Valli Orco e Soana: ancora caldo anomalo e poca neve – in difficoltà le stazioni sciistiche valligiane a cura di Marino Pasqualone

Piste chiuse alla Cialma di Locana e Piamprato – Riaperte invece a Ceresole

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 13 gennaio 2022)

VALLI ORCO E SOANA – “Le festività natalizie 2021-22 verranno ricordate per il caldo straordinario che ha interessato tutta l’Europa centro-meridionale soprattutto a ridosso di Capodanno, con una vera e propria “pioggia” di nuovi record di temperatura sia diurne sia notturne per i mesi di dicembre e di gennaio, dal Portogallo, al Regno Unito, all’Italia e ai Balcani, e uno stravagante episodio di fusione nivale e di pioggia fin sopra i 2500 metri sulle Alpi”: con queste parole Daniele Cat Berro, sul sito nimbus.it della Società Meteorologica Italiana, inizia a descrivere quello che è stato il Capodanno più caldo di sempre su una gran parte dell’Europa.

Temperature decisamente anomale, che si sono protratte per quasi due settimane da Natale fin verso l’Epifania, hanno ovviamente interessato anche le varie località delle valli Orco e Soana, dove il termometro è salito in alcuni casi fino a 20 gradi, ma soprattutto anche nelle ore notturne per alcuni giorni è rimasto fermo ben oltre la soglia dei 10°, sciogliendo così fin quasi a duemila metri il manto nevoso che, a inizio dicembre, aveva imbiancato le valli del versante piemontese del Gran Paradiso.

E se nel fondovalle di Pont Canavese per alcuni giorni volavano in cielo farfalle ed api e si respirava un’aria quasi primaverile, paradossalmente è però nelle stazioni meteo poste oltre i mille metri di altitudine che le temperature hanno fatto segnare i valori più alti.

“Varie località montane sopra i 1000 metri hanno stabilito nuovi primati di caldo a scala pluridecennale per i mesi di dicembre o più spesso di gennaio – sottolinea infatti ancora sul sito nimbus.it Daniele Cat Berro – mentre a quote inferiori sono rimasti ampiamente insuperati i record del 19 gennaio 2007, stabiliti durante un episodio di foehn giunto con il suo effetto riscaldante fino in Valpadana, dunque in una configurazione atmosferica completamente diversa, priva di inversioni termiche e dunque con le temperature più elevate proprio in pianura. Per le zone di montagna in generale si è trattato comunque del Capodanno più caldo mai registrato”.

Come detto prima, a far segnare temperature del tutto anomale per il periodo sono state soprattutto le stazioni meteorologiche di montagna, da Piamprato in Val Soana a Ceresole Reale, da Forzo (Ronco) e Santa Elisabetta a Noasca e Rosone, dove la colonnina del mercurio è più volte salita a sfiorare i venti gradi, rimanendo ampiamente sopra lo zero anche nelle ore notturne: e se consideriamo che questi sono i giorni più “corti” dell’anno, si può ben comprendere la portata quasi epocale del fenomeno registrato nelle scorse settimane.

“Benché episodi di tepore invernale si registrassero anche in un passato più lontano – evidenzia ancora Cat Berro – la crescente frequenza, intensità e durata con cui questi si stanno presentando negli anni recenti, con episodi di entità talora sconosciuta prima nelle lunghe serie di osservazioni meteorologiche, sono con ogni probabilità riconducibili al riscaldamento globale antropogenico”.

E se, grazie a questo scampolo di primavera nel cuore dell’inverno, molti gitanti ed escursionisti dalle città hanno raggiunto le montagne per godersi il sole che, in pianura, era spesso negato dalle nebbie persistenti, c’è però un amaro risvolto della medaglia anche per le nostre località alpine: stiamo parlando ovviamente dello sci, con la Cialma di Locana che non è mai partita e le sciovia di Piamprato Soana che, dopo aver aperto gli impianti prima di Natale, ha poi dovuto chiudere per la mancanza di neve sulle piste da discesa.

Al momento in cui scriviamo a Ceresole Reale sono invece aperti gli impianti sciistici ai Chiapili inferiori grazie anche ai cannoni sparaneve: percorribili pure gli anelli per lo sci di fondo in località Lilla, mentre rimane invece chiuso il giro lago, l’anello in località Villa ed il collegamento lato paese.

Dopo due anni di chiusure e restrizioni per l’epidemia di Covid, ed altri in cui la neve non si vista se non spesso a fine stagione, ecco dunque l’ennesima tegola caduta sulla testa di una montagna valligiana che già arranca di suo, e che queste condizioni meteo sempre più imprevedibili stanno mettendo a dura prova.

Ed è anche un campanello di allarme per i nuovi ed ambiziosi ampliamenti degli impianti sciistici in progetto ad esempio all’Alpe Cialma di Locana, che prevedono interventi situati comunque in gran parte al di sotto della quota di mille e 800 metri, la quale non sempre negli ultimi decenni ha garantito una costante presenza di innevamento per l’intera stagione invernale.

Forse, come suggeriscono da tempo molti attenti osservatori della realtà alpina, è venuto il tempo di pensare a nuove forme di fruizione e di sviluppo delle nostre montagne, che sappiano coniugare il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente naturale con la sua frequentazione in ogni periodo dell’anno: la sempre breve estate ed il sempre più pazzo ed imprevedibile inverno, legato mani e piedi alle sorti della  monocoltura dello sci, è infatti ormai evidente che non bastano più a tenere in piedi le varie attività economiche che nelle valli vivono grazie al turismo.          Marino  Pasqualone