Le “seconde case” al tempo del Coronavirus di Marino Pasqualone

Un appello agli amministratori locali delle valli Orco e Soana

“Le montagne sanno aspettare”: è questo uno degli slogan con cui da settimane si invitano i turisti occasionali ed i proprietari delle cosiddette “seconde case” a non raggiungere le valli e le località di montagna a seguito dell’emergenza Coronavirus.
Cosa peraltro vietata, se non per particolari casi e situazioni soggettive, dai Decreti attualmente in vigore, con scadenza (per ora) fissata al prossimo 4 maggio: anche se, viste le precedenti e ripetute proroghe, (e le indicazioni più restrittive adottate finora dalla Regione Piemonte), in molti ormai sono persuasi che tali pesanti restrizioni delle libertà personali proseguiranno da noi almeno in parte ancora ben oltre questa data.
Quindi, per almeno due mesi (e assai probabilmente si andrà oltre) si è reso praticamente impossibile anche a tutti i possessori di un’abitazione nei paesi delle nostre valli Orco e Soana, ma che risiedono abitualmente al di fuori da esse, il poter raggiungere le loro case di proprietà (preciso “raggiungere”, non “soggiornarvi”).
Ed è inoltre al momento impossibile da attuare anche soltanto una più limitata mobilità locale interna alle nostre due Unioni Montane valligiane: di fatto da Pont non puoi salire nelle pur contigue Frassinetto o Ingria, e da Sparone non puoi andare nemmeno a Ribordone, figuriamoci a Locana o Ceresole Reale (preciso che non parlo di “turismo”, ma di semplice accesso temporaneo alle proprie abitazioni ubicate in un Comune diverso da quello di residenza anagrafica o domicilio).
Decreti nazionali e regionali lo vietano, direte voi, ed avete ragione: mi risulta però che altrove ci sono Sindaci che hanno comunicato ad esempio la possibilità di una sorta di mobilità intercomunale verso i centri commerciali dei paesi confinanti pur avendo negozi in loco, oppure che ci sono Province in cui hanno consentito ai cittadini (e non solo agli agricoltori di professione) di recarsi a coltivare orti e frutteti anche se distanti dalle loro abitazioni.
Su queste ed altre problematiche, anche a livello locale, è dunque forse venuto il momento di pensare a possibili soluzioni, in attesa di una “normalità” che tutto appare tranne che vicina, ed agire di conseguenza.
Anche perché quelle che vengono genericamente definite dai media nazionali “seconde case”, nelle nostre valli sono in realtà, almeno per la maggior parte, le stesse dove in tanti che oggi vivono in pianura ci sono nati ed hanno passato gli anni della loro giovinezza, quelle dei nostri genitori o nonni, quelle costruite o rimesse a nuovo con tanta fatica e lavoro, quelle magari con l’orto ed un piccolo frutteto che nell’alloggio in città non c’è.
E, cosa non proprio marginale, sono le stesse per cui mi risulta finora tutti ci chiedono di pagare comunque integralmente (anche dopo questi lunghi mesi di impossibilità ad accedervi) le tasse per la raccolta rifiuti, l’Imu, la bolletta dell’acqua e della luce.
Quelle case che vorremmo in tanti al più presto poter raggiungere anche solo per qualche ora, non per organizzare barbecue e festicciole all’aperto come può pensare forse qualcuno, ma semplicemente per verificare che l’inverno appena lasciato alle spalle non abbia fatto alcun danno (basta una tegola spostata sul tetto per fare disastri), per pulire gli scarichi e le grondaie dalle foglie secche, magari anche per rimettere a coltura l’orto, potare gli alberi da frutta e tagliare l’erba che inizia a crescere incolta nei giardini.
Un appello a far presente agli organi decisori superiori (Regione, Prefettura, Stato) ed a trovare una soluzione a queste problematiche, certamente anche affettive ma molto più prosaicamente pratiche, è dunque calorosamente rivolto ai Sindaci, ai Presidenti delle due Unioni Montane e più in generale a tutti gli amministratori locali degli undici Comuni delle valli Orco e Soana.
Credo che in aree così poco densamente popolate come le nostre, una soluzione che, in questo momento di transizione che purtroppo si prospetta lungo, garantisca un periodico, controllato, regolamentato e temporaneo accesso in sicurezza alle proprie case ubicate nelle valli si possa trovare, come anche la possibilità più in generale di una maggiore mobilità intervalliva all’interno degli undici paesi delle valli Orco e Soana che, messi tutti assieme, non raggiungono nemmeno gli abitanti di città a noi prossime come quella di Cuorgnè.
Preciso infine, e di questi tempi è d’obbligo per non finire subito lapidati sui social, che quanto sopra scritto non ha alcun intento polemico e non vuole certo minimizzare la gravità della situazione sanitaria che stiamo tutti vivendo, ma essere una semplice proposta per tentare di uscire da un impasse che rischia di durare parecchi mesi, causando danni economici e sociali che saranno ancora più evidenti e devastanti in una realtà già minata da decenni di spopolamento come quella delle nostre valli.
Marino Pasqualone
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