Ordinanza tardiva

Viviamo proprio in uno strano Paese, pieno di leggi, leggine, ordinanze e divieti.

Ma molte volte delle ordinanze non tengono conto  dei tempi stabiliti dal Nuovo Codice della strada.Leggo infatti che nell’ordinanza n. 37 del 5 giugno aveva disposto, anzi “ ORDINA dalle ore 12,30 alle ore 18,00 del giorno 06 giugno in via …omissis…. E’ istituito il divieto di transito, con rimozione forzata, ambo i lati dei veicoli, ad eccezione degli Autobus” Già in queste due frasi c’è un condensato di illogicità se si consulta il Nuovo Codice della Strada Art 6, comma 4, lettera f che dice: “ il punto f) cosi recita: “ vietare temporaneamente la sosta su strade o tratti di strade per esigenze di carattere tecnico o di pulizia, rendendo noto tale divieto con i prescritti segnali non meno di quarantotto ore prima ed eventualmente con altri mezzi appropriati.”. Mi sembra palese che per fare passare 48 ore su questa terra occorrano due giorni e non un giorno. Ma,  in fondo l’errore in questa ordinanza è stata solo una svista, tutti possiamo incorrervi e l'importante, per tutti, è che ci sia chi ci evidenzia i nostri errori; io in questi casi ringrazio sempre chi mi fa rilevare i miei errori

Favria, 13.06.2014   Giorgio Cortese

 Ogni secondo che viviamo è un momento nuovo e ineguagliabile dell’universo, un momento che non tornerà più…Siamo tutti delle meraviglie!

 La purificante begonia

Questa pianta è di origine tropicale proveniente dall’Isola di Santo Domingo, in America centrale. Un luogo magnifico, al quale questa fioritura deve   anche il suo nome. Fu infatti un monaco francese, noto studioso di botanica, a donarle il nome “begonia” partendo dal governatore dello stato, Michel Begon. Il primo fiore dio begonia che giunse in Europa lo fece nel 1777. E più precisamente in Francia, direttamente dalla Giamaica. Con gli anni, e con le cure amorevoli dei botanici dell’epoca, si diffuse man mano in tutta l’Europa e nel resto del mondo. Ormai è presente in almeno quattrocento specie diverse, e viene solitamente scelta per la sua capacità di portare allegria nel luoghi dove viene posizionata grazie ad una fioritura più o meno continua. Motivazione per la quale, in linea generale in tutto il mondo viene considerata simbolo di cordialità e simpatia. Una pianta, le cui specie, più o meno pendule o grandi, sono in grado di dare dei veri e propri tocchi di colore e vita all’ambiente circostante. E’ per questo motivo che spesso viene regalata alle padrone di casa, magari da un ospite per simboleggiare la gratitudine per l’ospitalità, ed in alcuni contesti locali, la begonia assume il significato di amore tranquillo. Certo un significato diametralmente opposto a quello che le venne attribuito nell’800, quando la begonia, specialmente quella a due colori, divenne simbolo di ipocrisia. Ma la cosa veramente curiosa ed utile di questa pianta è la sua capacità di purificare l’aria. La begonia è una delle cinquanta piante segnalate dagli scienziati NASA, per un eventuale utilizzo all’interno di navicelle o progetti dell’ente aerospaziale. Sebbene non abbia particolari proprietà curative, è ottimale per profumare gli ambienti. Personalmente quando osservo la begonia con i suoi piccoli ,delicati fiori che sembrano di cera mi sembra che mi parli di  equilibrio, mi invita a stabilizzarmi a trovare armonia con la spinta a progredire nel quotidiano cammino.

Favria,  14.06.14               Giorgio Cortese

 

Purtroppo chi assomiglia a donna Prassede difficilmente cambierà: l'affetto per le proprie idee è talmente ferreo da non ammettere mai la verifica, il confronto, la critica.

Personalmente queste le chiamo “idee fisse”, che sono come  i crampi ai piedi,  il rimedio migliore è camminarci sopra..

 

Il misoneista eidotropio

Tranquilli non è un refuso di stampa ma sono due parole quasi dimenticate che hanno una loro attualità, visti i personaggi che ci sono nel Patrio stivale. Iniziamo da misoneista, che vuole dire chi odia la  novità e il cambiamento dal greco, misos, odio neos, nuovo. Una cosa è essere conservatore o legato alle tradizioni  ma il misoneista rifiuta ogni innovazione in maniera gretta e becera, quasi urlata e per fare questo  diventa anche eidotropio voce formata sempre dal greco èidos, aspetto, figura e trépo, girare, insomma si fa vedere come in un gioco ottico in forme diverse, populista con il populisti, estremista con gli estremisti senza mai dire niente di nuovo, urlando solo e banalizzando sempre tutto. Sono dei personaggi che mi mettono sempre  uggiolina, un insistente sensazione fisica di molestia nel loro porsi con acredine verbale

Favria  15.06.2014             Giorgio Cortese

 

La più grande prova di coraggio per un essere umano è  quella di sopportare la sconfitta senza raccontare delle bugie

 

La palinodia del  palafreniere e la  quotidiana coerenza.

La parola palinodia significa un componimento che ritratta un componimento precedente; per estensione ritrattazione, insomma una sconfessione di azioni fatte in precedenza  questo lemma deriva dal greco palin, di nuovo, ode,  canto. Certo ritrattare una posizione può non essere piacevole, ma certi furbetti la ritengo un buon salvacondotto che esalti il gesto e ripari dalla berlina di una sconfessione. Come? Semplicemente chiamando questa ritrattazione una palinodia. Un lemma che non è goffa e disdicevole come una cancellatura con freghi e bianchetto. La palinodia è il foglio nuovo, il nuovo canto, insomma un  gioiello di parola per la solita faccia di tola! La testimonianza più antica del termine risale a  Stesicoro che nell’ode Palinodia trattò il mito di Elena secondo una versione diversa dalla tradizione più comune, che considerava l’eroina spartana la causa prima della guerra di Troia e che lui stesso aveva accolto nell’Elena. E qui arriviamo ai novelli palafrenieri, per non usare dei termini più volgari che della palidonia ne  hanno fatta un arte del vivere, sconfessando quanto hanno fatto in precedenza e dendo sempre la colpa a gli altri. In passato i palafrenière o palafrenièro erano le persone adibite  alla custodia e al governo di un palafreno, e camminavano alla staffa del signore, dei valletti cortigiani e tali come valletti dei loro biechi interessi sono rimasti. ol lemma deriva da palafreno, anticamente pallafréno che deriva dal tardo latino  paraveredus, cavallo di rinforzo, lemma che deriva da un ibrido della parola greca,  presso, accanto, dal latino veredus, cavallo di posta, il turro con la parte finale di origine gallica, il lemma  freno. Personalmente, non penso che la coerenza sia una "scelta" di vita che abbia valore in se stessa. Mi sembra che essa sia sempre ancorata a un valore, che fonda la sua validità. E’ sempre una "coerenza a partire da" o una "coerenza per", "in vista di". Mi consola l’intuizione perché ho scoperto il significato etimologico solo dopo un po’ di tempo che riflettevo sulla questione il lemma  deriva dal latino, sempre lui lingua madre, cohaerentia, è derivato di cohaerere, “essere unito, connesso”.  L’etimologia non è poi così male, ma al di là delle questioni terminologiche, la parte che più mi ha aiutato nella mia riflessione  è pensare che il vocabolo coerenza è, anche, nella nostra cultura, una parola che si presta troppo facilmente a falsificazioni, a volte ce la spacciano per un valore, o per una scusante buona per tutte le situazioni, come i generali nazisti che erano coerenti con gli ordini ricevuti. Oggi anche la coerenza sente la grande crisi della moralità, dell’agire da essere umano non tanto per la morale, oggigiorno ognuno ha la sua morale, o dei moralismi!  Certo capisco che il problema è enorme e complesso e non si può liquidare con due parole, ma sicuramente l’ignavo palafreniere preferisce con il metro miope della sua morale continuare a portare avanti l’immonda politica quotidiana regolata dalla  "legge del fil di ferro", si: piega di qua piega di là, si rimangia quanto detto e fatto e alla fine il filo, ancorché di ferro, finisce sempre per spezzarsi. Non vorrei che si spezzasse  travolto lungo un cammino quotidiano così contorto.

Favria,  16.06.2014     Giorgio Cortese

 

Pazienza non vuole dire sopportare passivamente, ma essere tanto lungimirantei da confidare nell’esito degli eventi, vedere oltre. Personalmente per intendo la pazienta come nell’osservare un germoglio e vedere già il fiore, guardare la notte e vedere confidare nel’alba. Gli impazienti mi fanno una gran pena perchè sono cosi miopi che non vedono al di la del proprio naso.

 

Come una candela

La vita passa come un treno, la vita è simile ad una una candela la cui cera viene sciolta lentamente, fino alla fine.  Il tempo della vita è come l’acqua   in un fiume e la dose della speranza  come vento con le piume. La vita è come una candela, quando Ti hanno accesso hai brillato forte, il vento della vita cercava di smorzarti ma Tu hai continuato a brillare forte. Ma arriva il momento che quel fuoco si spegne lentamente consumata è ormai la miccia dall’inesorabile passaggio del tempo. Ma nessuna luce di candela  può tener a freno il tempo. La vita scorre inesorabile e   dilaga senza sosta, senza fiume, treno, vento, senza nulla che fermarla possa   fino all'interno di una cupa fossa. Ma ogni candela prima di spegnersi definitivamente sa che ha brillato tanto da illuminare il  nostro odierno cammino e anche da spenta il suo lume ci sarà sempre vicino. Dedicata a tutte le candele che hanno illuminato il mio cammino.

Favria,   17.06.2014     Giorgio Cortese

 

Molti giorni la strategia  quotidiana è la via del paradosso. Così,  se sono  abile, mi dimostro maldestro e timoroso ma sempre affabile e costante