L’omaggio al Papa, un’esperienza molto forte’
I giovani del Canavese hanno voluto presenziare venerdì all’ultimo commovente saluto
tratto dalla Sentinella del Canavese di Sandro Ronchetti
IVREA. C’era anche un po’ di Canavese, a Roma, per l’ultimo solenne omaggio a Giovanni Paolo II; almeno cinque o sei i gruppi che si sono recati nella capitale, in pullman o in treno, senza contare la presenza dei due nostri vescovi, monsignor Arrigo Miglio e l’emerito monsignor Luigi Bettazzi, che con altri quattrocento vescovi e i numerosi cardinali hanno fatto corona alla salma del Santo Padre.
Una immensa folla o, come dicono le sacre scritture, una grande moltitudine di fedeli sotto il cielo grigio di Roma si è stretta attorno alla bara semplice di legno di cipresso deposta a terra, con sopra solo il Vangelo e il venticello romano a sfogliarne le pagine, per dare l’ultimo, commosso saluto al corpo mortale di Sua Santità Giovanni Paolo II. Il grande comunicatore, il Papa polacco dei records, ha stabilito un primato anche nella solenne cerimonia funebre seguita da centinaia di migliaia di fedeli in Piazza San Pietro, in via della Conciliazione ed nelle piccole viuzze adiacenti il minuscolo, importante stato Vaticano, ed anche dai maxi schermi sistemati in molte piazze romane: dal circo Massimo al Colosseo a San Giovanni alla spianata di Tor Vergata dove il Papa aveva incontrato milioni di giovani nella giornata della Gioventù indetta a Roma per il Giubileo del 2000.
Una piccola goccia di questa enorme marea umana, all’interno della quale spiccavano i colori bianco rossi delle molte bandiere della cattolica Polonia, era quella della cinquantina di fedeli canavesani della diocesi di Ivrea che senza spaventarsi per il preannunciato maxi ingorgo romano, dopo una faticosa notte di viaggio in pulman, sono riusciti fortunosamente ad arrivare in metro solo nei pressi di piazza San Pietro, in via San Pio X. Da quella posizione hanno potuto seguire solo su un maxischermo la lunga, solenne cerimonia funebre e vedere a distanza sul sagrato della basilica vaticana i duecento potenti della terra: re, presidenti, governanti, capi religiosi ebrei, musulmani, ortodossi, buddisti, induisti, seduti vicino agli oltre cento porporati che hanno concelebrato il rito presieduto dal cardinale decano Joseph Ratzinger e che da lunedì 18 aprile saranno chiamati in Conclave nella cappella Sistina per scegliere il 265º successore di San Pietro, alla guida della chiesa universale.
I determinati, coraggiosi fedeli della chiesa eporediese, guidati da don Salvatore Minuto di Ozegna, hanno cercato di scorgere tra i membri del collegio cardinalizio il compaesano monsignor Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, elevato alla dignità di principe della chiesa nel concistoro del 21 ottobre 2003 dallo stesso Giovanni Paolo II del quale il salesiano romanese è stato stretto collaboratore negli anni in cui ha ricoperto il prestigioso incarico di segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e per conto del quale ha svolto molte importanti e delicate missioni.
La fatica e la difficoltà di raggiungere la meta, la precarietà della posizione e la visione non certo ottimale della cerimonia, non hanno scalfito l’entusiasmo dei fedeli eporediesi, e in particolare dei giovani canavesani che, come molti loro coetanei, hanno voluto rispondere all’invito rivolto loro dal Papa morente: «Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e vi ringrazio».
«Abbiamo vissuto una esperienza cristiana molto forte in un clima di preghiera e di unità di chiesa - ha commentato don Salvatore Minuto - e siamo molto soddisfatti anche senza essere potuti arrivare in piazza San Pietro». Una esperienza forte e faticosa quindi, conclusa solo a tarda notte con l’arrivo ad Ivrea del gruppo di fedeli canavesani. Sono stati complessivamente oltre tre milioni i pellegrini che, dal giorno della sua scomparsa al momento della cerimonia funebre, si sono inginocchiati davanti alla bara del Santo Padre, per ascoltare ancora una volta, dalla voce del celebrante decano del Sacro Collegio, il pressante invito ai credenti, ma non solo, di tutto il mondo di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, alzatevi andiamo!”.
Sandro Ronchetti