IVREA. Ha
ricevuto la benedizione personalmente dal Papa, tre giorni prima che il pontefice morisse.
Un incontro durato non più di trenta secondi, il tempo per una carezza e il segno della
croce. Un incontro breve, ma di grande intensità. Giovanni Paolo II non parlava più, ma
era ancora lucido.
«Trenta interminabili secondi che non dimenticherò mai, un ricordo che porterò
nel mio cuore tutta la vita». A parlare è Josè Garcia Calvo, 55 anni, spagnolo, che ha
percorso a piedi (e con a spalle solo uno zaino contenente una tenda e pochi indumenti) 65
mila chilometri in cinque anni per compiere un voto speciale alla Madonna del Carmine, la
patrona dei marinai. Garcia Calvo dice di essere «nato due volte» dopo il terribile
naufragio della nave, battente bandiera panamense, sulla quale era imbarcato, del 1º
gennaio 1988. Dei diciassette membri dellequipaggio, sedici sono morti: lo spagnolo
è stato lunico sopravvissuto. Fu allora che decise di partire per il lungo
pellegrinaggio, un voto alla Madonna.
La storia di questo pellegrino è davvero straordinaria. Commovente il suo racconto
di quel breve incontro con il Papa malato, avvenuto a Roma la mattina del 30 marzo, un
mercoledì, proprio tre giorni prima della morte del Santo Padre, spirato alle 21,37 di
sabato 2 aprile.
Ha dellincredibile lavventura di questo marinaio spagnolo, transitato ad
Ivrea domenica 27 febbraio e giunto nella capitale il 30 marzo. Per una serie di
circostanze favorevoli è riuscito a farsi ricevere dal Papa. Giovanni Paolo II era
rientrato in Vaticano da tre giorni dallultimo ricovero al Gemelli. Le condizioni di
salute del pontefice non erano buone, ma si sperava potesse ancora riprendersi.
«Erano circa le undici del mattino del 30 marzo - racconta Josè Garcia Calvo -. Mi
sono presentato ad uno dei cancelli delle Porte Vaticane a lato della Basilica ed ho
chiesto di poter essere ricevuto da Papa Wojtyla. Ho mostrato i miei documenti, i timbri
delle città, tappe del mio viaggio, alla guardia svizzera. Ho atteso qualche minuto ed è
arrivato il portavoce del Papa Joaquin Navarro Valls, spagnolo come me: gli ho raccontato
la mia avventura esprimendogli il desiderio di incontrare sua Santità e così sono stato
accontentato. La guardia svizzera voleva trattenersi il mio zaino - Motivi di
sicurezza, mi ha detto -, ma grazie a Navarro ho potuto tenerlo con me, in quel
sacco cè tutta la mia casa».
«Con il portavoce del Santo Padre ho raggiunto il quarto piano dove si trova lappartamento
papale - continua Garcia Calvo -. Navarro Valls mi ha chiesto di pazientare qualche
minuto, e si è allontanato. E ritornato poco dopo, mi ha fatto cenno di seguirlo.
Pochi passi e mi sono trovato di fronte sua Santità Giovanni Paolo II. Era seduto in
poltrona, non riusciva più a parlare. Io tremavo, mi sono inginocchiato accanto a lui,
piangevo, ero senza parole. Il Papa allora mi ha accarezzato il viso impartendomi la
benedizione. Poi mi sono rialzato, ho fissato il suo sguardo e sono uscito. Unemozione
indescrivibile. E difficile raccontare ciò che si prova in momenti come questi -
dice Josè Garcia Calvo -, ma per chi ha fede come me, fatti come questi segnano per tutta
la vita».
E così il pellegrino camminatore, che dal 27 settembre 1998 ha percorso 65 mila
chilometri in giro per il mondo, con tappe in tutti i luoghi mariani, ora farà ritorno a
casa, nella sua Cadice, in Andalusia, dove ad attenderlo ci sarà la figlia di 30 anni e lamato
nipotino. E potrà raccontare di aver incontrato il Papa.
Marco Bermond |