Sparone: anche nel 2020 il paese ha continuato a spopolarsi di Marino Pasqualone

NEGLI ULTIMI 40 ANNI PERSO UN TERZO DEI RESIDENTI , SCESI A 949
( da IL RISVEGLIO POPOLARE del 25 febbraio 2021)

SPARONE  – Mano a mano che affluiscono i dati sui movimenti della popolazione dei paesi delle valli Orco e Soana nel 2020, si delinea sempre più netto all’orizzonte lo scenario di una vera e propria Waterloo demografica all’ombra del Gran Paradiso.

Dopo i vistosi cali dei residenti di Locana e Pont Canavese, ecco che anche Sparone, il terzo Comune più popoloso delle due valli altocanavesane, negli ultimi dodici mesi ha fatto segnare un preoccupante saldo negativo, sia nel bilancio tra nascite e decessi che in quello tra emigrati ed immigrati.

Il paese della bassa valle dell’Orco a fine 2020 contava infatti 949 residenti, ben 29 in meno di un anno prima: i soli tre nati non hanno infatti minimamente bilanciato i 22 morti, ed alle 21 persone che sono venute ad abitare a Sparone fanno da contraltare le 31 che sono invece emigrate altrove.

Il confronto dei dati con l’anno precedente segnala inoltre che i nati sono scesi da 9 a 3, mentre i deceduti sono stati molti di più dei sei del 2019: và detto però che il dato dei morti nel 2019 è stato fortemente anomalo ed appare quindi poco corretto statisticamente un raffronto, in quanto nel 2013 (con 28 deceduti), nel 2017 e 2018 (26) e nel 2010 (24) i deceduti a Sparone erano stati purtroppo ben più numerosi che nell’anno maledetto del Covid.

Resta il fatto che Sparone è ormai lontanissimo, per numero di abitanti, dai 2 mila 851 toccati nel suo massimo storico del censimento del 1901, ma il calo più impressionante è certamente quello degli ultimi 40 anni: nel 1981 il paese contava ancora ben mille 346 residenti, oggi come detto scesi a soli 949.

Dunque solo in questi ultimi quattro decenni il paese della valle dell’Orco ha perso circa un terzo della sua popolazione, ed è fin troppo facile mettere in correlazione questa vistosa contrazione dei residenti con la progressiva crisi di quelle che, a partire dagli anni sessanta del novecento, erano state storicamente le sue due principali realtà industriali: la MVO e la ex-ILCAS dei fratelli Ceresa, ora MTD.

La prima, costola valligiana della Olivetti degli anni d’oro, ha chiuso da tempo i battenti, mentre la seconda ha visto un netto ridimensionamento delle sue centinaia di addetti, con riflessi importanti sull’occupazione dell’intera valle dell’Orco: anche se, và sottolineato, per fortuna resistono ancora tutt’oggi sul territorio valligiano altre dinamiche realtà industriali.

Quello che più preoccupa in prospettiva, a Sparone come a Locana, è però al momento l’esiguo numero di nascite (nel 2020 sono state solo 3 in ciascuno dei due Comuni), che pongono un serio interrogativo sul futuro di questi paesi, dove nell’ultimo mezzo secolo l’industria (compreso l’importante serbatoio occupazionale costituito dall’allora AEM, oggi Iren) aveva di fatto soppiantato l’agricoltura e l’allevamento, ma dove oggi il turismo (ancor più in questi tempi di pandemia) non riesce però assolutamente a compensare i vuoti lasciati da quest’ultima.

                                                                                                   Marino Pasqualone