L’amis dij persi – Pranzo alpino della domenica delle Palme. – El rije dl’sautissè . – Il grattacielo – Per S. Giorgio, l’impresa di Embriaco. – Il lago ardente!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

L’amis dij persi
L’amis dij persi sempre a l’ha ’l soris, / ma ’nt soa cavagna, ij persi i-j treuve nen:/ bochèt .

d’invidia e na pugnà ’d gramissia,/ e soe paròle brusche a son velen./ A rumia ’ndrinta, come un can an gesia;/ combin ch’a disa: “Mi, a j’amis veuj bin!”/ mai n’incoragiament, mai ch’a t’apresia:/ e sempre ’l pluch ant l’euv at va a cerché./ A parla come a parlo ij professor…/ peui at sorid con n’andi da anciové./ ’S sà nen s’a fa ’l travaj ëd l’artajor:/ a diso ch’a fà j’ò con j’ambossor./ At fà la ponta, at crìtica, a barbòta…/ L’é pes che n’aso: amis sensa valor.
Glossario.

persi: pesche; cavagna: cesta; bochèt: mazzolini; pugnà: pugno, inteso come quantità; gramissia: cattiveria; a rumia: rumina, rimugina; brusche: acide, brusche, ma anche: dirette, senza tatto; gesia (o cesa): chiesa; apresié: apprezzare; pluch ant l’euv: pelo nell’uovo; andi: modo; anciové: venditore di acciughe; artajor: droghiere, pizzicagnolo, anche salumiere; ambossor: imbuto; fé la ponta: andar per il sottile, non transigere; a barbòta: brontola; aso: somaro.

Favria, 20.04.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana tutte le persone hanno diritto ad essere felici a modo loro. Felice mercoledì

Buona giornata.

Cerchiamo Persone che Amano la propria Vita pensando spesso a quella degli Altri. Se ancora non sei donatore, pensaci, ma non con la testa, con il cuore. Ti aspettiamo venerdì  6 maggio ore 8- 11,20 a Favria, cort.int Comune. Per info e prenotare cell 3331714827

Grazie del Tuo aiuto, anche solo nel diffondere il messaggio

Pranzo alpino della domenica delle Palme.

A Favria nella domenica delle Palme il locale gruppo Alpini di Favria ha organizzato un pranzo per ripartire con la conviviaalità dopo due lunghi anni sotto la dittatura della pandemia.

Il pranzo si è svolto seguendo rigorosamente tutte le norme anticovid in vigore.

Mi è difficile descrivere, in poche parole, la bellezza di ritrovarci insieme nella convivialità, eravamo in tanti ma sembrava di stare in famiglia, una grande famiglia alpina con penna nera, non soltanto sul cappello ma ben piantata nel cuore di tutti partecipanti!

Nonostante la pandemia, noi Alpini continuiamo a volare sempre in più in alto, lasciandoci alle spalle tutto ciò che è successo in questi due anni di negativo, e badiamo solo a quello che sono le linee guida del nostro cuore Alpino.

Grazie per la Vostra Alpina concretezza del fare bene il bene, anche in questo pranzo buono per la gola, leggero per lo stomaco e felice per l’animo perché condiviso in fraterna amicizia

Che bello vederci seduti, seppure con le norme anticovd che impongono le dovute distanze, trovarci insieme tra noi  del gruppo,  semplici alpini e soci simpatizzanti, che poi siamo la vera, grande forza del Gruppo di Favria.

A tutti, dai volontari che hanno aiutato per il pranzo, e ai cuochi dico “grazie” per l’impegno che mettete in tutto ciò che fate e per la stima che sempre mi dimostrate e che cerco, per quanto nelle mie capacità, di ricambiare e onorare.

Grazie Alpini per la Vostra umana e verace concretezza e la dimostrazione di amicizia, non soltanto formale ma, con l’adesione sostanziale ai nostri valori alpini.

Carissimi alpini, andiamo avanti sempre uniti, con gioia e umiltà, mettendoci al servizio della nostra Comunità favriese, che da noi si aspetta sempre il meglio.

Favria,  20.04.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Mi domando cosa la sarebbe la vita quotidiana se non avessimo il coraggio di correre dei rischi? Felice  mercoledì

 El rije dl’sautissè …

Osservando l’attuale situazione politica, economica e sanitaria mi viene in mente un vecchio proverbio piemontese: “el rije dl’ sautisse cand che j’anciove a-j van a mal, letteralmente: il ridere del salumiere quando le acciughe gli si guastano”.

Questo modo di dire, la saggezza filosofica degli antichi proverbi, afferma  che nella vita occorre fare buon viso a cattivo gioco: simulare allegria in situazioni tragiche, come quella attuale.

Con lo stesso significato si utilizza l’espressione: “fare buon viso a cattiva sorte”.

Questa frase viene usata anche in altre lingue, in inglese, la frase si può rendere con espressioni quali: “make the best of a bad job, make the best of a bad situation, grin and bear it, keep a stiff upper lip.”

Già la sorte, il destino. Il verbo sortire deriva dal lemma latino sortire e sortiri, derivazione di sors ossia sorte poi giunto nella lingua italiana dal francese sortir, uscire in sorte, da questa deriva la parola sorteggiare, e le parole composte quali: sortilegio, consorte.

Ma il curioso che la parola italiana “forse” che usiamo per esprime un dubbio, esitazione, possibilità, dubbio, incertezza, deriva dal latino forsit, composto di fors, sorte, e sit, sia, dal significato: sia destino.

Forse è una parola elegante che aiuta il nostro modo di parlare che sottolinea l’attuale situazione d’incertezza che stiamo vivendo. Questa parola mi ricorda quanto scrisse Giacomo Leopardi nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”: “Forse s’avess’io l’ale/ da volar su le nubi / e noverar le stelle ad una ad una/ o come il tuono errar di giogo in giogo,/ più felice sarei, dolce mia greggia,/ più felice sarei, candida luna./ O forse erra dal vero,/ mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:/forse in qual forma, in quale/ stato che sia, dentro covile o cuna,/è funesto a chi nasce il dì natale.”

Volare è il sogno nascosto nell’animo di ogni essere umano, per salire nell’azzurro cielo, sopra la bruttura umana della guerra. Ma, purtroppo come ha scritto il celebre poeta l’amara realtà ci riporta con i piedi per terra, ma se volgiamo lo sguardo verso il cielo non possiamo non domandarci cosa ci facciamo su questo bel pianeta, dove potremmo essere veramente felici senza l’odio, il rancore e la guerra.

Oggi l’attuale situazione non è un gioco da ragazzi, ma è importante per tutti entrare in gioco impegnandoci per quello che possiamo, perché oggi siamo in gioco, corriamo dei rischi con questo gioco anche pesante, ben consapevoli  che le cose a venta pijeje comach’ a ven-o.

In conclusione, nessuno ama l’incertezza di per sé, ma anche l’incertezza da problema diventa opportunità, perché genera la bellezza della speranza nell’animo.

Favria, 21.04.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana  nulla si ottiene e senza sacrifico e senza coraggio. Felice giovedì

Buona giornata.

Cerchiamo Persone che Amano la propria Vita pensando spesso a quella degli Altri. Se ancora non sei donatore, pensaci, ma non con la testa, con il cuore. Ti aspettiamo venerdì  6 maggio ore 8- 11,20 a Favria, cort.int Comune. Per info e prenotare cell 3331714827

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Il grattacielo

Il  primo grattacielo fu costruito a Chicago nel 1885, si chiamava  Home Insurance Bulding e venne progettato dall’architetto e ingegnere statunitense William Le Baron Jenney. L’edificio era munito di un telaio in acciaio inserito nella muratura. Questa nuova idea di struttura rese possibile una maggiore resistenza e pertanto un maggiore sviluppo in altezza, permettendo di realizzare, tra la fine dell‘Ottocento e i primi del Novecento, palazzi con oltre dieci piani.La costruzione del primo grattacielo avvenne a seguito del grande incendio che ne 1871 distrusse il centro di Chicago. Oggi a noi sembrerebbe un semplice condominio, con i suoi 10 piani, eppure segnò una svolta, perché rivoluzionò il modo di sfruttare l’area di costruzione, crescendo in altezza. Le fotografie scattate da Charles Ebbets (1905-1978) documentano l’enorme cantiere, ma dell’edificio non resta nulla. Nel 1931 il rinnovo urbanistico dell’area, la scarsa flessibilità dell’edificio, il peso eccessivo della struttura e l’uso di materiali che minacciavano di far collassare il tutto spinsero a demolire l’Home Insurance Building. Del resto, a quel punto era stato abbondantemente superato dalle decine, anche oltre 100, di piani degli skyscrapers, grattano il cielo,  di NewYork

Favria, 22.04.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il più grande atto di umiltà che una persona può manifestare è palesare i propri limiti. Felice  venerdì.

Per S. Giorgio, l’impresa di Embriaco.

Nell 1099  il genovese Guglielmo Embriaco, detto testa di maglio, caput mallei,  per la sua prestanza fisica e per il suo indomabile carattere, era alto un metro e novanta centimetri, per l’epoca un gigante e piuttosto irascibile, insieme a suo fratello Primo arma due galee, l’Embriaga, la Grifona e, con circa duecento uomini fra marinai, soldati e balestrieri, salpa alla volta di Giaffa nell’Oltremare. Come veniva chiamato il mar mediterraneo allora vicino alla Palestina. Accortosi dell’arrivo di una numerosa flotta musulmana, sbarca nel porto della città, fa smontare letteralmente le navi, si traveste da mercante e in carovana percorre i venti chilometri che lo separano da Gerusalemme. Giunto al campo crociato si fa ricevere da Goffredo di Buglione, comandante delle forze cristiane e, in cambio di un cospicuo bottino, promette di conquistare la città con i suoi duecento uomini laddove non erano riusciti gli alleati in diecimila. Fra l’ilarità generale con il legname delle navi fa alzare delle torri alte quaranta metri., le ricopre di pece perché non prendano fuoco e le posiziona sul lato sud della cerchia, da lui ritenuto il più debole. Sopra le torri, mentre le catapulte devastavano le mura, i balestrieri scagliavano i loro terribili e mortali dardi. Embriaco guida l’assalto decisivo scalando per primo le mura e terrorizzando i nemici. Gerusalemme è conquistata il Genovese consegna le chiavi della città a Baldovino di Fiandra primo re cristiano del Regno latino. Goffredo di Buglione mantiene le promesse e i genovesi hanno un fondaco, magazzino, un pozzo, una piazza, una chiesa, trenta case e un terzo del bottino E sull’architrave del Santo Sepolcro viene inciso a lettere d’oro “Praepotens Genuensium Praesidium. Grazie allo strapotere dei genovesi”. Tra i numerosi tesori che Guglielmo porterà in patria c’è il Sacro Catino, per secoli ritenuto erroneamente il Graal e le ceneri del Battista, entrambi conservati in S.Lorenzo a Genova. A riconoscimento del prestigio acquisito, per decreto consolare, tutte le torri cittadine verranno mozzate, in modo che nessuna superi in altezza quella del condottiero. Secondo questa storia così sono nati i crociati e da allora la Croce di San Giorgio è ufficialmente divenuta simbolo di Genova.

Favria, 23.04.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. La speranza è il seme che fa germogliare un fiore in una crepa. Felice sabato

Il lago ardente!

Il Lago Sirio era conosciuto come San Giuseppe dal convento omonimo presente su un’altura che domina il lago stesso.

Insieme al Lago Nero, il Lago Pistono, il Lago San Michele e il Lago di Campagna, il Lago Sirio fa parte dei Cinque Laghi della Serra di Ivrea. 

Tutti e cinque i laghi sono di origine glaciale, ma il Lago Sirio è l’unico ad essere alimentato da una sorgente.

Intorno a questo incantevole specchio d’acqua vivono diverse specie animali e vegetali tipiche degli ambienti acquatici come le raganelle, le rane, germani reali e le gallinelle d’acqua.

Il lago Sirio ha come unico emissario presente costruito artificialmente sulla sponda sud-est del lago, scaricatore, e serve a defluire le acque solo in periodi di intense precipitazioni.

Il lago Sirio è molto profondo rispetto alla sua estensione, con un lento ricambio d’acqua. Anche per questo presenta condizioni di eccesso di sostanze nutrienti, nonostante non sia soggetto a scarichi e gli apporti di nutrienti da aree agricole siano trascurabili. Ciò favorisce fioriture algali, a volte potenzialmente tossiche. Famosa è quella di Planktothrix rubescens, che colora le acque di rosso. In questi casi la balneazione può essere temporaneamente vietata, fino alla fine del fenomeno.

Forse  il colore rosso delle acque ha fatto abbinare al nome della stella Sirio, il cui nome deriva dalla parola greca Seirios, ardente, che è la stella più brillante e del cielo notturno e l’astro principale del Cane Maggiore. 

Favria, 24.04.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il successo per non essere sopraffatto dall’arroganza non può fare a meno dell’umiltà. Felice domenica.