VALLI ORCO E SOANA: LA MONTAGNA E’ CONGELATA DAL VIRUS di Marino Pasqualone

VALLI ORCO E SOANA – La beffa, anche per le nostre valli e montagne, è ora

davvero completa: per un anno in cui la neve ed il freddo sono arrivati a tempo debito, garantendo un buon innevamento delle piste da sci, gli impianti di risalita restano bloccati e la mobilità dei turisti fortemente limitata (soprattutto nei weekend), a causa delle norme contenute nei Dpcm adottati dal Governo per limitare la diffusione del Covid.
La speranza che lo sci da discesa possa riprendere dopo il 18 gennaio è ormai ridotta al lumicino, ed un ulteriore rinvio renderebbe in molti casi ben poco conveniente mettere in moto gli impianti e preparare le piste, con il rischio concreto che poi gli appassionati non possano muoversi da casa per raggiungerle a causa delle incombenti limitazioni sulla mobilità regionale e, nell’ipotesi peggiore, anche intercomunale.
E poi, anche per la pratica di sport alternativi allo sci da discesa come lo sci di fondo, le ciaspole od anche solo le lunghe camminate sui sentieri a media e bassa quota, pesa come un macigno la chiusura, se non per asporto, dei bar e ristoranti in “zona arancione” (come quella prevista in quest’ultimo fine settimana), a seguito della quale, viste le temperature polari di questi primi giorni di gennaio, diventa del tutto utopistica l’idea, almeno per chi non possiede una seconda casa, di passare una giornata in montagna consumando un pasto da asporto all’aperto.
Anche qui, nel decretare queste spesso incomprensibili e contraddittorie norme governative, non si è minimamente tenuto conto che in inverno prendere un caffè all’aperto a Taormina oppure ad Ischia non è proprio la stessa cosa di farlo a Ceresole Reale o a Cervinia, dove le temperature minime sono scese a sfiorare i meno 15°, per cui l’impossibilità di accedere per consumare all’interno di un locale pubblico in montagna equivale a quella di rendere di fatto improponibile, ad esempio, una colazione “da asporto” a mille e 500 metri di quota in piena stagione invernale.
Cosicché, anche domenica scorsa, ad esempio a Sparone non c’era un solo bar aperto, ed anche a Pont Canavese ed a Locana capoluogo la metà dei locali pubblici avevano le serrande abbassate: poca anche la gente in giro per i paesi, dove solo davanti ai negozi di alimentari le persone in fila in attesa di entrare (a causa dei numeri contingentati nei piccoli esercizi) intirizziva all’esterno a meno 6 gradi, rischiando così di evitare (forse) il virus cinese ma in compenso di prendersi un raffreddore od una bronchite.
Ed in questa situazione di stallo in attesa del nuovo ed ennesimo Dpcm, con la prospettiva concreta che i pochi giorni in “giallo” di questa settimana in Piemonte sfumino quanto prima in arancione se non in rosso scarlatto vista la nuova stretta che già si prepara, appare al momento improbabile che davvero come annunciato sabato 23 gennaio possa riaprire la sciovia di Piamprato, in alta valle Soana, dove tutto è comunque pronto per ridare finalmente il via alla stagione sciistica, bruscamente interrotta ormai quasi un anno fa: “ Negli scorsi giorni le prove funzionali della sciovia hanno avuto esito positivo – affermano i gestori di “Pianeta Neve” – e la speranza è che la situazione epidemiologica migliori e consenta l’apertura in massima sicurezza”.
L’unica nota positiva, almeno per i residenti nei paesi delle valli, è stata la deroga, (che ci si augura venga riconfermata anche nel nuovo Decreto), che consente in zona arancione una mobilità nel raggio di 30 chilometri per i Comuni con meno di 5 mila abitanti, che ha garantito quantomeno il libero spostamento all’interno delle valli Orco e Soana.
“ Il turismo di montagna sta morendo mentre al Governo litigano su tutto – lancia l’allarme l’europarlamentare, e responsabile delle politiche montane della Lega, Alessandro Panza – Non si tratta di capricci degli sportivi, ma del futuro delle Terre Alte e di un’intera filiera produttiva”.
Purtroppo la situazione di totale incertezza sul futuro anche prossimo resta dominante, e, se andranno persi anche i prossimi due mesi, la stagione turistica della montagna rischia poi di rimanere “congelata” almeno fino a primavera inoltrata, se non fino all’estate.
Con danni spesso irreparabili per le attività presenti sul territorio, le quali non possono stare in piedi solo con la presenza di qualche decina, o nei casi migliori di poche centinaia, di residenti stabili in inverno, ma hanno assoluto bisogno dei turisti per far quadrare i conti.
Marino Pasqualone
( da IL RISVEGLIO POPOLARE del 14 gennaio 2021 di Marino Pasqualone)