Ceresole Reale: Il lago artificiale e’ quasi vuoto a cura di Marino Pasqualone

ed in valle Soana il ghiacciaio Ciardoney si avvia verso l’estinzione

( da IL RISVEGLIO POPOLARE del 30 settembre 2021 )
CERESOLE REALE – Il lago di Ceresole Reale, sulle cui acque si specchiano le montagne e le foreste di larici e abeti del Parco nazionale Gran Paradiso, in questo ancora insolitamente tiepido inizio dell’autunno è ormai ridotto ai minimi termini, più simile ad un deserto lunare dove affiorano qua e là promontori rocciosi e distese di fanghiglia e detriti, mentre il torrente Orco serpeggia incerto per centinaia di metri sul fondo asciutto del lago.
Dopo due mesi di quasi totale siccità e di temperature costantemente su livelli sopra la media stagionale, che hanno prosciugato i residui nevai dello scorso inverno e dato l’ennesimo colpo di grazia ai sempre più tremebondi ghiacciai del massiccio del Gran Paradiso, alle prime brume dell’autunno il bacino artificiale di Ceresole Reale si presenta a chi sale verso il Nivolet come un immenso e desolato catino vuoto.
A tale proposito va detto che già lo scorso mese di giugno, alle soglie dell’estate, il lago di Ceresole non si era quest’anno completamente riempito, a seguito di un inverno non troppo nevoso e di una primavera che non aveva regalato piogge in grado di colmarlo: evidentemente anche le precipitazioni del mese di luglio non sono state sufficienti per dare allo specchio d’acqua montano l’apporto sufficiente ad invertire la tendenza in atto.
Intanto le notizie che arrivano dall’annuale verifica delle condizioni del ghiacciaio del Ciardoney, nella contigua Valle Soana, effettuata come da trent’anni a questa parte a cura della Società Meteorologica Italiana, confermano l’ennesimo bilancio negativo di un’altra pessima stagione per quel che resta dei ghiacciai di quest’angolo delle Alpi.
“A dispetto della diffusa sensazione di un’estate “sotto tono”, dovuta unicamente ad alcune settimane più nuvolose e meno calde tra fine giugno e inizio agosto – scrivono infatti su Nimbus.it Daniele Cat Berro e Luca Mercalli della SMI – i calori dell’estate 2021, non estremi ma pur sempre marcati e prolungati, hanno avuto modo di fondere completamente il modesto innevamento dell’inverno 2020-21, pertanto il 13 settembre tutta la superficie del ghiacciaio appariva spoglia di neve, annerita dal detrito e con fusione ancora molto attiva”.
D’altronde i dati rilevati parlano chiaro: il ghiacciaio ha perso mediamente un altro metro e 33 centimetri di spessore, pari a circa 680.000 metri cubi di acqua in un anno (per rendere l’idea, l’equivalente di circa 270 piscine olimpiche), mentre tra la metà di giugno e quella di settembre ai 2 mila e 850 metri di altezza della centralina di rilevazione la temperatura è scesa solo per due giorni sotto gli zero gradi.
“Dunque un’altra annata pessima, ulteriore conferma di una rapida e massiccia deglaciazione – annotano ancora Mercalli e Cat Berro – che, anche in assenza di ulteriore riscaldamento atmosferico (peraltro previsto da tutti i modelli climatici), potrebbe portare all’estinzione quasi completa del ghiacciaio nel volgere di un ventennio o poco più”.
Tra laghi artificiali semivuoti e ghiacciai che fondono come gelati sotto un sole diventato implacabile anche alle alte quote, il cambiamento climatico delle nostre montagne sembra dunque segnato e forse irreversibile, ed avrà conseguenze sia negative che positive sulla vegetazione e sul popolamento umano delle terre alte.
C’è infatti chi prevede una fuga di massa dalle pianure bollenti verso le alte valli, favorita anche dalla possibilità del lavoro a distanza (Ministro Brunetta permettendo…), mentre le foreste saliranno, come già stanno facendo, ben oltre i duemila metri, cambiando per sempre la fisionomia del paesaggio alpino.
Nulla dunque sarà più come prima, anche quassù, al cospetto delle nevi non più perenni del Gran Paradiso. Marino Pasqualone