Nuove pagine di Giorgio Cortese dal 5 Ottobre

Piastrinoferesi -Res Gestae Favriesi , la vendemmia del 1649 -Res Gestae favriesi, 1652 guastatori favriesi al servizio di S,A,R,- La vendemmia-16.10. Res Gesate Favriesi  1718 Congrega di Carità-Sempre, ovunque, subito: donatori di sangue!

Piastrinoferesi
Consiste nel prelievo di una quantità determinata di piastrine risospese in poco plasma. La macchina preleva in continuazione il sangue da un ago, lo sottopone ad una blanda centrifugazione per la separazione delle piastrine che vengono raccolte in una sacca, mentre tutti gli altri componenti (emazie, globuli bianchi e plasma) sono continuamente reinfusi mediante un’altro ago. La procedura dura da 50 a 70 minuti e si raccoglie un prodotto del peso di 100-200 grammi di piastrine risospese in plasma o altro liquido di conservazione. E’ possibile, in casi particolari, effettuare il prelievo con un singolo ago, ma la procedura dura di più e il prodotto ha una quantità inferiore di piastrine.  Nel caso della piastrinoaferesi, viene richiesta l’idoneità per la donazione di sangue intero, con l’aggiunta di un normale assetto coagulativo (piastrine non inferiori a 150000/mmc, normale coagulabilità del plasma).    Di norma, non possono essere eseguite più di sei prelievi di piastrine per anno. La procedura è più lunga (due- tre ore) e spesso viene richiesta con urgenza; i disagi per il donatore sono certo superiori, ma anche questo modo di donare è del tutto ben tollerato e quasi sempre dal suo buon esito dipende in modo diretto la vita di un malato, già in attesa di questo soccorso, che è l’unico possibile. Lo stesso può dirsi per la leucoaferesi, che comporta gli stessi tempi d’esecuzione e richiede gli stessi requisiti della aferesi piastrinica, oltre ad un numero di leucociti non inferiori a 6000/mmc. Anche in questo caso il numero massimo dei prelievi è di sei per anno. In Italia, in particolare, occorre sviluppare la plasmaferesi, la donazione del solo plasma, da cui trarre le sue diverse frazioni (albumina, gamma globuline, fattori della coagulazione), che costituiscono farmaci “salva vita” per moltissimi malati. Oggi, il plasma italiano soddisfa soltanto una parte modesta delle necessità: il resto viene importato dai paesi che già da molti anni praticano la plasmaferesi su larga scala con pieno successo e senza alcun rischio per i donatori, che anzi sono soggetti a controlli ancor più approfonditi.      Il D.M. 15/01/1991, che fissa le norme per accertare l’idoneità dei donatori ed i ritmi delle donazioni, stabilisce criteri distinti e mirati per l’aferesi plasmatica, piastrinica e leucocitaria. Nel caso della plasmaferesi i limiti d’età sono compresi fra i 18 ed i 65 anni. Il donatore deve disporre di tutti i requisiti per l’idoneità al prelievo del sangue intero fatta eccezione per l’emoglobina, per la quale sono accettati valori più bassi (11,5 g/dl nella donna e 12,5 g/dl nell’uomo), per la protidemia totale (che non deve essere inferiore a 6 g% ml) e per l’elettroforesi delle proteine (che deve risultare normale). Questi ultimi due parametri devono essere controllati ogni sei mesi, fermi restando i ritmi degli altri controlli prescritti per la donazione di sangue intero. Il prelievo di plasma non deve superare i 650 ml (di solito è compreso fra i 550 e i 600 ml), i 1500 ml per mese ed i 10 litri per anno. La procedura ha una durata di circa 30 minuti.     L’aferesi è una tecnica particolare di prelievo con la quale è possibile sottrarre uno o più emocomponenti, restituendo al soggetto trattato la quota che non s’intende trattenere. In particolare restituendo i globuli rossi, possono essere sottratte quantità assai elevate degli altri componenti del sangue, anche ripetutamente ed in tempi ravvicinati, poiché l’organismo recupera con grande rapidità le perdite di plasma, di piastrine, di globuli bianchi.
Favria, 5.10.2014       Giorgio Cortese

La grande gioia della vita mi nasce anche dallo consapevolezza che io non sono speciale. Perché tutti lo siamo!

Res Gestae Favriesi , la vendemmia del 1649
Nell’Ordinato del 6 ottobre 1649 nella casa della Comunità, alcuni Particolari chiedono di raccogliere le Ughe, uve,  nonostante che la Comunità non abbia  ancora stabilito la data d’inizio della vendemmia. Nell’Ordinato viene stabilito che “niuno ardisca raccogliere uve nelli loro possessi meno nelli possessi d’altri sino a nuovo ordine”.
Favria 6.10.2014  Giorgio Cortese

Dovere più rispetto e onestà originano come  prodotto reale  la morale

Res Gestae favriesi, 1652 guastatori favriesi al servizio di S,A,R,
Il 14 ottobre di quell’anno con un Ordinato la Comunità di Favria elegge 10 Particolari, da inviare a S.A.R. come guastatori in obbienenza all’ordine del 11 dello stesso mese. I dieci Favriesi devono prontamente andare al Presidio di Chivasso con: “zappe, pichi, badili e falcetti e ivi adoperarsi ove per parte di SAR saranno comandati perché così richiede il reale servizio…” Vengono eletti: Giovanni Matteo Taritio fu Tomaso, Martino Gaijs fu Tomaso, Gaijs Ludfvico, David Giovanni, Ghigono Vincenzo, Cattaneo Giovannino Minolla, Battista Gaijs fu Giovanni, Giacomo Giovanni, Antonio Choa, Pietro Bima.
Favria  7.10.2014    Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno  non ho paura della malvagità dei disonesti, ma dell’assordante silenzio delle persone oneste e di buona volontà.

La vendemmia
Recita un vecchio proverbio che: ”Il vecchio pianta la vite e il giovane la vendemmia”. In questi giorni, periodo di vendemmia mi è venuto in mente questa frase antica, della sempre attuale saggezza contadina, che i  giovani raccolgono i frutti del lavoro dei genitori. Nel mio animo, in queste calde giornate di inizio ottobre, ripenso alle vendemmia vissute da ragazzo, come sempre all’inizio di un’avventura. Mi ricordo da ragazzo quando vendemmiavo nella vigna dei miei genitori, i racconti delle persone anziane che raccontavano come nella loro giovinezza era  molto faticoso coltivare e lavorare le viti perché non c’erano i mezzi moderni e i trattori erano sparuti e molto cari. Allora il lavoro si svolgeva principalmente a mano e le giornate di lavoro sembravano interminabili, durante la vendemmia raccontavano  di come una  volta coltivavano le viti e delle amarezze patite per le grandinate estive che spazzavano in pochi minuti il lavoro di una intera stagione nella vigna. Mi ricordo, ancora di come  durante la vendemmia si cantava insieme lungo i filari, tutti congiuntamente, stonati ed intonati, ed era molto divertente. Che bello quando si raccoglievano i colorati grappoli maturi, gonfi e succosi, colmi di allegre promesse. Mi ricordo al mattino, quando si iniziava che c’erano ancora delle tenui gocce di rugiada che solcavano i grappoli dell’uva ormai matura. Che spettacolo osservare tra i colorati e multicolori pampini  i succosi acini  riuniti in rigogliosi grappoli, che sembravano quasi frementi nel farsi raccogliere in quel giorno di sole raggiante. Sentire verso sera, nella cantina le viti che fermentavano nel tino insegnandomi l’arte dell’attesa, come le viti che si trasformavano da colorato frutto della vigna in un vino dal colore rosso accesso di un profumo e aroma e dal gusto amabile ed allappante, nella vita di ogni giorno le cose lente sono le più belle, il segreto è che bisogna saper aspettare. E poi alla sera ad aspettare ancora, che “ogni mosto diventi vino” per assaporare i frutti di quelle spettacolari annate. Quando la vendemmia era finalmente finita si festeggiava il buon raccolto e si mangiava allegramente seduti intorno ad una grande tavola imbandita. Allora come oggi la  vendemmia è un momento cruciale, dopo tanti sforzi e fatica finalmente si può cogliere il frutto che la terra dona, che diverrà poi  vino, ovvero la  parte intellettuale di un pranzo, la carne e i legumi non sono che la parte materiale. Ritengo che il vino sia una  delle più grandi conquiste degli esseri umani nella loro evoluzione, perché sono riusciti a trasformare un frutto deperibile  in qualcosa di permanente
Favria, 8.10.2014   Giorgio Corteset

I buoni libri non screscono sugli alberi ma li trovi nella Biblioteca G.Pistonatto. la magia dei buoni libri che disconnettono la mente da internet e danonano una sana boccata d’aria fresca al cervello.

16.10. Res Gesate Favriesi  1718 Congrega di Carità
In quasi tutti i paesi del Canavese sorsero delle Congregazioni di Carità che erano un misto di organizzazione Comunale e religioso. Precedentemente nel 1500 e 1600 esistevano delle Confraternite, che oltre  ai normali aiuti, soprattutto in viveri, a detti poveri, la Confraternita dotava una ragazza povera ogni anno, 25 scudi in dote nel 1606, vestiva annualmente otto poveri da capo a piedi, anno 1608 e seguenti , possedeva infine apposito sepolcro per Confratelli nella Chiesa Parrocchiale.  La Congregazione di Carità, era un istituzione pubblica di beneficenza, il suo scopo era quello di  curare gli interessi dei poveri del Comune ed in seguito con l’articolo n. 7 della legge 17 luglio 1890, n. 6972  di assumerne la rappresentanza degli indigenti in sede amministrativa e giudiziaria. Promoveva i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e di tutela degli orfani e minorenni abbandonati, dei ciechi e dei sordomuti poveri e ne assumeva altresì la cura, provvisoriamente nei casi di urgenza, art 8 della stessa legge. Spettava alla Congrega di Carità l’amministrazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ove le loro tavole di fondazioni e i loro statuti, regolarmente approvati, non vi avessero provveduto. Importante era la funzione della Congrega di Carità nelle riforme delle amministrazioni delle opere pie, specialmente nel caso di concentramento. La Congrega di Carità con legge del  3 giugno 1937 n. 847 venne sostituita con tutte le sue attribuzioni dal’Ente Comunale di Assistenza, denominato con acronimo ECA.
16.10.1718
“L’anno del Signore 1718 addì 16 ottobre essendo giunti in questo luogo di Favria il molto reverendo Padre Carlo Franco di San Giorgio della Compagnia di Gesù, missionario deputato da S.A.R. (Sua Altezza Reale) per l’eretione (creazione)  delle Ospedali Generali e Congregazione di Carità in tutti i suoi Stati dopo aver conferito con i molto Signori Reverendi Parroci e Signori Sindaci del presente luogo al fine del suo fine di eseguire in detto luogo l’ordine di S. M. (Sua Maestà) con erigere una Compagnia della Carità per il soccorso e mantenimento di poveri del loro distretto e fatto adunare tutto il popolo nella Chiesa Parrocchiale di San Michele ove  dopo l’invocatione (preghiera) solenne  dello Spirito Santo salito in pulpito ha spiegato la necessità di questo stabilimento la gloria incomparabile che a Dio che risulti il grande vantaggio che ne ricevono tutte le comunità di temporale che spirituale mentre li loro poveri sono alimentati e soccorsi nell’anima e nel corpo mediante il catechismo et istruzione nella mattina di nostra tanta fede e per altra parte resta la città di Favria e luoghi di Bene delli oziosi e vagabondi che tolgono l’emina ai veri poveri. Terminata la predica e data la benedizione del Santissimo. Framenti li Signori Sindaci hanno fatto animo a tutti li Consiglieri a fine di rimanere pronti per poter adunare  immediatamente il giorno seguente giachè per essere l’ora assai tarda non poteva più radunarvi per detto giorno il Consiglio (Comunale).
Al giorno seguente il 17 ottobre dato il solito segno della campana si è radunato il Consiglio nella  casa destinata per questo effetto a cui pure interviene il M(olto) Sacerdote e tutti unanimi e concordi motivando un sommo gradimento di poter eseguire li ordini di S.M.(Sua Maestà) in un opera vantaggiosa a tutti sono venuti alla elezione delle persone più capaci per dirigere e cominciare la Santissima Congregazione Carità come su ordinato dal tenore seguente.     Copia dell’ordinato”
Favria  9.10.2014     Giorgio Cortese

Molti giorno mi domando ma dpvìè il bene se il male alligna dovunque?

Sempre, ovunque, subito: donatori di sangue!
Donazione sangue mercoledì 15 ottobre 2014
Sono convinto che la donazione del sangue, l’impegno solidaristico nell’ambito di questa forma caratteristica di volontariato, risponda, nei donatori alla volontà di dare un aiuto al nostro prossimo che soffre, in particolare, attraverso l’aiuto concreto offerto a fronte di emergenze sanitarie, quali sono appunto  gli eventi che impongono il ricorso alla trasfusione di sangue. La decisione di  donare il sangue e di aderire alla ADSP FIDAS FAVRIA è presa dal donatore in seguito ad una decisone che è emotiva ed morale insieme,  per cercare di farsi carico di parte delle urgenze del prossimo, per rispondere senza indugi ad una precisa sollecitazione culturale. Per reagire all’apatia e all’indifferenza nei confronti dei tanti “altri da sé”, portatori  di sofferenze. Alcuni vecchi donatori mi hanno detto che una volta il motto era: “sempre,ovunque,subito”, senza se e senza ma!  Il braccio teso nell’atto di donare  assume  un significato sia concreto che simbolico, un dono vero. Poi c’è l’emozione che  non riesco a descrivere appieno quando  dono in quel momento. La donazione del sangue unisce vite altrimenti assolutamente lontane e distanti , la mia di donatore anonimo e l’altra quella di chi ricerverà il prezioso liquido, fonte di vita. Due viteseparate, totalmente ed apparentemente  estranee l’una all’altra che, pur continuando a rimanere reciprocamente sconosciute, si sfiorano fino ad includersi nel  segmento temporale ,quasi sospeso,  di una trasfusione.  La sacca di sangue una concretà azione di solidarietà che mi fa pensare ad un importante valore del vivere insieme.
Ti aspetto mercoledì 15 ottobre a Favria, cortile interno del Comune per il prelievo collettivo ore 8- 11,00 il Tuo aiuto è importante, passa parola
Favria, 10.10.2014    Giorgio Cortese

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