Febbraio, ripartire – Carosello! – Doe piasse, doe pajasse – Colori- Pergolesi, capo paranza! – In riso veritas! di Giorgio Cortese

Febbraio, ripartire
“Viene Febbraio, e  nelle piazze vestiti da Arlecchino, il carnevale impazza…”, questa frase desunta da una poesia è la fotografia di questo mese breve di soli 28 giorni o 29 negli anni bisestili, il secondo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano. Non è sempre stato così corto perché nella ex Unione Sovietica negli anni 1930 e 1931 era stato portato a 30 giorni. Il nome del mese deriva dal latino “februltus” che significa “un rimedio agli errori” dato che nel calendario romano febbraio era il periodo dei rituali di purificazione invernale. Personalmente e Febbraio è anche per me purificazione dopo che il computer, oggetto ormai indispensabile per comunicare si è fermato, infettato da un malevolo virus. Purtroppo alcuni dati sono andati perduti, pazienza, riparto di nuovo con sobrietà, educazione e rispetto. Il grande filosofo Kant mi ha insegnato come il rispetto sia la premessa di ogni altra virtù: “Il rispetto che ho per gli altri è il riconoscimento della dignità che è negli altri”.  Solitamente il mese di febbraio è il mese più freddo dell’anno, il mese che ci mette alla grande prova di sopravvivenza. Oggi viviamo in un’epoca, se vogliamo dire, di “benessere”, con ogni tipo di comfort nelle nostre case, acqua calda, riscaldamento, aria condizionata in estate e via comfortando. Non ci sono più, o sono diventati una rarità,  i caminetti o le stufe che riscaldavano un solo ambiente, ma abbiamo invece il calore diffuso in ogni stanza. Tutto è cambiato, e si pensa che sia per il meglio. Anche nel fare la scorta degli alimenti abbiamo avuto un’”evoluzione”. Ad esempio,  cibi surgelati, già preparati e pronti alla cottura e non abbiamo più le antiche dispense con alimenti che ci duravano tutto l’inverno. Quella vecchia dispensa in casa, con lo stock di acciughe, pomodori secchi, melanzane, fagioli, ceci, piselli, olive, olio, aceto, farina e zucchero qualche salume, e formaggio. Oggi servirebbe anche acqua; una stufa a gas o a pellet che possa sostituire l’impianto di riscaldamento che abbiamo in uso in caso di mancanza di elettricità. Senza contare i nuovi sistemi di riscaldamento alternativo, ecologico ed economico, rispettoso dell’ambiente e amico del nostro portafoglio. Quest’anno febbraio è veramente un mese che mi fa riflettere sul prossimo futuro. Ce ne saranno altri? Personalmente  il mese di febbraio di quest’anno è un mese di riflessione, di astinenza di molte cose, di invito a prendere in serie considerazione la sobrietà dei consumi. Guarda caso, anche il governo in carica ce lo fa capire o ce lo impone e anche il neo Presidente della Repubblica mi sembra che ragioni così. Nel mondo intero ci sono guerre, distruzione, malcontento. Questo mese forse mi vuole dire di interiorizzarci per meditare su come veramente vogliamo vivere, quale cambiamento vorrei per me stesso? Che cosa voglio dalla vita e dal globo terrestre. Forse la Terra mi sta parlando? Mi è stato dato da vivere in un mondo magnifico, ricco di beni di bellezze di nutrizione sana. Forse sono in tempo per prendere davvero una pausa, fautore questo mese di febbraio, e impedire di distruggerlo del tutto.
Favria,  1.02.2015      Giorgio Cortese

Ritengo che le   abitudini siano simili ad una  fune. Ne intreccio un filo ogni giorno e poi trovo grossa difficoltà nello spezzarlo talmente né divenuto forte.

 

Il vantaggio di essere ottimista e che il pessimista deve inventarsi ogni giorno nuove ragioni di esistere, insomma una vittima del “senso” della vita, per una persona ottimista la vita è quello che succede mentre si vive non consentendo a nessuno di farlo sentire infelice

Carosello!
Vi ricordate di Carosella che è stato un programma televisivo nato il 3 febbraio del 1957 fino al 1 gennaio 1977. Veniva trasmesso dalle 20,50 fino alle 21,00. Una pubblicità garbata e gentile con sketch comici sullo stile del teatro. Carosello non era e non poteva essere solo un contenitore di messaggi pubblicitari predeterminati nel numero di secondi dedicati alla pubblicità, il numero di citazioni del nome del prodotto, il numero di secondi da dedicare allo “spettacolo”, la cui trama doveva essere di per sé estranea al prodotto. Per una legge allora vigente non era concesso fare della pubblicità all’interno di alcuno spettacolo televisivo serale, ma anche prima di un intervallo di novanta secondi dall’inizio del medesimo. E dopo a nanna……Pensate che ne sono stati trasmessi ben 7.261 episodi. Ricordo, quello di Carosello come un mondo fanciullesco, fatto di pupazzi animati, canzoncine innocenti e ingenue gag.  Ricordo Joe Condor E Calimero, ricordo la mia prima adolescenza.
Favria, 3.2.2015               Giorgio Cortese

Conosco delle  persone si costruiscono da sole vendendo promesse e parole inutili ma poi con il tempo si  distruggono altrettanto con i fatti.

Doe piasse, doe pajasse
Sabato scorso sono stato al teatro al salone polivalente, perché non gli viene dato un nome meno burocratico, al secondo spettacolo della stagione teatrale allestita dalla sempre operosa Pro Loco di Favria, che ringrazio per questa salutare iniezione di sana cultura, non fatta attraverso i media informatici, ma avendo l’occasione di vedere recitare degli attori in carne e ossa. Doe piasse, doe pajasse, rifacimento di una commedia ben più famosa in italiano: “Taxi a due piazze” che debuttò trentuno anni fa, nel 1983, e, per ben nove anni consecutivi, rimase in scena a Londra, imponendosi come il più grande successo di Rooney. In Italia la commedia divenne popolare, grazie all’indimenticabile interpretazione di Johnny Dorelli nella storica versione di Garinei e Giovannini. Una classica commedia degli equivoci in cui un tassista bigamo si trova costretto a nascondere il segreto della sua vita, serie di equivoci, coincidenze e bugie che, col loro ritmo infernale, intricheranno a tal punto la trama da condurre a un finale inaspettato e sorprendente, dove ho riso fino a piangere di gioia, una commedia che non è mai caduta nel cattivo gusto e nella scurrilità, segno e dimostrazione concreta che si può fare ridere il pubblico senza usare delle pesanti allusioni sessuali. Bravissimi tutti gli attori, che si sono comportati da veri professionisti della risata e dell’intrattenimento. Brava: Teresina Costantino, Anna Maria Fiocchi,  Elvira Pezzi, Federico Rolando, Roberto Sacconier, Gino Vittone, Emi Vladova, Maria Cavaletto,  e un bravissimo al regista ed attore Enzo Morozzo. Grazie a tutti per la bellissima serata.
Favria, 4.2.2015   Giorgio Cortese

Ogni giorno devo vivere l’attimo come se fosse l’ultimo: perché è l’ultimo e non devo mai provare mai a fingermi migliore di quello che sono. Ma devo sempre perdonare molto agli altri, nulla a me stesso.

Colori
Parlavo un sabato mattina con l’amico Mauro sul significato dei colori e mi ha raccontato degli aneddoti di quando lavorava riferiti appunto ai colori. Non avevo mai pensato alla forza che hanno i colori nel nostro vivere quotidiano, non  avevo mai pensato che i colori potessero essere dotati di un potere tale da trasmettere sentimenti alle persone e metterci in relazioni con i nostri simili e con l’ambiente ed essere cos’ importanti. Se mi guardo intorno mi rendo conto di come i colori dipingano la mia quotidana realtà. Anche in questo momento sono circondato dai colori e i colori accendono i sensi, la fantasia, l’immaginazione. Creano emozioni. I colori sono un qualcosa che appartiene a noi tutti, che posso fare sentire sia l’attrazione che la repulsione. I colori mi permettono di fare qualcosa che con il linguaggio verbale non posso fare, mi permettono di esprimere le mie emozioni, perché i colori sono emozioni dirette, non un tentativo di descriverle o di approssimarle. I colori mi permettono di aprire una porta sul mondo interiore di una persona e più mi addentro nel capire che cosa vogliono dirmi e maggiore sarà la mi visone su tutto quello che mi circonda, una visione molto più dettagliata ma anche con una migliore visone  generale d’insieme. Mi viene da pensare che mondo sarebbe senza colori o che i colori sbiadissero tutti anche nel mio animo
Favria, 4.2.2015      Giorgio Cortese
Certi giorni anche se quello che posso fare  è soltanto una piccola goccia nel mare, può darsi che sia proprio quella a dare significato alla mia piccola ed insignificante esistenza
Pergolesi, capo paranza!
Il padre, F. A. Draghi, assunse il cognome Pergolesi in quanto discendente da una famiglia di Pergola, piccolo paese marchigiano, trasferitasi poi a Jesi. Sorvegliante della milizia locale, con varie mansioni tra cui quella di amministrare la proprietà della Compagnia del Buon Gesù, godette di una posizione di certo rilievo che gli permise buoni contatti con le personalità locali. Il piccolo Giovanni Battista, infatti, avrebbe ricevuto i primi elementi di musica da due sacerdoti e da un marchese del luogo prima di passare alla scuola del maestro di cappella comunale, F. Mondini, e di quello del duomo, F. Santi. Così almeno risulta da testimonianze tardo-settecentesche, perché mancano documenti diretti sui primi anni di vita del compositore. La tradizione, tuttavia, lo presenta come fanciullo prodigio, ed è probabile fosse elemento promettente se il padre, con l’appoggio finanziario del marchese Cardolo Maria Pianetti, lo mandò a studiare a Napoli. Come convittore a pagamento, venne ammesso prima del 1725 al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo dove continuò lo studio del violino con D. de Matteis e iniziò «contrappunto e suono di tasti» con G. Greco passando poi, nel 1728, sotto la guida di Francesco Durante. Al Conservatorio Pergolesi si segnalò come valente violinista, tanto che nei registri del 1729 -1730 compare quale “capo-paranza”, ossia incaricato di guidare un piccolo gruppo di strumentisti, la paranza appunto alle manifestazioni cittadine, funerali, messe, feste pubbliche o private) che vedevano numerosa la partecipazione dei giovani allievi dei Conservatori. Laa fama di Pergolesi era quasi esclusivamente limitata all’ambiente musicale napoletano e romano, non deve sorprendere che questa figura di compositore, morto giovanissimo con una parabola artistica di soli cinque anni e tuttavia in grado di lasciare una manciata di composizioni indimenticabili, abbia potuto suggestionare poeti ed artisti che nel corso dell’ Ottocento ne reinterpretarono la figura in chiave romantica, ma è indubbio che lo  Stabat Mater, una composizione sacra è da sempre legata la sua fama
Favria, 5.02.2015      Giorgio Cortese

Se voglio convincere gli altri del mio ottimismo devo sempre sembrare pronto a farmi convincere.

In riso veritas!
Nella vita di ogni giorno sono fortunate le persone che sanno di  ridere di loro stessi, perché si divertiranno moltissimo. A che scopo devo  vivere, se non per essere presi in giro dai miei simili e di  ridere di loro a mia volta? Ritengo che il riso  è nella vita il salto del possibile nell’impossibile. Il riso è il sole, che scaccia l’inverno dal volto umano. Certo che ridere di me stesso è facile,  ridere del mondo un po’ meno. Ridere, ridere solamente, mi è quasi impossibile. Ma come scriveva  lo scrittore latino Marziale: “Se sei saggio, ridi.” Nella vita di ogni giorno bisogna ridere anche della propria tristezza. Se ridiamo il mondo riderà con noi , ma se piangiamo, piangeremo da soli. Credetemi, ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere. Provateci per una volta.
Favria, 6.2.2015     Giorgio Cortese

Certi giorni è meglio evitare l’esca che dibattermi poi  nella trappola.