Valli Orco e Soana: chiusi i festeggiamenti per i 100 anni del P.N.G.P. a cura di Marino Pasqualone

Anche i sindaci delle valli Orco e Soana presenti al castello di Sarre (v. Aosta)

(da IL RISVEGLIO POIPOLARE del 8 diucembre 2022)

Anche una nutrita rappresentanza di sindaci ed amministratori delle valli Orco e Soana ha presenziato sabato scorso 3 dicembre al Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, al momento di chiusura ufficiale delle numerose iniziative che hanno scandito i cento anni di istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

All’incontro, che ha visto la partecipazione del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e dei direttori di alcuni Parchi nazionali italiani e del confinante Parco transalpino della Vanoise, insieme ai primi cittadini di Ronco Canavese Lorenzo Giacomino, di Valprato Soana Francesco Bozzato, di Ribordone Guido Bellardo Gioli, di Noasca Domenico Aimonino, al vicesindaco di Ceresole Reale Mauro Durbano ed ai presidenti delle due Unioni Montane delle Valli Orco e Soana Marco Bonatto Marchello e Silvio Varetto, era presente in rappresentanza della Regione Piemonte anche il consigliere regionale Mauro Fava.

La data scelta per concludere le celebrazioni di un secolo di vita del primo e più noto Parco Nazionale italiano non è stata scelta a caso: infatti esattamente il 3 dicembre 1922, come ha rimarcato l’attuale commissario straordinario del Parco Italo Cerise (di cui è stato presidente dal 2011 al 2022), veniva ufficialmente istituito il Parco Nazionale attorno all’unico “quattromila” delle Alpi interamente italiano, per preservare un ambiente montano di notevole pregio.

Tra l’altro l’unico dell’arco alpino in cui all’epoca era ancora presente una popolazione di stambecchi, sopravvissuta grazie anche all’istituzione, avvenuta a metà dell’ottocento, di una riserva reale di caccia da parte del Re Vittorio Emanuele II°: “Il Re formò un corpo di guardie specializzate e fece costruire sentieri e mulattiere – ha ricordato Cerise – che ancora oggi ne costituiscono l’ossatura viaria e formano il nucleo dei sentieri escursionistici dell’area protetta”.

Quella svoltasi al Castello di Sarre – luogo da cui il Re Vittorio partiva per le sue battute di caccia al cospetto dei ghiacciai del Gran Paradiso – è stata anche l’occasione per fare il punto sul futuro del Parco Nazionale, affinché l’area protetta diventi sempre più un fattore di sviluppo per la popolazione che vive all’interno dei suoi confini e nelle valli sia del versante valdostano che di quello piemontese, superando definitivamente la conflittualità che ne aveva caratterizzato un difficile rapporto soprattutto negli anni settanta ed ottanta del Novecento.

E nelle prossime settimane arriverà anche il rinnovo della dirigenza dell’Ente Parco, con la nomina di un nuovo consiglio direttivo che dovrà poi eleggere il presidente che prenderà il posto dell’attuale commissario: “Puntiamo ad una presidenza del Parco di alto livello – afferma a tale proposito il consigliere regionale piemontese Mauro Fava – che conosca la materia ed il territorio e sia condivisa da tutti”.

Certo, archiviati i festeggiamenti i problemi comunque non mancano, primo tra tutti la cronica carenza di personale sia amministrativo che di sorveglianza, anche se per quest’ultimo nei prossimi mesi si porrà almeno parzialmente rimedio con l’assunzione di 9 nuovi guardaparco, alle cui preselezioni avvenute nelle scorse settimane si sono presentati oltre seicento candidati.

Ma nei prossimi anni la sfida più grande, non solo per il P.N.G.P. ma per l’intera montagna italiana – dopo quella, al momento persa, dello spopolamento che ha ridotto al lumicino i residenti stabili in tanti paesi delle valli – sarà riuscire a far fronte al cambiamento climatico in atto, che sta cancellando a velocità vertiginosa la superficie dei ghiacciai alpini e sta provocando l’innalzamento della linea delle foreste sempre più in quota, con conseguenze tutte da valutare per la fauna e la flora delle terre alte.

E questo vale anche per le popolazioni che in quelle valli ci abitano, da sempre in bilico sulla sottile linea rossa che divide la protezione della natura dall’impatto sul territorio delle attività antropiche dell’uomo, alla ricerca di un equilibrio tutt’altro che semplice da realizzare.                             Marino  Pasqualone