La somiglianza. – Il burosauro informatico – Pavana! – Pitu o biru! – La mazzafrusto o flagello boemo – Lo spaccone che parla e agisce a vanvera, un fanfarone – Donazioni mese di Ottobre, Canavese zona 2 Fidas…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La somiglianza.
Eccolo che arriva leggero come una piuma, meglio magro come un chiodo ma preciso come

un orologio. Il suo agire è misterioso come la notte e nero come le tenebre, si muove veloce come il vento ed insidioso come una serpe, tagliente come una lama con un agire noioso come una mosca. Certo sembra forte come un toro ma sicuramente sarà fragile come il cristallo, ma adesso è impetuoso come il vento ma sembra con il suo agire monotono come il ticchettio di un orologio. Ed io li pallido come la luna, stanco come un mulo, solo come un cane lo intuisco freddo come il marmo. Di chi parlo… della similitudine, con le parole di somiglianza, un pretesto per scrivere queste poche righe per ricordare questa bella figura retorica che consiste nel paragonare due identità, in una delle quali si trovano determinate proprietà somiglianti e paragonabili a quelle dell’altra. Mi congedo augurando a tutti voi una giornata colorata come l’arcobaleno e splendente come il sole. Felice giornata.
Favria,  21.09.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Molte volte i pensieri che vengono in un secondo momento di solito sono di solito i più saggi. Felice martedì

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Il burosauro informatico

Non sono sicuro che sia una parola italiana, ma ormai la sento nominare da tanti e ritengo che possa essere bene accolta nella lingua italiana, parlo della burocrazia informatica, una realtà che conosciamo benissimo tutti. Con tutta questa smania di digitalizzare tutto siamo pieni di username e password, pin, puk che non è lo spirito ingannatore di una commedia di Shakespeare ma se lo smarrite siete panati con il cellulare e poi il nuovo entrato lo spid. Lasciando correre l’account che ci permette di correre sulla ADSL che non è una autostrada. Stando sempre attenti all’attachment, il file allegati in posta elettronica per evitare che siano dei virus molesti. Avete provato a fare un bonifico online, non è difficile ma a volte l’errore è dietro l’angolo oppure entrare in una banca dati associativa dove si deve inserire prima username e password, e subito arriva la prima serie di controlli, che può variare a seconda della banca. Quando ci va bene, devo riconoscere, in una sequenza di quadrati, in quali ci sono dei semafori o delle strisce pedonali. Ma di solito a questo primo test se ne aggiungono altri. Una volta in una banca dati, dove ero abilitato mi è stato richiesto il codice QR Code pervenutomi sullo smartphone, peccato che lo smartphone era stato dimenticato a casa e allora neanche se piangevo in cinese o turco senza lo smartphone, simbolo della nostra sottomissione tecnologica non potevo fare nulla. Con lo smartphone si possono scaricare delle app, operazione banale in sè ma attenzione a volte sono dei cavalli di troia, con buona pace di Odisseo. Una volta installate e nel verificare il funzionamento con stupore ti accorgi che quello che ti serviva è a pagamento o meglio se non stai attento alla pubblicità che ti perviene rischi di cliccare su servizi che non interessano e per uscirne provi le sette fatiche di Ercole. Cerchi di mantenere una calma olimpica anche se il sistema va in off line, fuori linea, ti fa diventare matto. Ma la prova principe è affrontare la burocrazia informatica un vero burosauro che ti riempie di mail  sia nella sua tradizionale veste amministrativa, sia nei nuovi panni di burocrazia informatica,  uno dei più potenti mezzi di controllo mai concepiti. Il sistema cerca di farci ammattire, a suon di novità tecnologiche che si succedono a ritmi rapidissimi. Ogni novità viene presentata sui media come irrinunciabile e a volte indispensabile per navigare nel burrascoso mare dei  byte aggiornando i driver. Purtroppo appartengo alla generazione  dei baby boomer, quelli nati dal 1946 al 1964 che non siamo nanodigitali ma analogici e che storcono il naso quando arriva una nuova app, che accolgono con terrore i continui aggiornamenti e novità rispetto alla gestione di un pc o di uno smartphone. Siamo persone che vogliamo vivere senza essere inglobate in continuazione da questo virus implacabile che è la burocrazia informatica.

Favria, 22.09.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Se ogni giorno ci attacchiamo ai beni superflui anche la nostra vita diviene superflua. Felice mercoledì.

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Pavana!

In piemontese si usa dire in forma scherzosa la paura breve che cagiona affanno, in italiano la pavana si riferisce ad una danza dal francese pavane o pavenne in iglese pavan, pavin ma originaria da Padova, padovana, padoana, paduana. Danza aristocratica che sostituì tra i nobili la bassadanza, in auge nella corte di Borgogna dove le coppie danzavano e si muovevano sobriamente e con grazia in un lento scivolare o movimento a passi strisciati e accompagnata da una base musicale lenta. Il nome pavana secondo alcuni deriva dal ballo spagnolo pavo, pavone. Danza aristocratica per eccellenza e trionfa in tutte le corti italiane ed europee: si tratta di una sorta di passeggiata cerimoniale, cui è affidata l’apertura di ogni ballo di corte e può persino accompagnare l’ingresso della sposa in chiesa, successivamente la moda cambia e all’incedere solenne e austero della pavana segue la danza della  gagliarda.  Come si vede visto la lentezza e l’austerità della danza  veniva detta in maniera ironica in piemontese una paura breve dall’affanno che questo modo di ballare comportava.

Favria, 23.09.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nonostante tutto ogni giorno continuo a sorridere, perché la vita è una cosa meravigliosa e c’è così tanto da sorridere. Felice giovedì

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Pitu o biru!

In Piemonte il tacchino si chiama pito o pitu, dal termine onomatopeico pité, beccare, biro, dal grido di richiamo del pennuto, brrr biru. In romagna viene detto birèn, in umbro birro. In veneto il biro è il maschio dell’anatra ed in toscana per chiamare i polli nell’aia si usava una volta gridare biri, biri! In in italiano, ‘tacchino’ è un nome di origine onomatopeica, che viene cioè dal verso dell’animale, dice il vocabolario Treccani. E va bene. Un altro nome con cui veniva chiamato è però gallina d’India o pollo d’India, dindio o dindo nome onomatopeico regionale usato specialmente in veneto, romagnolo e marchigiano.  In francese si chiama di dinde, il nome del tacchino in francese. In polacco si chiama indyk, nome simile a quello russo. In tedesco il tacchino si chiama  Truthuhn o Pute, entrambi di origine onomatopeica. Il  nome turco viene probabilmente dal francese, lingua in cui, come in diverse altre lingue europee, il tacchino venne chiamato come il pollo del Nuovo Mondo, e per il celebre errore di Colombo il Nuovo Mondo erano le Indie orientali, quindi pollo d’India.  I portoghesi furono probabilmente gli unici che non rischiarono di confondere India e Nuovo Mondo da subito, dato che chiamarono il tacchino peru, come il paese sudamericano.  Una precisazione il  tacchino è rimasto ignoto agli europei fino alla scoperta dell’America. Era una bestia selvatica, distribuita in tutta l’America del nordest, mentre un’altra specie, più rara, era presente anche in America centrale. Gli aztechi lo utilizzavano da più o meno mille anni come animale da cortile, e di questo  ne parla anche il conquistatore Cortes.  Il  tacchino aveva una parte importante nella loro mitologia, dato che era una delle manifestazioni di Tezcatlipoca, il dio ingannatore, gli aztechi chiamavano il tacchino maschio huexolotl, da cui il nome con cui l’animale è chiamato oggi in Messico, guajolote. Quindi, insomma, gli inglesi arrivarono nell’America settentrionale, videro il tacchino e lo chiamarono turkey, la stessa parola che indica anche la Turchia, e qui la faccenda si complica,  come mai un animale e un paese del mondo abbiano lo stesso nome è notevole. Negli Stati Uniti il tacchino si chiama turkey e sarebbe facile raccontare la fantastica storia dei  mercanti inglesi che cominciarono a importare tacchini in Inghilterra dalla Turchia, e quindi l’animale prese il nome dal paese d’origine, purtroppo i tacchini arrivano dal Nuovo Mondo. Nella realtà dei fatti gli inglesi videro il tacchino per la prima volta forse in Europa, dove gli spagnoli lo portarono verso il 1520,  direttamente dal Nuovo Mondo, e lo confusero con qualcosa che avevano già visto, come succede spessissimo anche oggi. Lo confusero con la faraona, che in effetti  è simile anche se di dimensioni minori.  Gli  inglesi chiamavano la faraona pollo della Turchia, anche  se il luogo d’origine della faraona è il Nord Africa, e forse la  faraona arrivò in Inghilterra dall’Africa  attraverso la Turchia, a metà del Cinquecento, e perché poi abbiano deciso di cambiargli il nome in pollo della Guinea, dalla zona dell’Africa occidentale non si sa! Un tempo era allevato nelle cascine per le festività natalizie, in alternativa al più raffinato cappone, ed esistevano feste e giochi popolari in suo nome. Oggi lo si mangia tutto l’anno ed è ingrassato in strutture intensive. Più rari i tacchini nostrani, ancor più quelli che razzolano sulle aie. La carne migliore è quella della tacchina giovane, dalle ossa flessibili e dalla pelle delle zampe non scagliosa. Uno curiosità pitòta è chiamato in piemontese il giovane tacchino e la pitera grande pentola per fare cuocere il tacchino, per pito si definisce anche una persona sciocca e stupida, ma il tacchino ricordiamocelo è intelligente e non è pitoch, avaro!

Favria,  24.09.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana la pazienza se provocata diventa ira furibonda. Felice venerdì

La mazzafrusto o flagello boemo

Viene chiamata anche “behemish drischel”, il “flagello boemo”, perché arma nazionale boema e degli Ussiti in particolare.  Un’arma di origine contadina, derivata probabilmente dalle fruste per battere il grano e utilizzata dal XIII al XVII secolo. Per la sua difficile governabilità e pericolosità per lo stesso utilizzatore, non era destinata al combattimento di lunga durata, quanto invece ad attacchi immediati e letali, specie della cavalleria pesante alla carica. Era un tipo di arma usata da tutte le armate della plebe in rivolta, dalle guerre ussite, appunto,  alle guerre contadine tedesche, ma non disdegnata anche dai cavalieri nella sua forma corta, come ci mostrano le illustrazioni che la pongono in mano a nobili a cavallo, ad esempio nel poema  Le Chevalier Délibéré di Olivier de la Marche, scritto nella seconda metà del Quattrocento:. Il mazzafrusto si è riscattato dalle sue origini popolari ed è degno di partecipare alla guerra cavalleresca. Che il mazzafrusto venisse usato a cavallo con una mano sola è oggetto di dibattito. Certo la versione a due mani usata dalla fanteria è molto più pratica ed attestata nei documenti, mentre la versione ad una mano sola è rara e gli stessi esemplari contenuti nei musei sono di autenticità dubbia. Gli storici non hanno sufficienti elementi per esprimere un’opinione, né credo li avranno mai. Tuttavia secondo gli esperti se l’arma aveva un corretto equilibrio tra lunghezza del manico e della catena e se veniva usata nel modo giusto ritengono teoricamente possibile, anche se certo non facile, usarla con una mano sola.  L’arma in effetti era molto ingegnosa perché riusciva a scavalcare lo scudo, i pavesi o altre barriere, ed il possessore doveva picchiare con il manico dell’arma contro il bordo superiore dello scudo dell’avversario e il peso o la palla chiodata legata alla catena per forza di inerzia proseguiva il moto rotatorio colpendo violentemente il malcapitato avversario. L’azione fratturante del colpo contundente non era però accompagnata dalla più comune azione perforante del colpo di stocco, che nel mazzafrusto è assente. Ciò ne limitava di molto l’uso e ne faceva un’arma specialistica, priva di quell’elasticità tattica che caratterizzava altre armi in asta.  Secondo gli esperti l’armigero con la mazzafrusto doveva compiere ampie rotazioni a braccio teso, in modo che manico, catena e palla fossero su un unico asse. In questo modo  poteva vibrare colpi non solo molto potenti, ma anche precisissimi, in grado di essere indirizzati a bersagli molto piccoli, come occhi e mani.

Favria, 25.09.2021  Giorgio Cortese 

Buona giornata. Molte volte le grandi occasioni vengono perse dalla maggior parte della gente perché sono vestite con abiti dimessi e assomigliano al lavoro.  Felice sabato.

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Lo spaccone che parla e agisce a vanvera, un fanfarone

La parole spaccone indica chi vanta imprese e qualità eccezionali, la parola deriva dalla voce longobarda spahhan, fendere. Lo spaccone è colui che si vanta di aver compiuto e di compiere l’impensabile, di avere qualità eccezionalmente virtuose abbinate a altissime capacità. Quanti di questi palloni gonfiati li incontriamo ogni giorno. Lo spaccone si crede di spaccare il mondo con la sua alterigia, di sapere sempre tutto e di spaccare tutto di brutto, beati loro che ci credono. Nel loro agire questi spacconi parlano a vanvera, a casaccio, senza riflettere, come viene. La parola vanvera pare che derivi da una parola onomatopeica antica fanfera, altre fonti la  vogliono fare derivare da bambàra, dall’omonimo gioco di carte, dallo spagnolo  bambarria, tiro sbagliato ma fortunato nel biliardo, poi gioco  di carte simile alla primiera. Un’altra  storia racconta di uno strumento usato dalle nobildonne dalle ampie vesti chiamato appunto vanvera usato nel sei-settecento a forma di sacca con un tubo che veniva infilato nella parte terminale dell’intestino per impedire a chi andasse a teatro di emettere flautolenze udibili. Parlare a vanvera significa quindi parlare facendo uscire il fiato, o peggio. Ed ecco la voce fanfarone dallo spagnolo  fanfarrón,  che deriva  dall’onomatopeico fanf-fanf, che  riproduce il suono di chi parla farfugliando e, appunto, senza dire niente di sensato, ma lui tronfio della sua supponenza  continua a fare lo spaccone.

Favria, 26.09.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno il  futuro inizia oggi, non domani. Felice domenica

Buongiorno a tutti.

Nella vita quotidiana vogliamo tutti essere qualcosa, contare nei confronti dei nostri simili. Sicuramente non serve per contare nell’avere più like e mi piace. Questo non vuole dire avere peso e consistenza, per non sbagliare unità di misura e pesare veramente fate del  bene agli altri. Per questo venite a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione  è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portate sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio. Donate la vita, qui non facciamo like ma del bene veramente.

Donazioni mese di Ottobre, Canavese zona 2 Fidas

Sono così felice di vivere in mondo dove ci sono i mesi di ottobre. Sarebbe terribile se passassimo direttamente da settembre a novembre e così possiamo donare il sangue a ottobre.

Favria, mercoledì 6 ottobre

Ciriè, giovedì 7 ottobre

Rivarolo, venerdì 8 ottobre

Forno, sabato 9 ottobre

Corio, domenica 10 ottobre

Pertusio, domenica 10 ottobre

Levone, sabato 16 ottobre

Forno, domenica 17 ottobre

Salassa, domenica 17 ottobre

Ciriè, martedì 19 ottobre

Corio, martedì, 19 ottobre

Rivarolo, venerdì 22 ottobre

Valperga, venerdì 22 ottobre

Rivara, sabato 23 ottobre

Agliè, lunedì 25 ottobre

Lombardore – Rivarossa, martedì 26 ottobre

Bosconero, mercoledì 27 ottobre

Pont c.se, venerdì 29 ottobre

Barbania, domenica 31 ottobre

Aglie’  331-3539783

Barbania / Front  347-9033496

Bosconero 011-9889011 e 338-7666088

Cirie’   340-7037457

Corio   348-7987945

Favria   333-1714827

Feletto  339-1417632

Forno Canavese _ 338-8946068

Levone  340-0675250

Locana  349-6623516

Lombardore / Rivarossa   333-3310893

Montanaro  377-7080944

Ozegna  334 7717626

Pont  333-8937412

Rivara  339-6339884

Rivarolo Canavese  348-9308675 e 347-4127317

San Giusto Canavese   377-1213021

Valperga / Salassa / Pertusio  347-5821598

Varisella / Vallo  333-9584743 

Favria, 27.09.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità. Felice lunedì

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio