Le api avevano fatto i favi su un'alta quercia; i fuchi, buoni
a nulla, dicevano che erano i loro. La lite fu portata in tribunale, giudice fu
Ascolto in silenzio
Ascolto il silenzio pungente della solitaria nottata. La
strada deserta rabbrividisce alla luce intirizzita dei lampioni. Un improvviso sbadiglio
del vento increspa le acque della roggia che gorgogliano gagliarde
In lontananza il
latrato di un cane reagisce con rabbia agli spettri in cerca di anime consumate dalla vita
e.il mio respiro si confonde col respiro dell'inverno. Il silenzio della notte si
mescola col mio, che ostinatamente taccio
Ma davvero internet ci fa
meno intelligenti?
Siamo proprio sicuri che i computer ci
rendano più intelligenti? Ho recentemente letto il libro di Nicholas Carr, attento
studioso dei nuovi media, che è convinto del contrario, e ha scritto un brillante libro
per dimostrarlo: Internet ci rende stupidi? pubblicato da Raffaello Cortina
Editore, traduzione di Stefania Garassini, pagine 318, euro 24,00. Fruitore entusiasta di
ogni nuova tecnologia, lo studioso si è accorto con rammarico che la nostra
concentrazione diminuisce man mano che aumenta il tempo trascorso al computer: lirresistibile
tentazione di aprire la posta elettronica mentre stiamo scrivendo o addirittura
camminando; o di aggiungere un commento su Facebook mentre stiamo studiando, fa
infatti precipitare la nostra concentrazione a livelli bassissimi. Del resto, come diceva
già Seneca ben prima dellinvenzione di Google, essere dappertutto significa
non essere da nessuna parte, e lapproccio inevitabilmente superficiale offerto
dal computer è il primo, ineludibile costo di un sapere perennemente connesso. Ma la
distrazione non è lunico prezzo pagato alle innovazioni tecnologiche: come hanno
dimostrato molti studi scientifici, luso di uno strumento, per quanto semplice esso
sia, modifica sempre lapparato sensoriale e percettivo del soggetto. Partendo dal
fin troppo noto assunto di Mc Luhan che il mezzo è il messaggio, Carr spiega
come questo celebre slogan sia in realtà un grido di allarme contro limmenso potere
delle nuove tecnologie, tanto più costante quanto apparentemente innocuo e addirittura
invisibile. I dibattiti circa la bontà o meno di un medium, in effetti, vertono sempre
sui contenuti veicolati e non sul medium in quanto tale, ignorando così gli effetti
profondi che ogni supporto tecnologico ha sulla percezione della realtà, alterando il
cervello e il sistema nervoso. A chi, un po superficialmente, sostiene che la
tecnologia è neutra, ed è luso che se ne fa a stabilirne la differenza, mi viene
da rispondere che questa mi sembra lopaca posizione dellidiota
tecnologico, ignaro sonnambulo destinato a un brusco e sgradevole risveglio. Leggendo il
libro, lautore fa piazza pulita di molti luoghi comuni, come la ridicola convinzione
che il cervello sia paragonabile a un computer, ossia a una macchina/ hardware
dotata di una memoria limitata, per quanto estesa, che funziona grazie ai programmi/
software installati una volta per tutte durante letà evolutiva. Ma il
cervello è, invece, dotato di una memoria illimitata che continua a modificarsi per tutta
la vita, rispondendo alle varie sollecitazioni ricevute. Più che a una macchina, insomma,
secondo lautore, il cervello è paragonabile a un fiore, dotato di una crescita
organica, continua e indeterminata. Il libro, solido e ben scritto, è curiosamente
costruito proprio secondo il modello dellipertesto tanto criticato sul web: dalle
osservazioni introduttive generali, lo studio si inoltra, capitolo dopo capitolo, lungo
sentieri molto diversi e altrettanto interessanti, dalla storia della comunicazione allan
Favria 13.02.2012
Il vigore ha tutto a che fare con il raggiungimento di un
certo livello mentale e dellanimo. Il vigore è sinonimo di energia, e lenergia
dellanimo fa muovere ogni cosa.