...nel Parco Nazionale   del Gran Paradiso
di Roberto Bergamino

Anche in queste valli l'uomo moderno e`   intervenuto in modo massiccio, in molti valloni ci sono dighe ed impianti idroelettrici fino ad arrivare a quelle più grosse di Ceresole e del Serrù, lungo la strada che sale al Nivolet. Proprio la strada del Colle del Nivolet, che sale ad oltre 2600 m di quota entrando in uno degli ambienti più belli delle Alpi, è oggetto da anni di controversia tra chi ne richiede la chiusura o almeno una regolamentazione dell'accesso e chi ritiene giusto lasciare le cose come sono ora. Le argomentazioni di tutte due le fazioni sono giuste ma vedere, a luglio ed agosto, il Piano del Nivolet invaso oltre che da alpinisti, escursionisti ed  appassionati di montagna anche da turisti  maleducati ed ignoranti mi ferisce e mi riempie di rabbia.
Parlando delle Valli Orco e Soana è doveroso dare alcuni cenni sul Parco, a   beneficio dei pochi che non ne  conoscono la storia, prima di lasciare spazio agli itinerari.

L'origine del parco si può far risalire al 1821, quando i Savoia imposero il primo divieto di caccia allo stambecco ed al camoscio. Questo divieto impedì allo stambecco, allora ridotto a poche decine di esemplari, di estinguersi anche se le motivazioni del provvedimento erano più che altro legate alla passione venatoria della casa regnante (se lo stambecco si estingueva come lo si poteva cacciare " in esclusiva"?). E' ormai leggendaria la figura di Vittorio Emanuele Il e delle sue battute di caccia sulle montagne del Gran Paradiso. Sotto la sorveglianza dei Guardiacaccia reali stambecchi e camosci si moltiplicarono nel corso dei decenni; altrettanto non si può dire per altri animali ritenuti ingiustamente nocivi come la lince ed il gipeto, gli ultimi esemplari dei quali vennero abbattuti nei primi anni del nostro secolo. Nel 1922, visti gli elevati costi di gestione della Riserva di Caccia, si decise la donazione di tutto il territorio allo Stato e con un decreto legge si sancì la nascita del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Dopo un iniziale periodo di sviluppo il Parco subì   la gestione fascista che lo portò quasi allo sfascio. Nel 1947 il P.N.G.P. risorse e divenne Ente Pubblico, nel 1979 un nuovo decreto fissò dei nuovi confini aumentando l'area protetta di altri 12OOO ettari ed inasprendo la già alta tensione ed avversione verso il Parco di parte della popolazione locale.

Il Parco ha un'estensione di 70.000 ettari compresi in Valsavarenche, Val di Cogne e Val di Rhèmes in Val d'Aosta e Val Orco e Soana in Piemonte. Confinando per circa 12 Km con il Parco Nazionale francese della Vanoise viene a formare un unico territorio protetto di 120.000 ettari.

Imponente la rete sentieristica del parco la cui ossatura è costituita dalle mulattiere reali di caccia, fatte costruire da Re Vittorio Emanuele Il per facilitare l'accesso verso le zone più impervie durante le battute di caccia. A queste mulattiere vanno aggiunte i sentieri in quota che collegano i vari casotti dei guardiaparco. Va sottolineato che tutta la rete sentieristica del Parco si integra perfettamente nell'ambiente naturale circostante e tutte le opere in muratura sono costruite con pietre a secco.

La fauna del Parco, oltre allo stambecco che è il simbolo del Parco stesso con oltre 5.000 esemplari, è composta anche da 8.000 camosci oltre che da marmotte, lepri ed ermellini (solo per citarne alcuni). Tra gli uccelli si può segnalare l'aquila reale, il picchio nero, la civetta, il gracchio, il corvo imperiale e la poiana. Bisogna ricordare che gli stambecchi del Gran Paradiso sono l'unico nucleo originario presente sulle Alpi, tutti gli altri esemplari presenti nelle numerose aree protette alpine sono reintroduzioni e quindi discendenti di quelli del Parco.

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