Penso che durante la giornata per andare d'accordo col prossimo devo tenere sempre presente due regole: cercare di essere misericordioso nel giudicare gli altri e cercare di essere umile nel valutare me stesso.

Questa notte.
Questa notte non ho bisogno di parlare, il silenzio già mi racconta ogni cosa e le vocali stridono tra i denti. La lingua azzarda strane rotatorie ma rientra e affoga nella gola. Amica notte che sosti nella mia stanza crocevia di pensieri e sogni ascolta e disegna una luna, fatta di luce perenne che illumini gli occhi. Amica notte ascolta questa voce muta che ritorna come un eco e regalami cieli che non si perdano mai più nell’oblio del passato. Amica notte vieni e col tuo profondo sguardo traccia la mia via verso il futuro, tra i versi d’una poesia che sia canzone e vita, tra le ali, d’un animo nuovo. Perché questa notte non occorre parlare, il silenzio mi racconta ogni cosa e le parole scorrono invisibili, come acqua, pura e nell’ombra si riflettono nell’animo. Certo abituato come sono al clamore del giorno è dura navigare al contrario ma nel silenzio, tanto prezioso, l’armonia della calma mi abbraccia l’animo.
Favria 5.02.2012 Giorgio Cortese

La Mandragola, 1518..
Niccolò Machiavelli scrive la Mandragola, una commedia in cinque atti, nel 1518, ma la prima rappresentazione avviene solo nel 1519, a Firenze, in occasione del carnevale. Per la sua ironia, l’opera si addice perfettamente al clima carnevalesco. Il mondo descritto è privo di ideali, dominato da calcoli, interessi meschini e passioni irrefrenabili. Ho recentemente letto la storia che mi pare sempre attuale lo specchio di una società senza scrupoli . Accanto al Machiavelli del Principe, scrittore di politica e di storia, esiste anche un Machiavelli caustico, ironico, la cui prosa stringata e tagliente, di straordinaria efficacia espressiva, è messa al servizio di opere letterarie. L’intreccio della Mandragola narra l’avventura del giovane Callimaco, di ritorno da Parigi, dove ha vissuto vent’anni, e sente parlare delle virtù della bella, ma sposata, Lucrezia. Nonostante non l’abbia mai vista, Callimaco se ne innamora, tanto da tramare un piano con il perfido Ligurio, ai danni dell’onore della donna e del povero marito Nicia. Sfruttando il desiderio insoddisfatto dei coniugi di avere un figlio, Callimaco si spaccia per un dottore venuto da Parigi e consiglia a Nicia di far bere alla moglie una fantomatica pozione a base, dice, di mandragola. La pozione ha il potere di rendere fertile la donna, ma ucciderà il primo uomo che giacerà con Lucrezia. Per ovviare a questo “inconveniente”, Callimaco propone a Nicia di costringere un giovane ad unirsi alla donna, questo morirà ucciso dal veleno che avrà assorbito e Nicia potrà così unirsi alla moglie senza alcun pericolo. Con l’aiuto di Fra’ Timoteo, l’impenitente confessore di Lucrezia, opportunamente corrotto con denari, Callimaco si finge un “garzonaccio” e viene così rapito e costretto a unirsi con la ritrosa Lucrezia. Compiuta la beffa, Callimaco rivela la sua identità e il suo amore alla non più ingenua Lucrezia, mentre Nicia, ignaro del raggiro, dimostra ai due imbroglioni tutta la sua gratitudine. Sono rimasto colpito dal fatto che tutti i personaggi sono tutti di origine greca, tranne Lucrezia che è di origine latina e si collega alla famosa matrona romana. La trama ricorda lo schema delle novelle di Boccaccia del raggiro e della beffa, il frate e il marito sciocco e gabbato, poi al tradizionale ruolo del servo scaltro della commedia classica latina, viene a sostituito dell’amico dell’innamorato, Ligurio, uno scioperato che per soldi e un paio di pasti è disposto ad aiutare Callimaco. Penso che Machiavelli ha avuto un'idea geniale nel fondere la tradizione del teatro comico latino, Plauto e Terenzio, con quella italiana della novella, Machiavelli, arrivando al raddoppio della comicità. Ma non è solo una vicenda d’inganni e di corna dunque, ma anche un mondo cinico e spietato in cui ognuno sembra pensare solo ai propri bisogni, proprio come la nostra società odierna. Una cruda parabola di ipocrisia e perbenismo, a distanza di mezzo millennio più attuale che mai, insomma un sottile filo rosso non solo simbolico tra passato e presente.
Favria 6.02.2012 Giorgio Cortese
Niccolò Machiavelli, La Mandragola (1518) Rizzoli, 1995, pp. 221 Garzanti, 2002 (4 ed.)I grandi libri, pp. XLVI-98 Euro 6,50



Se è vero che a lungo andare, solo il capace ha fortuna è anche vero che il mondo è un grande teatro, vieni, vedi e te ne vai!

Nella vita vivo molto vicino con i miei simili. Quindi il mio scopo della vita è aiutare gli altri. E se non posso aiutarli, almeno non devo fargli del male. Infatti il merito della vita non sta nella quantità dei giorni, ma nell’uso che ne faccio di essi.

Un mondo rovesciato.
Ultimamente sento persone di una certa età, e con un ben preciso potere decisionale, discettare di "precarietà" e contro il posto fisso, in televisione è una di quelle esperienze che in generale mi porta a credere di vivere ormai in un mondo al contrario. Già è difficile spiegare ai miei nonni il vero senso di questa strana parola, "precari", e associare ad essa un concetto identificabile: perché tendono, nonostante tutti gli sforzi, ad immaginare sempre e comunque uno strano incrocio tra alieni e barbari vestiti di stracci. È una fatica spiegare loro che si tratta proprio dei loro nipoti, e che li conoscono benissimo. Precario, letteralmente, è colui che è costretto a supplicare, a pregare per ottenere quello che sarebbe suo di diritto. Puro e semplice. Ed invece, dobbiamo stare qui a sentire che è colpa dei genitori 'distratti' se oggi esistono i precari; addirittura, che la responsabilità starebbe praticamente quasi tutta nelle troppe iscrizioni a Scienze della Comunicazione!La precarizzazione è nient'altro che la compressione dei diritti, sostituita con l'insicurezza e con l'assoluta mancanza di correlazione tra merito e riconoscimento, tra risultati e condizione personale. In ogni campo della vita economica e produttiva dell'Italia: anche il far vedere continuamente ed unicamente giovani lavoratori di call center e pony express è un modo neanche troppo abile di distorcere la realtà. Precari sono ormai tutti i lavori, precarizzate sono tutte le aree: impresa, pubblica amministrazione, scuola, cultura e banche. La precarizzazione è una visione del mondo, che investe ogni ambito della vita quotidiana degli individui, la precarizzazione del lavoro tramite l'istituzionalizzazione dei contratti temporanei è una trasformazione storica che ha gravi ripercussioni, poiché la deregolamentazione legale mina la fiducia sociale. La fiducia è possibile solo in un mondo familiare; ha bisogno del terreno affidabile della storia. Si tende a presumere che le persone e le circostanze che si sono rivelate in passato degne di fiducia continuino a esserlo, così come coloro che non si sono rivelati degni di fiducia continueranno probabilmente a non esserlo. Questa compressione ha un duplice effetto: da un lato, rendere molto più difficile la rivendicazione di ciò che è proprio ed è dovuto, dietro la non velata minaccia della precarietà. E allora il messaggio che c'è dietro è: "state buoni, state tranquilli, almeno per voi ci saranno le briciole". D'altra parte, tutto questo si ottiene isolando i singoli, impedendo la condivisione delle richieste attraverso le lotte e le garanzie comuni: insomma sono resi invisibili e che difficilmente potranno unirsi agli altri e anche solo pensare di pretendere ciò che ti spetta. Ovviamente, dopo aver maciullato due o tre generazioni, finora, per soprammercato le si insulta e le si umilia costantemente, sistematicamente: "è perché siete rammolliti"; "ah, noi ai nostri tempi, al posto vostro, altroché!...". Dopo averci danngeggiato in ogni modo possibile e immaginabile, questi vengono anche regolarmente a farci la predica. La verità, come ormai sanno anche i sassi, consiste in un furto collettivo con radici piuttosto lontane, non solo di futuro, ma anche e soprattutto di presente: per capirci, l'equivalente nell'ambito di una famiglia sarebbe un padre che, pur di garantirsi una vita ricca di piaceri, privilegi e sprechi, preferisse coprire di debiti i figli. Dovrebbe cominciare a circolare, finalmente, la consapevolezza di un fenomeno storico che presenta i tratti dell'unicità. Un Paese in cui i vecchi non accettano di abbandonare le posizioni che occupano, ma anzi si comportano in tutto e per tutto come se il tempo non fosse passato, come se il mondo fosse ancora lo stesso che loro conoscono, ed in cui i giovani non fanno nulla per scalzarli da lì, ma anzi cercano in tutti i modi di compiacerli e di essere cooptati rinunciando così a fare le proprie scelte, è un posto in cui le cose stanno andando terribilmente storte. Non è questo il rapporto sano e sostenibile tra le generazioni.
Favria 7.02.2012 Giorgio Cortese