La felicità, come la ricchezza, ha i suoi parassiti.
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può salvare
Dalla Saudade al piemontese splin
In questi giorni parlavo con una cliente che era momentaneamente in Canavese prima di ritornare in Brasile, la signora mi raccontavano di come la figlia adolescente aveva nostalgia del suo piccolo mondo lasciato in Italia parecchi anni fa. E si la nostalgia, tra le sfumature dei sentimenti umani, la più delicata e crepuscolare. Porta nelle vite individuali e nel mondo un tocco di poesia, almeno necessaria a contrastare laccusa, da qualcuno avanzata, di essere diventati una comunità senza ideali e senza cuore. Come allora non fare nostra la frase di Massimo Gramellini, su La Stampa del 18 maggio 2012, dove scriveva cheDovremo imparare a vergognarci meno del presente, perché prima o poi diventerà un passato da rimpiangere. Ma pensando che questa persona risiede quasi sempre in Brasile mi è venuto in mente che proprio li si usa una parola portoghese quasi intraducibile che spiega che cosa è la nostalgia, la saudade! Che non è semplicemente "nostalgia" o "rimpianto", e nemmeno esattamente "tristezza", ma è quella particolare specie di malinconia che si prova quando si è, o si è stati, molto felici. Si sente questa sensazione quando nell'allegria di insinua un sottile sapore di amaro, una percezione acuta, lancinante, che la felicità non dura più di un attimo. Questo sentimento è stato immortalato in una canzone poesia da Vinicius De Moraes: La felicità è come la goccia / di rugiada sul petalo di un fiore: brilla tranquilla, poi oscilla un poco e cade come una lacrima d'amore. Questo lemma idiomatico portoghese mi ha molto colpito e non ho potuto fare a meno di associarlo al piemontese slpin, malinconia, malumore. Ma lorigine di questo lemma è ancora più strana, infatti un analoga parola esiste in francese ed in inglese: spleen che deriva dal greco splen ed in inglese significa milza. "Milza" in latino è "lien", in greco si pronuncia splen, certo che può sembrare strano, ma le due parole hanno la stessa radice indoeuropea! In italiano la parola "milza" deriva dal longobardo "milzi", molle, tenero, milse in borgognone, nel delfinato francese melso e melco, ed in piemontese milsa. Da "milza" derivano milzo e smilzo, senza milza, quasi vuoto. Tutte le parole relative a "milza" non sono derivate dal lemma italiano, ma da quello greco come per i termini medici relativi alla milza: asplenio, meglaosplenico, splenico, spleno. Anche lo "spleen", la malinconia romantica di baudelaire, deriva da "splen". In questo caso lo spleen decadente è una forma particolare di disagio esistenziale le cui motivazioni non risiedono in episodi specifici, ma rimandano alla natura sensibile del poeta nel suo complesso, alla sua incapacità di adeguamento al mondo reale. Lo Spleen, a differenza del tedium vitae leopardiano non produce riflessività sulla condizione umana, ma si esprime a livello artistico con la descrizione degli effetti opprimenti e terribili dell'angoscia esistenziale. In conclusione, gli anni passano e qualcosa cambia, la nostalgia rimane agganciata a quel mondo in cui ero giovane e le mie speranze verdi. Ma adesso, ritengo che la nostalgia può essere una leva positiva per affrontare la giornata; averla dentro mi può portare a pensare ad un mondo diverso da questo, per alcuni dei suoi aspetti che proprio non mi piacciono. Se la vita è ben temperata da una nostalgia positiva e consapevole, può prendere unaltra piega, quantomeno proporre un modello, che non sia un lasciarsi andare passivamente verso i giorni che dovrò ancora affrontare.
Favria 11.01.2013
Si tu veux un ami, apprivoise-moi / Se vuoi un amico, addomesticami. Antoine De Saint-Exupéry 1900-1944, il Piccolo Principe
Da morgana allorso siberiano!
Certo che i meteorologi ne hanno di fantasia, affibbiamo alle
varie ondate di maltempo, i nomi mitologici prima, e adesso sono passati dalla fata
Morgana, conosciuta anche come Morgane, Morgaine, Morgan e altre varianti, una popolare
strega della mitologia celtica e del ciclo epico di re Artù.. L'epiteto la
fata deriva dallinglese le fay", a sua volta adattato dal francese
"la fée", ed indica la figura di Morgana come una creatura
sovrannaturale. Ma tranquilli, dopo è in arrivo il gelo e la neve con "l'Orso
siberiano". E stato cosi chiamata la successiva ondata di freddo e neve per lenorme
serbatoio di aria gelida presente sulla Russia, che punterà verso l'Europa e l'Italia
già prossimo fine settimana. Ma il nome orso siberiano, o meglio
il suo nome latino che è Ursus arctos collaris, mi ha fatto ricordare quanto avevo letto
diverso tempo fa di questo plantigrado. Questo orso è una sottospecie dellorso
bruno, come quello che risiede Italia, quello siberano come ovvio in Siberia e in
Mongolia settentrionale, nell'estremità settentrionale dello Xinjiang e in quella
orientale del Kazakistan. Pensate che ha il pelame è solitamente bruno scuro
con zampe relativamente più scure, sebbene possa variare dal bruno pallido chiaro al
bruno scuro, ma alcuni esemplari presentano toni giallastri, cannella o neri. Gli artigli,
notevolmente incurvati, variano dal bruno al bruno-nerastro e sono lunghi fino ad
Favria, 12.01.2013