Grazie a tutti i commercianti, artigiani e produttori di Favria che hanno espsosto oggi e tenuto aperto i loro negozi. Grazie a tutti gli espositori nelle piazze e vie del paese. Grazie a tutti quelli che sono venuti a visitare Favria. Grazie alla Polizia Municipale e agli organizzatori. Grazie a tutti per l’impegno. Un grazie sincero, un grazie di cuore.

Uno dei babbi natale

Favria, 15.12.2013  Giorgio Cortese

 

AVVISO

sabato 4 gennaio 2014 a Favria, ore 21,00, salone polivalente, vicino al palazzo Comunale: “Rock Bloody Party  by  The Blue Fathers. Non mancate! Young bloody….please

 

Contro i continui  disagi della vita le armi migliori sono il coraggio, la tenacia e la pazienza. Il coraggio fortifica, la tenacia mi rallegra e la pazienza  spiazza l’avversario di turno il tutto con un pizzico di ottimismo, che nono guasta mai.

 

Stabile e instabile

In questi tempi si sente spesso parlare dai media della parola stabilità. Già questo lemma che deriva dal latino stabilis, è di facile comprensione stabile. Insomma  il fatto, la condizione o la caratteristica di essere stabile, sia in senso proprio, cioè ben basato ed equilibrato, capace di resistere a forze e sollecitazioni esterne per esempio stabilità delle fondamenta di una costruzione, e stabilità di un edificio, di un ponte, di una struttura. Stabile si intende una costruzione o una condizione anche economica che si mantiene nel tempo , che   resiste, si conserva e si mantiene senza subire spostamenti, cambiamenti o modificazioni rilevanti. La Legge di stabilità consiste, insieme alla legge di bilancio, nell’attuazione degli obiettivi programmatici che il governo intende attuare nel corso del triennio di riferimento, obiettivi stabiliti nella preliminare Decisione di Finanza Pubblica. La Decisione di Finanza Pubblica, in cui vengono inoltre presentati l’evoluzione economico-finanziaria internazionale e le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche per l’Italia per il periodo di riferimento, è andata di fatto a sostituire il precedente Documento di Programmazione economica e finanziaria. La legge di stabilità rappresenta dunque la forma concreta nella quale vengono attuati i programmi di spesa (intendendo sia l’ammontare delle spese da effettuare che le entrate programmate per le casse dello Stato) stabiliti nella Decisione di Finanza Pubblica, programmi che riguardano l’indicazione di massima delle risorse necessarie a confermare, per il periodo di programmazione, gli impegni e gli interventi di politica economica e di bilancio, nonchè l’articolazione della manovra necessaria al conseguimento degli obiettivi. Prima della legge di stabilità c’era, qualcuno se lo ricorderà, la legge finanziaria, in parte diversa dalla legge di stabilità per quanto riguarda i contenuti e i termini di presentazione. Ma forse prima di fare una legge di stabilità ci sarebbe bisogno di un massaggio cardiaco alla Patria, che mi pare paralizzata, altro che stabile, siamo al paradosso che vengono sempre penalizzati i virtuosi, sia negli Enti pubblici, Comuni, Province e Regioni ed i cittadini onesti che pagano, e come pagano le continue tasse. Più stabilità siamo la Patria della staticità con la spesa pubblica che come un vorace mostro dallo smisurato appetito, continua a mangiare il Pil. Più che di stabilità dovremmo cercare di dare un lavoro stabilire specialmente ai giovani tagliando le varie caste, non solo quella politica ma anche i manager che mangiano somme assurde senza creare nessuna ricchezza ma scarnificando sempre di più il tessuto della Nazione. siamo al paradosso con il lavoro che viene meno e non se ne crea, le imprese non riescono a modernizzarsi, a finanziarsi e chiudono. Rappresentanti politici che stentano a mediare tra interessi particolari ed interessi generali. siamo ad una politica carsica, certi giorni  sembra un fiume in piena poi ad un certo punto diventa carsico e sparisce quasi del tutto, insomma la somme dell’inutili stabilità.   Siamo un paese diseguale certi giorni ci indigniamo e poi mesti ci rassegniamo al ritornello di Rossini; “Partiam partiam, partiam..” e tutto rimane nell’immobile stabilità. E l’unico che prende stabilmente botte e sempre il suddito Pantalone. La priorità di chi ci governa dovrebbe essere  uno stabile impegno ad ogni livello di eliminare le inefficienze e gli sprechi, ed invece queste spese e gli sprechi sono instabili e crescono sempre di più. Ma nela Palazzo in che mondo vivono, nel mondo dei colori stabili, o si sono stabilmente stabiliti nelle poltrone del potere?

Favria, 16.12.2013            Giorgio Cortese

 

Col termine comando, intendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale.

 

Mai  arrendersi.

Nel primo tempo di una partita si può anche andare in svantaggio. l’unica cosa che conta, però, è sapersi rialzare, perché vince solo chi sta avanti alla fine. Insomma come scriveva il poeta Rainer Maria Rilke: resistere all’urto della vita, alle offese, alle emozioni, ai rovesci della fortuna, ma resistere anche al successo, all’esaltazione, alla standing ovation. Resistere alla ruota che gira, che innalza e precipita, alla giostra che stordisce. Questo pensavo leggendo dei tanti ritiri dalla vita, delle tragedie di chi si uccide perché non sa come andare avanti come delle confessioni di chi non regge più il peso di una responsabilità, lo stress di un impegno apparentemente felice.  Mai mollare inteso come tenacia e caparbietà, al limite della testardaggine o cocciutaggine.  Inteso come stile di  vita, di uno che non si arrende, che non vuole arrendersi e che sa che se vuole può riuscire ovunque. Inteso come regola di vita contro i continui attacchi dal mondo esterno che cercano di screditarti e metterti in cattiva luce.  Una senzazione dell’animo che a volte va a braccetto col l'orgoglio, altre invece con l'ambizione. Tutte armi a doppio taglio si sa, che potrebbero deviare da quello che è la realtà. Questa forza è come un'enzima che attiva e amplifica le altre due e, se non si resta coscienti, si rischia di ferire me stesso e chi mi sta attorno. Certo se mi manca la lucidà dell’animo rischio di fare male a me stesso e a quelli che ho vicino, insomma mai lasciarsi annebbiare l’animo dall’ira e orgoglio ferito due stati d’animo tossici Bisogna in quei istanti assumere subito una grande glebo di calma, respiare profondamente ed a aspettare con olimpi calma, tessendo la tela della vita quotidiana.  Sì, bisogna reggere, e non solo perché la nottata ha una fine ed intravedo alla fine della notte la timida luce dell’alba. E poi nella lunga nottata  si può imparare tanto su se stessi e sul mondo, perché la trincea può essere un luogo dove si concentra la vita. Insomma, la tentazione è forte, questa società, questo mondo, meriterebbero di essere abbandonati, perché l’ingiustizia è troppa, perché il dolore a volte sembra insopportabile. Ma io credo che sia bene resistere sempre e comunque, fino a quando non sarà la vita a darci la spallata che ci butta fuori. Insomma non posso che andare avanti ed andrò avanti. Bisogna imparare ognio giorno a reggere anche ridendo di  questa cosa strana che è la vita, altrimenti tutto diventa nero.  nsomma, la tentazione è forte, questa società, questo mondo, meriterebbero di essere abbandonati, perché l’ingiustizia è troppa, perché il dolore a volte sembra insopportabile. Ma io credo che sia bene resistere sempre e comunque, fino a quando non sarà la vita a darmi la spallata che mi butta fuori, fino ad allora non posso andare avanti, andrò avanti. Insomma non mi arrendo dopo il primo tempo  ma gioco fino al 90’ ed anche i tempi supplementari.

Favria,  17.12.2013              Giorgio Cortese

 

Rimango sempre disgustato da come certi presunti amici cercano di pervertirmi con la falsa adulazione, meno male che certi avversari con il loro rimproveri molte volte mi correggono.

 

Quos Deus vult perdere, dementat prius. A coloro che vuol perdere, Dio prima toglie il senno.

Inizio questa mia riflessione con un adagio poco noto di origine probabilmente greca. Questo proverbio si perde nella notte dei tempi, ed è stato poi utilizzato in diverse formulazioni di epoca romana, quindi riesumato in una polemica politica dell’Inghilterra nella prima metà del  1700 utilizzando Giove, infatti la frase era stata trasformata “Quem Iuppiter vult perdere dementat prius, Giove toglie prima il senno a colui ch’egli vuol mandare in rovina”, frase che si usa talvolta ripetere volendo significare che la rovina di una persona è dovuta alla sua follia o sconsideratezza, e che questa può anche rappresentare un castigo divino. Mi pare che l’attuale protesta di piazza, detta dei forconi, rappresenti  una vera follia collettiva che non porta altro che alla rovina e allo sfascio.Certo che con una politica in perenne stato di disordine mentale, è evidente che la protesta contro la pressione fiscale letale per chi ancora riesce ad avere un lavoro e poi per un’Europa, tanto cavillosa  e pedante sui decimali quanto di vista corta sulla crescita, possa far presa negli animi di molti concittadini. Oggigiorno siamo immersi in una pesante crisi   economica e sociale, e solo il senso di responsabilità dei sindacati ha acconsentito finora che le tensioni fossero sempre e comunque ricondotte nell’alveo della  giusta protesta democratica e di una normale dialettica sociale di una società come la nostra che si dice democratica. Ma allora si fa presto a dire “arrivano i forconi”, ma chi sono? Le persone che veramente protestano al netto degli infiltrati e facinorosi pronti a sfasciare vetrine, minacciare con metodi squadristi e violenti, sono dei cittadini che sono esasperati dalla globalizazione che ha creato una società senza regole certe e paletti che prima davano un certo senso di sicurezza economica e sociale. Sono contro questo attuale modello di Europa visto come asettica e lontana dai loro problemi reali e contro l’euro, considerato da molti di loro come la causa dei mali attuali. Ritengono di non sentirsi rappresentati e l’attuale legge elettorale certo lo li aiuta e vogliono una nuova legge elettorale per scegliere i loro rappresentati. Sentono calpestata la loro dignità  dalle attuali politiche di austerità economica. I leader fuori dal governo dalle locuste pentastellate ai novelli italoforzuti cercano di cavalcare questa tigre delle protesta. Se ci fosse il lavoro una protesta del genere si spegnerebbe come un fiammifero nel vento, ma il lavoro scarseggia   e le pance di molte persone incominciano a rumoreggiare ormai da troppo tempo, e a pancia vuota si ragiona molto male. E allora al grido “Fermiamo l'Italia” un disparato popolo  di tutto il mondo del lavoro e di idee politiche contrapposte, va avanti nella protesta adottando  il simbolo dei forconi, in quanto è il simbolo del lavoro che ricorre spesso nella storia delle rivolte popolari, infatti un volta quando la gente non ne poteva più, impugnava i forconi, ma poi finita la protesta  con fatica e sudore ha permesso il nostro attuale benessere.

Non si può in nome della protesta impedire ad altri di   alzare le serrande e di lavorare. Le dittature sono iniziate così, le Istituzioni devono essere presenti e rigorose con tolleranza zero verso i violenti e facinorosi, per loro al posto del forconi, tanto per rimanere nella storia passata, un catena al piede con una pesante palla di ferro. Democrazia vuole dire rispetto per chi ha idee diverse dalle mie non cieca e ignobile violenza da vandali, altrimenti Giove ci ha fatto perdere il senno per rovinarci del tutto!.

Favria, 17.12.2013   Giorgio Cortese

 

La politica

Nella storia politica e della civiltà dell'Asia anteriore antica nessuna nazione ha lasciato orma sì profonda e durevole come quella tracciata dai Babilonesi e dagli Assiri. La civiltà babilonese,  in minor misura quella assira, che in moltissime sue manifestazioni non è che un riflesso di quella babilonese,  ha agito fortemente su tutti i popoli che vennero in contatto diretto o indiretto con la Valle dei due fiumi. In un certo periodo della storia dell'Asia anteriore la lingua babilonese fu la lingua internazionale, nella quale i potentati del tempo redigevano la loro corrispondenza. Attraverso le popolazioni dell'Asia Minore e quelle della costa della Siria la civiltà babilonese fece sentire il suo ascendente anche sulla cultura dei Preelleni e dei Greci. Attraverso la civiltà ellenistica e la conquista romana di buona parte dell'Asia Anteriore non poche idee babilonesi, non poche istituzioni che per la prima volta sorsero o si svilupparono in Babilonia trovarono il modo di penetrare anche in Occidente, in Italia, e fanno ora parte integrante della civiltà mediterranea e di quella dei popoli che da questa dipendono. Si può affermare quindi che l'antica civiltà dei Babilonesi e degli Assiri con alcuni suoi elementi fa ancora parte della civiltà contemporanea. Come si vede è con i popoli che abitarini tra i due fiumi, la Mesopotamia che nascono le prime città stato ed il primo concetto di senso dello stato e politica, governo della città. Già il lemma politica, il  complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini e di donne. Il termine attuale, come si vede deriva dal greco pòlis, città –Stato.  I due maggiori teorici antichi della politica furono Platone, fautore di un ordine politico fortemente unitario, fondato su una rigida gerarchia sociale in grado di evitare conflitti distruttivi, e Aristotele, che individuò nell’uomo, un animale politico, e analizzò le forme di governo e le loro degenerazioni. Purtroppo nel corso dei secoli l’animale politici di Artistole è divenuta una scimmia ingorda, e chiedo scusa alle vere scimmie, persone ormai abituate a continui voltafaccia, a giochetti di palazzo solo e sempre per salvare il primo dei loro desideri, la cadrega. Il mondo politico di questo nostro Paese non è povero di persone motivate e corrette, ma purtroppo è popolato di instancabili piazzisti del nulla, di irresoluti paladini a singhiozzo della vita e della famiglia, di tanti fabbricatori di slogan suggestivi e vacui o sottilmente pericolosi e di troppi tattici ambiziosi. Insomma di saltimbanchi che gestiscono solo spettacoli da fiera per avere l’applauso facile senza cercare di risolvere i reali problemi di ogni giorno, la strada sporca, le buche nelle strade. Speriamo che da questa crisi si spalanchino  finalmente gli occhi degli italiani, si aprano le energie fresche e a competenze sperimentate eppure nuove. Quanto ai leader già sulla scena, ritengo che se non saranno all’altezza della sfida del riavvicinamento tra morale e azione politica e tra gente e Palazzo, faranno molto male al Paese e alla sue Istituzioni e resteranno vittime dei loro stessi giochi. Auguro a tutti quelli che sono democraticamente eletti di fare finalmente, senza tentennamenti le scelte giuste e di non deludere ulteriormente cittadini-elettori ormai sempre più stanchi e anche discretamente indignati. La nostra Patria cerca chi  sappia interpretarla. Certo molte volte  l'ideologia politica può far nascere e crescere dei valori. L'ideologia è, però, il sottoprodotto dei valori, è attualmente il patetico tentativo di confezionare un sistema di valori che ha alle volte un forte tasso di faziosità e di subordinazione dei valori alle esigenze di un partito. Bisognerebbe uscire dal "pensiero ideologico" e parlare di "idee" più che di ideologie, di valori più che di contenuti ideologici. Da ragazzo la società degli 70 era una società pervasa di ideologie, un clima politicizzato. Se andavi a donare il sangue dovevi stare attento a dire a quale braccio volevi il prelievo, perché  molte volte veniva presa come dichiarazione di appartenenza politica! Ma adesso siamo entrati in una società in cui l'assenza di ideologie dove chi governa solo per  se stesso e propina delle opera pubbliche come grandi interventi ma che sono in realtà dei maldestri lenzuoli messi a rattoppo sempre delle loro scelte. Per questo, forse, è necessario recuperare un sano rapporto con le idee, scaricandosi di dosso quel tasso di intolleranza e di subordinazione dei valori agli interessi dei partiti. Quella secondo cui i partiti sono indispensabili in un regime democratico è una frase fatta. Chi la enuncia dà per scontato che sia vera, e quindi non perde tempo a dimostrarla. Proviamo, pertanto, a fare qualche ragionamento sul tema. A che cosa servono i partiti? Una loro funzione dovrebbe essere la stesura di progetti politici, in linea coi propri ideali: all'estero, qualche cosa del genere la fanno. Non mi risulta che la facciano in Italia. Non conosco progetti politici dei partiti esistenti, stento a capire in questo governo di larghe intese i loro reali ideali.   Rimane ancora, un'altra funzione, quella di presentare le liste dei candidati per le elezioni locali e nazionali, e perbacco questa la svolgono eccome! Insomma mi sembra che non pensino ad altro e per  svolgerla sono  proprio necessarie, per svolgerla, vaste organizzazioni diffuse sul territorio, sezioni grandi e piccole, burocrazie, giornali? A me sembra di no! Basterebbero, per presentare i candidati, i comitati elettorali, che sono una cosa ben diversa. Da qui si capisce che è fuori luogo e sono soldi sprecati i finanziamenti ai partiti. Perché secondo Voi chi  si riunisce intorno a un'associazione politica, sia essa un partito o un comitato elettorale?   Ritengo che si riuniscano delle persone, dei comuni cittadini, che hanno in comune qualche ideale o qualche interesse, certamente non quello di crearsi uno stipendio e vivere sulle nostre spalle. Bene: le persone che si riuniscono intorno a un'associazione, avendo idee e interessi da difendere, dovrebbero essere disposte a tenerla in vita con un congruo contributo finanziario. La faccenda interessa loro, non noi e poi i comitati di cui parlo, in sostituzione dei partiti macchinosi e mastodontici, costerebbero poco.Non mi sembra di dire cose assurde. In paesi anche più democratici del nostro i partiti sono più leggeri che da noi, e nessuno se ne lamenta. La vita politica è in trasformazione dappertutto. Le ideologie classiche, che dei partiti erano il punto di partenza e l'ossatura, sono tramontate, e non se ne prospettano di nuove. I modi classici di fare politica non interessano più, a giudicare dalla scarsa affluenza di cittadini alle urne. Certi personaggi invece di ripetere delle frasi fatte per coprire la loro ignavia, dovrebbero forse ripartire dal basso, dal popolo per cercare assieme a tutti nuove formule e nuovi modelli, perché fare politica è si cercare il “Bene Comune, ma è anche Collaborazione.

Favria, 18.12.2013               Giorgio Cortese

 

Ciancion, ciaciaron, criasson e braiasson!

A ciancio, a ciaciaro, a crio, a braiassò, ciancion aciaciara, al briasson a cria, al criasson a ciancia. Al ciaciaron a braiassa ma chi c’a l’e c’a parla?

 

Res gestae Canavesano dalla Francia a Fransos

Il raro cognome Fransos ed il suo omologo veneto Fransoso tipico delle province di Treviso e Venezia, Franzini decisamente lombardo, Franzino Canavesano con un ceppo anche a Cairo Montenotte (SV), Franzon è tipico del Veneto e del basso Friuli, Franzone sembrerebbe avere due ceppi, uno in Liguria ed uno in Sicilia, Franzoni è invece della zona compresa tra le provincie di Brescia, Mantova e reggio Emilia, Franzosi è tipicamente lombardo e della provincia di Novara, Franzoso, oltre al ceppo veneto di Adria e nel resto di Rovigo, ne ha uno nella zona di Torricelle e Manduria (TA), tutti questi cognomi dovrebbero derivare da soprannomi originati dall'identificatore etnico franzino, franzone o franoso, ovvero francese, originario della Francia.

Favria, 19.12.2013     Giorgio Cortese

 

Ritengo che l’insegnate  più difficoltoso che la vita mi mette davanti è l'esperienza, perché  ogni volta prima mi  fa l'esame, poi mi spiega la lezione.

 

Argo simbolo di fedeltà

Nell’Odissea, Argo è il simbolo della fedeltà canina, voglia di servire. Rimango sempre affascinato nel rileggere i  poemi omerici, come è noto, contengono  molti modelli e motivi utilizzati nei millenni successivi da vari poeti e scrittori. Uno dei più celebri e commoventi passi dell’Odissea è quello che descrive l’ultimo, silenzioso incontro tra Ulisse ed Argo, il cane fedele che, trascorsi vent’anni, è ridotto ad un’ombra di sé stesso. Dopo che l’eroe, vestito con gli abiti laceri di un mendicante, approda ad Itaca, nessuno lo riconosce: né il leale porcaro Eumeo né il figlio Telemaco, ma solo Argo: “…e un cane, sdraiato là, rizzò muso e orecchie, Argo, il cane del costante Odisseo, che un giorno lo nutrì di sua mano, prima che per Ilio sacra partisse; .. ma ora giaceva là, trascurato, partito il padrone, sul molto letame di muli e buoi…là giaceva il cane Argo, pieno di zecche.” Argo nell’attesa paziente ma non rassegnata, coperto di zecche, trascurato e sopra un giaciglio di sterco, questo cane, simbolo di fedeltà  accetta anche i maltrattamenti. In cambio dell’ultimo premio le sue sono le sofferenze mute inflitte da chi guarda e non vede. Lui è nato per servire, lo sa bene, e un servo non ha diritto a lacrime né a proteste, si lascia frustare in silenzio perché possiede quella dignità consapevole che gli vieta di svelare la maschera del martirio. Affronta la morte come ultimo oblio sapendo che in questa vita amore e giustizia sono chimere, ma nell’Olimpo, uno spicchio di cielo bleu, Zeus lo riserva anche ai cani. E allora, come sentì vicino Odisseo, mosse la coda, abbassò le due orecchie, ma non poté correre incontro al padrone. Sono solo poche decine di versi, ma di condensata ed universale poesia. Tanta è l’umanità trasferita nel povero animale, che essa strappa all’eroe una lacrima nascosta che ha il potere di farlo essere, per un attimo, l’umano Ulisse. Il protagonista è davanti al proprio misero e tristissimo cane che ha conservata intatta, in venti anni, quella scintilla d’amore, che egli gli ha infuso, da cucciolo, senza poterne godere allora. Il cane, quale amico privilegiato dell’uomo, rientra nei culti e nei miti di tutti i popoli. Anche in Sicilia vi era il culto indigeno del dio Adrano, probabilmente personificazione del vulcano Etna, il cui tempio era difeso da mille cani, specie di molossi che accoglievano benevolmente i visitatori del tempio, ma li sbranavano se essi erano ladri o si macchiavano di azioni nefande. Quella di vivere in simbiosi con i cani o alla maniera dei cani fu, nell’antica Grecia, una vera filosofia che sfociò nella scuola cinica, i cui maggiori rappresentanti furono Antistene, prima metà del IV secolo a.C., Diogene di Sinope, seconda metà del IV secolo, e Menippo di Gadara, III secolo a.C. I cinici vivevano allo stato di natura, abbandonando i beni e gli usi della vita civile Diogene ad esempio viveva in una botte e conduceva una vita randagia alla stregua dei cani, rifiutando le leggi delle comunità politiche. Si ridussero a vivere come cani, anche se il nome di cinici fu dato dal Cinosarge, cane agile, il luogo del Ginnasio d’Atene dove si riunivano. Caratteristiche di questa filosofia fu prevalentemente l’etica austera, fondata sull’indifferenza ai bisogni e sul rigore morale, nonché sull’autarchia e sulla pratica di vita virtuosa, con la compressione dei bisogni, limitati a quelli elementari. Il cane quindi, grazie alla sensibilità ed all’ispirazione di Omero diventa emblema di fedeltà, di affetto sincero, tale significato è destinato a perpetuarsi nelle espressioni artistiche successive. Nel Medioevo, ad esempio, un cane scolpito accanto alla tomba simboleggiava la fedeltà, anche oltre i limiti della vita terrena. Alcuni anni addietro, sono stato a Lucca e nel  monumento sepolcrale di Ilaria del Carretto, opera di Jacopo della Quercia, custodita nel Duomo, sono rimasto colpito nell’animo, perché ai  piedi della statua che raffigura la donna, morta in giovane età e sposa di Paolo Guinigi, è accucciato un cane, imperitura testimonianza di dedizione e di amore. Ritengo che molte volte noi essere umani che ci riteniamo evoluti dovremmo apprendere molto dai nostri amici animali.

Favria,  20.12.2013               Giorgio Cortese

 

Pinocchio ovvero la storia di un burattino che attraverso mille peripezie diventa bambino. Infatti Pinocchio diventa bambino quando si rende consapevole delle sue capacità, quando impara a mettersi al servizio degli altri, quando impara a distinguere il bene dal male. Ma allora quanti pinocchietti abbiamo intorno ogni giorno