brutto e offendeva il canone morale degli antichi Achei dove chi era bello fuori era anche bello dentro. Oltretutto Tersite era anche insolente, se la prendeva con i capi per far divertire i soldati. Ma come osava costui spettegolare, deridere, insultare, in un mondo in cui tutte le parole erano nobili? Per questo Achille e Agamennone lo detestavano e quando questo oratore dissennato parlò in assemblea, davanti agli Achei, accadde qualcosa che nessuno, forse neppure Omero, avrebbe potuto prevedere. Tersite gridò forte: “Atride Agamennone che cosa cerchi ancora? Hai le tende piene di bronzo, e delle donne più belle. E’ a te che noi Achei le consegniamo per primo, quando conquistiamo una città”. Poi si rivolto agli altri Greci, li rimproverò in questo modo: “Smidollati, svergognati, siete delle Achee, non degli Achei! Almeno torniamocene a casa con le navi, e questo qui lasciamolo a Troia a digerire il bottino. Lui che ha offeso persino Achille, un uomo molto migliore di lui. Gli ha preso la donna, e se la tiene!”. A questo punto Ulisse perse la pazienza e lo colpì sulla schiena con lo scettro, usando tutta la forza di cui poteva disporre un eroe omerico, Tersite si piegò sotto il colpo, e pianse fra le risate di scherno.  Ma quale era la colpa di Tersite? Perché Ulisse aveva avuto una così violenta reazione, se aveva solo detto la verità su Agamennone e aveva aveva rivolto ad Agamennone le stesse accuse che gli aveva rivolto Achille, ma senza che nessuno si sognasse di contraddire il Pelide Achille, tanto meno di picchiarlo! Magari avevano paura della sua ira funesta! Quando il medesimo discorso, lo pronunzia Achille, non è considerato insensato, mentre lo è quando lo pronunzia Tersite! Tersite ha detto la verità, che sempre fa male. Tersite pronunziando parole oltraggiose, ma dicendo la verità.  non affascina, certo, e nel confronto con il bellissimo Achille, o con il paziente Odisseo, egli è destinato per forza a soccombere. Ma le sue parole odiose, la sua testa appuntita, la sua gobba livida sotto la percossa dello scettro regale, vanno dritte alla coscienza.  Oggi dare del Tersite vuole dire che è una persona codarda e insolente. La stessa parola in greco vuole dire il baldanzoso.  Mella storia antica agli umili non è permesso ribellarsi ai potenti e dire la verità, magari urlando ma dicendo la verità che fa male perché va dritta alla coscienza! Tersite non affascina, certo, e nel confronto con il bellissimo Achille, o con il paziente ed magniloquente Odisseo, egli è destinato per forza a soccombere. Ma le sue parole odiose, la sua testa appuntita, la sua gobba livida sotto la percossa dello scettro regale, vanno dritte alla coscienza. Certo atteggiamenti come Tersite in senso negativo li troviamo ancora oggi quando certe persone alimentano maldicenze ed allusioni ed evitano il confronto pubblico con insinuazioni oltraggiose. Di personaggi come Tersite ne abbiamo parecchi, alcuni solo capirci a sobillare con diffamazioni subito negate con baldanzosa sfrontatezza, persone vili. Oggi se leggiamo l’iliade siamo affascinati da Ulisse, ma certe persone come Tersite con il dire la verità in maniera grezza ma sempre verità disturbano l’animo di tante persone che per quieto vivere girando la testa dall’altra parte. Una curiosità, secondo alcuni poeti e stori antichi, Tersite morì ucciso a pugni da Achille sdegnato di essere stato da lui schernito perché si era innamorato di Pentesilea morente. Pentiselea era una guerriera Amazzone, figlia di Ares e di Otrere, dopo la morte di Ettore venne in soccorso di Priamo con una schiera di Amazzoni e, dopo molti atti di valore, cadde colpita a morte da Achille, che vedendola morire se ne innamorò. Anche nella letteratura romana è rimasto come il tipo del demagogo insolente e vigliacco. Il personaggio omerico ricompare nel Troilo e Cressida (1602) di W. Shakespeare dov’è un cinico bruto.

Favria, 25.06.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. La vita non richiede che siamo i migliori, solo che proviamo il nostro meglio. Felice venerdì.

Dona il sangue e sii un eroe nella vita di qualcuno. Il sangue è destinato a circolare. Condividilo! Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 7 LUGLIO  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fai passa parole e divulghi il messaggio

Le nostre comuni radici.

27 giugno SS. Pietro e Paolo

Carissimi la tradizione della Festa Patronale  SS Pietro e Paolo a Favria è, da sempre, un momento molto importante per tutta la nostra Comunità  e ci dà sempre un genuino senso di appartenenza sia che siamo nati a Favria o pervenuti da altre Comunità. La Festa Patronale cade in questo difficile momento di lenta ripresa dal periodo di emergenza da coronavirus per ripartire. Questa mancanza non deve farci dimenticare che la Festa Patronale ha il potere di riportare alla mente di tutti quanti noi sentimenti, ricordi e tradizioni che ci accompagnano nella nostra vita, che ci spingono a onorare le nostre origini e tradizioni popolari. Mi auspico che rimanga sempre viva nei nostri animi e che riusciamo a trasmetterla ai giovani e a chi viene ad abitare a Favria perché non si disperda questo importante patrimonio di tradizione popolare e devozione. Il futuro della nostra amata Comunità passa inevitabilmente dalla preservazione della sua memoria storica, le nostre comuni radici per affrontare bene il futuro.  Auguro a tutti una serena e felice festa patronale.

Favria, 27.06.2021 Giorgio Cortese

Buona domenica. Dovremmo vivere ogni giorno come fosse una festa, perché ogni giorno riceviamo un regalo: un buono di 24 ore da spendere come meglio possiamo.  Felice Festa Patronale di SS. Pietro e Paolo a tutti i favriesi

Le carote sono solo di colore arancione?

Questo ortaggio ha origini antiche e controverse che derivano soprattutto dalla sua somiglianza con un’altra radice analoga di colore bianco, la pastinaca. La carota esiste anche in forma selvatica con una radice bianca e sottile dal sapore piuttosto amaro, ma la versione coltivata come la conosciamo noi ha origine circa 5000 anni fa in Afghanistan, dove esisteva sia di colore viola che di colore giallo. Da quanto si sa dalle prime testimonianze, le prime coltivazioni di carota si svilupparono  nella  Mezzaluna fertile, il Medio Oriente e in Egitto. Il loro ingresso nei mercati occidentali è da imputare ai  Greci ed ai Romani, che  le scoprirono e importarono direttamente da lì. Nell’antichità i semi di carota, selvatica o semi addomesticata, venivano sicuramente usati per scopi medicinali nell’area mediterranea sin dal tempo dei Romani. Il nome scientifico della carota è daucus carota e deriva dal greco karotón. Allora gli usi erano diversi: da diuretici ad abortivi o, addirittura, afrodisiaci. Plinio il vecchio descrive quattro tipi di carote selvatiche, anche se non tutte sono classificate botanicamente come carote al giorno d’oggi. Galeno, nel secondo secolo, distingue correttamente le carote dalle pastinache, e menziona esplicitamente coltivazioni di carote a scopo medicinale. Pare che gli antichi egizi, romani e greci le utilizzassero, ad esempio come cicatrizzante. Si conoscevano appunto la “pastinaca sativa” e la “Daucus carota”. Data la loro forma, venivano considerati afrodisiaci, per curare l’impotenza maschile. Sembrerà incredibile, ma inizialmente le carote non venivano mangiati dagli esseri umani, perché erano considerate troppo dure per essere commestibili, pertanto venivano usate solamente come foraggio per gli animali, in particolare per i bovini, gli equini e i suini,  o a scopo medicamentale. Per arrivare ad essere coltivate e impiegate in cucina bisogna aspettare gli arabi che importano carote in Spagna e poi il genio di Caterina de’ Medici, che li rende alimenti degni delle tavole dei signori,  e da allora non ne sono più uscite,  accompagnando in particolare i secondi piatti.  Come si vede furono  gli arabi a farla diventare il simbolo della bontà, perché le riconoscevano diverse proprietà salutari, fra cui mantenere fresco l’alito e sana la bocca di chi le mangiava. Da noi invece è legata alla menzogna, per motivi non ancora ben chiariti. Ne è un esempio il modo di dire “piantar carote”, quando si dà ad intendere qualcosa di falso, oppure “non essere terreno per carote”, quando si vuole far capire di non essere creduloni.  Nel XVI esiste un mito inglese “La leggenda del fiore di carota”. Secondo questa storia, se si raccoglie un fiore dalla pianta della carota durante una notte di luna piena, viene favorito il concepimento. Per questo le donne inglesi del XVI secolo, ai tempi di Giacomo I, utilizzavano i fiori di carota (Daucus) per adornarsi i capelli, in segno di buona fortuna e fertilità. Allora  venivano consumato quella gialle e quella viola che era molto più saporita ma aveva il  grande difetto di colorare anche gli altri cibi con cui veniva in contatto e ben presto fu relegata all’alimentazione animale. Arriviamo al colore, si dice color prugna, oppure verde pisello o rosso come un peperone, ma nessuno dice viola come una carota, perché le carote non arancioni sono perfino difficili da immaginare. Nei dipinti del  XXVI secolo i pittori olandesi, Pieter Aertsen e Nicolaes Maes, appaioni dipinte spesso scene ambientate nei mercati  dove appaiono carote viola e gialle.  Nel XVII  secolo  nei Paesi Bassi le carote diventarono arancioni, il loro colore classico noto a tutti noi. Gli olandesi, provando molti incroci arrivarono a conferirgli il colore arancione, per rendere   omaggio a Guglielmo d’Orange, il capostipite dell’attuale dinastia regnante in Olanda che nel 1568 diede il via alla storica rivolta dei Paesi Bassi contro il dominio spagnolo, il conflitto si concluderà nel 1648 con l’indipendenza dell’Olanda.  Il Belpaese ha  un rapporto particolare con questo tipo di verdura, perché a differenza degli altri Paesi europei riesce a coltivare le carote durante tutto l’anno. In Italia, esistono coltivazioni di carote viola in Puglia, nei pressi di Polignano a Mare (Bari) e di Tiggiano (Lecce). In conclusione diceva Giorgio Gaber: “A me personalmente, del minestrone interessa la carota, è evidente che mi interessa la carota per le sue proprietà eccezionali d’altronde ben note. La carota, questo prezioso ortaggio, fa bene al… irrobustisce il… il nervo ottico, sì fa bene, ai bulbi, ti vengono due bulboni, che vedi no, importante vedere, anche, anche politicamente, questa, questa vista che cresce, che si sviluppa, individua il nemico da combattere, sì.”

Favria, 28.06.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Grazie agli infermieri e a tutti i sanitari che hanno curato con spirito di sacrificio i malati di coronavirus, dando conforto e forza anche solo con piccoli gesti e con l’espressione degli occhi, perché coperti dalle mascherine. Siete nel cuore di tutti noi. Felice lunedì.

Donazioni Fidas a luglio in Canavese

Ecco dove si dona a luglio in Canavese Zona 2 Fidas

Favria, mercoledì 7 luglio

Cirie- San Carlo, giovedì  8 luglio

Rivarolo, venerdì 9 luglio

Forno, sabato 10

Corio, domenica 11 luglio

Pertusio,domenica 11 luglio

Forno, domenica 18 luglio

Levone, domenica 18 luglio

Salassa, domenica 18 luglio  

Cirie- San Carlo, giovedì 20 luglio

Corio, martedì 20 luglio

Agliè, lunedì  26 luglio

Lombardore, martedì 27 luglio

Pont Canavese, giovedì 22 luglio

Rivarolo, venerdì 23 luglio

Rivara, Sabato 24 luglio

San Giusto, sabato 24 luglio

Valperga, venerdì 23 luglio

Bosconero, mercoledì 28 luglio

Qui di seguito cellulari dei referenti gruppi dove potete prenotarvi

Aglie’  331-3539783

Barbania / Front  347-9033496

Bosconero 011-9889011 e 338-7666088

Cirie’   340-7037457

Corio   348-7987945

Favria   333-1714827

Feletto  339-1417632

Forno Canavese _ 338-8946068

Levone  340-0675250

Locana  349-6623516

Lombardore / Rivarossa   333-3310893

Montanaro  377-7080944

Ozegna  334 7717626

Pont  333-8937412

Rivara  339-6339884

Rivarolo Canavese  348-9308675 e 347-4127317

San Giusto Canavese   377-1213021

Valperga / Salassa / Pertusio  347-5821598

Varisella / Vallo  333-9584743 

Favria,  29.06.2021    Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno partecipiamo attivamente nel dare vita alla nostra vita, non rimaniamo solo spettatori. Felice martedì.