Le renne di Babbo Natale.- L’eredità! – Da guaita a gaettone, gardavò!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Le renne di Babbo Natale.
Buongiorno a tutti, scrivo sulle renne di Babbo Natale, per l’anno scorso nel mio solito giro per asili e scuole, chiedo sempre ai bambini di farmi delle domande, ed in una scuola materna, una piccola, simpatica e graziosa bambina ha alzato la mano e mi ha chiesto i nomi delle renne di Babbo Natale. Beh, adesso sono preparato, perché la consegna dei regali alla Vigilia di Natale avviene non solo grazie al nostro amato Babbo Natale, conosciuto anche come Santa Claus, ma anche grazie al suo fedelissimo gruppo di renne. Le renne di Babbo Natale sono renne volanti, ognuna con una propria caratteristica. In principio le renne erano solamente otto, e rimasero così per tantissimi anni, fino all’arrivo della nona renna che ampliò il gruppo. I nomi delle renne sono le cornici di tante poesie e storie per bambini, vediamo insieme i nomi di queste splendide renne. Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido. Adesso andiamo a spiegare un pochino di più sulle renne. La prima renna trovata da Babbo Natale si chiama Freccia, ha il mantello colore oro e due code, ogni cambio di stagione al cambio del mantello Babbo Natale prende tutti i crini d’oro caduti e li consegna ai più poveri. Poi c’è Ballerina e come dice il nome la sua caratteristica è quella di saper ballare ogni ritmo e quando un bambino è triste perchè non riesce a ballare lei gli sussurra all’orecchio dei passi di danza da poter imparare. Quando vediamo una stella cadente in realtà è Cometa, la renna più veloce lei coglie ogni desiderio e lo riferisce a Babbo Natale, non ha bisogno di dormire Cometa poichè corre sempre a qualsiasi ora del giorno e della notte. Poi troviamo Cupido la renna coccolona, che ha una macchiolina rossa a forma di cuore sul petto e il suo compito è quello di scovare tra le tantissime lettere quella del bambino che è stato buono per tutto l’anno e la porta a Babbo Natale. Saltarello, la cantante del gruppo, che riesce anche ad interpretare le voci maschili e femminili a seconda dei casi, ed inoltre, riesce ad imitare le voci dei genitori di ogni bambino del mondo usandole quando i piccoli fanno qualche birbanteria per rimproverarli facendogli credere che siano i genitori a farlo. Poi ecco Fulmine, la protettrice dei doni. Quando è nata aveva due dentoni così grandi che la madre per paura di farsi male allattandola decise di darle solo le carote, crescendo i suoi denti sono diventati più grandi così li usò come arma, ogni qualvolta un brutto uccellaccio cerca di rubare i doni dei bambini lei lo morsica e così facendo l’uccellaccio scappa. Quando Babbo Natale trovò la sua prima renna Freccia assieme a lei c’era anche la gemella Donato. Anche lei con il mantello d’oro possiede una sola coda e la sua caratteristica è quella di essere sempre così tanto raffreddata che le gocce che scendono dal suo naso quando si appoggiano a terra fanno nascere tanti fiorellini. L’ultima renna che Babbo Natale raccolse fu Donnola, una renna molto timida così tanto timida che il suo musino diventa sempre più rosso quando si sente troppo osservata. La leggenda narra che la nona renna si unì al gruppo di Babbo Natale, il suo nome è Rudolph; una piccola renna del Polo Nord la sua particolarità era il suo grosso naso rosso, ma per lui questo era solo motivo di prese in giro così preferiva sempre starsene in disparte. Una notte della Vigilia Babbo Natale era preoccupato perchè non poteva consegnare i doni a tutti i bambini del mondo, poichè, proprio quella notte, c’era una nebbia troppo fitta; così nella tristezza totale di tutte le renne vide il nasone di Rudolph illuminarsi così tanto che a Babbo Natale venne una bellissima idea, ovvero, quella di guidare lui il gruppo e di illuminare la strada con il suo bel nasone rosso e questa è la sua caratteristica più importante. Da allora Rudolph è il primo e guida la slitta anche nelle notti più nebbiose.
Favria, 10.12.2020 Giorgio Cortese

Lasciamo che la magia del Natale pervada i nostri animi accendendo l’amore nei nostri cuori. Mi auguro che la lista dei Vostri desideri posso diventare realtà. Buon Natale!

L’eredità!
C’era una volta un commerciante che, dopo una vita trascorsa nel commercio, aveva messo da parte un’enorme ricchezza. L’uomo però sperperò in breve tempo i tanti guadagni vivendo nel più grande sfarzo, spendendo per bere e per il gioco d’azzardo. Quest’uomo aveva due figli. Quando questi furono cresciuti e iniziarono a guadagnare tanto di che vivere, si adirarono profondamente col padre che aveva scialacquato tutti i suoi beni e risparmi. Nonostante l’uomo fosse ormai anziano e non godesse di buona salute, non riceveva nessun aiuto dai suoi due figli. Un giorno allora l’uomo, disperato, andò da un suo vecchio caro amico sperando nell’ utilità di un suo consiglio. Appena l’uomo spiegò all’amico come i suoi figli non l’amassero e come gli facessero mancare ogni tipo di sostegno, l’amico gli rispose: “Non preoccuparti, caro amico. Ecco cosa devi dire ai tuoi figli: Una volta ho prestato ad un amico una grossa somma di denaro e ora egli me la restituirà”. L’uomo, ampiamente soddisfatto, ringraziò e tornò sereno verso casa. Qualche giorno dopo, come d’accordo, l’amico venne a trovarlo portando con sé una grossa e pesante cassapanca. Entrando disse: “E’ passato tanto tempo, ma finalmente eccoti indietro il denaro che mi avevi prestato!” L’uomo allora mostrò davanti ai figli grande entusiasmo e con felicità disse: “Cari figli, il denaro che il mio amico mi sta restituendo sarà vostro, lo lascio in eredità a voi! Un terzo del denaro sarà distribuito ai poveri, tutto il rimanente lo dividerete voi due! Io controllerò solo che nulla vada perduto”. Da allora in poi l’uomo fece costante guardia alla cassapanca. Se si doveva assentare un attimo, chiudeva accuratamente la porta della stanza a chiave. I suoi due figli, finalmente, non gli facevano più mancare nulla ed esaudirono ogni suo desiderio sino alla sua morte. L’uomo gioiva di aver finalmente rieducato i suoi figli al bene. Quando l’uomo morì i figli poterono finalmente aprire la cassapanca ma ebbero una grossa delusione: la cassapanca era colma solo di sassi! Subito però i figli capirono e riconobbero sereni una cosa basilare: l’educazione al bene e all’amore verso i genitori è meglio di qualsiasi ricchezza esistente al mondo…
Favria, 12.12.2020 Giorgio Cortese

Insieme ai ricordi più belli, poche parole per un concetto importante: serenità e felicità per queste feste e per tutti i giorni che verranno. Buon Natale

Da guaita a gaettone, gardavò!
In italiano antico la guàita che deriva dal provenzale guaita, a sua volta dall’antico alto-tedesco wahta, veglia, guardia. Da li il passo è breve alla parola guatare, che significa guardare a lungo e insistentemente che deriva sempre dalla parola antico tedesco, wahten esser di guardia, con la medesima radice del wait inglese. Anticamente la guaita era il luogo di guardia, da cui si spiavano le mosse del nemico. In certi comuni Canavesani nel medioevo, urbani e rurali ciascuna delle parti in cui si dividevano, per la guardia. Da questa parola arriviamo al lemma piemontese garducor o garducorp che anticamente era la milizia addetta alla difesa di importanti e nobili personalità. Lemma che arriva dal francese garde a sua volta sempre dall’antico tedesco wardon, guadare, proteggere. Infine eccoci al gaettone o gaetone che deriva dall’antica parola usata all’inizio, guaita, sulle navi specialmente militari, ciascuno dei turni di guardia in navigazione, della durata di due ore, dalle 16 alle 18 viene detto il primo gaettone e dalle 18 alle 20 il secondo gaettone. I colori con cui si vede l’evoluzione della parola guaita sono variopinti nel contesto in cui viene usatauna parola che non è un grigio e neutro fissare, non è un generico e frettoloso guardare: se si guata, si sa già che quello sguardo è gagliardo o acceso da sentimento, anche se è da chiarire quale, e quindi l’azione diventa immensamente più viva. Ed allora concludo con l’esclamazione militare gardavò, per dire attenzione, attenti, come si usava una volta nel vecchio Piemonte!
Favria, 13.12.2020 Giorgio Cortese

Con infinito affetto auguro a tutti le più belle Feste che Voi possiate desiderare.
giorgioNatale