CAI Sparone: escursione ai ruderi del DESTEFANIS a cura di Christian Rumello

RUDERI – ITINERARIO tratto dalla gita del CAI SPARONE

Da Campiglia si sale al piano Azaria, Giunti in fondo al piano si prosegue a sx rintracciando il sentiero che attraversa il ponte sul rio del Rancio e sale all’alpe Pianei 1710m. Alla sx dell’alpe un buon sentiero segnato sale alla Grange Rancio della Losa 2030m, senza raggiungere l’alpe si prosegue a sx puntando ad un vistoso canale. (Fino alla base del canale l’escusione è da classificarsi E) Si trova quasi subito una incerta traccia delle pecore seguendola si risale il ripido canale (EE) e si sbuca al colletto sui 2330m, alla sx del colletto quel che resta del Castlas dell’Eremita .

Di seguito due versioni riguardo ai  ruderi situati sopra all’Azaria.

PRIMA IPOTESI

 La storia dell’eremita, era stata raccontata, negli anni “50, dal guardaparco Francesco Cucciatti, al quel tempo detta costruzione la si notava vistosamente dal fondovalle in quanto svettava sulla dorsale in contro cielo. Cechin, il guardaparco, raccontava che molto tempo fa (forse nel 1600÷1700), nel castlas vi dimorava stabilmente, senza avere contatti con il mondo esterno, un eremita, una specie di frate; di lì il nome Castlas ad’l’Eremita. Poi una certa primavera, quando i pastori risalirono agli alpeggi dei dintorni , non vedendo alcun movimento, si avvicinarono al castlas e trovarono l’eremita morto e le sue volontà scritte che voleva essere tumulato sul posto e così fecero, però nessuno sa dove è stato sepolto e non vi è alcuna traccia sul posto.

SECONDA IPOTESI

Per quanto riguarda quello che alcuni chiamano il Castlass detto poi Vallotta De Stefanis,  la storia e i vecchi di Campiglia raccontavano anche quanto segue: Giuseppe Fedele De Stefanis notaio nato a Ronco nel 1754 e morto nel 1837, avendo fatto parte dei moti del 1821 era costretto a nascondersi in quanto ricercato. Oltre ad avere un passaggio sotterraneo a Ronco che portava da casa sua  in chiesa, aveva fatto restaurare o costruire la baita della Vallotta in modo più confortevole e l’aveva dotata di un efficiente acquedotto (di cui  circa 20 anni fa si trovavano ancora ottime tracce).. Di fatto in cima al ripido canalone di accesso si  trova un muraglione (nel frattempo franato in modo spaventoso) al di sopra del quale passava l’acqua incanalata forse su mezzi tronchi di legno. Si racconta che, quando vi era pericolo  o poteva scendere liberamente, i malgari da Azaria lo avvisavano per mezzo di segnali con lenzuola o comunque stracci visibili da lassù. ALLEGO UNA FOTO (d Franco e ‘l Blin ) DI COME ERA  – ANNI FA – IL MURO IN PIETRA CHE SORREGGEVA IL CANALE PER IL TRASPORTO DELL’ACQUA