Nuovo digitale Tv, rischio black out nelle valli alpine tratto da LA STAMPA di Gianni Giacomino

Costi elevati per i ripetitori: “Unioni montane e Comuni dovrebbero far fronte a spese insostenibili”

In questi giorni le vallate alpine sono a rischio di un black-out tivù. Perché le utenze potrebbero restare senza il segnale in tutte le zone che sono coperte da ripetitori di proprietà degli enti locali. Dal 3 gennaio, infatti, è partito un nuovo sistema di trasmissione dei segnali tv che potrebbe comportare gravi discriminazioni per i residenti nei Comuni di montagna, dove i ripetitori non sono di proprietà delle reti televisive, Rai in primis. E ora che succede?

«Il rischio è che le Unioni Montane e i Comuni, debbano far fronte a spese insostenibili per interventi di adattamento dei ripetitori al nuovo segnale» avverte Marco Bussone, il presidente di Uncem che, in questi giorni, ha ricevuto centinaia di richieste di chiarimento da parte degli amministratori. A dicembre gli enti locali hanno ricevuto dal ministero dello Sviluppo Economico la revoca dell’autorizzazione per l’installazione di impianti televisivi Dvb-t per garantire il servizio pubblico.

«Che Rai peraltro non ha mai assicurato in alta montagna e nelle valli laterali – puntualizza Bussone – infatti gli enti montani hanno manifestato l’interesse alla prosecuzione con i medesimi impianti dell’esercizio attualmente svolto con la ripetizione del Mux-Rai contenente anche Rai1, Rai2, Rai3. Questo è il primo passo per non perdere la tv nelle valli. Ma non basta, purtroppo».

Unioni e Comuni hanno richiesto di garantire, in attesa del rilascio della nuova autorizzazione, la copertura del servizio, senza interruzioni. Ma solo successivamente all’eventuale assegnazione di nuove frequenze sarà possibile quantificare i costi per gli interventi di adeguamento agli impianti esistenti. «Il rischio è che vi siano a breve costi ingenti, a carico degli enti, per il servizio pubblico e cittadini a cui non potrà più essere garantita la visione della trasmissioni Rai – sottolinea Bussone –. Per adeguare un impianto servono 15 mila euro. E vi sono realtà che ne hanno più di dieci di proprietà e quindi i costi lievitano e poi un Unione Montana, per esempio, non ha queste disponibilità economiche. Per questo il governo deve intervenire». «È una situazione davvero delicata – dice Marco Bonatto, sindaco di Frassinetto e presidente dell’Unione Montana Valli Orco e Soana – noi non sappiamo come fare e fatichiamo sempre a rapportarci con gli organi superiori ai quali vorremmo chiedere come possiamo comportarci per continuare a vedere la tv».