Novembre. – La sincerità dell’autunno. – Mirabilia, la Masnada di Hellequin! – Beviamo…. – Guy Fawkes 5 novembre – Coronel, 1 novembre 1914 – Martin Sec! – Ingenuità & stupore . – Le parole…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Novembre.

A novembre per S.Frediano si diceva si semina a piena mano, in quel giorno la neve al monte e al

piano. Il nome “Novembre” deriva dal latino novem, “nove”, Nell’antico calendario romano novembre era il nono mese dopo marzo. Fino al 470 a.C. era seguito da Maglio, mese di caccia imperiale. Nelle Asturie, in Spagna il primo di novembre si svolge la festa del Magosto, una festa popolare, una tradizione antica e diffusa in molte parti della Spagna, come in Catalogna, e si festeggia tradizionalmente il giorno di Ognissanti, anche se si tende a spostarla tra l’ultimo di ottobre e il primo di novembre. Questa festa trae origine come nei paesi anglosassoni si festeggia Halloween, qui gli abitanti di Leon e i galiziani fanno questa festa nata dal culto dei celti per Samhain, infatti la castagnata catalana proviene da un’antica festa rituale e funeraria. Consiste in un pasto dove si mangiano castagne, panellets, una specie di pasticcino, patate dolci e canditi. La bevanda tipica è il moscato. Il nome Magosto deriva dalla parola galiziana Magnus Ustus, grande fuoco o Magum Ustum, risaltando il carattere magico del fuoco. Tradizionalmente questa festa si realizzava con la raccolta delle castagne e serviva anche come ringraziamento per la raccolta ottenuta.Favria, 1.11.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. È arrivato novembre. Le giornate sono più corti ed i  tramonti più severi. Felice martedì ed auguri a tutti noi nella giornata di Ognissanti.

Tanti auguri per la festa di Ognissanti, che siano Loro a ispirare il nostro cammino soprattutto nelle giornate meno luminose.

La sincerità dell’autunno.

L’autunno è la stagione più sincera, un caro amico giardiniere mi fa osservare come soltanto in autunno si percepisce il vero colore degli alberi. E’ vero, in primavera l’abbondanza di clorofilla dona loro una verde livrea, a inizio novembre, si rivelano rivestiti dei loro colori specifici. Che bello ammirare queste tonalità, la placida lentezza con cui le foglie abbandonano i rami, un’attività definita con un termine coniato negli Usa, “Lead peeping”, l’andare per boschi per ammirarne l’autunno. Che bello ammirare gli alberi aggrappati al suolo, abbeverati solo di aria e acqua, che salgono verso il cielo come una fiamma una fiamma verde, prima di finire un giorno, fiamma rossa, nei camini, negli incendi delle foreste e nelle legnaie. Già come bello e sincero l’autunno!

Favria, 2.11.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Novembre trasforma i colori in silenzio.  Felice mercoledì.

Mirabilia, la Masnada di Hellequin!

Mirabilia, il meravigliosoha un retaggio antico enell’Occidente medievale ha rappresentato un universo rovesciato: mondi di mostri, bestie e morti.  La letteratura medievale dei mirabilia è particolarmente ricca di racconti relativi ad apparizioni di spiriti di persone defunte ai vivi e le apparizioni collettive dei morti che entrano in gran numero, sotto il nome  di Masnada di Hellequin a partire dall’ XI secolo.  La radice del nome, è di origine germanica: Hölle König (re dell’inferno), traslato in Helleking, poi in Harlequin, con chiara derivazione infernale, ma questa interpretazione “infernale” del nome è di chiara matrice cristiana. La credenza negli spiriti trae inoltre origine dal culto dei morti proprio del tessuto culturale precristiano, sia di matrice greco-romana che germanico-celtica. Allora la Chiesa altomedievale si preoccupava molto della credenza secondo cui i morti possono tornare a visitare i vivi, in quanto incarnava una delle sopravvivenze del paganesimo e, a partire dal XI secolo, dimostrò una decisa volontà verso la cristianizzazione del residuo pagano del culto dei morti. Tra 1024 e 1033 Cluny istituì, in data 2 novembre, la festa dei Morti, strategicamente collocata il giorno successivo di Ognissanti. La celebrazione conobbe subito una grande fortuna e velocemente si impose in tutta la cristianità occidentale come il momento chiave della commemorazione liturgica dei morti. Il tema della minacciosa apparizione collettiva dei morti, prima della sua comparsa scritta nell’XI secolo, aveva avuto uno spazio pressoché assente nella letteratura precedente, pur trovando un antenato illustre nella Germania di Tacito, cui accenna parlando della popolazione Germani Harii, i quali combattendo di notte, con scudi e volti tinti di nero, assumevano agli occhi dello storiografo romano un aspetto spettrale.  Poi Paolo il Diacono Storia dei Longobardi, riferisce che, nel V secolo, in occasione di un’epidemia di peste si sentì come il fragore di un esercito ad accompagnare il terribile flagello. Il più antico riferimento della masnada di Hellequin, si trova nella Historia ecclesiastica, scritta tra il 1123 ed il 1137 da Orderico Vitale, monaco anglo-normanno dell’abbazia di Saint-Évroult, che trascrisse l’apparizione dell’esercito dei morti ad un prete normanno di Saint-Aubin de Bonneval di nome Guachelmo. L’apparizione, narrata attraverso le parole dello stesso Guachelmo, ha luogo la notte del 1˚ gennaio 1091,  quando il prete, dopo aver udito suoni fragorosi come di una milizia in marcia, vide passare davanti a sé un esercito terrificante e composito, guidato da un gigante e formato da parsone recentemente morte, da lui personalmente conosciute, una folla di donne torturate a cavallo per i loro peccati, monaci neri e cavalieri. Vedendo questi ultimi Guachelmo comprese di trovarsi in presenza della familia Herlechini, di cui già aveva sentito parlare. Per poter dare prova di aver incontrato questo esercito infernale il prete decise di fermare uno dei cavalieri, ma l’armatura gli bruciò la mano e avrebbe rischiato di esser investito dalla furia violenta di questi se non fosse giunto un altro cavaliere in sua difesa, prontamente riconosciuto come il fratello del prete, il quale lo scongiurò di pregare per lui ed offrire elemosine e dire messe, in modo tale da accorciare il suo periodo di espiazione. A seguito di questa apparizione Guachelmo si ammalò ma visse altri quindici anni, sufficienti a permettere ad Olderico Vitale di ascoltare questa testimonianza e a verificare con i propri occhi i segni indelebili delle bruciature riportate dal prete. Un chierico gallese Gualtiero, Walter, Map nomignolo dato dai Inglesi ai Gallesi. Gualtiero alla corte di Enrico II Plantageneto, nel De nugis curialium, 1182-1193) raccoglie numerose storie e mirabilia, in un’opera l’autore paragona la masnada di Hellequin, qui detta familia Herlethingi per scrivere un vero e proprio mito nelle origini celtiche della Gran Bretagna. In questo testo di Gualtiero  il nome di questa masnada viene infatti fatto  discendere da quello di Herla, il re dei Bretoni il quale aveva stretto un patto eterno con il re dei nani. In questo racconto si capisce quanto sia pericoloso ai vivi, il rei Bretoni con i morti i nani. . Nella ingannatrice offerta di doni fatta dal re dei nani a Herla vi sono: cavalli, cani, falconi e tutto ciò che è necessario alla caccia a cavallo e con il falco, e un bulldog nell’originale latino canis sanguinaris traducibile nell’inglese bloodhound, per esprimere apposta, la spietatezza dell’animale. Il re dei nani, prima di congedare Herla e il suo seguito, proibisce loro di scendere da cavallo prima del bulldog recato in dono.  Quando Herla torna sulla terra scopra da un pastore che sono passati ormai due secoli dalla sua partenza ed adesso il paese è occupato dai Sassoni. Herla e i suoi saranno costretti a vagare in eterno perché il cane feroce non scenderà mai, condannadoli alla eterna cavalcata aerea. In questo racconto il re dei nani è un personaggio soprannaturale, che viene da un mondo diverso da quello degli uomini, lega al suo potere Herla con un falso patto, lo copre di doni che lo caratterizzano come cacciatore, conduttore della Caccia selvaggia, altra Mirabilia e lo trascina alla rovina. Allora non esisteva la famiglia Addams, nata solo nel 1938, come striscia  di fumetti ideata da Charles Addams nel 1938, sulle pagine del New Yorker ma solo i  Mirabilia con preesistenze pagane sui morti ed il loro culto.

Favria, 3.11.2022   Giorgio Cortese

Buona giornata. A novembre il mondo è stanco, l’anno è vecchio, le  foglie sbiadite sono liete di morire. Felice  giovedì.

Beviamo….

“Beviamo. Perché aspettare le lucerne? Breve il tempo”, scriveva il poeta Alceo nel VI secolo a.C.. Cinquecento anni dopo Orazio, dalla sua villa in Sabina dove condivideva una serata d’inverno fra vino e filosofia con l’amico Taliarco, gli diceva “dissolvi il freddo, mettendo legna sul fuoco in abbondanza, e versa generosamente vino di quattro anni”. È interessante, questa antica identità del vino come via alla sapienza, alla conoscenza delle cose e di sé, che nasce dalle mani di chi coltiva la vite e riconosce quando è il momento propizio per raccoglierne il frutto che scandisce a ogni sorso il nostro scorrere nel tempo.

Favria, 4.11.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Mi domando come possa regnare la pace nel mondo se prima non regna nei nostri cuori. Felice venerdì

Guy Fawkes  5 novembre

Verso la fine di ottobre del 1605 un nobile inglese, lord Mounteagle, ricevette una lettera misteriosa. Insieme agli altri lord inglesi e al re, Mounteagle avrebbe dovuto partecipare all’inaugurazione del parlamento il 5 novembre, pochi giorni dopo. Al tempo la tensione in Inghilterra era alta. Molti protestanti sospettavano che alcuni membri della minoranza cattolica stessero complottando per  rovesciare la monarchia  e imporre un regime cattolico con finanziamenti e aiuti stranieri. La lettera, anonima, conteneva informazioni importanti come quella di  di presentarsi in parlamento se aveva a cuore la sua vita. Il misterioso mittente sollecitava Mounteagle a bruciare la lettera dopo averne letto il contenuto. Il nobile, un cattolico, non lo fece. Salvandosi dal terribile castigo che avrebbe presto travolto alcuni dei suoi correligionari, ed invio  la lettera a Robert Cecil, primo ministro di re Giacomo I. La lettera arrivò quindi al sovrano, che inizialmente mise in dubbio l’autenticità della minaccia. Cionostante, il 4 novembre il conte di Suffolk svolse un’ispezione del palazzo di Westminster e della zona circostante, dove il parlamento inglese si sarebbe dovuto riunire il giorno dopo. Il conte riferì di non aver trovato alcun motivo sostanziale di preoccupazione, ma di essere stato insospettito da una cantina in affitto a privati che conteneva una quantità insolitamente grande di legna da ardere. Quello stesso giorno sir Thomas Knyvett, un funzionario reale minore ma affidabile, diresse una seconda ispezione degli edifici attorno al parlamento. Anche Knyvett fu incuriosito dalla cantina e soprattutto dall’uomo che la sorvegliava: non aveva i tipici abiti del guardiano, ma indossava mantello, stivali e speroni,  una tenuta che sembrava più adatta a una rapida fuga a cavallo. Nascosti dietro la legna da ardere gli uomini di Knyvett scoprirono 36 barili di polvere da sparo. L’uomo, che aveva detto di chiamarsi John Johnson, fu trovato in possesso di lunghe micce. Knyvett aveva appena svelato un’incredibile cospirazione per far saltare in aria i membri di entrambe le camere del parlamento, il re, la maggior parte della famiglia reale e i principali ufficiali di stato. L’obiettivo era quello di instaurare un regime cattolico romano nell’Inghilterra protestante, con la figlia di Giacomo I, Elisabetta,  che non sarebbe stata presente alla seduta parlamentare, in veste di governo fantoccio. Arrestato e torturato, John Johnson confessò di essere originario dello Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra, e che il suo vero nome era Guy Fawkes. Pur non essendo il leader della rivolta, Fawkes divenne il volto più celebre della Congiura delle polveri, ancora oggi la più nota cospirazione della storia inglese. La sua cattura è stata ricostruita in innumerevoli libri e film: una figura alta e barbuta con stivali, mantello scuro e cappello scuro a tesa larga. È sua l’effigie che ogni anno, il 5 novembre, brucia sui falò di tutta l’Inghilterra. Per capire le motivazioni di quell’uomo arrestato una notte di novembre di oltre quattrocento anni fa è necessario esaminare la situazione dell’Inghilterra e dell’Europa di allora. Fawkes e i suoi complici furono spinti a organizzare un attacco terroristico contro il loro stesso governo dai contrasti religiosi avvenuti mezzo secolo prima. L’instabilità politica e religiosa seguita alla Riforma aveva provocato una  contrapposizione tra cattolici e protestanti in tutta Europa. In Inghilterra i conflitti religiosi avevano portato nel 1558 all’ascesa al trono di Elisabetta I. L’anno seguente la regina e i suoi consiglieri decretarono un “compromesso” religioso, che prevedeva una chiesa nazionale protestante, alla cui guida c’era la stessa sovrana inglese, ma che  manteneva alcuni tratt cattolici nell’organizzazione, come i vescovadi, i tribunali ecclesiastici e alcune pratiche liturgiche precedenti alla Riforma. Molti cattolici inglesi rifiutarono il compromesso del 1559. Nell’Europa di quel periodo era comunemente accettato il principio secondo cui tutti i sudditi di uno stato dovevano aderire alla sua religione ufficiale. Per raggiungere questa uniformità, il regime elisabettiano proibì quindi il culto cattolico, compresa la celebrazione di battesimi, matrimoni e funerali. Essere cattolico praticante era punibile per legge. Si stabilirono delle multe, che potevano essere molto pesanti per i trasgressori recidivi e per chi rifiutava di frequentare le funzioni della Chiesa d’Inghilterra. Stampare o importare libri cattolici iniziò a costituire reato di altro tradimento. I preti cattolici inglesi educati all’estero che entravano in Inghilterra furono dichiarati traditori, così come chi li aiutava, li ospitava o li nascondeva. Tutti coloro che assumevano cariche amministrative, dai membri del parlamento agli insegnanti, dovevano rinnegare il potere del Papa e prestare giuramento a Elisabetta come capo della Chiesa. Intanto, mentre l’Inghilterra era coinvolta in una serie interminabile di conflitti con i cattolici irlandesi, i consiglieri della regina iniziavano a temere un intervento spagnolo in aiuto ai cattolici inglesi. Questi ultimi speravano proprio in un sostegno armato della Spagna a un’eventuale ribellione. La propaganda protestante inglese non perdeva occasione di sottolineare le atrocità commesse in nome del cattolicesimo. Alla popolazione venivano costantemente ricordate le 289 persone mandate al rogo in  cinque anni dalla precedente sovrana cattolica, Maria I, e la bolla papale del 1570 che aveva dichiarato Elisabetta illegittima incoraggiando i sudditi alla ribellione. Alla fine del XVI secolo era ancora vivo il ricordo della Invincibile armada, la flotta inviata nel 1588 da Filippo II di Spagna per ristabilire il cattolicesimo in Inghilterra  e poi sconfitta da Elisabetta. Le questioni religiose dominavano la scena anche dall’altra parte della Manica. In Francia le guerre di religione vedevano contrapporsi cattolici e protestanti. Più a nord, la protestante repubblica olandese era coinvolta in un aspro conflitto con la Spagna. Il Sacco di Anversa del 1576 da parte delle truppe spagnole aveva dato ai protestanti inglesi l’ennesimo esempio della ferocia cattolica. Dopo la morte di Elisabetta I, nel 1603, in molti speravano che il suo successore, Giacomo I (che aveva governato in Scozia con il nome di Giacomo VI), avrebbe inaugurato una nuova epoca di pace. Il figlio della cattolica Maria Stuarda era protestante, ma i cattolici inglesi si auguravano che sarebbe stato più comprensivo nei loro confronti. Anche gli inviati spagnoli pensavano che, con Giacomo al trono, non fosse più il momento opportuno per fomentare una rivolta cattolica in Inghilterra. Le relazioni internazionali si tranquillizzarono. Con la firma del trattato di Londra del 1604, l’Inghilterra accettò di porre fine agli aiuti ai protestanti olandesi in cambio della rinuncia spagnola a fornire assistenza militare ai cattolici inglesi. Questi sviluppi contribuirono a calmare gli animi di una parte dei dissidenti cattolici inglesi. Il cattolicesimo britannico era dominato dalla gentry, la classe agiata dei proprietari terrieri cui non mancava né denaro né influenza politica. Molti di loro preferirono adeguarsi agli aspetti negativi della situazione, conformandosi pubblicamente agli accordi religiosi del 1559 ma continuando a praticare in privato la propria religione. Qualche cattolico dissidente puntava invece a ribellarsi al dominio dei protestanti in Inghilterra. L’adesione di re Giacomo al compromesso del 1559 e la prosecuzione di politiche intolleranti spinse alcuni di loro a impegnarsi più attivamente per collocare un monarca cattolico sul trono. Uno di questi era Robert Catesby, rampollo di una famiglia della gentry cattolica del Warwickshire, Midlands. Anche se oggi è meno conosciuto di Guy Fawkes, fu in realtà lui a organizzare quella che sarebbe diventata nota come la Congiura delle polveri.

Favria, 5.11.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Adesso a novembre mi rendo conto di quanto sarà lungo l’inverno. Felice sabato.

Coronel, 1 novembre 1914

Il 1 novembre 1914 il primo scontro navale tra inglesi e tedeschi nella Grande Guerra si concluse al largo delle acque cilene con una vittoria netta della marina imperiale tedesca su quella inglese.

Allo scoppio della Grande Guerra la formazione navale tedesca condotta dall’ammiraglio Maximillian von Spee si trovava in navigazione nei mari orientali. Il grosso della flotta, dopo aver compiuto diverse operazioni contro porti nemici, si diresse verso il porto cileno di Valparaiso. Per impedire ai tedeschi di doppiare Capo Horn e raggiungere l’Oceano Atlantico, si mossero le forze navali inglesi stanziate nelle isole Falkland, agli ordini del contrammiraglio Christopher Craddock. I convogli delle due flotte nemiche si avvistarono reciprocamente nelle acque antistanti la cittadina cilena di Coronel. Alla luce del crepuscolo del primo novembre 1914 la battaglia ebbe inizio. La prima svolta dello scontro fu una salva mortale dello Gneisenau, l’ammiraglia tedesca, che centrò in pieno,  immobilizzandolo in preda alle fiamme, l’incrociatore God Hope: pochi istanti dopo, anche l’incrociatore britannico Monmouth fu colpito, scatenando numerosi incendi a bordo. A questo punto il tedesco Scharnhorst finì con le sue artiglierie di bordo la nave ammiraglia inglese: il God Hope affondò poco dopo le 20, portando con sé 920 uomini di equipaggio tra i quali lo stesso contrammiraglio. Un’ora dopo si compì anche il destino del Monmouth, che ricevette il colpo di grazia da un siluro. Il primo scontro navale della Grande Guerra terminava con un grande successo della Marina Imperiale tedesca e di von Spee, che entrava in porto a Valparaiso indenne, con solo tre feriti a bordo. La Royal Navy, invece, aveva perduto ben due incrociatori corazzati e oltre 1.650 uomini.

Favria,  6.11.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo, ma costruiamo una vita con ciò che doniamo. Felice domenica.

Martin Sec!

La pera Martin Sec è un’antica cultivar di pero,  molto conosciuta in passato per la sua robustezza. I primi documenti che attestano la sua presenza in Francia sono del XVI secolo quando l’agronomo francese Charles Estienne l’avrebbe censita nel 1530 attribuendone l’origine nello Champagne. Viene descritta poi ne “La Pomona italiana”, opera di Giorgio Gallesio scritta tra 1817 e il 1837, il quale sosteneva che la pera Martin Sec si sarebbe diffusa nelle Alpi piemontesi. Questo pero un  tempo era molto coltivato lungo le vallate alpine. Allora in Italia e in Francia  non c’era orto o vigna che non ne contasse almeno qualche pianta. I contadini la apprezzavano in quanto il suo albero è resistente e rustico, ma la pera Martin Sec ha conosciuto anche periodi di scarso interesse, rischiando persino la scomparsa. Con l’introduzione della frutticoltura industriale, nel corso del 1900, c’è stata una progressiva riduzione delle varietà di pero coltivate a discapito di cultivar tipiche locali. Attualmente, la Martin Sec è oggetto di un rinnovato interesse, poiché il frutto è resistente e più durevole  nel tempo, rispetto ad altre pere, che deperiscono nell’arco di pochi giorni. Il Martin Sec, essendo un frutto antico ha diversi nomi, Marteun Seque, De Saint Martin, pera Martina, oppure le denominazioni di pera Cannellino, pera Roggia, pera Cavicchione, a Bologna pera Garofala.  Albero da frutta di antiche origini è progenitore di altre qualità di pere piemontesi come ad esempio la pera Martinone, nota anche con i sinonimi di Marconetto, Bagnola, Cannellina Tonda. Questa varietà di pero viene ottenuta nel 1920 dal signor Marconetto di Bagnolo Piemonte in provincia di Cuneo, da un semenzale di pero liberamente impollinato, il frutto matura da dicembre a marzo. Conosciuto e particolarmente apprezzato sul mercato di Milano, il Martinone è considerata una ottima pera, particolarmente predisposta per la cottura. Considerato il sapore dolce e particolarmente aromatico della polpa viene consumato anche allo stato fresco. La pera Supertino è una varietà è originaria dal Saluzzese, probabilmente nella zona compresa tra Revello, Barge e Bagnolo, e porta il cognome del realizzatore. La varietà è derivata, probabilmente, da un semenzale liberamente impollinato ottenuto da un seme di Martinone o Martin doppio. La pera Madernassa  prende il nome dall’omonima frazione di Vezza d’Alba dove cresciuta la pianta madre, originatasi a fine 1700 circa nella proprietà di cascina Gavello, inizialmente chiamata pera Gavello, diviene in seguito la Madernassa, per omaggiare le colline in cui la varietà cresce al meglio. Tornando al Martin Sec in francese viene chiamato Martin Sec d’Hiver, poiché si tratta di un prodotto tardivo che matura dalla fine di dicembre al mese di marzo. Martin Sec è conosciuta e apprezzata come la pera più adatta per le preparazioni dolciarie, dato che si presta molto bene alla cottura al forno o bollita. Questo frutto ha una buccia spessa è molto resistente anche alle alte temperature e con la cottura raggrinzisce ma rimane sempre soda. È quindi indicata per realizzare confetture, torte o per la tipica pera al vino rosso, perché la pera Martin Sec nasce nella vigna e muore nel vino, che sia buono mi raccomando! Una curiosità finale esiste oltre alla pera Martin Dobi, Martin Doppio in italiano, che è quasi simile al Martin Sec anche come epoca di raccolta, poi ci sono simili al  Martin Sec, varietà dette Marconet e la Martin Sala, coltivate a Barge in Piemonte. Nelle vicine Valli di Lanzo troviamo Ciatin, i Brut e bon d’istà, Pruss dl’eva, Campagna,  gli Airola Maria. i Prusutin ‘d la Gioia, Barutello Rino, Brut e Bon d’otogn e Bernagion Busiard. Come abbiamo visto le varietà delle pere antiche del Piemonte non è attraente ,  piccole,  dalla polpa dura e poco succosa. La loro forza è di essere rustiche e capaci di adattarsi a diversi microclimi e di resistere alle malattie. La forza di questi peri è che sono “da cottura” con polpa compatta e poco succosa ben resiste alle alte temperature, diventando morbida e fondente. Le dimensioni ridotte dei frutti garantiscono una cottura uniforme. Si conservavano molto a lungo: in epoche in cui non esistevano celle frigorifero era impagabile poter disporre nei lunghi mesi invernali di deliziosa frutta fresca. Scusate se ho fatto la  figura del peracottaro antica professione di venditore di pere cotte, oggi modo di dire per indicare il fare una figura meschina, fare la figura di peracottaro. All’inizio del Novecento esisteva questa figura che in città, qualche decennio più tardi, tra boom economico e trionfo dell’agricoltura industriale, al posto del peracottaro sarebbero subentrati il venditore di zucchero filato e il gelataio, col carretto cantato da Lucio Battisti ne I giardini di marzo. Nella prima parte del ‘900, quel carretto conteneva pere cotte, esempio mirabile di frutta da passeggio. Riconoscibili per la caldaia di rame lucidissima e ben calda appoggiata su un cuscino per proteggere il ventre sul quale era appoggiata, i venditori di pere cotte annunciavano il loro arrivo con la tradizionale frase “peri cotti!” gridata a gran voce lungo le strade nelle serate invernali. Carretti e non solo, se è vero che nei paesi friulani a vendere le pere cotte erano le donne con la casseruola colma sul carretto. Allora i peracottari percorrevano le strade dei paesi, dimoravano nelle fiere e nei mercati, ristoravano e saziavano grandi e piccini. Storie di un’Italia contadina scomparsa nel secondo dopoguerra.

Favria,  7.11.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il cielo di novembre è freddo e cupo, la foglia di novembre è rossa e ardente. Felice lunedì.

Ingenuità & stupore

Se c’è una emozione che è seguita subito a ruota dalla vergogna quella è l’ingenuità. Personalmente sono contento quando provo sincera ingenuità, perché questa emozione appartiene sia al mio umano corpo, ma anche al mio cuore e alla mente. L’ingenuità è una emozione che abbiamo tutti e che  proviamo fino dalla nascita. L’ingenuità è una emozione del cuore che guida molte mie azioni. Certo una cosa era l’ingenuità che provavo da bambino e lo stupore che veniva accompagnato rispetto ad esso. Crescendo e con lo scorrere delle stagioni e diventando maturo mi sono arricchito di alcune conoscenze e non riesco più a provare ingenuo stupore per alcune cose. Ma ogni mattina quando mi sveglio provo sempre l’ingenuo stupore della vita, quando esco di casa il vede un passerotto che cerca dei semi provoca sempre nel mio animo ingenuo stupore. Poi crescendo subentrano emozioni negative come la rabbia oppure la vergogna quando riteniamo di aver fatto una brutta figura e anche essere ingenuo viene quasi paragonato ad una vergogna. Ma l’ingenuità è un’emozione bellissima e dolorosa come la vergogna. È fatta di stupore, di scoperta e spesso nasce dalla curiosità ma dichiara anche una parziale inconsapevolezza per quello che sta nella mente dell’altro o nella situazione. Certo nella vita quando mi scopro con i miei simili ingenuo e sono quasi in svantaggio. Pensate che nel famoso libro di strategia militare cinese: “L’arte della guerra”, ancora oggi molto citato,  si afferma con chiarezza che non bisogna mai dichiarare prima la propria intenzione. Ecco direi che questo è l’opposto dell’atteggiamento di ingenuità. Quando dichiaro le mie oneste intenzioni l’altro può organizzare le proprie scelte senza che io lo sappia. Nello stesso tempo questo non dichiarare mai le mie intenzioni può condurre ad uno stallo non indifferente perché mi mette nella condizione di aspettare che sia sempre l’altro a fare il primo passo.

Confesso che sono stato e lo sono ancora un grande ingenuo e che, molto spesso mi capita di espormi troppo. A volte è per ingenuità. A volte è perché, tutto sommato, il valore dell’autenticità mi sembra che stia anche nel non avere sempre una strategia attiva. Lo so che rischio: eppure quella vulnerabilità mi sembra un modo di vivere leggero perché a volte la strategia mi sta stretta per la mia limitata creatività mentre amo tenere aperta una riserva di stupore. Questo per non lasciare che la vita mi renda logorato. Certo mi direte che l’esporsi in prima persona non sia saggezza, ma la mia a volte è fiducia nel prossimo, perché se non hai fiducia nei tuoi simili che avrà fiducia in me. Nell’antica Roma si definiva ingenuo chi era nato libero. Mi sembra una bella definizione che sosterrei con questo mi quotidiano proponimento, che ogni giorno posso essere genuinamente ingenuo senza essere sprovveduto. Ed io non smetterò mai  di stupirmi per quello che avviene intorno a me, perché per rimanere umani bisogna continuare a meravigliarci.

Favria,  8.11.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Novembre è un mese piuttosto strano: gli alberi si spogliano e noi ci copriamo. Felice martedì.

Le parole

Le parole sono importanti e quelle buone vitali, non solo quelle diciamo agli altri ma anche quelle che dedichiamo a noi stessi. Le parole non sono semplici lettere messe una dietro all’altra, hanno un significato, un valore ma spesso in una società così frenetica come quella odierna ce ne dimentichiamo, usiamo le parole ma senza riflettere davvero sulla loro potenza. Parlare bene, parlarsi bene rende liberi, rende più felici, e non è soltanto una questione del “pensare positivo” ma è un modo per farsi del bene, invece che negarsi spazio e benessere. Le parole hanno la forza donare gioia immensa ma al tempo stesso sono capaci di procurare un dolore profondo e allora scegliamone con cura.

Favria, 9.11.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nelle sere di metà novembre le assenze ti passeggiano dentro. Felice mercoledì.