Ronco: Ha chiuso (nuovamente) il “bar Soana” a cura di Marino Pasqualone

Era tra i tre locali storici del paese valligiano, nati a cavallo dell’inizio del novecento, che

hanno tutti cessato l’attivita’
(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 11 gennaio 2024)

RONCO CANAVESE – Dall’inizio dell’anno ha nuovamente chiuso i battenti lo storico “Bar Soana”, situato all’ingresso del capoluogo appena prima della piazza principale di Ronco Canavese: gli attuali gestori del locale, che lo avevano riaperto alcuni anni fa dopo una precedente chiusura e da mesi erano alla ricerca di qualcuno che intendesse rilevarlo, hanno infatti deciso di cessare l’attività alla fine del 2023.

E dunque con la, quantomeno temporanea, chiusura di questo bar, si scrive purtroppo la parola fine su di un altro capitolo della storia di quest’angolo di montagna canavesana: il bar “Soana”, fino a non molti anni or sono anche ristorante, era stato in passato un locale di ritrovo gettonatissimo soprattutto dai giovani – anche per la vicinanza con l’allora funzionante discoteca “La Rùera” – che nei weekend salivano numerosi in valle dalla pianura canavesana e, in estate ed a Natale e Pasqua, dai tanti emigrati che tornavano a Ronco e Valprato dalla Francia.

Tempi ormai lontani, quando Ronco Canavese era ancora tutto l’anno assai più popolato di adesso, e si presentava al villeggiante ed al turista occasionale come una vera e propria piccola “capitale” della valle Soana, con numerosi negozi, hotel, bar, ristoranti e tanta gente in giro per le stradine del centro storico, raccolto intorno alla chiesa parrocchiale dedicata a San Giusto.

Di quando, ed erano gli anni sessanta del Novecento, ancora si sognava di realizzare un traforo stradale che, partendo dall’Azaria, avrebbe dovuto collegare la valle Soana con quella di Cogne e da qui con la restante valle d’Aosta, cambiando forse in modo decisivo il futuro di questa aspra ma bellissima valle alto canavesana che, insieme a quella di Ribordone, detiene purtroppo il poco ambito primato dello spopolamento.

Da ricordare che, sempre a Ronco, gli ultimi anni avevano portato prima alla chiusura della pizzeria “Lanterna del Gran Paradiso”, situata in località Chiò sulla provinciale per Valprato nei locali dello storico ex-albergo “Moderno”, e poi del bar ristorante “Centrale”, nato a fine ottocento con l’apertura della strada carrozzabile della valle Soana come Hotel National (poi diventato Hotel Savoia ed infine Albergo Centrale).

A sottolineare l’importanza storica di questi tre locali per la valle basti pensare che già nel lontano 1934, in una pubblicazione del rinomato Touring Club Italiano, venivano citati tra gli alberghi di Ronco il Soana, il Moderno e l’allora Savoia (poi Centrale): il primo contava 27 camere con bagno, autorimessa, giardino ed era aperto tutto l’anno; il secondo aveva 28 camere, bagno, autorimessa ed era aperto da giugno a settembre ed il terzo disponeva di 15 camere ed era aperto tutto l’anno.

Tornando all’oggi, nel comune di Ronco rimangono attualmente in funzione quattro locali di ristoro: tre nel capoluogo ( la Locanda della Luna (che è anche albergo), il Ramo Verde ed il bar-pizzeria Le Trei Reze, aperto la scorsa estate), oltre all’Osteria delle Alpi nella borgata Molino di Forzo: certo è che la chiusura del Bar Soana è comunque un segnale tutt’altro che positivo per il principale paese della valle Soana, che negli ultimi decenni ha visto contrarsi drasticamente, parallelamente al marcato calo della popolazione residente ormai attestata sui trecento abitanti, anche il numero dei negozi e degli esercizi pubblici un tempo presenti sul suo vasto territorio comunale.

Destino certamente comune a molti altri paesi, non solo della montagna, ma che nello specifico valligiano segnala la necessità inderogabile di riuscire a prolungare la troppo breve stagione turistica estiva ed a “riempire” con altre iniziative sul territorio quella invernale, spesso claudicante per l’assenza della neve: il tutto nella speranza, per la verità finora piuttosto disattesa dopo i fuochi fatui dello “smart working” conseguente al lookdown pandemico, che le valli tornino a ripopolarsi stabilmente con nuovi residenti, magari in fuga dal “cambiamento climatico” che promette di rendere sempre più roventi le estati delle città di pianura.

                                                                                                                   Marino Pasqualone