Per San Piero o paglia o fieno

29. 06. 1651 Res gestae Favriesi, Lascito Bernardino Baretti

La famiglia Baretti è un antica famiglia favriese, un membro di tale famiglia Bernardino è stato Ambasciatore di Carlo Lorena nelle corti di Roma, Francia e Spagna e poi consigliere di Stato  e primo segretario del Duca Carlo Emanuele di Savoia. Con il  passaggio al servizio stabile del duca di Savoia   nel 1608 quando, rinunziando alla "rappresentanza" del duca di Lorena in Roma, assunse la carica di consigliere di Stato e di primo segretario di Carlo Emanuele I, dei suoi figli e dei "comandamenti" di stato e della finanza, con una pensione annua di milleduecento scudi. Nello svolgimento di queste funzioni, che comportavano il disbrigo degli affari di segreteria e di anuninistrazione, il Baretti ebbe affidate, in un periodo di prolungate assenze del sovrano dalla capitale, responsabilità discrezionali superiori a quelle consentite dalla prassi normale. Nei rapporti con le comunità locali parve inclinare verso forme di maggiore accentramento, attraverso procedure di controllo più regolari e meno contingenti. Nelle relazioni con i diplomatici accreditati a corte, oltre a farsi abile interprete delle direttive del duca, diede saggio di una certa sagacia personale e di discreta conoscenza degli uomini, assolvendo egli stesso ai preliminari dei pourparlers del 1608 circa una possibile alleanza con la Francia per la conquista di Ginevra e delle successive trattative del 1609 per un avvicinamento alla Spagna in vista di un matrimonio del principe di Piemonte con Anna d'Asburgo. Nel 1610 il duca, su sua stessa richiesta, lo sollevò dagli impegni ordinari di segreteria, affiancandogli il nipote Gio. Pietro Baretti. Nel 1611 poi, in un momento particolarmente delicato della politica sabauda, coincidente con il fallimento della lega franco-piemontese di Bruzolo e l'intimazione di Filippo III al duca di inviare il figlio Emanuele Filiberto a Madrid, il B. venne designato dal sovrano, per la sua "esperienza et cognitione", a fungere da segretario particolare del principe in Spagna. Oltre quattro anni durò la permanenza di Baretti a Madrid, nel corso dei quali egli si studiò di rendere possibile una normalizzazione delle relazioni fra le due corti, consapevole dell'isolamento in cui si era venuto a trovare il duca di Savoia dopo le difficoltà di un'intesa con la Francia e l'Inghilterra. A una rottura aperta con la Spagna egli era, del resto, sfavorevole: la reazione di Madrid all'occupazione sabauda dei principali centri del Monferrato nel 1613 lo schierò fra i diplomatici, che consigliarono al sovrano di accordarsi con Filippo III per cercare una qualche via d'uscita onorevole alla vertenza. In questo senso, le giornate risolutive del giugno di quell'anno lo trovavano diretto protagonista, presso la corte di Madrid e i circoli politici e diplomatici della capitale spagnola, nel tentativo di appoggiare efficacemente il preannunciato proposito di mediazione del principe Vittorio Amedeo, sull'eventuale base anche di una spartizione del Monferrato. Le difficoltà che egli incontrò nei suoi buoni uffici e l'irrigidimento dei ministri spagnoli su posizioni umilianti per la casa sabauda non scoraggiarono Baretti da compiere pazientemente tutti i passi necessari, presso lo stesso sovrano e i singoli consiglieri di stato, affinché fosse infine concesso al principe di Piemonte di portarsi da Montserrat a Madrid per trattare di persona le condizioni preliminari per una dignitosa composizione del dissidio. In estremo, Baretti suggeriva al duca di scongiurare un intervento della Spagna contro lo stato sabaudo, inevitabile in caso di persistenza dei tentativi di assorbimento del Monferrato, non disarmando ma avvalendosi delle forze raccolte per impegnarsi in un'azione diversiva, avente per fine l'acquisto di Ginevra. In quest'ultima direzione Baretti aveva del resto operato, sin dal febbraio 1611, per ottenere il consenso spagnolo con aperte pressioni sul confessore di Filippo III, personaggio influente, data l'impostazione di guerra religiosa cui il consigliere sabaudo si era richiamato per dare più forza alle sue argomentazioni, e sul segretario del sovrano, Andrés de Praga. All'apertura delle ostilità, comunque, anche a Baretti venne intimato dal governo spagnolo di lasciare Madrid.. Veniva inviato poi a Roma per assistere il figlio Emanuele Filiberto in alcuni affari "di portata" concernenti i priorati del principe. Di ritorno a Torino,   Baretti  conservò la carica di consigliere di stato, ma non sembra prendesse più parte attiva alla politica del sovrano, mentre invece era in ascesa la fortuna di suo nipote Gio. Pietro, che, dopo aver occupato il posto di segretario del duca,  già dello zio, sarà nominato nel 1628 segretario di stato e delle finanze. A Torino Baretti aveva acquistato nel 1609 una casa, pagandola 52oo ducatoni, e dal 1619 vi si stabilì definitivamente.  Il duca,  riconosceva al Baretti un beneficio su S. Pietro di Favria, il cui lascito in favore dei successori era poi approvato nel febbraio del 1626, alla morte del Baretti. Riporto qui di seguito  estratto della sua nomina del 15 luglio 1608: “Avendo noi costituito e deputato il molto magnfico diletto nostro M.r Bernardino Baretti per consigliere di Stato e primo segretario nostro de’ Principi nostri figlioli, de’ comandamenti di Stato e Finanze de’ nostri Stati di qua e di là de’ monti, e volendo che egli , provvisto di conveniente trattenimento per le presenti, vi comandiamo ed ordiniamo che abbiate dìassegnare e far pagare… al detto Baretti la somma di scudi 1,200 ogni anno di tre lire nostre l’uno a cominciar del 1° 1608 e continuando nell’avvenire” Bernardino Baretti mori a Roma oltre ottuagenario dopo essersi ritirato a vita privata. Ma non dimenticò Favria, infatti con testamento del 18 agosto 1626 rogato Fargario, Roma, fondava l’Opera Pia Baretti. Con quest’opera si provvedeva in parte  all’istruzione e in parte alla distribuzione di dote matrimoniale alle povere ragazze di Favria. Di questo lascito ho trovato traccia in una delibera del 14 giugno 1835, il testo così esordisce: “In essa Congrega dall’Illustrissimo Signor Sindaco si comunica un Piano per lo stabilimento di una scuola per la zitella presentatovi dal meritevolissimo Signor Teologo Falletti  Prevosto di questo Comune congiuntamente al decreto dell’Ufficio di Regia Generale Intendenza di questa  Divisione. Di autorizzazione per l’odierna Congrega eccitando questo Dupplice Consiglio ad emanare in proposito quelle deliberazioni, che nella sua saviezza sia per ravvisare del caso. Il sottoscritto persuaso e tutti Li dilettissimi Sovra Congregati posando primariamente alla disamina del contenuto delli testamenti e Codicillo in esso Piano menzionati, si fanno ad operare; Che il Sig. Bernardino Baretti deceduto in Roma con testo (testamento) del 18Agosto 1626 si Gargario, fra li varii atti di liberalità, e lasciti più in esso fatti a favore di questa popolazione sua patria natia fece pur quello di 90 iugeri Romani per dare in dote a due figlie delle più povere e maggiori d’età, e buona fama, avendone conferita l’elezione col mazzo della sorte nel modo in esso indicato alli famigliari Parrochi col assistenza, e preferenza del console più anziano di questa amministrazione, tali nomina, ed elezione a seguire in cadauno anno, ed in perpetuo nel giorno della festa dei SS. Pietro e Paolo Apostoli, e nella loro chiesa, a questa pia disposizione con alcune altre prescrizioni specialmente nel caso di evenienza di bisogno di qualche mutazione, e variazione nella forma di questo pio lascito, e meglio come dal complesso dello stesso testamento. Che il Sig. Protomedico Gioanni Antonio Gariglietti, con testamento presentato in atto del 3 Giugno 1737, rogato Vajetto e da perto con altro atto giudiciale del 1 Marzo 1640 Antonio Cavalli dopo varij lasciti si profani, che più in esso contenuti, ebbe a nominare in suo erede universale Gesù Cristo in nome e persona dei suoi poveri languenti della Città d’Ivrea non vergognosi e di tre povere figlie cioè una natia di questo Comune, e due della Città d’Ivrea, sul provento di una eguale eredità a realizzarsi dalli esecutorie testamentari nel medesimo nominati, venne dallo stesso Testatore disposto ed ordinato che alla povera figlia di questo Comune ad eleggersi anno per anno,ed in perpetuo nel giorno della Vergine del SS. Rosario dalli signori Parrochi, intervenuti li Signori Sindaco, e Legatario di questo Comune, col mezzo pure della sorte nel modo in esso testamento espresso di matrimonio, pagato per dote la somma di lire 1291 e meglio pure come dal sudatato testamento. Che il Sig. Avvocato Matteo Felice Bongini con suo testamento del 30 settembre 1760 Testato Giacoletti, e successivo codicillo del 24 Gennaio 1761 rogato Tarizzo, fra le molteplici disposizioni ive contenute, ebbe alle gare in codun’anno, ed in perpetua ad una delle figlie più bisognose e povere di questo luogo, e della famiglia più onesta una dote di lire novanta a pagarsi in occasione di matrimonio, la di cui elezione, è nomina a seguire nella Chiesa Parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo di questo luogo, e nel giorno di S. Giovanni Battista nelli stessi modi, e forme prescrittesi nel testamento sovra riferito del Signor Bernardino Baretti, al quale esso testatore Bongini ebbe in tal parte a riferirsi.Occorre però di ritenere a questo riguardo, che la   Signora Teresa Maria Colombo vedova del predominato avvocato Bongini in suo successivo testamento del 12 ottobre 1761  essa  ebbe a portare questa dote in annue lire 100 a vece delle L. 90 avanti riferita, con dichiarazione in ordine alla nomina di informarsi alla prescrizioni, condizioni e forme espressi nel suaccennato   Codicillo del Testamento fu Avvocato Bongino. Fanno in secondo luogo essi Signori Congregati ad osservare infatti che l’ammontare annuo, e perpetuo di questi tre, testè dichiarati lasciti più viene al corso  della moneta attualmente corrente e rilevare in totale a  L. 688;55---Cioè in L. 431:5  per le due doti Baretti   dipendentemente a lite, ed a realizzazione seguita con mezzo di questa Amministrazione Comunale delli avanti accennati 90 iugeri  Romani stati assegnati a tale riguardo nel su nominato  testamento. In L. 137:90 e cosi colla sola addizione del decimo monetale quanto alla dote Graiglietti. In L. 120 e così coll’addizione del quinto monetale rapportato alla dote Bongini, nella cui conformità, ed ammontare vengono regolamentate a pagarsi, ed a perceversi tali  divisate doti. Che, oltre la Divisate quattro doti, tre altre ve ne esistono ancora a favore delle figlie di questo luogo, di cui: l’una di lire 220 denominata promiscuamente dote Vallone, e Rondoletto, portata da Testamento di Giovanni Nicola Vallone del 22 febbraio 1694 rogato Oddono, ed altro testamento del Priore Don Gioanni Roindoletto del 29ottobre 1721. Di Gerardi, quale dote di paga  dal Molto Venerando Priore di Carità di Torino   sono nominati Signori Testatori, essendo per altro osservabili, che al conseguimento di questa dote vi hanno soltanto diritto alcune determinate famiglie nei membri tutte contemplate. L’altra di L. 165:00 denominata Capello portata dal testamento del Signor Matteo Capello delli 31 marzo 1769 rogato Viani, a cui sono chiamate le figliole  povere, più virtuose della discendenza del Signor Destinatore la quale è erede senza però vi abbiano diritto le avendi  maggior prossimità di parentela. La terza infine di L.110 portata dal Destinatore del Sig.  Don Lodovico Tarizzo delli 1764 alli 26 di Settembre Togato Tarizzo, quale viene  annualmente conseguita da quella fra le due figlie che imbussolate, viene estratta a sorteggio primo giorno di cadauno anno. Siffatti risultamenti permessi e ritenuti e ritenute in complesso le intenzioni e la vista dal sullo Illustrissimo chiarissimo Sua  Eccellenza Prevosto manifestata, ed esposta nel smemorato sovra esteso suo Piano, non che li mezzi nel medesima suggeriti a realizzazione loro, mentrecchè essi Signori Congregati non possono a meno di procurarsi sommamente riconoscenti, e grati ad un si lodevole, ed utile proponimento, e divisamento, conoscono dedurre pure Che l’Educazione è la prima, e lasciarne quindi nella sua età i provetti monumenti indelebili di questa, di generosità, e di riconoscenza a favore particolarmente di questi suoi concittadini. che nelle emergenze attuali di cose non saprebbesi al certi rinvenire altro mezzo più efficace, e pronto onde abilitarsi allo stabilimento della su estesa in discorso, che quello propostosi nel  riferito Piano. Che infine un si utile concepito stabilimento d’insegnamento abbia ad essere comprensivo aiuto delle zitelle di ogni altra classe e condizione di questo comune, e che questa Amministrazione Comunale debba concorrevi per qualche parte di conformità al sullo dato Piano, niente di più giusto di più ragionevole, né più convenienente sotto qualunque sia si aspetto, che vogliansi ravvisare le cose. Guidati quindi  dalle sovra fatte osservazioni, e riflessioni, e da quelle maggiori saviamente espresse nei sullodato Piano, li Signori sovra congregati tutti  ad unanimità spontanea di voti hanno deliberato, come deliberano ravvisare dessi conveniente, utile, e vantaggiosissima pel maggior bene, e prosperità di questa popolazione la commutazione di cui si ebbe in esse. Convoco col pregiatissimo signor Prevosto dovergli rassegnare ricorso a Sua Regia Maestà onde implorare questo Sovrano favore, riservandosi li medesimi Signori Congregati essendo favorevole, come possano portare ferma fiducia, e lusinga, la Sovrana  Grazia da impetrarsi, di comprendere nel bilancio annuale amministrativo quella somma supplementaria, che sarà per ravvisarsi dal caso, pel buon successo, pel prosperoso andamento, ed a saldo inalterabile sostegno di un …. Benefico Istituto, come pure di provvedere pel modo di una regolare, ed esatta amministrazione, direzione del  medesimo a combinassi, e determinassi questo   ulteriormente tra il prefetto Devotissimo Signor prevosto, e questa Amministrazione; Per ogni effetto che di ragione, mandano pubblicarsi la presente deliberazione Consulare di raddoppiato Consiglio tanto alla Porta della Chiesa Parrocchiale, che nell’albo Pretorio di questo Comune, pendenti tre giorni di   festa consecutivi ad esclusione d’ignoranza e quindi rassegnarli all’Ufficio Regio Generale Intendenza  di questa divisione per la sua approvazione, ed in fine al Signor Segretario di questo Comune di spedizione del tutto copia autentica, onda minuta, colli relativi documenti consiliargli come prova al Regio Governo di et eccellente R.M.”  

Favria, 29 giugno 2014    Giorgio Cortese

 Fonti e Bibl.: Archivio Storico Comunale, Archivio di Stato di Torino, Lettere particolari, B. mazzo 9, fasc. 1587-1611; Ducato di Monferrato, mazzo 34; Raccolta Mongardino, vol. 33, Discorso sopra la politica delle Potenze di Europa di fronte alla questione nel Monferrato;Sezioni Riunite, Patenti Piemonte, registri: 29, 1607 in 1610, p. 165 v; 30, 1610 in 1612, pp. 114-15; 35, 1618 in 1619,v. 90; Controllo Finanze, registri: 20, 1607 in 1608, p. 300; 22, 1610 in 1611, p. 129; Galli (della Loggia), Cariche del Piemonte,Torino 1798, III, p. 36; G. Claretta, Il Principe Emanuele Filiberto di Savoia alla corte di Spagna, Torino 1872, pp. 85, 91, 129 s., 133; A. Manno, Il Patriziato subalpino, Firenze 1906, II, p. 187; V. Di Tocco, Ideali di indipendenza in Italia durante la preponderanza spagnola, Messina Milano 1926, p. 83. Enciclopedia Treccani.

 

La vera saggezza consiste non solo nel vedere ciò che ci sta davanti al naso, ma anche nel prevedere ciò che accadrà.

 

Giovani già vecchi

Certi giorni c’è una certa rassegnazione che mi rende la vita spenta e inerte di fronte agli avvenimenti. Nella vita di ogni giorno anche il   dolore può bastare a sé stesso, ma per apprezzare a fondo una gioia bisogna avere qualcuno con cui condividerla. La sofferenza  tende a rinchiudermi a riccio, a   scoraggiarmi, la  gioia, invece, mi fa esplodere, è comunicativa,  e mi irradia felicità. Ma nella  vita si  può godere da soli, ma si tende a partecipare agli altri la propria contentezza. Ma qui scatta in alcuni un meccanismo perverso, quello dell'invidia. È la grettezza, la gelosia, l'egoismo di avere tutto per sé. È importante, allora, saper gioire con chi fa festa e non solo piangere con chi soffre. Ma ritornando a quei  giorni ferrigni devo sempre trovare la forza  di non colmare il mio animo di inutili rimpianti, ma conservalo giovane, frizzante e aperto al futuro. Questa è la forza interiore per  rallentare l’umano invecchiamento. La vita appare  spenta  e questo è terribile perché vuol dire in un certo senso dare le dimissioni dalla vita stessa e l’inerzia  è,  una sorta di apatia mentale, che annienta ogni impegno e ignora ogni aiuto, è un crollo, una rinuncia, della quale alcuni possono anche approfittare. A differenza degli animali, l'uomo che cronologicamente invecchia come loro, può mutare il ritmo del animo a volte  in concomitanza con quello del corpo e conservare una freschezza, una giovinezza interiore, un gusto di vivere, un senso vivo dell'attesa e della ricerca. La vecchiaia non si calcola dalla longevità e dal numero degli anni e tutti i giorni incontro delle persone spente dei giovani già vecchi. 

Favria, 30.06. 2014  Giorgio Cortese

 

LUJ

Oh! Quanti frut lusent e profumà ch’a casco ‘n mes a l’erba a le scond tai, quanti compens per vostri gros travai, quante racolte chi porteve a cà! Ma ‘ntant pensosa al peui, sloira e solfà per camp e vigne, ca van rigenerà

 

Si viaggiare! I 60 dell’autonoleggio Rastel Bogin

L’autonoleggio Rastel Bogin nasce nel lontano 1954 per opera di Arturo Rastel Bogin, dopo l’attività è passata al figlio Gianni e adesso siamo già alla terza generazione con Massimo e Stefania. Già l’etimo del cognome composto è curioso, Rastèl significa  rastello, deriva dal provenzale  rastel; la sua volta dal lemma latino  r a s t e l l u s,  diminutivo derivato da r a s t r u m,  nome strumentale estratto da radere, raschiare. Attrezzo agricolo formato  da un pettine, pécen, provvisto di una dozzina di denti dént  e di un lungo manico e veniva utilizzato per rastrellare manualmente il fieno o il fogliame. Bogin deriva dal genovese bogeu, con il significato di secchio. Veniva usata specificatamente la forma  usata la forma bogìn da sâ, barattolo per il sale. Come detto dalla natia Pont Canavese Arturo Rastel Bogin emigra a Rivarolo e quest’anno questa affermata azienda compie sessanta anni, un bel traguardo. Pensate che  la circonferenza della Terra è di 40.075,0 km, pari a 21.638,8 miglia nautiche internazionali, chissà quante circumnavigazioni ha fatto intorno alla terra la famiglia Rastel Bogin in questi anni. Il traguardo di 60anni di questa seria impresa di trasporti mi fa pensare alla canzoni di Battisti “Si viaggiare” dove ci  sono tanti riferimenti alla macchina, mezzo che servirebbe appunto per viaggiare. Picchiare in testa: è un difetto tipico di un motore. Quando l’auto accelera il motore dà dei colpi. Regolare il minimo, alzare o abbassare i giri del motore quando la macchina è ferma. Strappi al motore: quando il motore non gira perfettamente, soprattutto in fase di accelerazione. E altre parole quali cacciavite, fari, filtro. Insomma una  grande metafora della vita nostra che leggiamo e di Giovanni, Bruna, Massimo e Srafania , ovviamente tutti Rastel Bogin. Certo, chi sia effettivamente l’amico a cui si riferisce Battisti non lo so, potrebbe indicare un amico qualunque a cui siamo affezionati e che ci aiuta nella vita di tutti i giorni e che ci fa da guida durante la nostra vita. Un vero amico ci aiuta nei momenti di difficoltà, ci darebbe una mano a sistemare qualsiasi cosa, fino a farci ripartire. Come dice bene l’autore, non mi promette di farti volare, ma mi aiuterebbe a rimettermi in moto, a continuare la mia vita più tranquillamente e mi consiglierebbe quale strada seguire: “e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare”. Una persona importante e fidata come l’Autonoleggio Rastel Bogin, dunque, il cui scopo è aiutarmi nel consigliarmi al meglio quando gli chiedo un servizio per una gita che ci fa viaggiare, nella canzono il viaggiare è  inteso come continuare a vivere appieno la  mia vita. Chi ha viaggiato molto come , ovviamente tutti Rastel Bogin

 conosce molte cose e ha visto molte cose nei suoi viaggi, il suo sapere vale molto di più di queste poche righe

Se volete fare una gita, avete bisogno di un autonoleggio RASTEL BOGIN S.N.C. DI RASTEL-BOGIN GIOVANNI & C - VIA D. MICONO, 8- RIVAROLO CANAVESE

Favria, 1.07.2014    Giorgio Cortese

 

Nella vita non devo aspettare che la mia nave arrivi in porto ma devo sempre nuotarle incontro

 

Una teoria fantasiosa

Pare che la dieta dei nostri progenitori abbia influenzato i quattro gruppi sanguigni, 0, A, B, AB, che possiamo denominare rispettivamente, in modo fantasioso, come “cacciatore” il gruppo 0, “agricoltore” il gruppo A, “nomade” il gruppo B e infine “enigma” il gruppo AB. I presupposti scientifici sull’evoluzione e sulla conseguente differenziazione del gruppo sanguigno sono sicuramente interessanti ma vediamo di analizzare quali sono le caratteristiche indicate come tipiche di ogni gruppo ematico: Gruppo 0: il “cacciatore” è il più antico sul piano genetico, risalirebbe al periodo in cui l’uomo si cibava esclusivamente di cacciagione, di frutta e piante. Il Gruppo A: l’”agricoltore”, nasce in un periodo successivo rispetto al cacciatore e si sarebbe evoluto con la nascita dell’agricoltura. Il Gruppo B: il “nomade” si sarebbe evoluto, a causa dei mutamenti climatici, intorno a 10.000 anni fa. Questi individui erano prevalentemente dediti alla pastorizia e il loro regime dietetico era basato sul consumo di carne, cereali, latte e formaggi.  Infine il gruppo AB: l’”enigma” è il gruppo sanguigno di più recente comparsa, è quello meno diffuso e deriverebbe dalla mescolanza tra gli appartenenti al gruppo A e al gruppo B. Una teoria affascinante.

Favria, 2.07.2014                Giorgio Cortese

 

Note che quando a certe persone viene meno meno l'interesse, fanno finta di dimenticarsi di quanto detto e affermato,  gli viene meno anche la memoria.

 

Nel parco.

Alcuni giorni addietro tornando nel tardo pomeriggio a casa ho visto un diversamente giovane, così amo chiamare gli anziani che era tutto intento a fare esercizi di yoga, li vicino una donna leggeva un libro in una panchina ed al bordo del parco entravano due bambini correndo con dietro le rispettive mamme. Questa atmosfera, di questo caldo pomeriggio inoltrato, sono quasi le  diciotto, ora solare, mi ricorda una  bellissima poesia di Montale che qui trascrivo: “Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto”. Ecco l’atmosfera dell’attimo da me visto, allo stesso tempo aspra, cruda e dolce, malinconica. In quel breve e lunghissimo istante mi sono ritrovato come  in sospeso, in ascolto del vero senso della vita che ha in se un qualcosa di miracoloso e terribile insieme, perché di fronte alla Verità, al segreto della Vita, il mondo materiale si rivela essere un inganno, un'illusione, come un film. in quei brevi attimi sono forse andato oltre l’apparenza e le cose materiali, oltre ai soliti gesti quotidiani e all’indifferenza, per guardare il mondo con occhi diversi. Ritengo che dentro di me con in ogni altro mi simile sia sempre in corso lo scontro  tra due sentimenti, il primo è l’infelicità, la paura, l'invidia, la gelosia, l'autocommiserazione, il rancore, l'insoddisfazione, i continui desideri, il dispiacere, il senso d'inferiorità, il non riconoscere Dio in ogni uomo. L'altro è la felicità, l'amore, la speranza, la serenità, la gentilezza, la generosità, la compassione, la verità, il godere di quello che si ha, lo stupirsi davanti al creato, la fratellanza e vedere l'immagine di Dio in ogni viso che incontro. E ha sempre il sopravvento solo quello che nutro io di più. Nella giornata quotidiana posso vedere i miei cari che se ne vanno, i cani che ci sono e poi spariscono "nello spazio", i padri e le madri che fanno delle sorprese, i bambini che imparano a camminare, le cose che finiscono perchè altre iniziano. Si possono cercare orologi che segnano un tempo diverso e fotografie che ritraggono chi non si trova più. Perchè vivere è anche lasciare che il tempo scorra e si ripeta, con dolcezza, con la giusta paura del dolore, e un'attesa trepida di quello che può avvenire.

Favria,  3.07.2014                     Giorgio Cortese

 

Molte persone si  lamentano della loro memoria, ma nessuna mia si lamenta del proprio buonsenso.

 

Esseri umani o squallidi camaleonti

La brava pittrice Maria Pia ha recentemente dipinto quattro lavori su acquarello su gesso, due insetti foglia e due bianco assoluto in una sorta di mimetismo plastico. Già il titolo è emblematico:  Mimesis 1 / 2 / 3 /4. Il lemma mimesi deriva dal greco antico  mimetikós poi passato al latino mimeticum, con il significato che si mimetizza, che presenta il  fenomeno del mimetismo. questa parola riporta immediatamente al pensiero di Platone che in Repubblica afferma: “Rendersi simile nelle voce e/o nel gesto a qualcuno o a qualcosa” così definisce cos'è "fare la mimesis". Se un essere umano, sempre secondo Platone, diventerà un cittadino bello buono e giusto, oppure se fallirà in questa impresa, sembra dipendere unicamente da come e da ciò di cui egli farà la mimesis. E’ il  rendersi simile che caratterizza la mimesis, che può essere esteriore o interiore, superficiale o profondo, può rivolgersi all’apparenza dell’altro o a qualcosa che nell’altro veramente, Ma allora come scriveva José Ortega y Gasset (1883-1955), il maggior filosofo spagnolo del secolo scorso: “Io sono me stesso più il mio ambiente. Se non preservo quest'ultimo, non preservo allora nemmeno me stesso.”.  Le sue sono parole che, purtroppo, sono sempre attuali quando leggo sui giornali, ascolto la televisone e purtroppo  quando viaggio in auto o sui mezzi pubblici mi  trovo intorno  ogni genere di scempi ambientali, spesso avallati dall'inerzia o dalla connivenza di noi cittadini, per poi per lavarci la coscienza diamo sempre colpa   all'amministrazione pubblica. Tutto nasce dal fatto che noi abbiamo perso il legame vitale con l'ambiente. Lo spazio che ci avvolge è, in realtà, una seconda pelle ma noi cittadini di questa terra l'abbiamo espulsa come fa il serpente quando muta la propria pelle. Calpestiamo, imbrattiamo, devastiamo le meraviglie della natura e della storia. Se passiamo per le vie delle nostre Comunità o per le città e vediamo, muri di case appena imbiancate, facciate nobili di memorie od opere pubbliche appena eseguite sporcate da insensati e volgari graffiti. Il ragazzo e anche l’adulto avanti con gli anni gettano a terra la lattina o la carta delle caramelle senza imbarazzo. Gli speculatori hanno man salva nell'imperversare su coste e colline. Dobbiamo ritornare a purificare l'occhio perché contempli, la mano perché crei, il cuore perché rispetti l'armonia del mondo che è parte della nostra vita.

Favria,  4.07.2014  Giorgio Cortese

 

A certi gaglioffi bisofnerebbe sempre ricordare che nella vita bisogna avere buona memoria per poter mantenere le promesse.