Sparone: salire in montagna per sfuggire al cambiamento climatico a cura di Marino Pasqualone

il meteorologo Luca Mercalli ha raccontato la sua esperienza

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 28 luglio 2022)

SPARONE  –   E’ una storia di “migrazione verticale”, della possibilità e, forse, della necessità di riabitare i paesi e le borgate montane, quella raccontata dal presidente della Società Meteorologica Italiana Luca Mercalli a Sparone nel corso della serata di sabato 16 luglio, organizzata a cura dell’associazione “Sparone nel cuore” e della Pro-loco in collaborazione con l’amministrazione comunale.

E non si tratta solo di “teoria”, ma di una reale esperienza personale del noto meteorologo piemontese, che nel 2018 ha acquistato e poi ristrutturato un antico casolare nella borgata Vazon di Oulx in alta valle Susa, cercando di renderlo per il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico, poi raccontata nel suo recente libro “Salire in montagna – Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale”, edito da Einaudi.

“Sono tante le aree alpine ed appenniniche, fatte salve le zone turistiche soprattutto invernali, dove si è verificato un massiccio spopolamento delle montagna – ha sottolineato Mercalli – ed anche nelle valle Orco ci sono purtroppo meravigliose borgate che stanno cadendo a pezzi”.

Intanto, mentre il riscaldamento globale avanza a grandi passi (e l’estate rovente che stiamo vivendo ce lo ricorda per l’ennesima volta), i ghiacciai alpini hanno perso il 60% della loro superficie negli ultimi cinquant’anni e gli scenari delineati dagli studiosi del clima prevedono un aumento delle temperature medie terrestri tra i 2 ed i 5 gradi da qui alla fine del secolo, con ricadute impressionanti sulla vita di decine di milioni di persone e di intere nazioni.

“Si rischia di stravolgere il pianeta nell’arco di una sola generazione – ha ammonito Luca Mercalli – e per la mitigazione di questi fenomeni occorre uno sforzo globale e mondiale, per limitare le emissioni e frenare l’aumento dell’anidride carbonica”.

Considerato però che i vari accordi in tal senso siglati dagli Stati per vari motivi, non ultimi pandemie e guerre, stentano a concretizzarsi, l’altra soluzione a disposizione per adattarsi al cambiamento climatico in atto potrebbe appunto essere, a livello personale, quella di salire di quota: “Vivere in montagna è sempre stato difficile – ha ricordato Mercalli – ma il caldo sempre più opprimente delle pianure potrebbe diventare una grossa opportunità per un suo ripopolamento, visto anche che oggi grazie alle nuove tecnologie il “telelavoro” permetterà a molti di poter vivere in quota, pur senza svolgere i tradizionali mestieri della montagna”.

Quindi Luca Mercalli ha raccontato più in dettaglio la sua esperienza di nuovo e recente abitante dell’alta montagna piemontese, con gli entusiasmi per questa scelta senza però nascondere i tanti ostacoli, soprattutto di natura burocratica, che sono disseminati come trappole sul cammino di chi intende salvare dal decadimento un’antica abitazione, ristrutturarla e renderla confortevole ed efficiente dal punto di vista energetico, pur mantenendone intatte le caratteristiche peculiari dal punto di vista architettonico e di inserimento ambientale.

Normative spesso assurde ed inapplicabili, oppure con costi altissimi di realizzazione, che comunque non hanno evitato, soprattutto nei decenni passati del boom economico, che molte di queste abitazioni venissero rovinate con modifiche che ne hanno cancellato ogni memoria storica, quando non rase al suolo e ricostruite con gran dispendio di cemento.

“Le borgate vanno riqualificate sia nel patrimonio edilizio privato che nel territorio circostante – ha aggiunto in conclusione Mercalli – e la prima regola da rispettare è che la riabitazione alpina deve limitarsi a ricostruire solo l’esistente, coniugando le nuove tecnologie di risparmio energetico con il rispetto delle tipologie architettoniche del luogo”.

Quello che ci aspetta, visti anche i tentennamenti dei politici e le spinte delle lobbies energetiche che rendono sempre più utopistica un’inversione di tendenza a livello globale almeno a breve termine, è dunque un mondo molto diverso dal punto di vista climatico da quello che abbiamo conosciuto nei due secoli dell’era industriale: “La strategia di salire di quota si conferma corretta – scrive infatti Mercalli nel suo libro “Salire in Montagna” – Temo che in futuro avremo più paura dell’estate che dell’inverno”.                                                                                                         Marino Pasqualone