Pont sempre meno bancarelle nei mercati di Pont e valli a cura di Marino Pasqualone

La pandemia covid ha dato il colpo di grazia al commercio ambulante locale

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 8 settembre 2022)

PONT CANAVESE – Lunedì scorso, 5 settembre, nelle aree adibite al mercato settimanale di Pont Canavese erano presenti una quindicina di bancarelle, pari a meno della metà dei posti effettivamente disponibili, peraltro già ridotti a seguito delle normative degli ultimi due anni in materia di contrasto al Covid.

Si tratta di una fotografia istantanea che, fatto salve le pur possibili temporanee assenze di alcuni ambulanti solitamente presenti per ferie, malattia o per l’eventuale partecipazione a fiere concomitanti, purtroppo conferma impietosamente una volta di più la continua contrazione dell’offerta presente sui mercati all’aperto delle valli e dell’alto Canavese, a cui non sfugge neppure una cittadina di diecimila abitanti come la vicina Cuorgnè.

Una tendenza ormai in atto da almeno un paio di decenni a questa parte, purtroppo ulteriormente acceleratasi dopo le limitazioni delle bancarelle dei prodotti non alimentari e dei movimenti dei cittadini durante i lockdown decretati dal Governo negli ultimi due anni, che hanno ulteriormente favorito il sempre più diffuso mercato online per l’acquisto dei vari prodotti da parte dei consumatori, e la conseguente chiusura di molte attività di commercio ambulante.

E se Pont “piange” il suo mercato sempre più ristretto, tra l’altro con la centralissima piazza Craveri da ormai più di un decennio trasformata in una specie di “rotonda” stradale e la storica via Caviglione abbandonata dalla bancarelle per motivi di sicurezza, note dolenti sul fronte delle presenze di ambulanti si sentono risuonare anche dalla vicina valle dell’Orco, sia nel mercato del mercoledì di Locana che, soprattutto, in quello della domenica di Sparone.

Sembrano infatti ormai lontanissimi i tempi, (ma in realtà erano solo gli anni novanta del Novecento), in cui Sparone la domenica schierava stabilmente tutto l’anno negli spazi intorno al palazzo municipale una ventina di bancarelle, che diventavano ancor più numerose in estate, mentre oggi, quando và bene, restano tre o quattro ambulanti sparsi nella piazza municipale per il resto desolatamente vuota e silenziosa.

Certo, c’è da dire che allora la domenica Sparone era l’unico paese delle valli in cui si poteva trovare del pane fresco, che i supermercati di Cuorgnè e dintorni erano ancora di la da venire e che il commercio online era niente di più che una vaga ipotesi futuribile, apparentemente lontana come la luna.

Negli altri paesi delle valli, come Frassinetto, Valprato Soana e Ronco Canavese, con i loro appuntamenti rispettivamente della domenica, del martedì e del sabato, i mercati settimanali segnalano invece come ogni anno un più o meno marcato aumento degli ambulanti presenti nei mesi estivi, in ragione del flusso turistico che, in questa estate caldissima ed assolata, è stato particolarmente intenso.

Ma, nei centri del fondovalle, sono invece ormai lontanissimi i tempi in cui fiumane di valligiani scendevano settimanalmente dalle innumerevoli borgate alpine a far rifornimento di alimentari e generi vari negli allora affollatissimi mercati: un’epoca ormai mitica ed irripetibile, cancellata dall’abbandono della montagna, dalla chiusura delle grandi fabbriche locali e dall’avvento dei supermercati e della tecnologia digitale che consente a chiunque, senza muoversi dalla propria abitazione, di comprare di tutto e di più e di farselo consegnare sull’uscio di casa.

E, in questa congiuntura sfavorevole, i nostri mercati (ma ormai anche le fiere, come quella di San Matteo che si terrà a Pont i prossimi 20 e 21 settembre) rischiano sempre più di diventare nient’altro che un nostalgico tributo ad un passato in cui questi appuntamenti erano non solo il momento dell’acquisto di quanto serviva per vivere, ma anche un’occasione irrinunciabile di incontro e di aggregazione tra le persone dei paesi.

Tutte cose che, nell’era del “distanziamento sociale” dettato dalla paura spesso irrazionale dei propri simili instillata a piene mani da governi e mainstream sulle ali del virus cinese, appaiono ormai obsolete come un vecchio disco a 45 giri.

                                                                                        Marino Pasqualone