Ronco Canavese: A.A.A. cercasi medico per la valle Soana a cura di Marino Pasqualone

E l’amministrazione “protesta” con… un medico di cartone!

(da IL RISVEGLIO POPOLARE il 25 novembre 2021)
RONCO CANAVESE – Poter andare a vivere in montagna, o comunque in luoghi lontani dalle città, soprattutto dopo questi due anni di pandemia è diventato per molti un sogno nel cassetto che però, almeno al momento, in pochi poi hanno ancora avuto la forza e la possibilità di concretizzare.
Ampi spazi aperti, la natura sulla porta di casa, aria pulita e la prospettiva di una migliore qualità di vita si scontrano però con servizi pubblici sempre più ridotti nei paesi valligiani: uffici postali aperti a singhiozzo, sportelli bancari spariti in modo impressionante, trasporti pubblici con orari spesso incompatibili con il lavoro e le scuole superiori, negozi anche essenziali che chiudono i battenti uno dopo l’altro, sono lì a testimoniare la difficoltà di vivere in quei territori definiti “marginali” ma che, in realtà, rappresentano ben più della metà della superficie fisica dell’Italia.
Ma, ed è quello che oggi sta assumendo una valenza decisiva, vivere in montagna vuole spesso dire anche essere sempre più lontani da ospedali ed ambulatori specialistici: restando alle valli Orco e Soana è ormai storia arcinota la chiusura del pronto soccorso di Cuorgnè, mentre anche sulle guardie mediche di Pont Canavese e Locana nelle scorse settimane si erano addensate nuvole minacciose, che per fortuna sembrano, almeno temporaneamente, essersi dissolte.
Intanto però da Ronco Canavese, “capoluogo” della valle Soana, arriva un grido di allarme sulla concreta possibilità che il paese, e con esso l’intera valle, nei prossimi mesi resti anche senza l’ambulatorio in loco di un medico di base, con la necessità quindi di scendere almeno fino a Pont Canavese per una visita non a domicilio.
Così, prendendo a spunto l’iniziativa del primo cittadino di Onore, comune della Val Seriana in provincia di Bergamo, anche il sindaco di Ronco Canavese Lorenzo Giacomino, vista l’estrema difficoltà di trovare un nuovo medico di famiglia disposto ad aprire un ambulatorio in valle Soana, ha lanciato la “provocazione” di chiamare in servizio un… “medico di cartone”, per cercare di sensibilizzare non solo le ASL di riferimento, ma anche agli organi legislativi regionali e nazionali.
Un grido di allarme però finora inascoltato: “Era il 2019 quando uno dei due medici di famiglia in servizio presso l’ambulatorio comunale di Ronco Canavese, il Dott. Grassi, raggiunse il traguardo della pensione – ricorda il sindaco Lorenzo Giacomino – Da allora il servizio è garantito esclusivamente dal Dott. Bosio, anche lui però prossimo alla pensione. Per i mutuati valsoanini si appresta ad arrivare un “disservizio essenziale”, di quelli di cui ci si riempie la bocca quando si parla di spopolamento di montagne e aree interne”.
“Quello della ricerca di un medico in sostituzione del dottor Grassi è stato tra i primi temi che ho voluto affrontare dopo le elezioni. Ma i tentativi, come quelli della precedente amministrazione, hanno avuto tutti esito negativo – commenta ancora il sindaco di Ronco – Da una parte non c’è l’intenzione di salire sin quassù (neppure per un’ora alla settimana), dall’altra molti medici hanno raggiunto il numero massimo di assistiti per cui non possono aggiungere ulteriori mutuati, neppure se questi quassù hanno numeri molto contenuti”.
“Desidero ringraziare il Dott. Bosio per il servizio che presta a favore della popolazione della valle Soana – aggiunge il sindaco Giacomino – A lui, come ai medici con cui ho parlato, ho detto che la disponibilità del Comune di Ronco è massima: offriamo un ambulatorio restaurato da poco e attrezzature che, grazie a fondi di bilancio specifici, andremo a implementare già a fine anno. Credo sia stato giusto partire per tempo in questa ricerca, perché altrimenti il rischio è concreto: rimanere senza neanche un medico. E sappiamo bene cosa significa l’ambulatorio, specie per la nostra popolazione più anziana”.
Ma, per ora, l’unica risposta indiretta che sembra essere arrivata dalla Regione è quella di consentire una deroga provvisoria sul massimale di pazienti in carico ad un singolo medico di famiglia, che dovrebbero passare da 1.500 a 1.800 mutuati: una toppa che rischia però di essere peggiore del buco, soprattutto nei paesi di montagna dove un numero simile di mutuati può essere “sparso” in numerosi Comuni, distanti tra loro anche decine di chilometri di strade tortuose e difficili da raggiungere nella stagione invernale.
“Senza un intervento legislativo organico e vincolante rincorreremo sempre le emergenze, a scapito di una medicina territoriale efficace, essenziale per le nostre comunità distanti dai presidi ospedalieri”, affermano ancora i primi cittadini di Ronco Canavese ed Onore, i quali si augurano “di vedere un vero e proprio esercito di medici di cartone nei comuni di montagna”.
Nell’attesa, ovviamente, che arrivino quanto prima quelli in carne ed ossa, per ricostruire una rete sanitaria sul territorio la cui progressiva scomparsa ha fatto pagare un prezzo molto caro ai cittadini, soprattutto quando, come in questi ultimi due anni, avere a disposizione un medico non oberato di pazienti e di compiti burocratici avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte.
Marino Pasqualone