MASSIMO LUCCO NEL “GOTHA” DELL’ALPINISMO di Marino Pasqualone

“Raggiungere la vetta del Cerro Torre, una delle montagne più difficili da scalare dell’intero pianeta, ha significato realizzare il sogno della mia vita”: ha ancora gli occhi che brillano il pontese Massimo Lucco Castello mentre racconta la sua ultima eccezionale avventura alpinistica, quasi che in essi fosse rimasto imprigionato qualche frammento delle immense distese ghiacciate dello Hielo patagonico argentino, da cui si alzano verticali contro il cielo numerose vette che hanno segnato la storia dell’alpinismo mondiale dell’ultimo mezzo secolo.
E, tra queste, il posto d’onore spetta senz’altro proprio al Cerro Torre, soprannominato l’Urlo di Pietra, che a dispetto di un’altezza tutto sommato non eccelsa (3.133 metri), sia per il suo isolamento che per l’estrema difficoltà delle sue pareti verticali incrostate di ghiaccio e quasi sempre flagellate da furiose tormente, sormontate sulla vetta da un impressionante “fungo” di ghiaccio e neve alto alcune decine di metri, è stato scalato per la prima volta solo nel 1974 da una cordata italiana lunga la via poi denominata dei “Ragni di Lecco”.
Ed è proprio lungo la stessa via, tracciata giusto 40 anni or sono sulla parete ovest del Cerro Torre, che sono saliti il trentottenne Massimo Lucco, di professione vigile urbano nel suo paese di Pont Canavese, insieme ai compagni di cordata Marcello Cominetti e Francesco Salvaterra, raggiungendo la vetta lo scorso 14 dicembre 2014 dopo ben sei giornate passate in un ambiente di montagna che ha pochi eguali al mondo.
“ Siamo partiti lo scorso 12 dicembre dal paese di El Chaltèn, con la previsione di una “finestra” di quattro giorni di bel tempo (un’occasione da non perdere su una montagna famosa per le sue condizioni meteorologiche spesso proibitive, ndr) – racconta Massimo – e per raggiungere la base della parete abbiamo dovuto effettuare due bivacchi, inoltrandoci in un mondo surreale ed inimmaginabile come quello dello Hielo Patagonico Sur, il terzo ghiacciaio più grande del mondo dopo quelli dell’Antartide e dell’Alaska, che si estende per oltre 400 chilometri”.
Una salita, quella di Massimo e dei suoi due compagni di avventura, sulle orme di alpinisti leggendari come Walter Bonatti e Carlo Mauri, che già nel 1958 tentarono senza successo di scalare questa montagna dopo che, nel 1952, il famoso alpinista francese Lionel Terray aveva dichiarato che il Cerro Torre era impossibile da conquistare.
Ci furono poi le scalate, nel 1959 e nel 1970, dell’alpinista trentino Cesare Maestri, che tra i dubbi sull’effettivo raggiungimento della cima ed i mezzi utilizzati nel secondo tentativo (un compressore), suscitarono polemiche a non finire nell’ambiente alpinistico e, di fatto, non vennero mai riconosciute ufficialmente.
Poi, come detto, nel 1974 arriva la prima salita ufficiale e completa della vetta sudamericana da parte della cordata italiana dei “Ragni di Lecco”, lungo il cui itinerario si è svolta l’impresa dei tre alpinisti tra cui il pontese Massimo Lucco: “ E’ stata una salita dura, impegnativa ma anche divertente con i miei compagni Marcello e Francesco, che ci ha portati a gridare e piangere di gioia sulla montagna, dopo tanti anni di sacrifici e di passione – racconta ancora emozionato il vigile alpinista pontese – Siamo partiti alle due del mattino del 14 dicembre e dopo dodici ore di scalata siamo arrivati sulla vetta, superando anche l’enorme “fungo” sommitale di neve e ghiaccio alto circa 50 metri, uno dei punti più difficili e pericolosi con pendenze superiori ai 90 gradi”.
Ed ora, al di là delle statistiche le quali annotano che sono stati finora solo poco più di venti gli alpinisti italiani a salire integralmente questa cima leggendaria della Patagonia, per Massimo Lucco resta l’immensa gioia, dopo le pur già numerose ed importanti imprese alpinistiche compiute sia sul Monte Bianco che su molte altre montagne famose nel mondo, di aver finalmente coronato quello che lui stesso ha definito “il sogno della sua vita”.
Ma, ne siamo sicuri, anche dopo questa fondamentale realizzazione Massimo non smetterà certo di immaginare altre avventure: d’altronde crediamo sia impossibile non farlo, dopo aver vissuto giornate indimenticabili in quei luoghi ai confini del mondo, dove la natura regna ancora sovrana incontrastata e l’uomo altro non è che un piccolo e fragile granello di polvere nell’immensità di rocce e ghiaccio.
(da “IL RISVEGLIO POPOLARE” del 23 gennaio 2015 di  Marino Pasqualone)
vedi anche sintesi intervista di Massimo Lucco
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